Il Cardinal Bertone: “segretario ‘di Chiesa’ più che ‘di Stato’”
Intervista al futuro “braccio destro” di Benedetto XVI
ROMA, martedì, 29 agosto 2006 (ZENIT.org).- Il Cardinale Tarcisio Bertone, di 71 anni, che fra due settimane diventerà il primo collaboratore del Papa nel governo della Chiesa univesale, afferma di essere intenzionato ad agire come “segretario ‘di Chiesa’ più che ‘di Stato’”.
Il porporato Salesiano assumerà il suo incarico di Segretario di Stato il 15 settembre 2006, in sostituzone del Cardinale Angelo Sodano, che ha presentato la rinuncia a questo ufficio per ragioni d’età.
In una intervista pubblicata martedì dal giornalista Andrea Tornielli sul quotidiano “Il Giornale”, Bertone tratta alcuni dei temi che si troverà ad affrontare nei prossimi mesi e rivela lo spirito con cui intende accogliere la sua missione: “Ho deciso di scrivere una lettera a molti monasteri contemplativi nel mondo per chiedere un aiuto e un sostegno”.
“Monsignor Luigi Bettazzi, il Vescovo emerito di Ivrea, la mia diocesi natale, mi ha raccomandato di essere segretario ‘di Chiesa’ più che ‘di Stato’. Sono d’accordo con lui”, ha confessato.
Prima di essere creato Cardinale, Bertone è stato per anni Segretatio della Congregazione per la Dottrina della Fede, quando il Prefetto era il Cardinale Joseph Ratzinger.
Nel ricordare quella esperienza, ha affermato: “Essere passati per quel dicastero aiuta ad annunciare il Vangelo nella sua interezza senza rinunciare all’approccio che mette al centro l’uomo, fine della creazione e della redenzione, in qualunque Paese, cultura e condizione egli si trovi”.
A suo avviso, “il Segretario di Stato è un uomo fedele al Papa; deve essere portavoce dei suoi messaggi e aiutarlo a realizzare i suoi progetti. Naturalmente è un collaboratore che collega e coordina tutti i dicasteri della Curia romana così come mantiene i contatti con tutti i rappresentanti della Santa Sede nel mondo. Insomma, è un uomo di relazioni, cinghia di trasmissione della volontà del Papa”.
Per il Cardinale Bertone essere salesiano significa due cose: “La prima è un modo di rapportarsi alle persone, con grande fiducia e con un ottimismo invincibile. La seconda è la grande eredità di don Bosco: la fedeltà e l’adesione al Papa, chiunque esso sia”.
Negli anni trascorsi alla Congregazione per la Dottrina della Fede, Bertone si è occupato anche del caso Medjugorje e delle lacrimazioni di Civitavecchia.
“Quando sono intervenuto, l’ho fatto per il ruolo che ricoprivo, nel rispetto di tutti i devoti della Madonna, tra i quali ci sono anch’io – ha dichiarato – Ho preso posizione su alcune esagerazioni, richiamando la necessità di non dare più valore a certe rivelazioni private che alla parola di Dio e alla vita sacramentale vissuta nella Chiesa. Ma vorrei tranquillizzare tutti: la mia nomina non porterà alcun inasprimento. Tra l’altro, il ruolo del Segretario di Stato è molto diverso”.
Per ciò che riguarda la linea diplomatica adottata da Benedetto XVI, il Cardinale ha spiegato: “La missione della Chiesa, come ripete il Papa, è soltanto una ed è sempre stata quella: annunciare al mondo che la bellezza, la felicità, la risposta alle domande più profonde dell’uomo non è un’idea, un sistema filosofico o una serie di insegnamenti, ma una persona, Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza”.
“È soltanto in forza e alla luce di questa missione che la Santa Sede cerca di agire in favore della pace e della giustizia in ogni angolo del mondo, usando tutti i mezzi disponibili per raggiungere questi nobili obiettivi”, ha dichiarato poi.
A suo avviso, il compito della Santa Sede sulla scena internazionale consiste nell'invitare “ogni persona a ripartire da Dio per poter promuovere una pacifica e giusta convivenza in tutte le regioni della terra”.
Negli ultimi anni, ha proseguito, i Papi “hanno parlato non per difendere gli interessi della Chiesa, ma la giustizia e la dignità dell’uomo, di tutti gli uomini, specialmente i più deboli e coloro che sono costretti a subire ingiustizie e disuguaglianze intollerabili. Da questo punto di vista la pace non può essere soltanto semplice assenza di conflitti armati, ma è il frutto dell’ordine impresso nella società umana da Dio stesso”.
Toccando invece la crisi in atto in Medio Oriente, ha insistito che Benedetto XVI ha parlato di tre diritti: “Quello del Libano alla sua integrità di Paese sovrano, quello di Israele a vivere in pace e quello dei palestinesi ad avere una patria”.
Il Papa, ha spiegato il porporato, “ha pronunciato molti accorati appelli spiegando ancora una volta che non si può ristabilire la giustizia, creare un ordine nuovo ed edificare una pace autentica quando si ricorre allo strumento della violenza e delle armi”.
“Il fatto che l’Europa ritrovi un ruolo di mediazione per favorire una soluzione pacifica non può che essere salutato come un fatto positivo”.
Infine, ha rivolto “un pensiero particolare ai cristiani che si sono trovati tra due fuochi e che, come già capitato altre volte in quelle martoriate aree del mondo, pagano un alto prezzo”.
“Nessuno dimentichi i cristiani del Libano”, ha sottolineato.