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    Predefinito Avatar racconta il nostro dramma

    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels


    'Avatar racconta il nostro dramma. Aiutateci'


    Nonostante il nuovo kolossal hollywoodiano stia sbancando i botteghini di mezzo mondo, pochi sanno che racconta il dramma quotidiano e perenne dei popoli tribali che lottano per la sopravvivenza



    Sono abili cacciatori e coltivano manioca e mais in piccoli orti. Raccolgono i frutti della foresta e talvolta pescano nei ruscelli. Costruiscono flauti di legno che vengono utilizzati in danze e rituali e indossano bracciali e cavigliere fatte di fibre ricavate dalla palma. Poi l'arrivo di quei bianchi, che hanno invaso e distrutto ettari ed ettari di foresta, la loro terra natale, la madre-terra. Una sciagura, autorizzata da un governo senza scrupoli che ha aperto le porte ai progetti di colonizzazione. Uno scempio che li ha costretti a ritirarsi in triangoli di terra sempre più piccoli, a retrocedere davanti all'uomo bianco, alla sua prepotenza, alla sua mancanza di scrupoli. Fino al giorno in cui si spinsero fino alle loro case, con ruspe e fucili, distruggendo ogni cosa e sparando all'impazzata. (La storia degli Akuntsu, Brasile). "Viviamo nel folto della foresta - raccontano - messi ai margini dai Bianchi che si avvicinano sempre di più. Continuiamo a fuggire, senza sosta. Amiamo la foresta perché siamo nati qui. Senza la foresta, non siamo nessuno e non possiamo sopravvivere." (To'o, un uomo Awá, Brasile). "Curiamo la terra, la rispettiamo - spiegano. - Per noi è sacra. Non siamo contaminati dallo spirito del guadagno. Siamo gente tranquilla e semplice. Il nostro obiettivo è la felicità, che per noi è vivere armonicamente e in pace con tutti. Ma lo Stato non accetta la nostra posizione perché il nostro territorio ricco di acqua, oro, marmo, biodiversità è questo che ci rende tanto scomodi. Il potere economico è pronto a divorare risorse e speranze. Ma noi abbiamo un alleato speciale, insostituibile: la natura. E' così che manteniamo la pace nei nostri cuori e l'armonia nelle menti. La nostra energia è tutta racchiusa in una laguna situata a oltre tremila metri di altezza e che è la fonte della saggezza antica. Ed è qui che sempre torniamo, scortati dal medico tradizionale che legge e interpreta i segni della natura. Raggiunta la madre laguna, meditiamo e, immergendoci nelle sue acque, le chiediamo protezione per affrontare l'ennesima battaglia. Poi l'attesa. Sarà per mezzo del tuono che il responso arriverà". (Lignna, donna Nasa, Colombia).

    Se togliessimo le specifiche tra parentesi e unissimo i tre spezzoni di questi squarci di realtà indigena, potremmo pensare di trovarci di fronte alla trama del nuovo kolossal hollywoodiano firmato James Cameron che ha appena ricevuto quattro Golden Globe: "Avatar". La storia della colonizzazione violenta e spietata degli "uomini venuti dal cielo" e "made in Usa", che atterrano su un pianeta lontano ricco di un prezioso minerale indispensabile ai giochi di potere in una Terra morente, è ritagliata pari pari sul dramma reale e quotidiano delle migliaia di popolazioni indigene minacciate qui e ora. E di cui PeaceReporter cerca di raccontarne la cruda cronaca. Mese dopo mese. Eppure, nonostante la marea di spettatori, in pochi sanno che i Na'vi di Avatar, che si disperano per la loro foresta distrutta e giurano vendetta al nemico dalle corazze di metallo sono tali e quali ai Penan del Borneo, agli Ayoreo del Paraguay, ai Boshimani del Kalahari, ai Mahori della Nuova Zelanda da cui lo stesso regista dice di aver attinto l'idea della lingua Na'vi. La cosmologia, la filosofia di vita, i principi, la morale, la mentalità di quel popolo extraterrestre sono tipici di tutte le popolazioni ancestrali che ogni giorno lottano per la sopravvivenza. Eppure, non una parola su questo. Tutto è camuffato, il messaggio c'è, ma è talmente scomodo per le grandi multinazionali, eterne potenze che guidano il mondo, che è meglio sussurrarlo. A chi arriva arriva.


    "Avatar ci invita a constatare che è tutto interconnesso. Lo sono l'uno all'altro tutti gli esseri umani così come ognuno di noi lo è alla terra." Eccole le parole del regista. A buon intenditor... e per continuare su questa linea è ormai noto che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
    Ma se Cameron sussurra, non lo fanno i diretti interessati. Perché Avatar ha raggiunto molte popolazioni indigene, che non ci stanno a guardare in silenzio. "I Na'vi di Avatar piangono perché la loro foresta viene distrutta. È esattamente quello che accade anche a noi" ha detto a Survival, la Ong che si batte per difendere i diritti di questi popoli, un Penan del Sarawak. "Le compagnie di disboscamento stanno tagliando i nostri grandi alberi e inquinano i nostri fiumi; anche gli animali che cacciamo stanno morendo. I Penan non possono sopravvivere senza la foresta. La foresta si prende cura di noi, e noi di lei. Noi capiamo le piante e gli animali perché abbiamo vissuto qui per molti, moltissimi anni, sin tal tempo dei nostri antenati." Jumanda Gakelebone, un Boscimane del Kalahari, ha aggiunto: "Noi, i Boscimani, siamo i primi abitanti dell'Africa meridionale, ma ci è stato negato il diritto alla nostra terra. Ci appelliamo con tutto il cuore alla comunità internazionale perché ci aiuti. E quindi, sono contento che Avatar abbia tanto successo dato che mostra al mondo cosa vuol dire essere un Boscimane. La terra e i Boscimani sono una sola identica cosa".
    "Anche il mio popolo, gli Yanomami, hanno sempre vissuto in pace nella foresta" ha dichiarato Davi Kopenawa Yanomami, conosciuto come il Dalai Lama della foresta. "I nostri antenati ci hanno insegnato a capire la terra e gli animali. Abbiamo sempre usato questa conoscenza con attenzione, perché la nostra stessa esistenza dipende da essa. Ma poi la mia terra yanomami fu invasa dai cercatori d'oro e un quinto del mio popoli morì di malattie che non avevamo mai conosciuto prima...".


    A ribadire al mondo questi concetti è il direttore di Survival, Stephen Corry: "Esattamente come i Na'vi di Avatar descrivono la foresta di Pandora come ‘il loro tutto', allo stesso modo, per la maggior parte dei popoli tribali del nostro pianeta la vita e la terra sono sempre state profondamente legate. Al di là degli androidi, dei lemuri variopinti e dei cavalli dalla lunga proboscide, la storia di Avatar è la stessa che continua a ripetersi senza sosta anche sul nostro pianeta. Come i Na'vi di Avatar, anche gli ultimi popoli tribali rimasti al mondo - dall'Amazzonia alla Siberia - rischiano l'estinzione e assistono alla spoliazione delle loro terre da parte delle potente forze del profitto come la colonizzazione e lo sfruttamento forestale e minerario".

    Quindi forza e coraggio, Cameron. Grida ad alta voce quello che il tuo "Avatar" racconta. Non è solo la solita "storia d'amore", come racconta la recensione dell'Hollywood Reporter, né una pellicola semplicisticamente "radicata nella mentalità ambientalista", come lo definisce Variety. Cinematograficamente parlando Avatar è certamente "un po' Signore degli Anelli, un po' West Side Story, un po' Matrix, un po' Il Nuovo Mondo, un po' Ferngully, un po' Transformers, un po' Aliens, un po' Star Wars, un po' Jurassic Park", ma non si esaurisce qua. Perchè il film mostra al mondo cosa significa essere un Dongria, un Guarani, un Masai, un Arara. E dà loro voce. Quindi, Cameron, non lanciare il sasso per poi nascondere la mano e tu e il tuo Avatar entrerete di diritto nell'ancora troppo breve "storia dei giusti".

    PeaceReporter - 'Avatar racconta il nostro dramma. Aiutateci'
    Muntzer il Sopravvissuto

  2. #2
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    Predefinito Rif: Avatar racconta il nostro dramma

    A me è sembrato semplicemente IL film propagandistico dell'era obamiana.
    Gli Arya seggono ancora al picco dell'avvoltoio.

  3. #3
    Banda Müntzer-Epifanio
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    Predefinito Rif: Avatar racconta il nostro dramma

    Citazione Originariamente Scritto da Aristocle Visualizza Messaggio
    A me è sembrato semplicemente IL film propagandistico dell'era obamiana.
    Questo genere di film possono avere tante chiavi di lettura a seconda di come la si vuole guardare. Mi viene in mente ad esempio 300 che dopo il suo successo mondiale fu interpretato con due chiavi di lettura opposte tra loro, da una parte l'Occidente che vince sull'Oriente e dall'altra parte la vittoria di un popolo contro una potenza imperiale.

    Probabilmente in questo caso il film (che è l'evento cinematografico mondiale degli ultimi anni) è solo la scusa per poter avere la visibilità necessaria per parlare di ben altro. Un effetto traino. Pragmaticamente giusto.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Avatar racconta il nostro dramma

    Citazione Originariamente Scritto da Sandinista Visualizza Messaggio
    Probabilmente in questo caso il film (che è l'evento cinematografico mondiale degli ultimi anni) è solo la scusa per poter avere la visibilità necessaria per parlare di ben altro. Un effetto traino. Pragmaticamente giusto.
    Bè, chiaro
    Gli Arya seggono ancora al picco dell'avvoltoio.

 

 

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