E così il centrosinistra è stato costretto ad entrare nel merito della nuova legge sul conflitto d'interessi. La differenza con il vergognoso indulto, approvato in estate in tutta fretta senza tener in minimo conto la netta contrarietà dei cittadini (95% i no nel sondaggio di Repubblica, che pure non ha dato molto spazio agli effetti del colpo di spugna, se si eccettua qualche articolo agostano sui miracolati furbetti delle scalate bancarie illecite) non sta infatti in una improvvisa riscoperta dell'etica pubblica o in un altrettanto improvviso moto d'orgoglio di un'Unione sempre succube di Berlusconi, ma nel vivo interesse degli elettori per la questione fondamentale del conflitto d'interessi.

Le continue domande alle Feste dell'Unità e ai dibattiti estivi, le lettere ai giornali e la corretta informazione da parte dei pochi quotidiani ancora non fagocitati dall'impero televisivo-editoriale-bancario-assicurativo berlusconiano, hanno costretto gli autori del disegno di legge a scoprire le carte. "Blind trust" e "incompatibilità per i membri del governo" sono le linee guida del disegno di legge che Franceschini ha difeso in questi giorni rispondendo con sempre meno forza e più insofferenza alle domande dei giornalisti. In due parole, quelle usate a suo tempo dal centrosinistra quando a proporla erano gli avversari, si tratta di "blind truff" puro e semplice. Tralasciamo i lacrimamenti dei "Caimano boys" secondo cui si impedirebbe a Berlusconi di fare politica, con tanto di paragoni d'annata portati da Sua Intelligenza Giuliano Ferrara, abile a ricordare che negli Stati Uniti non esiste una norma apposita e non si considera il "conflitto d'interessi potenziale" bensì i provvedimenti specifici in cui si configura il conflitto effettivo. Un paragone che ovviamente non esiste in quanto negli Usa, così come in ogni altra democrazia occidentale, un imprenditore non può nemmeno essere proprietario del pacchetto azionario di maggioranza di più di una televisione generalista. Ciò in virtù del funzionamento delle più elementari norme anti-trust, che in Italia pare essere un optional, a veder come la politica continui a infischiarsene delle due sentenze della Corte Costituzionale che da 12 anni impongono di ridurre le reti Mediaset da 3 a 2.

Dunque negli Stati Uniti ed in tutte le altre democrazie occidentali il conflitto d'interessi viene regolato con forme di blind trust o sterilizzazione dei pacchetti azionari ma si tratta sempre e soltanto di aziende di altri settori, nettamente meno decisivi del Quarto Potere. Come ricordava il centrosinistra qualche anno fa, affidare l'impero mediatico del Berlusconi-premier ad una gestione fiduciaria non impedirebbe ai giornalisti di sapere chi di fatto è e tornerà anche formalmente ad essere il padrone. Inoltre, l'inutile disegno di legge partorito da Franceschini e Violante (che peraltro il Berlusconi tornato premier sarebbe subito libero di abolire) già ribattezzato dal centrosinistra di qualche anno fa "blind truff" , tradisce un'impostazione sbagliatissima, condivisa anche da politologi come Pasquino, che mette al centro i possibili favori del Berlusconi-premier a Mediaset mentre il problema fondamentale sono i favori quotidiani che le tv fanno al Cavaliere, premier o capo dell'opposizione che sia.
Con queste formule di incompatibilità solo governativa infatti Berlusconi potrebbe tranquillamente continuare con 5 anni di Disinformatja televisiva compresa tutta la campagna elettorale. Un dettaglio che le migliori menti del centrosinistra sono riusciti faticosamente a cogliere, casualmente dopo alcuni articoli e interviste sul tema usciti su Corriere e Unità. Nei giorni scorsi infatti nella "bozza Chiti" la proposta governativa a cui stanno lavorando anche i Ds Passigli e Bassanini, è stato inserito l'articolo 13 che prevede "l'incandidabilità nei collegi del bacino d'utenza di un'emittente". Dunque Berlusconi, a meno di strampalate interpretazioni, non potrebbe candidarsi.Certo la cosa più logica sarebbe applicare una legge dello Stato di 49 anni fa, la Scelba del '57 che vieta ai titolari di pubbliche concessioni di essere eletti, aggirata in passato dalle Giunte per le elezioni, nel '96 a maggioranza di centrosinistra, che hanno considerato ineleggibile il presidente Confalonieri e non il mero proprietario Berlusconi. Per l'Unione correggere quegli "errori" sarebbe sembrare punitivi, applicare adesso la legge, secondo Villetti dello Sdi, metterebbe addirittura in pericolo la democrazia perché i berlusconiani scenderebbero in piazza. Dunque, con questo ricatto, non approveranno e applicheranno più leggi sgradite a Berlusconi, faranno di tutto per salvarlo dal processo per corruzione di un testimone conservando quelle belle leggi-vergogna?

Per fortuna nel centrosinistra non tutti sono sulla linea D'Alema, che ricambia i soliti complimenti di Dell'Utri con un bel messaggino: "Berlusconi per 5 anni può stare tranquillo" (l'Unità, 2 settembre). Gli esperti che stanno lavorando alla bozza Chiti propongono un divieto di candidatura in tutti i collegi che potrebbe finalmente essere efficace. Lo sarà solo a patto che il conflitto d'interessi venga risolto con la vendita delle tv. Certo Berlusconi potrebbe candidare al suo posto Gianni Letta subentrando dopo le elezioni(difatti sarebbe da inserire anche l'incompatibilità con incarichi governativi) e utilizzare fino all'ultimo minuto disponibile la potenza di fuoco mediatica, ma ad un certo punto, possibilmente diversi mesi prima delle elezioni, sarebbe costretto a scegliere tra tv e politica. La discussione è quantomai aperta. Al momento la bozza Chiti che propone l'"incandidabilità nei collegi", purtroppo, prende in considerazione l'inutile blind trust e l'altrettanto ininfluente sterilizzazione dei voti nel Cda dell'azienda, mentre la vendita è prevista solo in "casi eccezionali". Si pensa di risolvere tutto col «fondo cieco». Che però funziona per un'azienda metalmeccanica, o tessile, non certo per un impero editorial-tv. Qui il guaio non è (solo) che il capo dell'opposizione si arricchisce: è che usa i suoi media per manipolare l'opinione pubblica. Ve li vedete Rossella, Fede, Belpietro, Giordano, Ferrara che diventano improvvisamente imparziali solo perché le azioni del padrone sono affidate al blind trust? Il fondo è cieco, ma il padrone si vede benissimo. E i suoi dipendenti lo vedono benissimo.
Senza antitrust e ineleggibilità, la legge lascia le cose come stanno.