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Risultati da 1 a 10 di 10
  1. #1
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    Predefinito Missione in Libano: Opportunità per la Pace o Probabile Strage di Caschi Blu?

    Questa domanda nasce da un interessante articolo letto su l'Espresso.

    Questa missione rappresenta una Triplice Occasione per Europa, ONU e Medioriente.. in caso di successo i primi due acquisirebbero credibilità e si rafforzerebbero, il medioriente vedrebbe forse l'inizio di una nuova fase soprattutto per il popolo palestinese, dove potrebbe essere applicata la stessa tecnica diplomatico-politica.

    ma..... c'è un ma grande come una casa, il "pericolo" a cui vengono esposti i caschi blu mandati in Libano....


    Pare che gli USA non credano minimamente nella Missione e che nel 2007, dopo le elezioni di Mid Term, attaccheranno le basi nucleari iraniane. Cosi facendo molti analisti si aspettano una rappresaglia Hezbollah verso Israele che comporterebbe una nuova guerra Israelo-libanese.... in cui i caschi blu potrebbero trovarsi invischiati.

    Si dice, si mormora che cmq gli USA si siano dimostrati favorevoli a questa missione puramente per una questione tattica. "Quando gli europei avranno i loro morti, capiranno che non si tratta con quella gente" una frase di questo tipo viene attribuita ai dirigenti americani....

    voi che ne pensate?

  2. #2
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    l ho gia detto. ahmadinejad andra avanti col nucleare , bush attaccherà e noi ci resteremo come polli..in un botto solo creperanno un po di ragazzi italiani , l europa, l onu ,la democrazie e quindi la pace mondiale.

    altrimenti si sta li inermi, si fa fare a hezbollah qual che vuole a ahmadinejad qual che vuole e in 10 anni abbiamo una guerra nucleare..
    insomma è un rompicapo..io non vedo vie d uscita.
    spero di sbagliarmi.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da IndiansTrips
    l ho gia detto. ahmadinejad andra avanti col nucleare , bush attaccherà e noi ci resteremo come polli..in un botto solo creperanno un po di ragazzi italiani , l europa, l onu ,la democrazie e quindi la pace mondiale.

    altrimenti si sta li inermi, si fa fare a hezbollah qual che vuole a ahmadinejad qual che vuole e in 10 anni abbiamo una guerra nucleare..
    insomma è un rompicapo..io non vedo vie d uscita.
    spero di sbagliarmi.
    Fra poco di Bush si perderanno le tracce (e anche ora non può attaccare un cavolo perchè è già impantanato in Irak e con i sondaggi in picchiata). Spero che una soluzione del problema palestinese tolga finalmente il terreno sotto i piedi alla propaganda antisemita dell' iraniano pazzo e che anche lui faccia la fine che merita, cioè l' oblio.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da danny78
    Questa domanda nasce da un interessante articolo letto su l'Espresso.

    Questa missione rappresenta una Triplice Occasione per Europa, ONU e Medioriente.. in caso di successo i primi due acquisirebbero credibilità e si rafforzerebbero, il medioriente vedrebbe forse l'inizio di una nuova fase soprattutto per il popolo palestinese, dove potrebbe essere applicata la stessa tecnica diplomatico-politica.

    ma..... c'è un ma grande come una casa, il "pericolo" a cui vengono esposti i caschi blu mandati in Libano....


    Pare che gli USA non credano minimamente nella Missione e che nel 2007, dopo le elezioni di Mid Term, attaccheranno le basi nucleari iraniane. Cosi facendo molti analisti si aspettano una rappresaglia Hezbollah verso Israele che comporterebbe una nuova guerra Israelo-libanese.... in cui i caschi blu potrebbero trovarsi invischiati.

    Si dice, si mormora che cmq gli USA si siano dimostrati favorevoli a questa missione puramente per una questione tattica. "Quando gli europei avranno i loro morti, capiranno che non si tratta con quella gente" una frase di questo tipo viene attribuita ai dirigenti americani....

    voi che ne pensate?
    Come al solito Prodi non usa il cervello e fà le sue solite caXXate...

    e i pacifisti suoi servi che prima condannavano l'intervento in iraq (a dare da mangiare la gente e aiutare e istruire la polizia), ora sono diventati guerrafondai e esaltano le armi......

    Prodi manda a morire soldati in una guerra male organizzata e mal gestita..
    gestita e governata da amici di quelli che si dovrebbe combattere e disarmare... hezbollah

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Helmut_Zemo
    Come al solito Prodi non usa il cervello e fà le sue solite caXXate...

    e i pacifisti suoi servi che prima condannavano l'intervento in iraq (a dare da mangiare la gente e aiutare e istruire la polizia), ora sono diventati guerrafondai e esaltano le armi......

    Prodi manda a morire soldati in una guerra male organizzata e mal gestita..
    gestita e governata da amici di quelli che si dovrebbe combattere e disarmare... hezbollah
    ma tu solo stupidaggini riesci a dire?

  6. #6
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    "Molti canti ho sentito nella mia terra natìa, canti di gioia e di dolor. Ma uno mi s' è inciso a fondo nella memoria ed è il canto del comune lavorator"...spettrale residuo di quegli estatici giorni rivoluzionari!
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    Opportunità di pace, senza dubbio. Speriamo solo che sia realmente per entrambe le parti.
    Inoltre rispondo in anticipo a tutti i vari destri che giungeranno con i loro luoghi comuni: primo, parte del movimento pacifista si è schierato contro quest'intervento e il grosso, invece, lo ha appoggiato poichè nulla ha a che vedere con le guerre in Iraq o Afghanistan. Secondo, in Libano è completamente diverso e lì le possibilità di pace, con un'Italia, un'Europa e l'Onu non asserviti agli Usa (grazie a Prodi) sono molto più alte e, sicuramente, non si va a fare una guerra e la si chiama "pace" (vedi Iraq e attuale guerra civile).
    "Gli idoli di legno possono vincere, le vittime umane venir sacrificate."
    Karl Marx

  7. #7
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    e chi lo sa speriamo in bene

  8. #8
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    D'Alema d'Arabia
    La missione italiana è rischiosa, il governo appare inadeguato

    La relazione del ministro degli Esteri alle commissioni congiunte di Esteri e Difesa a Montecitorio non ci ha convinto, anzi, se era possibile, ha ulteriormente aggravato le nostre preoccupazioni. Non si tratta solo di quella che l'onorevole Fini ha chiamato, giustamente, "l'ipocrisia" della nuova maggioranza, che nega intenzioni pacifiche alle missioni italiane del precedente governo in Iraq ed Afghanistan (per riconoscerla alla sola missione in Libano voluta dal nuovo esecutivo), ma proprio delle modalità e degli scopi di questa missione.

    D'Alema dice che "il disarmo di Hezbollah è il risultato dell'azione politica e militare del governo libanese assistito dalla comunità internazionale". Il che, secondo il suo parere, "vuol dire che la forza Unifil non ha il mandato di disarmare direttamente Hezbollah ma quello di contribuire a rendere possibile questo risultato". Ma egli sembra ignorare il punto specifico, è cioè che il premier libanese Siniora ha già detto di non essere in grado di disarmare tale forza e ha chiesto un aiuto alla comunità internazionale per tale scopo. Occorrerebbe, allora, una indicazione chiara ai soldati dell'Onu per ottemperare a detta condizione e per assumersene la responsabilità diretta: perché c'è da dubitare che la sola presenza militare del contingente Onu sia sufficiente ad incoraggiare le forze libanesi a procedere in tale senso. E allora, se D'Alema ha ragione nel ritenere "decisivo che il governo Siniora sia in grado di affermare la sua sovranità sull'intero territorio, perché la sovranità del Libano è anche la migliore garanzia della sicurezza di Israele", ecco che, senza un contributo specifico del'Unifil, non c'è la sicurezza del Libano e tanto meno quella di Israele.



    Se allora vi è la speranza, come afferma D'Alema, che "un'organizzazione ‘mista' politico-militare, che ha compiuto atti di terrorismo e che al tempo stesso fa parte del panorama politico libanese ed è fortemente radicata nella società, sia spinta a diventare esclusivamente un attore politico nazionale, rinunciando alla violenza e all'uso delle milizie per il perseguimento di obiettivi politici", bisognerebbe stabilire la forza di questa spinta necessaria.

    D'Alema confida che lo sceicco Nasrallah - che ha ammesso l'errore di calcolo di Hezbollah nel dare origine al recente conflitto, con i costi che ha provocato per la società libanese - possa avere "tratto le giuste lezioni". Noi vorremmo sapere però cosa succede se, invece, questa giusta lezione non l'ha tratta. Il ministro degli Esteri italiano sostiene anche che occorre una "rimozione immediata del blocco aeronavale israeliano", perché questo rende più difficile lo spiegamento di Unifil, complica gli sforzi di ricostruzione e sembra dimostrare un "persistente grado di sfiducia di Israele nella garanzia internazionale alla propria sicurezza". E' vero, ma per far sì che Israele si senta autenticamente tutelata dalla "garanzia internazionale" servirebbe dimostrare concretamente una determinazione maggiore da parte dell'Unifil, rispetto a quella che finora si è potuta appurare. L'Onu e il ministro degli Esteri italiano sembrano troppo confidare sul ruolo attivo della Siria. "Siamo convinti che la Siria vada messa chiaramente di fronte alla scelta vera che deve compiere: o diventare un attore responsabile dell'attuazione della Risoluzione 1701 o restare prigioniera di un ‘auto-isolamento' che, a medio-lungo termine, non le darà nessun beneficio: così come non le darà benefici l'alleanza tattica con l'Iran": sono parole del nostro ministro degli Esteri. E Kofi Annan, da parte sua, e precedentemente, ha cantato vittoria per la disponibilità siriana a dare un contributo ad evitare l'arrivo di nuove armi per Hezbollah. Ma a noi non piace che la Siria abbia barattato questa disponibilità con la condizione di non avere le truppe Unifil ai suoi confini. Israele non crede ad Assad e ci stupisce come il ministro degli Esteri non sappia valutare l'attentato a Beirut contro un alto ufficiale che indagava proprio sul ruolo della Siria nell'omicidio dell'ex premier Hariri. In proposito ci ha colpito che lo stesso quotidiano "il Manifesto" abbia compreso come l'attentato di Sidone illumini la nuova scena, "riportando con i piedi per terra le facili illusioni sulla rapida soluzione di una crisi che resta esplosiva", e come il quotidiano comunista si accorga che "stavolta fra i libanesi ci sono i Caschi blu italiani alle prese con una tregua così difficile che l'attentato di ieri potrebbe rendere ancora più corta e fragile". Il buon senso del "Manifesto" appare del tutto estraneo alla Farnesina. Se poi consideriamo l'atteggiamento pilatesco di D'Alema nei confronti delle difficili relazioni Iran - Usa, nonostante le preoccupazioni espresse dall'intera comunità occidentale e dopo il discorso di Bush sul terrorismo - e la risposta a stretto giro di voce di Ahamadinejad - abbiamo il quadro dell'assoluta inadeguatezza del nostro ministro degli Esteri a valutare ciò che pure è di sua esclusiva competenza. Tutto questo ci convince come la missione italiana sia ad alto rischio * come pure lo stesso ministro degli Esteri ha ammesso - e tanto più lo è per responsabilità di un governo che non sa comprendere fino a fondo le implicazioni che essa comporta, oltre che il quadro generale nel quale essa si svolge.

    Roma, 6 settembre 2006



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it


  9. #9
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    Missione in Libano: troppe incertezze/La Malfa alle Commissioni Difesa e Esteri
    Sostegno ai soldati, malgrado le lacune del governo

    Nel dibattito presso le Commissioni riunite Difesa ed Esteri, tenutosi mercoledì 6 a Montecitorio, è intervenuto, insieme agli onorevoli Gianfranco Fini, Ferdinando Casini e Margherita Bonniver, il deputato del Pri Giorgio La Malfa, il quale, nel reputare doveroso il sostegno dei gruppi di opposizione alla missione in Libano, ha espresso taluni dubbi e perplessità. Dubbi a cui anche i relatori (i ministri Parisi e D'Alema ) hanno accennato nel corso dei loro interventi introduttivi. Ad avviso del deputato repubblicano, che ha ricordato alcuni autorevoli commentatori degli organi di stampa, come Galli della Loggia, "c'è stato un eccesso di protagonismo con riguardo al ruolo del Governo italiano, che appare piuttosto retorico". Il timore di La Malfa è "che l'eccesso di protagonismo possa comportare l'invio del contingente militare italiano in una missione dai confini politici e operativi poco chiari". La Malfa ha segnalato, inoltre, che si è avuta l'impressione che "il Governo abbia agito con una certa frettolosità, al fine di compensare il dichiarato intento di disimpegnare i militari italiani nelle missioni in Afghanistan e Iran.



    A ciò si aggiunga che, se la scelta di operare sotto l'egida delle Nazioni Unite rappresenta una legittimazione per superare il prevedibile sorgere di contrasti nella politica interna, è anche lecito il timore che l'Italia stia intraprendendo un'operazione eccessivamente rischiosa, in cui diversi fattori non sono stati sufficientemente valutati. Non si comprende, infatti, quali siano le finalità della missione; tale incertezza si ripercuote sulle regole di ingaggio dei militari che, pur essendo riservate, rischiano di porre in una situazione di estrema difficoltà le truppe italiane, sulla scorta di quanto accaduto alle truppe della Nato a Srebrenica. In quella occasione, infatti, le truppe non furono informate adeguatamente circa il fatto che occorreva considerare una minaccia - alla quale reagire - anche l'assalto ai civili inermi". Nel ribadire la mancanza di chiarezza dei termini operativi della missione, La Malfa ha ricordato poi la complessità del quadro politico di riferimento, posto che è in atto una tregua rispetto agli attacchi di una fazione militare del Libano e che il Libano medesimo promette di disarmare, in conformità con quanto afferma la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. "In tale contesto, è legittimo domandarsi cosa potrebbe accadere alla missione Unifil nel caso in cui il Libano non riuscisse a disarmare le milizie degli Hezbollah. La pericolosità della missione dipende anche da una confusione politica e strategica che riguarda il ruolo di alcuni attori internazionali, primi fra tutti Iran e Siria, nonché il permanere dell'insoluta questione palestinese, ora più che mai dipendente dalla situazione in Medioriente. Non stupisce, infatti, che Israele venga attaccata dagli Hezbollah nel momento in cui stava dando prova di volere risolvere la questione palestinese. Il problema diventa quindi quello di capire il ruolo dell'Iran in questa vicenda, che appare cruciale per l'equilibrio politico del Medioriente".

    In conclusione, La Malfa, pur ricordando di essersi sempre schierato a favore delle missioni internazionali di pace, ritiene che l'opposizione non possa esimersi dal ricordare anche ai militari italiani il rischio di una missione difficile e non debitamente valutata dal punto di vista politico. In tale ottica, l'esponente del Pri ha preannunciato comunque il voto favorevole sul provvedimento in esame, proprio per dare il senso del profondo sostegno ai nostri soldati: per compensare, o cercare di compensare, le lacune e le contraddizioni del governo.



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
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  10. #10
    Bianca Zucchero
    Ospite

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    Veramente Sergio Romano in un editoriale sulla Sette molto lucido l'ha definita a pieno titolo una missione di guerra (di certo non solo di pace) perché si deve effettuare un controllo sui trafficanti d'armi, una verifica continua del territorio e quant'altro che metteranno a rischio quasi certamente delle vite umane. Concludeva l'intervento auspicando che questo governo dica al più presto come stanno le cose per evitare inutili fraintendimenti rischiossissimi...

 

 

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