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    Predefinito Hezbollah e Resistenza - tra Menapace, Cossutta e Bencivegna

    Venerdì, 25 Agosto 2006 - Massimo Fini

    Su "Liberazione" la senatrice Lidia ...


    Su "Liberazione" la senatrice Lidia Menapace, ex partigiana, ha paragonato Hezbollah alla Resistenza italiana. Ciò ha provocato furibonde reazioni a sinistra, di comunisti, ex comunisti, neo diessini.
    Il senatore Armando Cossutta, dei Comunisti Italiani, ha dichiarato: «Nessuna formazione partigiana sviluppò mai e poi mai azioni terroristiche che nulla hanno da spartire con la storia e la cultura della Resistenza». E il gappista Rosario Bencivegna: «I partigiani comunisti non ricorsero mai ad attacchi terroristici».
    Costoro hanno una bella faccia tosta...Proprio Bencivegna è uno dei protagonisti dell'attentato di via Rasella: che cos'era quello se non un attentato di tipo terrorista (una bomba scoppiò al passaggio di trentatre riservisti austriaci, che rimasero uccisi).
    E di atti del genere è disseminata la Resistenza - com'è ovvio che sia perché un movimento partigiano difficilmente può opporsi in campo aperto ad un esercito regolare ben superiormente armato - anche se non ebbero le tragiche conseguenze di via Rasella. E quindi un'eco molto minore, perché i tedeschi non applicarono il diritto di rappresaglia, come fecero alle Ardeatine, che era ammesso dalla Convenzione di Ginevra (nel 1954, quando si conoscevano ancora le leggi di guerra, Kappler non fu condannato per la rappresaglia, ma perché, per eccesso di zelo nella sua macabra conta, "sforò" la proporzione di 10 a 1. Peraltro quando gli Alleati occuparono la Germania stabilirono norme di rappresaglia ben più feroci: 20 a uno i francesi, 50 a uno i russi e gli americani, sempre grandiosi, 200 a uno).
    Per marcare la differenza fra Resistenza ed Hezbollah Bencivegna dice che «i partigiani combattevano per la democrazia mentre questi fondamentalisti medioevali vogliono imporre la Sharia», Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera di Rifondazione, che «i partigiani non combattevano per la sovranità religiosa», Antonio Polito che «il Pci non si chiamava "Partito di Dio"». Ma il punto non è questo. Non riguarda le ideologie. Si tratta di rispondere alla domanda: un popolo, o parte di esso, ha diritto di opporsi ad un'occupazione straniera, comunque motivata, e con quali mezzi? Che è il problema posto oggi da Hezbollah, dagli insorti iracheni, dai combattenti ceceni. Se questo diritto lo si riconosce alla Resistenza italiana bisogna riconoscerlo anche agli Hezbollah. Oppure negarlo a entrambi. A meno che non si voglia sostenere che quello che facciamo noi è sempre legittima Resistenza mentre quello che fanno gli altri contro di noi è sempre terrorismo. Un movimento come Hezbollah, che raccoglie un milione e mezzo di persone, come ammette anche il generale Mario Buscemi non può essere considerato, con tutta evidenza, un gruppuscolo terrorista. Quanto alla legittimità degli atti con cui si estrinseca questa Resistenza vale, a mio avviso, la lineare motivazione della sentenza Forleo, per cui sono legittimi atti di resistenza quelli che sono rivolti contro obbiettivi militari anche se vengono attuati con modalità terroristiche (come fu via Rasella ma com'è stata anche Nassirya), mentre sono atti puramente terroristici quelli che hanno lo scopo di colpire obbiettivi esclusivamente civili. Se fosse altrimenti sarebbero terroristici, per quanto compiuti da un esercito regolare, i raid israeliani in Libano che avevano di mira gli Hezbollah ma hanno fatto qualche centinaio di vittime civili o i bombardamenti americani su Bagdad, della prima guerra del Golfo, che fecero, come "effetti collaterali" 160mila vittime civili, fra cui 32.195 bambini (dati del Pentagono) che non sono meno bambini dei nostri.
    Purtroppo è dal secondo conflitto mondiale, con l'uso dei bombardieri e poi dei missili e di armi sempre più sofisticate teleguidate a distanza, che la guerra fa molte più vittime fra i civili che fra i militari. Perché un missile non ha occhi per vedere né cuore per sentire e non sa distinguere fra un combattente e un bambino com'era nella vecchia, cara, onesta guerra di terra. È la schifosa, oscena, guerra moderna. Ma il suo aspetto intimamente terrorista non riguarda solo i guerriglieri, i partigiani, i resistenti ma anche gli Stati e i loro eserciti.

  2. #2
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    Sicuramente il terrorismo è un mezzo di difesa da condannare a priori, tuttavia se non le finalità secondarie, quelle primarie (ossia la liberazione dall'occupante straniero e lotta all'imperialismo) accomunano partigiani ed hezbollah.
    C'è da dire comunque che se di azioni terroristiche non si trattava quantomeno i nostri partigiani furono impegnatici in sabotaggi, azioni di guerriglia e in certi casi esplosioni, azioni non del tutto dissimili da quelle svolte ordinariamente dagli hezbollah.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Basiji
    Venerdì, 25 Agosto 2006 - Massimo Fini

    Su "Liberazione" la senatrice Lidia ...


    Su "Liberazione" la senatrice Lidia Menapace, ex partigiana, ha paragonato Hezbollah alla Resistenza italiana. Ciò ha provocato furibonde reazioni a sinistra, di comunisti, ex comunisti, neo diessini.
    Il senatore Armando Cossutta, dei Comunisti Italiani, ha dichiarato: «Nessuna formazione partigiana sviluppò mai e poi mai azioni terroristiche che nulla hanno da spartire con la storia e la cultura della Resistenza». E il gappista Rosario Bencivegna: «I partigiani comunisti non ricorsero mai ad attacchi terroristici».
    Costoro hanno una bella faccia tosta...Proprio Bencivegna è uno dei protagonisti dell'attentato di via Rasella: che cos'era quello se non un attentato di tipo terrorista (una bomba scoppiò al passaggio di trentatre riservisti austriaci, che rimasero uccisi).
    E di atti del genere è disseminata la Resistenza - com'è ovvio che sia perché un movimento partigiano difficilmente può opporsi in campo aperto ad un esercito regolare ben superiormente armato - anche se non ebbero le tragiche conseguenze di via Rasella. E quindi un'eco molto minore, perché i tedeschi non applicarono il diritto di rappresaglia, come fecero alle Ardeatine, che era ammesso dalla Convenzione di Ginevra (nel 1954, quando si conoscevano ancora le leggi di guerra, Kappler non fu condannato per la rappresaglia, ma perché, per eccesso di zelo nella sua macabra conta, "sforò" la proporzione di 10 a 1. Peraltro quando gli Alleati occuparono la Germania stabilirono norme di rappresaglia ben più feroci: 20 a uno i francesi, 50 a uno i russi e gli americani, sempre grandiosi, 200 a uno).
    Per marcare la differenza fra Resistenza ed Hezbollah Bencivegna dice che «i partigiani combattevano per la democrazia mentre questi fondamentalisti medioevali vogliono imporre la Sharia», Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera di Rifondazione, che «i partigiani non combattevano per la sovranità religiosa», Antonio Polito che «il Pci non si chiamava "Partito di Dio"». Ma il punto non è questo. Non riguarda le ideologie. Si tratta di rispondere alla domanda: un popolo, o parte di esso, ha diritto di opporsi ad un'occupazione straniera, comunque motivata, e con quali mezzi? Che è il problema posto oggi da Hezbollah, dagli insorti iracheni, dai combattenti ceceni. Se questo diritto lo si riconosce alla Resistenza italiana bisogna riconoscerlo anche agli Hezbollah. Oppure negarlo a entrambi. A meno che non si voglia sostenere che quello che facciamo noi è sempre legittima Resistenza mentre quello che fanno gli altri contro di noi è sempre terrorismo. Un movimento come Hezbollah, che raccoglie un milione e mezzo di persone, come ammette anche il generale Mario Buscemi non può essere considerato, con tutta evidenza, un gruppuscolo terrorista. Quanto alla legittimità degli atti con cui si estrinseca questa Resistenza vale, a mio avviso, la lineare motivazione della sentenza Forleo, per cui sono legittimi atti di resistenza quelli che sono rivolti contro obbiettivi militari anche se vengono attuati con modalità terroristiche (come fu via Rasella ma com'è stata anche Nassirya), mentre sono atti puramente terroristici quelli che hanno lo scopo di colpire obbiettivi esclusivamente civili. Se fosse altrimenti sarebbero terroristici, per quanto compiuti da un esercito regolare, i raid israeliani in Libano che avevano di mira gli Hezbollah ma hanno fatto qualche centinaio di vittime civili o i bombardamenti americani su Bagdad, della prima guerra del Golfo, che fecero, come "effetti collaterali" 160mila vittime civili, fra cui 32.195 bambini (dati del Pentagono) che non sono meno bambini dei nostri.
    Purtroppo è dal secondo conflitto mondiale, con l'uso dei bombardieri e poi dei missili e di armi sempre più sofisticate teleguidate a distanza, che la guerra fa molte più vittime fra i civili che fra i militari. Perché un missile non ha occhi per vedere né cuore per sentire e non sa distinguere fra un combattente e un bambino com'era nella vecchia, cara, onesta guerra di terra. È la schifosa, oscena, guerra moderna. Ma il suo aspetto intimamente terrorista non riguarda solo i guerriglieri, i partigiani, i resistenti ma anche gli Stati e i loro eserciti.
    L'attentato di via Rasella non puo' essere considerato un attentato terrorista bensi' una azione militare illegale essendo stato fatto contro formazioni militari anche se qualche civile ci andò di mezzo.

    Scopo era quello di provocare la reazione tedesca e togliersi così dai piedi le centinaia di antifascisti anticomunisti che poi avrebbero contrastato il PCI dopo la liberazione di Roma. Ma anche i trozkisti di Stella Rossa erano nel mirino del PCI.

  4. #4
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    Pur condividendo e apprezzando l'azione di resistenza di Hezbollah contro l'imperialismo israeliano e americano, non credo che fare un paragone tra il "Partito di Dio" e la Resistenza italiana sia utile. Come potete vedere genera solo confusione e anche un leggero tasso di fuorvianza storica.

    Marco

    www.lanternerosse.it

  5. #5
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    Dopo aver passato una vita a scusarsi per via Rasella, Bentivegna ultimamente stava acquistando un pò di dignità. Evidentemente ha avuto una ricaduta.

 

 

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