Agenzia Radicale - Cronaca
Eutanasia, in Belgio l'ultimo viaggio di Salvatore Crisafulli
giovedì 28 gennaio 2010
Di testamento biologico ed eutanasia lo Stato italiano non vuole saperne e così l'annuncio fatto da Pietro Crisafulli, deciso a portare in Belgio il fratello Salvatore - in stato vegetativo da sette anni a causa di un gravissimo incidente stradale - per mettere fine alle sue indicibili sofferenze, suscita scalpore.
Salvatore è vivo ma non parla e non muove un muscolo: è nello stato definito "locked in", intrappolato nel proprio corpo. I fratelli e l'anziana madre si sono presi cura di lui dall'11 settembre 2003, quando Salvatore, giovane operaio palermitano, entrò in coma. Rimasti accanto a lui anche quando, con grande stupore dei medici che non davano più speranze per un miglioramento della sua condizione, Salvatore si è risvegliato, ritrovandosi incapace di muoversi e parlare, i famigliari sono ora stanchi e provati. "Soffre, non fa che piangere - ha spiegato Pietro Crisafulli, intervistato dal Gr regionale Sicilia - e anche se non riesce a parlare percepisco la sua grande sofferenza". "Per questo abbiamo deciso di portarlo tra qualche giorno in Belgio - ha continuato - per poterlo farlo morire "in pace" con l'eutanasia".
A portare la famiglia Crisafulli a questa dolorosa decisione che accomuna migliaia di famiglie ogni anno, ha contribuito anche un incidente avuto da un altro fratello Crisafulli che di fatto gli sta impedendo di occuparsi di Salvatore le cui condizioni peggiorano di giorno in giorno. "Io ne uscirò a testa alta - ha detto Pietro - Altri non so. Siamo stati abbandonati da tutti, dalle istituzioni e anche dalla Chiesa".
E alle istituzioni si era rivolta la famiglia Crisafulli dando vita nel 2004 all'associazione "Sicilia Risvegli Onlus" a Catania in collaborazione con la fondazione Terri Schindler Schiavo, dedicata proprio a Salvatore e di cui Pietro è presidente. Tesa a non lasciare sole le persone nelle condizioni di Salvatore, abbandonate dallo stato e in special modo dalle istituzioni sanitarie, in questi anni l'associazione ha denunciato l'esigenza di "aiuto, di operatori e servizi sanitari tutti i giorni per poter continuare a vivere e per sorreggere famiglie che si trovano spesso in situazioni disperate".