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  1. #11
    ulfenor
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    Se trovo l'articolo su ipazia lo posto....

  2. #12
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    La storia del cristianesimo è una storia di sangue e di intolleranza.

  3. #13
    ulfenor
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    Ecco l'articolo!
    Il 30 aprile del 311 dell'era volgare, Galerio, a nome anche di Costantino e di Licinio, emanò l'editto di Nicomedia. Galerio decretò la fine degli editti di Diocleziano, riconobbe ai cristiani libertà di culto e di riunione, restituì alle chiese i beni non ancora alienati dopo la confisca, ordinò la ricostruzione delle chiese. Il cristianesimo divenne ufficialmente religio licita.

    Con Teodosio il cristianesimo divenne religione di stato e, nel 392, la religione romana venne proibita, pena la morte.

    In ottant'anni i cristiani riuscirono ad impadronirsi del vertice dell'Impero Romano e si trasformarono in accaniti persecutori dei fedeli di quella religione i cui valori avevano dato vita alla grandezza di Roma e dell'Impero.

    Nel 410, appena 18 anni dopo la proibizione della religione romana, Alarico e i visigoti mettevano a sacco Roma.

    Pochi decenni ancora e l'Impero sarebbe giunto alla fine.

    All'inizio del V secolo i fedeli dell'antica religione non avevano più né templi, né clero, né statue, né riti. Rimaneva loro lo spazio della scienza e della filosofia.

    Alessandria era stata, fin dal tempo dei Tolomei, un grande centro culturale. Basti ricordare che vi avevano studiato e insegnato Eratostene, Archimede, Euclide, Tolomeo, Plotino.

    Ipazia aveva tutte le caratteristiche per essere odiata dai cristiani: donna, pagana, scienziata di grande fama e guida della scuola filosofica neoplatonica di Alessandria.

    Nel 415 i cristiani di Alessandria, forse mossi dal proprio vescovo Cirillo, l'aggredirono, la tormentarono crudelmente, la trascinarono per le vie della città, la fecero a pezzi ed infine la bruciarono.

    Scrisse Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu: "E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono 'il nuovo Teofilo' perché aveva distrutto gli ultimi resti dell'idolatria nella città". (Nel 391 il vescovo Teofilo aveva guidato personalmente i cristiani all'assalto del tempio di Serapide cui era seguito l'incendio della Biblioteca di Alessandria).


    Località: Egitto - Alessandria

    Epoca: 415 d.C.


    Ipazia di Alessandria

    Ipazia (370-415) visse al tempo dell'imperatore d'Oriente Arcadio (377-408) e di suo figlio Teodosio II (401-450).

    Secondo il Suda, enciclopedia bizantina del X secolo, era figlia di Teone, geometra e filosofo, ultimo direttore del Museo di Alessandria.

    Ipazia fu nota per il suo sapere nel campo della matematica, dell'astronomia e della filosofia platonica.

    Fu a capo della scuola neoplatonica di Alessandria.

    Tra i suoi allievi ebbe Synesius di Cirene che intorno al 410 divenne vescovo cristiano di Tolemaide (odierna Tolmeita, o Tulmaythah in Libia).

    Ipazia era pagana.

    Opere di Ipazia

    Tra le opere di Ipazia si annoverano:

    * Un Commentario sull'Arithmetica di Diofanto di Alessandria
    * Un Commentario sulle Coniche di Apollonio di Perga

    Inoltre Ipazia provvide a curare l'edizione di un'opera di suo padre: il Commentario sull'Almagesto di Tolomeo.

    L'ambiente di Alessandria

    Con il terzo editto del 391 dell'imperatore Teodosio la persecuzione anti-pagana s'intensificò e molti cristiani si sentirono autorizzati ad iniziare la distruzione degli edifici pagani.

    Ad Alessandria il vescovo Teofilo avviò una sistematica campagna di distruzione dei templi.

    Il tempio di Serapide, divinità greco-egizia che riuniva in sè Zeus ed Osiride, venne assediato dai cristiani. Il vescovo Teofilo ed il prefetto cristiano Evagrio, insieme con gli uomini della guarnigione militare, iniziarono l'opera di demolizione. Il vescovo Teofilo volle dare il buon esempio dando il primo colpo contro la colossale statua del dio Serapide.

    Durante l'operazione di repressione religiosa la famosa biblioteca di Alessandria fu incendiata dai cristiani.

    Nel 412 Cirillo prese il posto dello zio, il vescovo Teofilo, e divenne patriarca di Alessandria.

    Il prefetto di Alessandria Oreste ebbe dei contrasti con Cirillo e fu amico di Ipazia.

    Il martirio di Ipazia

    Nella primavera del 415 una banda di monaci cristiani catturò Ipazia per strada, la colpì e trascinò il suo corpo fino in una chiesa dove la sua carne venne fatta a pezzi con tegole acute e i suoi resti bruciati.

    Alcuni dicono che il vescovo Cirillo fu responsabile di questo atto oltraggioso.

    Imperatore era il minorenne Teodosio II, reggente era sua sorella Pulcheria.

    Cirillo (375-444) venne fatto santo e nel 1882 fu dichiarato dottore della chiesa cattolica.

    La fuga da Alessandria

    Dopo l'assassinio di Ipazia i suoi allievi abbandonarono la città. Alessandria perse definitivamente il suo ruolo di centro culturale.

    Versioni sulla morte di Ipazia

    Si riportano i testi di tre versioni, di cui due di parte cristiana, della morte di Ipazia.

    * Vita di Ipazia - Dalla Vita di Isidoro di Damascio, riprodotta nel Suda

    * Vita di Ipazia - Dalla Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico

    * Vita di Ipazia - Dalla Cronaca di Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu



    Vita di Ipazia - Dalla Vita di Isidoro di Damascio, riprodotta nel Suda

    Damascio (480-550), pagano, fu filosofo neoplatonico, ultimo direttore della Accademia di Atene, soppressa dall'imperatore Giustiniano nel 529.

    "Ipazia nacque ad Alessandria dove fu allevata ed istruita. Poichè aveva più intelligenza del padre, non fu soddisfatta dalla sua conoscenza delle scienze matematiche e volle dedicarsi anche allo studio della filosofia.

    La donna era solita indossare il mantello del filosofo ed andare nel centro della città. Commentava pubblicamente Platone, Aristotele, o i lavori di qualche altro filosofo per tutti coloro che desiderassero ascoltarla. Oltre alla sua esperienza nell'insegnare riuscì a elevarsi al vertice della virtù civica.

    Fu giusta e casta e rimase sempre vergine. Lei era così bella e ben fatta che uno dei suoi studenti si innamorò di lei, non fu capace di controllarsi e le mostrò apertamente la sua infatuazione. Alcuni narrano che Ipazia lo guarì dalla sua afflizione con l'aiuto della musica. Ma la storia della musica è inventata. In realtà lei raggruppò stracci che erano stati macchiati durante il suo periodo e li mostrò a lui come un segno della sua sporca discesa e disse, "Questo è ciò che tu ami, giovanotto, e non è bello!". Alla brutta vista fu così colpito dalla vergogna e dallo stupore che esperimentò un cambiamento del cuore ed diventò un uomo migliore.

    Tale era Ipazia, così articolata ed eloquente nel parlare come prudente e civile nei suoi atti. La città intera l'amò e l'adorò in modo straordinario, ma i potenti della città l'invidiarono, cosa che spesso è accaduta anche ad Atene. Anche se la filosofia stessa è perita, il suo nome sembra ancora magnifico e venerabile agli uomini che esercitano il potere nello stato.

    Così accadde che un giorno (il Santo) Cirillo, vescovo della setta di opposizione [il cristianesimo], passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, ed altri sostavano. Quando lui chiese perché c'era là una tale folla ed il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare.

    Quando Ipazia uscì dalla sua casa, secondo il suo costume, una folla di uomini spietati e feroci che non temono né la punizione divina né la vendetta umana la attaccò e la tagliò a pezzi, commettendo così un atto oltraggioso e disonorevole contro il loro paese d'origine.

    L'Imperatore si adirò, e l'avrebbe vendicata se non fosse stato subornato da Aedesius. Così l'Imperatore ritirò la punizione sopra la sua testa e la sua famiglia tramite i suoi discendenti pagò il prezzo. La memoria di questi eventi ancora è vivida fra gli alessandrini".



    Vita di Ipazia - Dalla Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico

    Socrate Scolastico (380-450), di religione cristiana, di professione avvocato, scrisse la Historia Ecclesiastica in sette libri.

    "Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni.

    Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell'andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più.

    Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo.

    Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.

    Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere.

    Questo accadde nel mese di marzo durante la quaresima, nel quarto anno dell'episcopato di Cirillo, sotto il decimo consolato di Onorio ed il sesto di Teodosio".

    Vita di Ipazia - Dalla Cronaca di Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu

    "In quei giorni apparve in Alessandria un filosofo femmina, una pagana chiamata Ipazia, che si dedicò completamente alla magia, agli astrolabi e agli strumenti di musica e che ingannò molte persone con stratagemmi satanici.

    Il governatore della città l'onorò esageratamente perché lei l'aveva sedotto con le sue arti magiche. Il governatore cessò di frequentare la chiesa come era stato suo costume. Ad eccezione di una volta in circostanze pericolose. E non solo fece questo, ma attrasse molti credenti a lei, ed egli stesso ricevette gli increduli in casa sua.

    Un giorno in cui stavano facendo allegramente uno spettacolo teatrale con ballerini, il governatore della città pubblicò un editto riguardante gli spettacoli pubblici nella città di Alessandria. Tutti gli abitanti della città erano riuniti nel teatro.

    Cirillo, che era stato nominato patriarca dopo Teofilo, era ansioso di comprendere esattamente il contenuto dell'editto.

    C'era un uomo chiamato Hierax, un cristiano che possedeva comprensione ed intelligenza e che era solito dileggiare i pagani. Era un seguace affezionato all'illustre padre il patriarca ed obbediente ai suoi consigli. Egli era anche molto versato nella fede cristiana.

    Ora questo uomo si era recato al teatro per conoscere la natura dell'editto. Ma quando gli ebrei lo videro nel teatro gridarono e dissero: 'Questo uomo non è venuto con buone intenzioni, ma solamente per provocare un baccano'.

    Il prefetto Oreste fu scontento dei figli della santa chiesa, e Hierax fu afferrato e sottoposto pubblicamente a punizione nel teatro, sebbene fosse completamente senza colpa.

    Cirillo si irritò con il governatore della città per questo fatto, ed anche perché aveva messo a morte Ammonio, un illustre monaco del convento di Pernodj, ed anche altri monaci.

    Quando il magistrato principale della città venne informato, rivolse la parola agli ebrei come segue: 'Cessate le ostilità contro i cristiani'. Ma essi rifiutarono di dare ascolto a quello che avevano sentito; si vantarono dell'appoggio del prefetto che era dalla loro parte, e così aggiunsero oltraggio a oltraggio e progettarono un massacro in modo infido.

    Di notte posero in tutte le strade della città alcuni uomini, mentre altri gridavano e dicevano: 'La chiesa dell'apostolico Athanasius è in fiamme: corrano al soccorso tutti i cristiani'. Ed i cristiani al sentire queste grida vennero fuori del tutto ignari della slealtà degli ebrei. Quando i cristiani vennero avanti, gli ebrei sorsero e perfidamente massacrarono i cristiani e versarono il sangue di molti, sebbene fossero senza alcuna colpa.

    Al mattino, quando i cristiani sopravvissuti sentirono del malvagio atto compiuto dagli ebrei contro di loro, si recarono dal patriarca. Ed i cristiani si chiamarono a raccolta tutti insieme. Marciarono in collera verso le sinagoghe degli ebrei e ne presero possesso, le purificarono e le convertirono in chiese. Una di esse venne dedicata a S. Giorgio.

    Espulsero gli assassini ebrei dalla città. Saccheggiarono tutte le loro proprietà e li derubarono completamente. Il prefetto Oreste non fu in grado di portare loro alcun aiuto.


    Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo perfetto sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto con i suoi incantesimi.

    Quando trovarono il luogo dove era, si diressero verso di lei e la trovarono seduta su un'alta sedia. Avendola fatta scendere, la trascinarono e la portarono nella grande chiesa chiamata Caesarion. Questo accadde nei giorni del digiuno. (Quaresima.. n.d.Kern)

    Poi le lacerarono i vestiti e la trascinarono attraverso le strade della città finché lei morì. E la portarono in un luogo chiamato Cinaron, e bruciarono il suo corpo. E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono 'il nuovo Teofilo' perché aveva distrutto gli ultimi resti dell'idolatria nella città".

  4. #14
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    Come si arrivò all'assassinio di Ipazia



    Il patriarca Cirillo […] nel 414 si impadronì di tutte le sinagoghe d’Egitto e le trasformò in chiese cristiane. Al suo tempo anche in Palestina la repressione degli ebrei divenne sempre più radicale, mentre monaci fanatici distruggevano le loro sinagoghe. Nella stessa Alessandria, dove vivevano molti ebrei, Cirillo convocò i loro rappresentanti accusandoli del fatto che da parte ebraica fossero stati commessi atti orribili [… e] il santo, senza alcun diritto, fece assalire e distruggere le sinagoghe da un’enorme folla che, come in guerra, fece man basa dei loro beni e scacciò più di 100.000 ebrei […] lasciando donne e bambini senza cibo e senza averi. L’espulsione fu totale: lo sterminio della comunità ebraica alessandrina, la più numerosa della diaspora, che esisteva da più di 700 anni, fu la prima “soluzione finale” della storia della chiesa. La Biblioteca dei Padri della Chiesa (1935) dice che “è possibile che il comportamento di Cirillo non sia stato propriamente riguardoso o del tutto privo di violenza”.
    Quando il governatore imperiale Oreste manifestò il suo dissenso a Costantinopoli, dal deserto giunse un’orda di monaci, seguaci del santo, “che puzzavano di sangue e di bigottaggine già da lontano” (Bury*). Essi accusarono Oreste, battezzato a Costantinopoli, di idolatria, dandogli del miscredente e di fatto procedettero contro di lui. Se il popolo non fosse accorso in suo aiuto probabilmente la pietra che lo colpì alla testa, invece di ferirlo, l’avrebbe ucciso. All’attentatore suppliziato e morente, Ammonio, che tra l’altro non tutti ritenevano cristiano, Cirillo riservò onori da martire, santificando il monaco in una predica. […] La tortura che portò il “martire” alla morte preparò il terreno per l’uccisione di Ipazia.
    Nel marzo del 415, durante il tumulto di Alessandria, Cirillo acconsentì, o meglio fomentò (Lacarrière**) l’esecuzione di Ipazia, al tempo filosofa pagana molto nota e stimata. Figlia di Teone, matematico e filosofo, ultimo rettore a noi noto del Museion, l’accademia alessandrina, Ipazia fu maestra del padre della chiesa e vescovo Sinesio di Cirene, che in una lettera la definisce “madre, sorella e maestra” e “filosofa amata da Dio”, e che era seguita anche da molti uditori cristiani. Cirillo covò rancore contro Oreste, il praefectus augustalis, anche perché questi trovava gradita la compagnia della filosofa. Il patriarca diffuse notizie false su di lei e riuscì, con l’aiuto di prediche che la diffamavano come maga, ad aizzarle contro il popolo. Presa a tradimento dai monaci fedeli a Cirillo e guidati dal chierico Pietro, Ipazia fu trascinata nella chiesa di Kaisarion, dove fu spogliata e letteralmente fatta a pezzi con schegge di vetro; infine, la salma dilaniata fu pubblicamente bruciata, “la prima caccia alle streghe della storia” (Thiess***).
    Dunque una caccia ai pagani. Il patriarca Cirillo si guadagnò la nomina di “ideatore spirituale del crimine” (Gueldenpenning****). Persino il volume Riformatori della Chiesa, con tanto di imprimatur ecclesiastico (1970), scrive di costui, uno dei più grandi santi cattolici: “Almeno per la morte della nobile pagana Ipazia, egli è responsabile”. Anche uno dei più obiettivi storici cristiani, Socrate [Scolastico], ritiene che i seguaci di Cirillo e la chiesa alessandrina furono accusati del fatto. “Ci si può convincere che la nobile e colta donna divenne realmente la vittima più eminente del vescovo fanatico” (Tinnefeld*****).

    da Karlheinz Deschner, Storia criminale del Cristianesimo (tomo II: Il tardo antico, pagg. 135-136), Edizioni Ariele, Milano 2001



    Note:

    * J.B. Bury, The History of the later Roman Empire. From the death of Theodosius I to the death of Justinian (in two volumes), 1958.

    ** J. Lacarrière, Die Gott-Trunkenen, 1967.

    *** F. Thiess, Das Reich der Daemonen, 1941.

    **** A. Gueldenpenning, Geschichte des ostroemischen Reiches unter den Kaisern Arkadius und Thedosius II (1885, riedito nel 1965).

    ***** F. Tinnefeld, Synesios von Kyrene: Philosophie der Freude und Leidensbewaeltigung. Zur Problematik einer spaetantiken Persoenlichkeit, in: C. Gnilka / W. Schetter (Hg.), Studien zur Literatur der Spaetantike, 1975.

  5. #15
    schwarzewolf
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    Ecco ora arriveranno i soliti cattolici e inizierà il solito, pallosissimo, ennesimo scozzo fra fazioni.

  6. #16
    Digitale rossa
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    Citazione Originariamente Scritto da schwarzewolf Visualizza Messaggio
    Ecco ora arriveranno i soliti cattolici e inizierà il solito, pallosissimo, ennesimo scozzo fra fazioni.
    E che ti frega? Tanto vinciamo noi

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da schwarzewolf Visualizza Messaggio
    Ecco ora arriveranno i soliti cattolici e inizierà il solito, pallosissimo, ennesimo scozzo fra fazioni.
    Questo è un topic alla memoria, quindi non sarà consentito.
    Chi vuole può semmai aprire un'altra discussione...

  8. #18
    XLegione
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    Citazione Originariamente Scritto da cristiano72 Visualizza Messaggio
    Questo è un topic alla memoria, quindi non sarà consentito.
    Chi vuole può semmai aprire un'altra discussione...
    si preannunciano censure

  9. #19
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    Onore!
    Eternal_Summer

  10. #20
    M. Murelli
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    Mia moglie, Alessandra Colla, ha prodotto quello che forse è il primo studio organico per l' "ambiente" su Ipazia in Risguardo IV ed. di Ar. Se qualcuno ha tempo e voglia di farlo protrebbe riprenderlo e inserirlo qui, credo sia interessante.

 

 
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