Eni punta 7 miliardi sul Venezuela
di Sissi Bellomo
Eni punta 7 miliardi sul Venezuela - Il Sole 24 ORE
Mentre la rivale Tullow Oil sta tentando il tutto per tutto per ribaltare a suo favore la situazione in Uganda, Eni porta a casa un altro importante accordo in Venezuela: un accordo addirittura «storico», secondo l'amministratore delegato Paolo Scaroni, maturato nel corso di parecchi anni e dopo «molte dispute» (nel 2006 l'Eni subì la confisca del giacimento di Daciòn, per cui venne poi indennizzata, dopo un arbitrato internazionale, con 700 milioni di dollari).
L'intesa siglata ieri a Caracas è di portata superiore alle attese. La compagnia italiana si è infatti assunta non solo l'impegno a partecipare allo sviluppo di Junin 5 – un giacimento di petrolio pesante nella Faja dell'Orinoco alla cui valutazione i tecnici di San Donato già collaboravano dall'inizio del 2008 – ma anche a costruire insieme alla compagnia locale Petroleo de Venezuela (Pdvsa) una raffineria da 350mila barili al giorno e una centrale elettrica da 1 gigawatt. I partner promettono inoltre di sviluppare insieme la tecnologia di idrogenazione, per convertire il greggio pesante in prodotti raffinati di alta qualità, e di avviare una valutazione delle potenziali riserve venezuelane di shale gas (gas contenuto in rocce argillose). Un insieme di progetti che verranno portati avanti da joint ventures con la partecipazione dell'Eni al 40% e che potrebbero comportare per il gruppo italiano almeno 7 miliardi di dollari di investimenti. A fornire indicazioni sulle spese previste è stato il ministro venezuelano del petrolio Rafaél Ramirez, in un'intervista televisiva. Per Junin 5 – che dovrebbe produrre 75mila barili di greggio al giorno dal 2013 e raggiungere un plateau di 240mila bg dal 2016 – serviranno secondo il ministro 8,3 miliardi. La raffineria comporterebbe un investimento di 9,3 miliardi. Non è stato invece esplicitato (forse perché il progetto è ancora in corso di definizione) il costo della centrale elettrica, che sorgerà nella penisola di Guiria e servirà a fornire energia alla popolazione e a un impianto di Gas naturale liquefatto (Gnl). L'Eni ha tuttavia specificato che dovrà versare a Caracas un bonus di 646 milioni di $, di cui 300 milioni alla costituzione della "empresa mixta" con Pdvsa.
In Uganda, nel frattempo, Tullow Oil continua a dare del filo da torcere agli italiani. L'Eni giovedì scorso aveva guadagnato l'appoggio del governo di Kampala all'operazione con cui intende rilevare da Heritage Oil il 50% di due giacimenti. Tullow, che aveva esercitato un diritto di prelazione sulle quote Heritage, non si è però data per vinta e negli ultimi giorni sembra essersi conquistata il favore del presidente ugandese Yoweri Museveni. Nel giro di tre giorni quest'ultimo ha incontrato due volte i dirigenti della società irlandese ed ha inoltre accettato di ricevere rappresentanti della cinese Cnooc, che insieme a Total sembra emergere in queste ore come il partner favorito di Tullow. Le argomentazioni devono essere state convincenti, perché l'ufficio del Presidente ha avvertito con una nota che «il governo raggiungerà nelle prossime settimane una decisione sull'esercizio della prelazione, nel rispetto dei diritti contrattuali delle compagnie». Via libera a un'eventuale rivincita di Tullow anche sotto il profilo formale: l'assemblea degli azionisti di Heritage ha approvato la cessione degli asset «a Tullow Uganda Ltd oppure a Eni International Bv, con i medesimi termini e condizioni».
27 Gennaio 2010