La Turchia è Europea ?

di Kostas E. Tsiropulos

Fonte: Razon Espanola n. 129 www.legionario.org

Nell'attuale dibattito di carattere paneuropeo circa la valutazione della realtà politica, sociale e culturale della Turchia con riferimento alla sua multiforme esigenza di entrare a far parte - essa, paese asiatico - della Comunità Europea, ho avuto modo di constatare come, da un lato, si affermino grandi inesattezze e, dall'altro, si tenda ad ignorare completamente la presenza della Grecia all'interno di tale Comunità in qualità di membro a tutti gli effetti già da parecchi anni, nonché la sua stessa storia in relazione alla Turchia. Mi si conceda innanzitutto di rettificare alcune delle inesattezze a cui ho sopra accennato: a) la Turchia esiste, in quanto tale, a partire dal XII secolo d.C. (nonostante il Dizionario Larousse la faccia risalire al XIII secolo) ed è costituita da un popolo originario dell'Asia. L'Europa acquista coscienza a partire dal VIII secolo, all'epoca di Carlo Magno. Di conseguenza, non è corretto affermare che la Turchia sia stata "una delle culle della civiltà europea", a meno che la Commissione "Indipendente" dei "saggi" non ritenga che l'Impero Bizantino sia stato turco piuttosto che ellenico; b) la Turchia è un paese asiatico e, nell'intero corso della sua esistenza - persino quando, durante le sue incursioni in Europa, giunse fino alle porte di Vienna - ha sempre tenuto a sottolineare sotto molteplici aspetti (statali, culturali e religiosi) questa sua "asiaticità", peraltro con pieno diritto e orgoglio; c) la Turchia è caratterizzata da una strutturazione dei suo fondamenti - famiglia, educazione, società, cultura - completamente differente da quella europea; d) La Turchia è il paese più indebitato all'interno del Fondo Monetario Internazionale e, dal momento che non può pagare i suoi debiti, è comprensibile che cerchi qualcuno (l'Unione Europea) che lo faccia al suo posto, poiché attraverso i prestiti non è in grado di migliorare il livello di vita della propria popolazione - in special modo di quello che si riscontra al di là di Ankara - se non applica una politica di influenza in qualità di potenza islamica in Europa. (L'arco ottomano-mussulmano parte dalla Tracia orientale; attraversa la Bulgaria, dove è attivo un partito politico turco; prosegue per Skopje, città nella quale il Ministro della Difesa turco, nel corso di una recente visita, ha sottoscritto vari accordi e ha offerto aiuti economici per la costruzione di una fabbrica di armamenti; percorre il nord mussulmano dell'Albania, dove alcuni anni fa la Turchia ha "preso in affitto" un porto ad uso delle sue navi di guerra dislocate nell'Adriatico e arriva infine in Bosnia. Per ironia della Storia, l'arco turco si avvicina un'altra volta a Vienna). Adesso sarà opportuno ricordare la storia della Grecia moderna: a) in seguito alla caduta di Costantinopoli, la Grecia ha vissuto quattrocento anni sotto il dominio turco. I turchi ottomani, originari di tribù guerriere dell'Asia la cui istituzione più importante era l'Esercito, non presentavano alcuna somiglianza con gli arabi invasori della penisola iberica - i quali, portatori di una grande eredità culturale, diedero un notevole impulso alle discipline umanistiche e scientifiche - dal momento che i primi non possedevano alcun tipo di cultura. In ragione di ciò, i greci vissero quattro secoli subendo diversi martiri, tra cui il rapimento dei loro bambini da parte dei dominatori con lo scopo di convertirli in fedeli soldati mussulmani, feroci torturatori dei greci stessi (i giannizzeri, famosi per la loro estrema crudeltà). Nel corso di quei secoli di tenebre e oscurità, i turchi non lasciarono la terra greca nessuna traccia di cultura, nessun monumento, ma solo il ricordo dei supplizi; b) anche dopo la liberazione di una parte della Grecia nel 1821, i turchi perpetuarono la loro inimicizia nei confronti dei greci (se è più che comprensibile che chi viene schiavizzato e torturato odi il suo aguzzino, non c'è dubbio che il fatto che quest'ultimo non smetta di odiare la sua vittima rappresenti un caso di interesse psichiatrico). è per questo motivo che, tralasciando il genocidio dei greci del Ponto Eusino (1915) e degli armeni (1917), si deve tener conto dei seguenti elementi: 1) il genocidio dei greci espulsi dall'Asia Minore (1922), dove essi avevano vissuto fin da prima dell'era cristiana coltivando l'Arte e al Filosofia. 2) Dopo la persecuzione dei curdi (1931) e degli arabi (1939), si verificano gli atti di vandalismo e l'espulsione ai danni dei greci di Costantinopoli (1955 e 1964). 3) Successivamente, ha luogo l'invasione turca di Cipro (1974), con l'occupazione fino ai nostri giorni di un terzo dell'isola, nella parte settentrionale. 4) Allo stesso modo, si deve menzionare l'incidente relativo all'isolotto Imia, che ha avuto come conseguenza la morte di due greci. Con un simile percorso della Turchia moderna come prova della sua "europeizzazione", è lecito chiedersi molto ragionevolmente: come possono i politici e gli specialisti europei affermare che questo paese asiatico sia "pronto" per entrare nell'Unione Europea? Intrappolati in interessi puramente economici, essi dimenticano ciò che continua a significare l'idea di Europa per il mondo intero, forse per obbedire alla volontà di forze extra-europee.