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Risultati da 1 a 6 di 6
  1. #1
    Mai l'altra guancia
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    Question Di Pietro: La vendita di Tim. Il Governo deve intervenire.

    La vendita di Tim


    Nel 2005 Telecom Italia annunciò la fusione con Tim. L’operazione fu giustificata dalla creazione di valore attribuibile all’integrazione del fisso con il mobile. La fusione comportò un aumento del debito di Telecom che supera oggi i 41 miliardi di euro, ma consentì alla Telecom di accedere al cash flow generato da Tim. Un anno dopo Telecom Italia annuncia lo scorporo di Tim in nome di un fantomatico riassetto. I consiglieri che approvarono la fusione, anche i cosiddetti consiglieri indipendenti, approvano l’operazione. Un’inversione a U incomprensibile dal punto di vista strategico e industriale. Telecom Italia dalla sua cessione a debito ai cosiddetti “capitani coraggiosi”, avvenuta nel 1999, ha conosciuto solo cessioni, scorpori, riduzione di personale. Oggi rischia l’implosione. Olimpia, che detiene il pacchetto di controllo della Telecom, ha in carico le azioni di Telecom al doppio del valore del mercato nella più totale indifferenza degli organi di controllo. Un valore ormai irrecuperabile, anche secondo gli analisti più benevoli. Lo scorporo di Tim e la successiva vendita sono un estremo tentativo per ridurre il pesante indebitamento del gruppo. Ritengo che il Governo debba intervenire, in particolare per quanto attiene alla dorsale, per salvaguardare gli interessi nazionali. La Telecom è l’ennesima dimostrazione che la vendita a debito da parte dello Stato a privati senza una reale capacità finanziaria di monopoli naturali non produce risultati positivi, né per lo Stato, né per i cittadini.

    - Antonio Di Pietro

  2. #2
    Mai l'altra guancia
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    Tronchetti Provera è davvero un pessimo esempio.
    Dovrebbe abitare sotto i ponti ma vive da nababbo.

  3. #3
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    L'origine di tutti i mali fu la scellerata manovra di D'Alema che affidò questo colosso pubblico a degli avventurieri, dei parvenu della finanza come Colaninno & C.

    Questi speculatori di professione non hanno mai avuto la benchè minima intenzione di realizzare un piano industriale credibile. Con la benedizione del governo che rifiutò di azionare la golden share questi si sono comperati la Telecom senza cacciare il becco di un quattrino, hanno assunto dei colossali impegni, gravosissimi, con le banche, ponendo gli oneri di queste spericolate operazioni a carico dei Telecom stessa (e li paghiamo noi in bolletta).

    Fatte le loro speculazioni (ed acquisito quel tanto di potere che basta per infiltrarsi in modo permanente, figlio compreso, nelle stanze del potere finanziario) hanno mollato la patata bollente al prossimo speculatore di turno, che ha seguito lo stesso meccanismo.

    Ma quando si vedono questi sprechi come si fa a condannare l'artigiano che si spacca la schiena 15 ore al giorno perchè accomoda le fatture?

  4. #4
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    La rete a rischio
    Tre domande al premier sul suo famoso colloquio con Tronchetti Provera

    Da quando Telecom Italia fu privatizzata, dapprima secondo un modello di public company con un piccolo nocciolo duro e poi con un azionariato privato di controllo a seguito della scalata di Colaninno e la successiva acquisizione da parte di Olimpia, a sua volta controllata da Pirelli, è migliorata l'efficienza gestionale, la redditività è stata salvaguardata, il fatturato è rimasto stabile, ma il livello dei debiti finanziari è molto aumentato (più che doppio del capitale di rischio, cioè più del doppio di quanto sarebbe fisiologico) perché gli investitori che l'hanno comprata hanno fatto ricorso largamente al credito e hanno scaricato sulla società i nuovi debiti. Le conseguenze sono molteplici: in conto economico gli oneri finanziari hanno rappresentato in questi anni il 10% circa del fatturato netto (moltissimo); gli ammortamenti sono stati impiegati per restituire il debito molto più che per rinnovare il patrimonio tecnico; sono scarseggiate le risorse per nuovi investimenti (all'inizio degli anni '90, all'epoca della Stet del gruppo Iri, gli investimenti tecnici si aggiravano intorno a 8 miliardi di euro ogni anno ed erano forse troppi, e infatti avevano anche la finalità di foraggiare le clientele fameliche dei maggiori partiti di governo; oggi gli investimenti sono più che dimezzati e sono indubbiamente insufficienti, vista anche la concorrenza mondiale spietata); come conseguenza inevitabile, il patrimonio tecnico ha perso più di un terzo del valore netto che aveva nel 2000. In queste condizioni, Telecom Italia non può più andare avanti. La cosa grave è che gli attuali proprietari non furono abbastanza lungimiranti quando nel 2002 acquisirono il gruppo.



    Ogni qualche anno, o anche più frequentemente, il gruppo Telecom elabora un piano e opera fusioni, incorporazioni, poi scorpori, separazioni societarie, sempre annunciando che questo e il suo contrario rispondono a visioni strategiche nell'interesse del paese e dei suoi azionisti (ma quali?).

    Ora viene adombrato il rischio che possa essere ceduto a terzi il controllo della telefonia fissa o di quella mobile. Poiché capitali di rischio nel settore privato italiano non abbondano certo, questo rischio equivale per il nostro paese a perdere il controllo di assets importanti.

    Nasce quindi un'altra questione, niente affatto secondaria. A differenza delle autostrade, della cui rete è proprietaria l'Anas, dell'energia elettrica e del gas, della cui rete sono proprietarie Terna e Snam Rete Gas a controllo statale, nel caso della telefonia fissa la rete è di proprietà di Telecom Italia.

    Qualsiasi gestore voglia operare, sia pure in concorrenza, deve passare attraverso Telecom Italia. Chiunque voglia e possa entrare nella rete, per finalità legittime o meno, deve bussare alla porta di Telecom Italia e intrattenere rapporti con il gruppo. Ecco allora che alcuni illuminati avanzano un'idea: Telecom Italia rivenda la rete allo Stato e, visto che ci si trova, se la faccia pagare un prezzo tale che i suoi problemi finanziari si aggiustino.

    Prima di entrare nel merito delle questioni, assai delicate, e di sicuro ci entreremo nei prossimi giorni, desideriamo chiedere in via preliminare al presidente del Consiglio: quando lei ha ricevuto il dott. Tronchetti Provera, se è vero che non avete parlato dell'imminente operazione di scorporo, avete forse esaminato la questione della ristatalizzazione della rete telefonica? Se sì, avete parlato di corrispettivi? Terza domanda: quale fu il valore stimato dell'asset "rete" quando il Tesoro sotto i governi di centro-sinistra provvide a privatizzare Stet-Telecom Italia?

    Roma, 13 settembre 2006



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it


  5. #5
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    Il libero mercato.....

  6. #6
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    Rigattiere. Persona che esercita il commercio di compravendita di roba usata [dal fr. Regrattier, affine a grattare]
    Devoto-Oli.
    ‘Le azioni Pirelli e Telecom in volo. Piazza Affari scommette sul riassetto’ (Repubblica 9/9/2006)
    ‘Tronchetti lancia il segnale di svolta, ora anche Tim può essere venduta’ (Repubblica 9/9/2006)
    ‘Dietro alla trattativa tra Telecom e Murdoch, una strategia industriale che accomuna i maggiori gruppi europei’ (Repubblica 9/9/2006)
    ‘La febbre sul riassetto mette le ali alla Pirelli’ (Corriere della Sera 9/9/2006)

    La svolta, la scommessa, il riassetto, le ali, la strategia industriale, la febbre. Parole incantate. Proviamo a tradurle.

    Telecom è indebitata per 41,3 miliardi di euro. Hopa, Unicredit e Banca Intesa sono uscite da Olimpia. Il tronchetto e l’esattore autostradale Benetton sono rimasti soli. Il tronchetto ha bisogno di liquidità. Dopo aver venduto ‘per riassettare’ Telespazio, Seat PG, Finsiel, Pirelli Cavi ecc, ecc. Dopo il crollo del valore azionario di Pirelli e di Telecom negli ultimi cinque anni. Dopo aver esternalizzato per dare ‘il segnale di svolta’ parte di Telecom. Dopo aver fuso per ‘strategia industriale’ Tim e Telecom, indebitando Telecom per disporre della liquidità generata da Tim. Dopo aver distribuito utili agli azionisti invece di usarli per ridurre il debito o fare investimenti. Dopo aver inutilmente cercato di piazzare in borsa Pirelli Tyre (gomme). Insomma, dopo averle provate tutte, secondo le indiscrezioni potrebbe vendere Tim, la rete di telefonia fissa, l’ultimo miglio. Tutto.
    Quest’uomo è estenuante. Attraverso una serie di scatole cinesi MGMP>Mtp&cSapa>Gpi>Camfin>Pirelli&c>Olimpia controlla con una percentuale da prefisso telefonico la Telecom. Non ha soldi, ma li vuole. Il titolo di Telecom in carico ad Olimpia vale il doppio rispetto alla quotazione di borsa. Non viene svalutato. Nessuno sa perchè.
    La telefonia e la dorsale sono centrali per lo sviluppo del Paese. Il governo non può stare a guardare. Cosa guarda Prodi? Chiude gli occhi, e sorride beato. Invito Prodi (invitatelo anche voi con una email) a dare un segnale con una lettera a questo blog.

    http://www.beppegrillo.it/2006/09/il_rigattiere.html



    Io aggiungerei:dove minchia ha guardato berlusconi per 5 anni??

    Nessuno che risponda ma tutti che blaterano su una persona che e' in carica da 6 mesi,poteri della demagogia.

 

 

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