Umberto Bossi: la Lega sono io. Telecom? Ha ragione Prodi
Alla vigilia della festa padana conferma l'asse con Berlusconi
"E' vero, la Cdl perde pezzi
ma Casini resterà da solo"
Attacchi al governo ma anche a Tronchetti: non può fare quelle cose lì
dai nostri inviati PAOLO BERIZZI GUIDO PASSALACQUA
GEMONIO - Un Bossi insolitamente buonista con Prodi. Però durissimo su tutta la politica del governo. E sulle velleità centriste di Casini. Un Bossi che alterna ragionamenti politici a giudizi trancianti. Il leader della Lega parla dal suo salotto di Gemonio. Tra statuette di Alberto da Giussano (in tutte le fogge possibili), quadri di Braveheart (su una parete c'è la locandina del film, su un'altra un ritratto del padrone di casa versione Mel Gibson-cuore impavido), dipinti con il Sole delle alpi e altri soprammobili di artigianato padano, sembra di stare in un museo di ricordi lumbard. Aspira il solito toscano, il senatur, tamburellando con un accendino sul bracciolo della poltrona di velluto blu. Tra una boccata e l'altra c'è spazio per un caffè ristretto. In sottofondo, musica new age e il discreto via vai dei suoi collaboratori, Maurizio, il segretario particolare, e i due assistenti, Diego e Marino, quest'ultimo già pugile professionista.
Senatur, la vicenda Telecom sta agitando le acque dell'economia e della politica italiana. Berlusconi e il capogruppo della Lega alla Camera Maroni sostengono che Prodi non può rivendicare di non essere stato informato prima dell'operazione. Lei cosa dice?
"Io dico che Prodi ha ragione. Tronchetti Provera non può fare quelle cose lì. È vero che Telecom è un'azienda privata, ma è giusto e sacrosanto che il governo sia informato sulle mosse di un gruppo che entra nelle case di tutti gli italiani. Tronchetti non può parlare con il governo solo quando ha bisogno di soldi".
Ma come, lei sostiene il governo?
"Macché. Il governo non dura cinque anni. O almeno speriamo di no. Per cambiare c'è bisogno che qualcuno dei loro venga dalla nostra parte. Di certo il centrosinistra non può fare campagna acquisti. Per la tenuta della maggioranza saranno determinanti quelli che ballano da una parte o dall'altra. Comunque io non sono ottimista. C'è una situazione di stallo".
Intanto il centrosinistra ha già piazzato i suoi uomini in Rai.
"Hanno vinto. Adesso i problemi ricadono sulle loro spalle. C'è un nodo, poi, che devono sciogliere in fretta... ".
Quale?
"La Rai deve portare una rete a Milano. Era già stato deciso. Se non lo faranno, allora sì che il popolo padano inizierà a farsi sentire davvero. Una volta Milano era tutto, poi l'hanno svuotata".
Lei avrebbe voluto qualcuno in particolare nella tv di Stato?
"Quelli che c'erano prima. Penso a Marano ma anche ad Albertoni, che è uno saggio".
La maggioranza dovrà anche risolvere i suoi problemi. Ma voi avete i vostri. Casini continua a mostrare la sua insoddisfazione. Potrebbe smarcarsi dalla Cdl e mettervi nei pasticci.
"Casini non è un bravo ragazzo. È un ragazzo democristiano. E comunque non va da nessuna parte. Se si smarca a sinistra, perde tutti i voti al centro. E resta solo. Non è in grado di tenere unita la coalizione. Solo Berlusconi si è preso la briga di farlo, e ci è riuscito. Questa cosa non credo di essere l'unico a capirla".
Il centrodestra perde qualche pezzo per strada.
"Questo sì, è vero".
E la Lega?
"La Lega è fedele. Se facciamo una cosa la facciamo seriamente. Abbiamo un progetto preciso. Chi va di qua e di là non ha in mente niente".
Molti, anche all'interno del Carroccio, dicono che vi siete appiattiti su Berlusconi.
"La gente può dire e pensare quello che vuole. Ma è un fatto che Berlusconi ha mantenuto la sua parola. È stato il primo a parlare di federalismo in senso concreto, e non a chiacchiere. Adesso voglio proprio vedere se Roma ha il coraggio di rispondere picche alla richiesta costituzionale di Lombardia e Veneto".
L'ex premier ha dichiarato guerra al governo. Parla di sciopero fiscale e di una grande manifestazione di piazza.
"Gli italiani sono molto scontenti. Chi ha vinto le elezioni ha fatto e sta facendo dei grossi errori. Per esempio quello dei tassisti. Che bisogno c'era di andare a toccarli?".
Solo in questo ha sbagliato la maggioranza?
"No, hanno fatto dei bei casini. Noi porteremo in piazza a protestare milioni di persone. Noi e Berlusconi. Però lo sciopero fiscale mi sembra impossibile. L'abbiamo tentato altre volte, senza successo. La gente ha paura".
E sulle pensioni?
"Quelle non si devono toccare. Io uscii dal governo di centrodestra proprio sulle pensioni. I lavoratori si sono rotti i coglioni di pagare e tacere".
Scusi, ma Prodi è venuto al Nord a fare tante promesse. Ha dimostrato una certa sensibilità sulla questione settentrionale. Il vento è cambiato?
"Sono chiacchiere. Attenzione a non confondere i progetti seri con i tentativi di rabbonire il Nord che guarda in cagnesco Prodi e il suo governo".
La Padania ieri ha pubblicato integralmente il programma dei conservatori britannici. Che bisogno c'era?
"Tremonti mi ha preso di peso e mi ha portato in Sardegna da Berlusconi. Ha voluto tradurre, presenti noi tre, la nuova piattaforma dei tories. È molto interessante. Nel programma non c'è più traccia delle posizioni thatcheriane. E hanno scoperto quel federalismo che un tempo negavano. Si capisce chiaramente che i veri bastonatori dei lavoratori non sono i conservatori, ma la sinistra".
Domenica è il decimo anniversario di Venezia. I popoli padani si ritroveranno sulla riva degli Schiavoni dove l'ampolla con l'acqua del Po sarà versata in mare. Al di là del folklore, sulla laguna lei dovrà dettare la linea politica del movimento.
"Siamo a un passo dalla liberazione di Lombardia e Veneto dalla schiavitù del Colosseo. Il federalismo è un traguardo vicino, anzi vicinissimo".
Peccato che sia stato sonoramente bocciato dal referendum...
"Non capite niente. Lì è stata bocciata la devoluzione di alcune materie. Il federalismo è un'altra cosa. Dopo Venezia porteremo la gente a votare nei nostri gazebo. Dovranno scegliere tra il federalismo e la secessione".
Qualcuno, soprattutto nel Veneto, ha parlato di una svolta buonista di Bossi, e adesso minaccia la fronda.
"Essere buoni non è essere fessi. La presunta spaccatura tra veneti e lombardi non esiste. Sono i rompiballe che lo dicono. Non bisogna prenderli sul serio. Lombardia e Veneto non sono mai stati così uniti. Hanno alle spalle 30 anni di schiavitù romana. A Treviso la settimana scorsa sono stato sommerso dalla gente".
Non ha paura che la Lega possa sfaldarsi?
"No. La Lega sono io. Per ora non mollo. E comunque ho tanti figli e quando sarà il momento sarò sempre dietro a loro. Vorrei ricordare che nessuna scissione è mai riuscita all'interno del movimento".
Il Carroccio raccoglie anche molti estremisti. Per esempio la applaudirebbero di nuovo se lei a Venezia, come fece anni fa, rispondesse a una signora che agitava il tricolore "Quella bandiera la metta nel cesso". La direbbe ancora quella frase?
"Se ci riferiamo alla bandiera dell'Italia federale, no. Se invece parliamo della bandiera di Roma Colosseo, confermo".
Chi le è stato più vicino durante la malattia?
"I bergamaschi. Mi hanno messo a disposizione trenta uomini. Li voglio ringraziare per la loro dedizione".
C'è qualcuno da cui si è sentito tradito in questi anni?
"Tradito no. Ci sono stati dei ciarlatani, che lo erano prima della mia malattia e lo sono ancora adesso".
Bossi, se lei ritornasse ministro, quale incarico vorrebbe?
"Vorrei fare le strade. Avete presente la A8 per andare a Varese e la A4 per Bergamo?".
(14 settembre 2006)
Bla,bla,bla...