Studiò nella Scuola di Belle Arti di Quito nella quale si laureò nel 1941. Ha vinto diversi premi internazionali, tra essi quello della Terza Biennale Ispano-americana, Barcellona, (1955 - 1956) e quello del Biennale di Sao Paulo (1957). Nel 1977 crea coi suoi figli la fondazione Guayasamín, la quale dona all'Equador fondi che furono usati per organizzare tre musei.
Ha fatto esposizioni monumentali nei musei più importanti di Francia, Spagna, Italia, Ex-Urss, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Messico, Cuba, Colombia, Venezuela, Perú, Cile ed Argentina. A partire dal 1996 realizza a Quito la sua opera più importante: uno spazio architettonico denominato La cappella dell'Uomo, formata da numerosi murales.
Pittore figurativo immaginario, ha creato col suo lavoro una nuova forma di intendere l'arte dell'America Latina. Nell'espressione delle sue immagini sta contenuta la tragedia delle genti e dei paesi sudamericani nonché la certezza che l'arte latino-americana abbia imboccato una strada propria e definita. La sua proposta ha creato scuola che i suoi seguaci vanno adattando a distinte realtà. In questo modo il mondo di questo maestro si amplia lasciando incolume uno dei suoi principi basilari: spiegarci attraverso l'arte la realtà profonda sudamericana e la nostra circostanza di esseri umani tutti.
Le sue pitture sono alte ed abbondanti, tese e ferruginose. Cadono a volte come distacchi o si mantengono naturalmente elevati, uniti territorialmente per la terra e per il sangue; per la profondità indigena.
Guayasamín, tra molte, intraprese nella sua opera il Giudizio Finale che era impresa relegata oramai da secoli ai solitari del Rinascimento. Pochi pittori dell'America Latina tanto poderosi come questo ecuadoriano intrasferibile altrove ha il tocco della forza, è un anfitrione di radici, dà appuntamento alla tempesta, alla violenza, all'inesattezza, e tutto ciò, a vista e pazienza degli occhi, si trasforma in luce. Si pensa che il realismo sia morto. Ed abbiamo celebrato la funzione funebre non perché l'ammazzarono i chimerici, gli irreali, bensì i realisti stessi che lo realizzarono, estinguendosi fino a presentarci un realismo senza carne e senza osso; l'imitazione della verità.
Guayasamín è uno degli ultimi crociati della pittura figurativa; il suo cuore è nutritivo e figurativo: è pieno di creature, di dolori terrestri, di persone stanche, di torture e di segni. È un creatore dell'uomo più spazioso, delle figure della vita; dell'immaginazione storica.
"Pensiamo prima di entrare nella sua pittura perché non ci sarà facile tornare in dietro".(Pablo Neruda).
Dal suo "Entrata a Guayasamín" riassumiamo le sue parole (Isola Nera, 1969) : Dipingere per me è pregare, ma è anche gridare. È quasi un atteggiamento fisiologico; è l'incontro cosmico tra l'amore ed il silenzio. (...) L'opera d'arte è una ricerca incessante, una scoperta permanente (Oswaldo Guayasamín).










Per avere una visione più amplia delle sue opere rimando al sito ufficiale dell'artista:
http://www.guayasamin.com/

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