La Fallaci ti ha già risposto:
Che c'è? Si sente male di nuovo?
No, no. Solo un po'. Forse è un'altra botta di stanchezza.
Forse è l'Alieno che si difende dai miei anticorpi.
E forse è anche la vecchiaia che ormai
avanza. Però mi piace, la vecchiaia, mi diverte. Sono
sciocchi quelli che la rifiutano e che per rifiutarla
si fanno il lifting, si vestono da ventenni, barano
sull'età. Sciocchi ed ingrati. Lo dissi anche ai due
amici che dopo l'uscita de La Rabbia e l'Orgoglio
vennero a New York per intervistarmi. L'intervista
non gliela detti, no. Però li invitai a cena, e a un certo
punto gli dissi che la vecchiaia è una bellissima
età. L'età d'oro della Vita. Non tanto perché l'alternativa
è morire senza conoscere il lusso di quel privilegio,
quanto perché è la stagione della libertà.
Da giovane credevo d'essere libera, aggiunsi. Ma
non lo ero. NE preoccupavo del futuro, mi lasciavo
influenzare da un mucchio di cose o persone, e in
pratica non facevo che ubbidire. Ai genitori, ai professori,
ai direttori dei giornali dove lavoravo già a diciott'anni... Da adulta credevo d'essere libera.
Ma non lo ero. Mi preoccupavo ancora del futuro,
mi lasciavo condizionare dai giudizi malevoli, temevo
le conseguenze delle mie scelte... Oggi non le
temo più. I giudizi malevoli non mi condizionano
più, il futuro non mi preoccupa più. Perché dovrebbe?
È arrivato, ormai. E sgombra di inutili desideri,
di superflue ambizioni, di errate chimere, mi
sento libera come non lo sono mai stata. Libera
d'una libertà completa, assoluta. Inoltre la vecchiaia
è bellissima perché da vecchi si capisce ciò
che da giovani e perfino da adulti non s'era capito.
Perché con le esperienze, le informazioni, i ragionamenti
che abbiamo accumulato, tutto s'è fatto
chiaro. O molto più chiaro. Alcuni chiamano questo
saggezza, e se sono saggia io non lo so. Spesso
lo escludo. Però so che grazie a quelle esperienze,
quelle informazioni, quei ragionamenti, il mio cervello
è migliorato come un buon vino rosso. Ha intensificato
il suo sapore, ha assorbito le energie che
il resto del corpo ha perduto. Non che sia scandalosamente
vecchia, intendiamoci. Sulla faccenda ci
gioco un po'. È la mia civetteria. Ma l'Alieno mi
consuma, a volte non mi reggo in piedi. E, come ho
detto all'inizio della nostra chiacchierata, quando
non mi reggo in piedi penso meglio. Studio meglio,
lavoro meglio. È come se la forza delle mie gambe,
delle mie braccia, dei miei polmoni si fosse trasferi-
ta nella mia testa. Mi sento più intelligente, insomma.
E questo mi riempie di tale felicità che non mi
dico mai «Vorrei-tornare-indietro, ricominciaredaccapo
». Tutt'al più, sapendo che non durerò
molto, esclamo: «Proprio ora! Dio, che spreco. La
morte è uno spreco».
Ciò mi aiuta a porre l'ultima domanda. Una domanda
molto difficile. Brutale e difficile.
Dica.
Le fa paura la morte?
Non è una domanda brutale, non è una domanda
difficile. Io l'ho posta tante volte agli altri. Per
esempio ad Hailé Selassié, l'imperatore d'Etiopia,
quando lo intervistai nella sua reggia di Addis
Abeba. Povero Hailé Selassié. Era vecchissimo,
ormai. Sicché s'arrabbiò come una belva. «Quelle
mort, che morte, quelle mort?» strillava. E a udirlo
strillare i suoi cagnolini, tre chihuahua che teneva
sulle ginocchia, mi saltarono addosso. Saltarono
addosso anche al fotografo. A lui morsero addirittura
un polpaccio. Poi, urlando «Partez-fuoripartez
», Sua Maestà ci cacciò via. Ci fece scaraventare
dalle sue guardie nel parco attiguo alla sala del
trono, e Gesù. C'era un leone, nel parco. Il leone
Le fa paura la morte?
Non è una domanda brutale, non è una domanda
difficile. Io l'ho posta tante volte agli altri. Per
esempio ad Hailé Selassié, l'imperatore d'Etiopia,
quando lo intervistai nella sua reggia di Addis
Abeba. Povero Hailé Selassié. Era vecchissimo,
ormai. Sicché s'arrabbiò come una belva. «Quelle
mort, che morte, quelle mort?» strillava. E a udirlo
strillare i suoi cagnolini, tre chihuahua che teneva
sulle ginocchia, mi saltarono addosso. Saltarono
addosso anche al fotografo. A lui morsero addirittura
un polpaccio. Poi, urlando «Partez-fuoripartez
», Sua Maestà ci cacciò via. Ci fece scaraventare
dalle sue guardie nel parco attiguo alla sala del
trono, e Gesù. C'era un leone, nel parco. Il leone più grosso che avessi mai visto. E ruggiva. Bè, loscoprimmo l'indomani che era un leone mansueto.
Che passava le giornate a nutrirsi di bistecche,
che la gente non la mangiava. In quel momento
non lo sapevamo e tremavamo come foglie al vento.
«Ora che si fa, dove si va?» balbettava il fotografo.
«Vagli incontro, prova a fargli una carezza
sul muso» rispondevo io con voce strozzata. «Vacci
tu, fagliela tu la carezza sul muso» replicava lui
inviperito. E a un certo punto mi spinse in avanti
perché gliela facessi davvero. Allora il leone smise
di ruggire, s'accucciò, sbadigliò con l'aria di borbottare
siete-due-cretini, e piano piano raggiungemmo
il cancello. Ce ne andammo pensando che
per trattarci così Sua Maestà doveva avere una
gran paura della morte. Io no. Non ce l'ho. La conosco
troppo bene. La conosco fin da bambina,
quando correvo sotto le bombe della Seconda
Guerra Mondiale e scavalcavo i corpi della gente
che non aveva corso abbastanza. La conosco perché
l'ho frequentata molto, ahimè. In troppi luoghi
e in troppe maniere. Al Messico, per esempio,
quando mi trovai dentro la strage di Plaza Tlatelolco,
e bucata dalle pallottole finii tra i cadaveri
della morgue. In Vietnam, in Cambogia, in Bangladesh,
in Giordania, in Libano, quando facevo il
corrispondente di guerra e mi trovavo sempre in
qualche combattimento o in altre situazioni terro-
rizzanti. Nel mio cuore, soprattutto, quando ammazzarono
Alekos Panagulis e quando il cancro si
portò via mia madre e mio padre e mia sorella
Neèra e lo zio Bruno. Infine ora, attraverso quel
maledetto e i figli di Allah cui piacerebbe tanto uccidermi
prima di lui sicché devo sempre guardarmi
alle spalle e... Voglio dire: a forza di frequentarla,
guardarla in faccia, sentirmela attorno e addosso,
con lei ho maturato una strana dimestichezza.
Così l'idea di morire non mi fa paura.
Sul serio?
Sul serio. Non dico bugie. Sono troppo orgogliosa
per dire bugie. E poi che ci sarebbe di indegno, di
degradante, ad ammettere che la Morte mi spaventa
come spaventava Hailé Selassié? Glielo confesso
con serenità: al posto della paura io sento
una specie di malinconia, una specie di dispiacere
che offusca perfino il mio senso dell'umorismo.
Mi dispiace morire, sì. E non dimentico mai ciò
che Anna Magnani mi disse tanti anni fa. «Oriana
mia! Non è giusto morire, visto che siamo nati!».
Non dimentico nemmeno che quella ingiustizia è
toccata a miliardi e miliardi di esseri umani prima
che a me, che toccherà a miliardi e miliardi di esseri
umani dopo di me. Però mi dispiace lo stesso.
Amo troppo la Vita, mi spiego? Sono troppo con-
vinta che la Vita sia bella anche quando è brutta,
che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere il
regalo dei regali. Anche se si tratta d'un regalo
molto difficile, molto faticoso. A volte, doloroso.
E con la stessa passione odio la Morte. La odio più
d'una persona da odiare, e verso chi ne ha il culto
provo un profondo disprezzo. Anche per questo
ce l'ho tanto coi nostri nemici. Coi tagliatori di teste,
coi kamikaze, coi loro estimatori, coi loro parenti.
«Mamma, Said s'è immolato! E diventato
un martire! Sei contenta, mamma?». «Contentissima,
fegato mio. Contentissima! Ringraziamo
Allah». Il fatto è che pur conoscendola bene, la
Morte io non la capisco. Capisco soltanto che fa
parte della Vita e che senza lo spreco che chiamo
Morte non ci sarebbe la Vita.
Tornando in tema.
Il perché del bananas è stato spiegato.
Inoltre, preesistente all'ingresso in politica del Capo, era già presente il modo di dire "sei un banana", ovvero sei un gonzo, un allocco... insomma, sei uno che ha il cervello di un bambino di seconda media neanche tanto sveglio...
Quindi, oltre ai comunisti inveterati, anche il Capo ha dato del banana ai suoi elettori... siine contento, silvissimo...
'Sto Silivissimo l'è un bell' "aggeggio",ha dato però una visione "riduttiva" del conflitto di interessi di Berlusconi e di FI,che non si ferma alle Tv.