E' finita.Non ci lega più nemmeno l'odio, che comunque è un sentimento profondo e, a suo modo, nobile e puro.
Domenica a Venezia ha prevalso la tristezza. Tristezza nel vedere quello che per 18 anni è stato il mio glorioso movimento, ridotto a nulla con una marea di brava gente spaesata,stordita, annichilita.
Ero partito col dente avvelenato e la speranza di trovarmi di fronte qualcuno degli stronzi che ritengo responsabili dell'attuale sfacelo e di una serie di crimini ai danni della militanza, ma poi, arrivato sulla Riva degli Schiavoni mi è crollato il mondo addosso.
Il nemico non c'era. La banda Bassotti era ben protetta dietro cordoni di guardie pubbliche e private e di fronte a noi c'era solo tanta brava gente che, malgrado le luride menzogne disseminate a piene mani contro il sottoscritto e contro il Fronte, mi salutava e mi stringeva la mano in segno di apprezzamento e solidarietà.
Leghisti di ferro, che continueranno ad essere leghisti fino alla vicina fine, ma che non capiscono più dove la Lega va e quale sia il progetto.
Un atto di fede ed affetto verso Bossi la loro presenza a Venezia, ma l'aria e i commenti erano quelli del funerale e di un esercito in rotta dopo che i generali si sono arresi o venduti al nemico.
In questo clima ogni nostra contestazione (posto che eravamo in 12) sarebbe stata una cattiveria inutile e una pagliacciata ad uso delle televisioni.
Non era quello che volevamo, tant'è che non abbiamo chiamato i giornali nè abbiamo fatto comunicati stampa prima o dopo la manifestazione.
No; il nostro intento era quello di far vedere ai militanti che l'idea non è morta, che la parola secessione non è eresia, che il Fronte non ha scheletri negli armadi, non ha rubato nulla e non ha tradito nessuno e quindi si poteva presentare a Venezia a testa alta e senza paura.
L'abbiamo fatto, abbiamo volantinato il nostro programma e abbiamo raccolto i dubbi, le ansie, le preoccupazioni di tanta brava gente che magari un giorno ci raggiungerà.
La simpatia raccolta è stata molta, se poi si trasformerà in nuova militanza tanto meglio, se no rimarranno l'amicizia e la reciproca stima.
Il tempo dell'odio è finito, rimane il disprezzo per la banda di truffatori che ha distrutton il movimento e, che a mio personalissimo avviso, ha truffato anche Bossi.
Su questo punto molti non sono d'accordo, ma io ricordo come fosse ieri una serie di decisioni e ragionamenti del Bossi dei tempi d'oro che continuo a ritenere tanto genuini, quanto coraggiosi e rivoluzionari.
Penso alla posizione sulla Serbia, ai discorsi contro la prima aggrssione all'Iraq, all'antimondialismo, alle stoccate contro l'usurocrazia di Wall Street. Quella era roba vera, dura e genuina e se ci penso trovo una ragione per compensare tutte le amarezze e la merda che ho dovuto inghiottire negli ultimi anni.
Anni di trasformazione del movimento in partito azienda, col problema che ai vertici non c'erano oculati manager, ma ingordi trafficoni e ambiziosi ignoranti ai quali non fregava nulla dell'indipendenza della lotta al mondialismo etc. Anzi.
In questo Bossi ha sbagliato: si è circondato di omuncoli tanto incapaci quanto disonesti che con la promessa di favolose operazioni finanziarie che avrebbero rimpinguato le casse del partito, hanno invece collezionato una serie di fallimenti che hanno portato ad indebitamenti, ipoteche e dipendenza politica dalla cosiddetta CDL.
Molti (vedi Oneto) ritengono legittimamente che un partito non debba farsi una banca, io invece credo che l'idea fosse buona (avrebbe garantito piena indipendenza politica al movimento) a patto di essere ben gestita.
Quel che è successo, invece, è stato l'esatto contrario: gestione truffaldina, bancarotta e conseguente indebitamento e dipendenza politica.L'esatto contrario, ne sono convinto, di quel che voleva Bossi.
Ne sono convinto anche perchè ricordo bene una riunione da me richiesta e da lui convocata un paio di giorni prima del duro colpo che l'ha allontanato dalla scena.
Mi ero lamentato, ripetutamente, della gestione dei fondi che avrebbero dovuto essere utilizzati per i mass media leghisti e Bossi si era paecchio adombrato. Durante quella riunione, sentite certe cose pazzesche si incazzò ancora di più e chiese chiarezza ordinando una serie di cambiamenti.
Purtroppo, poi, è successo quello che è successo e i cambiamenti ci sono sì stati, ma in peggio e le epurazioni hanno colpito non i denunciati ma i denuncianti.
E' andata così, indietro non si torna. Rimane qualche bel ricordo e un patrimonio di idee da portare avanti. Per quel che riguarda Bossi, personalmente posso dire, che ne ho sempre avuto rispetto e oggi ne rispetto la malattia e la determinazione con cui l'affronta. Non ho, non abbiamo mai pensato di contestarlo. La vigliaccheria appartiene a vasta parte della classe dirigente leghista, non al Fronte Indipendentista.
Umberto Bossi, è un pò l'Arafat della Padania:nel bene e nel male ha rappresentato un'idea, un sentimento, una voglia di libertà e ribellione che alrimenti non si sarebbe mai espresso.
Questo gli riconosciamo e gli auguriamo lunga vita. Noi ce ne andiamo, per sempre, per la nostra strada.Venezia è stato il punto di non ritorno.Una tristezza infinita.
Quel che più mi dispiace è che le porcate fatte da un pugno di disonesti non solo hanno distrutto la Lega, ma hanno deluso, sfiduciato e allontanato per sempre da ogni progetto autonomista una marea di gente per bene. Questo è il crimine più grande per il quale non ci può essere perdono.
Max Ferrari