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Discussione: Imbolc e la Candelora

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    Predefinito Imbolc e la Candelora

    Storia della festa di Candelora, 2 febbraio

    di Nicola Facciolini

    “Quando vien la Candelora dall'inverno semo fora, ma se piove o tira vento, nell’inverno semo dentro”, recita l’antico brocardo...

    La Candelora o Candlemas, il 2 febbraio, celebra la festa cristiana della Purificazione, preceduta dalla novena un tempo frequentata nelle nostre chiese da molti giovani fedeli. Nelle località di tutto il mondo, tradizionalmente più legate alla propria storia, il giorno della festa della Candelora si porta in processione l’effige della Madonna: una statua della Vergine con il bambino in braccio. Una tradizione ancora viva in molti paesi dell’America Latina (Perù). Ma anche nelle nostre regioni d’Italia è una festa in grado di offrire un viaggio sui generis alla scoperta di un rito che affonda le sue radici nella notte dei tempi.

    La Candelora nel Cristianesimo celebra la Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme (Israele). Nei Vangeli si legge:“portarono il Bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore”(Luca 2,21-24). Questa festa cominciò ad essere celebrata in Oriente con il nome di “Ipapante” (Incontro). Dio incontra l’uomo e l’uomo incontra Dio e, incontrando Dio, incontra gli altri uomini nella pace e nella gioia. Nel VI Secolo la festa si estese in Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia (Francia) con la solenne benedizione e processione delle candele. Per questo fu anche detta Candelora. La Presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie (e l’esposizione dei presepi) e, con l’offerta della Vergine Madre e la profezia di Simeone (Lc. 2,33-35), apre il cammino verso la Quaresima e la Pasqua di Risurrezione Gesù Cristo. Candelora (o Candelaia) è il nome popolare che deriva dal latino “candelorum”, per “candelaram”, ovvero “benedizione delle candele”, attribuito alla festa religiosa. La candela come simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti", come venne chiamato il neonato Gesù dal vecchio Simeone. La Vergine Maria seguì il rito di purificazione dopo aver dato alla luce Gesù Cristo, in conformità con la legge mosaica. La festa è anche detta “Purificazione di Maria”. Nel Levitico è prescritto che ogni madre, che avesse dato alla luce un figlio maschio, sarebbe stata considerata impura per sette giorni, e che per altri trentatré non avrebbe dovuto partecipare a qualsiasi forma di culto. Siccome il giorno della nascita di Gesù era stato fissato, per convenzione, al 25 dicembre, ecco coincidere perfettamente la purificazione della Vergine con la festa pagana di Giunone purificata. La Presentazione al Tempio del Signore era già celebrata in Oriente, a Gerusalemme, dal IV secolo, in base alla testimonianza del barnabita Egidio Caspania, con il nome di “Quaresima dopo l’Epifania”. La Candelora, secondo gli studiosi, si caratterizza come festa delle luci e dell’incontro. Quindi, come una celebrazione di grande attualità e dai risvolti socio-antropologici davvero suggestivi che meriterebbero di essere riscoperti nel vissuto culturale del nostro tempo. Infatti, l’uomo di oggi, nell’era delle comunicazioni di massa alla velocità del pensiero, è sempre più solo, chiuso in se stesso.

    Un paradosso degno di “Avatar”, il kolossal stratosferico di James Cameron. L’uomo non solo incontra poco l’altro, ma, troppo spesso, si scontra con il prossimo per litigi senza fine, magari preferendo optare davvero per un “avatar”. La nostra civiltà occidentale all’inizio del secondo decennio del XXI Secolo, anche se non conosce la notte per la luce artificiale sempre più abbondante e sparata verso il cielo (inquinamento luminoso), oggi è immersa nel buio della sua crisi morale ed etica più profonda. Crisi di fiducia e di identità non solo nell’economia e nella finanza, ma nella vita e nel futuro dei nostri Nascituri. L’uomo sembra sempre più una massa indistinta e uniforme, in bilico sul baratro dell’auto-annientamento, solo nelle tenebre, smarrito e senza meta. La Candelora cristiana, festa delle luci e dell’incontro, è un altro dono, un simbolo, un’occasione preziosa per risvegliare e assecondare la voglia di bene, per crescere come famiglia umana edificata sull’amore, sulla vita e sulla pace. Il 2 febbraio, in occasione della ricorrenza, nella Chiesa Cattolica Apostolica dapprima si celebra la Santa Messa all’interno della quale verranno benedette le candele (per l’appunto, le candelore), poi ad ogni partecipante viene consegnata una candela benedetta e, tutti insieme in processione, si va dai malati locali per portare anche a loro, le candelore. Tale rito solenne delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X Secolo, si ispira alle parole di Simeone:“I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.

    Le bande musicali nei paesi contribuiscono alla festa, sfilando per le vie dei borghi, portando momenti di armonia e serenità alla popolazione. Il giorno della Candelora, di solito, è animato dalla fiera di paese in cui molti comprano il maiale da allevare. Si portano a casa le candele, più sottili del solito, e si tengono pronte per essere accese in caso di black-out o quando ci sono i temporali e viene a mancare la corrente. Succede spesso anche oggi e magari le accendiamo, senza accorgercene, anche solo per cercare il cellulare e l’ipod. La festa si colloca fra il Solstizio d’Inverno e l’Equinozio di Primavera. La Candelora, per la sua collocazione all'inizio del mese di febbraio, quando le giornate iniziano visibilmente ad allungarsi, è stata oggetto di detti e proverbi popolari. Il più famoso dei quali sta a indicare che se il giorno della candelora si avrà bel tempo, la primavera sta già arrivando. Al contrario, se alla candelora fa brutto, si dovranno aspettare ancora diverse settimane perché l'inverno finisca e giunga la primavera. E' quindi un momento di passaggio, tra l'inverno buio, simbolo della morte, e la primavera piena di luce, simbolo della rinascita e del risveglio. Questo passaggio viene celebrato attraverso la purificazione e la preparazione alla nuova stagione.

    La Candelora è anche legata ad alcune feste di origine agreste: in molti paesi europei si cucinano piatti specifici che venivano offerti alla natura o alle fate. Come in Francia dove è conosciuta soprattutto per essere il “giorno delle crêpes”. L’antropologia studia anche altre credenze che parlano addirittura di usi particolari delle bestie: in alcuni luoghi la Candelora è chiamata “Giorno dell’orso”, in quanto l’orso si sveglierebbe dal letargo e uscirebbe fuori dalla tana per vedere com’è il tempo e valutare se sia o meno il caso di mettere il naso fuori. Se è nuvoloso con tre salti annuncia l’arrivo della primavera, se invece è sereno rientra nella tana prevedendo altri 40 giorni di freddo.

    Un altro proverbio meridionale sostiene che se il 2 febbraio il tempo è buono, l’orso ha la possibilità di farsi il pagliaio e quindi l’inverno continua. L'orso era anche protagonista di alcuni riti rurali del mese di febbraio, collocati nel ciclo agreste/vegetativo: al termine di una caccia simulata, l'orso viene catturato e portato all’interno del paese dove viene fatto oggetto di dileggi e di scherzi. L'epilogo può variare dall'uccisione dell'orso alla sua liberazione, fuga e ritorno alla natura. La figura dell’orso è rivestita da qualcuno del luogo che non deve essere riconosciuto fino alla fine della rappresentazione rituale. A Mentoulles nel periodo di Carnevale, un uomo veniva mascherato da orso e tirato con una catena o una corda per le strade, dove veniva schernito e bastonato. A Volvera (sempre a Carnevale) un personaggio mascherato da orso apriva la sfilata in costume e in questa "rappresentazione" veniva mostrato pure il giaciglio asciutto dell'orso. A Urbiano si celebrava la "festa dell'orso": qualche giorno prima della ricorrenza, i cacciatori con il volto annerito, andavano alla ricerca dell'orso che, rappresentato da un uomo travestito, veniva immancabilmente trovato la sera della vigilia. Cacciatori, "orso" e domatore visitavano le stalle e le osterie con il pretesto di spaventare la gente (e le ragazze) si lasciavano andare a trasgressive bevute. Il giorno dopo, l'orso compariva in paese e, dopo aver fatto il giro della borgata, ballava con la ragazza più bella prima di scomparire per ritrasformarsi in uomo. Questa festa ricorre non solo in Piemonte e nelle zone dell'arco alpino, ma anche in altre regioni e nazioni. In tempi più remoti l'orso della festa era vero, portato in giro da un montanaro/domatore che andava da un paese all'altro facendo ballare l'animale nelle piazze. In seguito questo uso scomparve e in alcuni paesi, per mantenere la tradizione, l'orso fu sostituito da una persona appositamente mascherata che ripeteva la stessa pantomima. A Putignano, in Puglia, chi impersonifica l'orso gira per le vie del paese, fermandosi nelle piazze: lì, al suono di tamburi, si mette a ballare la tarantella, tra i presenti disposti in cerchio che battono le mani a tempo e lo punzecchiano e colpiscono con qualche sberla. A volte, a seconda del tempo, l’orso imita o meno l’atto del costruire il suo rifugio (u pagghiar’). Questi riti riproponevano una tradizione antica che celebrava la festa del ritorno della luce e della bella stagione, con la sconfitta delle forze del buio e del freddo.

    Nello svolgimento di questi riti gli antropologi evidenziano la simbologia dell'orso (con l'inverno va in letargo e si risveglia a primavera) interprete della forza primitiva della natura. L'orso può anche essere accostato alla figura dell'uomo selvaggio. In entrambe le raffigurazioni rappresenta comunque il binomio natura-uomo. Nei giorni prossimi alla Candelora, in Europa si festeggiano numerosi Sant’Orso, dei quali il più noto è quello di Aosta, di origine irlandese (celtica) che si festeggia il 10 febbraio. L’orso in tal caso è una rappresentazione dello stadio immediatamente precedente la prima illuminazione. La caccia all’orso ha quindi un antico significato esoterico di purificazione. L’orso compare anche, in molte culture sciamaniche, come animale iniziatico.

    Il Sant’Orso festeggiato il 1° febbraio possedeva una fontana miracolosa da lui stesso fatta scaturire, chiamata “fontana di Sant’Orso”, che ancora oggi continua a offrire la sua acqua, sotto la cappella fatta costruire nel 1649. Per gli americani è invece la Marmotta a decretare l'arrivo o meno della primavera. Il 2 febbraio viene chiamato il Giorno Della Marmotta e, in particolare, un paese chiamato Punxsutawney a nord di Pittsburgh in Pennsylvania, ospita il Groundhog Day (giorno della marmotta), dove è anche stato girato un famoso film con l’attore Bill Murray. In questo giorno una marmotta chiamata “Punxsutawney Phil” è al centro di una rappresentazione in cui viene fatta uscire dalla sua tana e se vede la sua ombra, l'inverno continuerà per altre sei settimane.

    Febbraio fa parte del periodo oscuro del calendario dei popoli indo-europei, periodo senza nome prima che fossero creati i due nuovi mesi, gennaio e febbraio. Il suo nome, Febrarius, in latino significa purificare. Macrobio ricorda che Numa lo aveva dedicato al dio Februus e stabilito che durante questo mese si celebrassero riti funebri agli dèi Mani. Nelle feste che cadevano nella seconda quindicina di gennaio, era ricordata anche Iunio Februata, Giunone Purificata che si ricordava nelle Calende di febbraio come Iuno Sospita, Giunone Salvatrice.


    Beato Angelico, Presentazione di Gesù al Tempio (1438-1440)
    Firenze, Convento di San Marco
    Immagine tratta dal sito http://upload.wikimedia.org/

    Ai nostri giorni, febbraio ha perduto la sua connotazione di mese dedicato alla purificazione e ai morti, poiché il mese dei morti è stato spostato a novembre, nel quale inizia l’Avvento, periodo dal carattere purificatorio e di attesa della nascita di Cristo. Eteria in Pellegrinaggio in Terra Santa narra: “il quarantesimo giorno dopo l’Epifania, qui (a Gerusalemme), è celebrato con grande solennità. In quel giorno si fa una processione (con affluenza numerosa di fedeli) all’Anastasis (Basilica sul luogo della morte e della risurrezione) e tutti vi partecipano; ogni cosa si compie con grande festa, come a Pasqua. Predicano tutti i sacerdoti e pure il Vescovo, commentando sempre quel passo del Vangelo nel quale si dice che Giuseppe e Maria, il quarantesimo giorno, portarono il Signore al Tempio, e che Simeone e la profetessa Anna, figlia di Fanuele, lo videro, e si ricordarono delle parole che essi dissero alla vista del Signore e l’offerta che i genitori fecero. Dopo aver compiuto tutte le cerimonie usuali si celebrano i Misteri e avviene il commiato” (Città Nuova, Roma 2000, pag. 146).

    Da Gerusalemme tale festività si diffuse in tutto l’Oriente, e in particolar modo a Bisanzio e i monaci bizantini in seguito diffusero questa festività anche in occidente. Con l’imperatore Giustiniano I divenne giorno festivo e assunse il nome di “Ypapanté” (incontro del Signore). Festa di origini antichissime, cristianamente fu istituita da Papa Gelasio I tra il 492 e il 496 d.C. come festività interna al culto cristiano, probabilmente in sostituzione di alcune usanze pagane. All’inizio del V secolo, Cirillo d’Alessandria comincia a parlare di lumi. La commemorazione del rituale di purificazione, effettuato da Maria Vergine, dal vicino Oriente passò a Roma e già dal VIII secolo d.C. la festa aveva raggiunto una solennità imponente. A Roma, nel Medioevo, si compiva una lunghissima processione che partiva da Sant'Adriano e attraversava i fori di Nerva e di Traiano, attraverso il colle Esquilino, per raggiungere infine la basilica di Santa Maria Maggiore. La benedizione delle candele è un’usanza successiva alla processione ed è documentata a Roma tra la fine del IX e l’inizio del X secolo, probabilmente introdotta dal clero franco-germanico. Venivano accese con un cero in una cerimonia simile a quella della veglia pasquale, mentre ora sono semplicemente benedette. Secondo la tradizione, i ceri benedetti erano conservati in casa dai fedeli e venivano accesi, per placare l’ira divina, durante i violenti temporali, aspettando una persona che non tornava o che si pensava fosse in grave pericolo, assistendo un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili. In tempi più recenti, la processione si accorciò, svolgendosi intorno alla Basilica di San Pietro.

    In quell'occasione, all'interno della Basilica, sull'altare venivano poste delle candele, con un fiocco di seta rosso e argento, e con lo stemma papale. Erano scelte tre di queste e la più piccola era consegnata al Papa, mentre le altre due andavano al diacono e al suddiacono ufficiali. Una volta benedetti i ceri, il Papa consegnava la sua candela al cameriere segreto, insieme con il paramano di seta bianca, che gli era servito per proteggersi le mani dalla cera calda, e passava alla benedizione dei ceri.

    A Chiaromonte, in Sicilia, alla vigilia della festa, le donne del paese effettuavano una processione che le portava in cima alla montagna dove si purificavano bagnandosi con la rugiada. Nel resto d'Italia, la festa della Candelora resta legata ai ceri benedetti. Questi ceri vengono custoditi nelle case, e si ritiene tengano lontani gli influssi maligni. In alcuni paesi costieri si riteneva che i ceri benedetti durante la Candelora servissero a ritrovare gli annegati. Gettati nell'acqua si sarebbero fermati dove si trovava il corpo dell'annegato. Se avete avuto la pazienza di seguirmi fino a questo punto, meritate di scoprire altri particolari.

    Probabilmente la Candelora diventò festa cristiana sotto Papa Gelasio I, per sostituirne una pagana: la “februatio”, una parte della celebrazione della festività religiosa romana chiamata Lupercali o Lupercalia, che celebrava il fauno Luperco, dio della fertilità protettore del bestiame e delle messi. Questi riti si svolgevano a Roma alle Idi di Febbraio (per i romani ultimo mese dell’anno) e servivano a purificarsi prima dell’avvento dell’anno nuovo, e a propiziarne la fertilità. Plutarco ce li descrive minuziosamente nelle sue “Vite parallele” (Vita di Giulio Cesare): essi venivano celebrati nella grotta chiamata Lupercale, sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo, sarebbero cresciuti allattati da una lupa. Secondo il rito celebrativo, nel giorno antecedente i Lupercalia, le donne ancora in cerca di marito scrivevano il loro nome su un biglietto che veniva messo in un grande contenitore; successivamente tali biglietti, estratti a sorte, venivano abbinati ai nomi dei maschi presenti così da formare delle coppie; queste coppie passavano insieme tutto il giorno della festività danzando e cantando; poteva succedere che alla fine dei festeggiamenti alcune di esse decidessero di convolare a giuste nozze. Inoltre, nello stesso giorno, due ragazzi (i luperci) di famiglia patrizia, nella grotta consacrata al dio venivano segnati sulla fronte con del sangue di capra. Il sangue veniva quindi asciugato con della lana bianca intinta nel latte di capra, e a quel punto i due ragazzi dovevano sorridere. Venivano poi fatte loro indossare le pelli degli animali sacrificati, e con le stesse pelli venivano anche fatte delle strisce, le cosiddette “februa” o “amiculum Iunonis”, da usare come fruste. Con queste i due giovani dovevano correre intorno al colle colpendo chiunque incontrassero, in particolare le donne che volontariamente si offrivano alle sferzate per purificarsi e ottenere la fecondità.

    Un altro rito della celebrazione era la “februatio”, ovvero la purificazione della città, in cui le donne scendevano in strada con dei ceri e fiaccole accesi, simbolo di luce. Secondo alcuni la festa derivava da una più antica dedicata alla Dea Lupa, in cui le sacerdotesse della dea indossavano pelli di lupa e ululavano nei riti alla luna. Esse praticavano la prostituzione sacra e il loro tempio era il "lupanare" nome che poi indicò semplicemente il postribolo. Le meretrici romane, infatti, richiamavano i clienti con il verso del lupo. Il famoso allattamento di Romolo e Remo ad opera di una lupa, si riferisce proprio all'intervento di una divinità. Poiché il rito riguardava un aspetto di Ecate, cioè Ecate Trivia, i templi erano posti nei trivi dove poi vennero posti i postriboli, da cui il termine triviale in senso spregiativo.

    In merito alle origini italiche della Candelora, nel "Lunario Toscano" dell'anno 1805 troviamo il seguente testo: "La mattina si fa la benedizione delle candele, che si distribuiscono ai fedeli, la qual funzione fu istituita dalla Chiesa per togliere un antico costume dei gentili, che in questo giorno in onore della falsa dea Februa con fiaccole accese andavano scorrendo per le città, mutando quella superstizione in religione e pietà cristiana". Per la cronaca, i gentili erano i pagani e la Dea Februa era Iunio Februata (Giunone purificata), che veniva celebrata a Roma alle Calende di febbraio. Durante i festeggiamenti a Giunone purificata e Giunone Salvatrice i fedeli correvano per la città portando fiaccole accese. Giunone era detta anche Lacinia, dea della luce e protettrice, fra l’altro, delle partorienti.

    Quindi, la Purificazione di Maria fu fatta coincidere (per sostituirsi poi del tutto o quasi) con la festa pagana dedicata a Giunone e ai Lupercali? Forse.

    Un’altra ipotesi, sostenuta per lo più da altri studiosi, ritiene che la festa cristiana della Candelora sia una cristianizzazione della festa celtica di Imbolc, celebrata originariamente il 1° Febbraio e solo attualmente il 2 febbraio, probabilmente a causa di una confusione, ma non esiste nessuna evidenza del fatto che Imbolc fosse celebrata in epoca pre-cristiana al di fuori dell'Irlanda (da cui provengono gli unici resoconti scritti), mentre la festa della Candelora ha origine nel bacino del Mar Mediterraneo come i Lettori già sanno. Il termine Imbolc in irlandese significa “in grembo”, in riferimento alla gravidanza delle pecore, ed è anche il termine celtico per Primavera. Gli antichi Druidi chiamavano questo giorno il Festival del Ritorno della Luce, nel quale si risvegliava la Dea Terra. Dopo il sonno dell’Inverno spuntavano infatti i primi timidi fiori, il giorno era visibilmente più lungo, c’era la speranza della primavera.

    Altri nomi per questa festività sono: “Oimelc” (latte di pecora) e “Brigid” o “Bride”, dal nome della dea celtica a cui il giorno è consacrato. Questa era la dea del Fuoco, di natura Trina poiché aveva altre due sorelle a lei identiche e sempre di nome Bride. Per questo motivo era contemporaneamente la protettrice dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Nel culto di Bride non erano ammessi uomini. A Bride erano consacrate diciannove sacerdotesse, molto simili alle vestali romane. Diciannove è il numero del ciclo metonico, in quanto ogni 19 anni le fasi lunari ricadono nello stesso giorno dell’anno solare. Curiosamente il nome della dea Bride fu assorbito in quello di Santa Brigida, una suora missionaria omonima (Saint Brigit) vissuta tra il 450 e il 525, i cui miracoli la fecero identificare presso il popolo con l'antica divinità pagana. Santa Brigida, divenuta poi seconda patrona d'Irlanda (dopo S. Patrizio), resta ancora oggi la protettrice di fabbri, poeti e guaritori, e viene raffigurata nei dipinti con una fiamma sopra la testa in ricordo dell’Antico Fuoco di Bride. Purificazione, rinnovamento, rinascita, fonte di giovinezza, nuova luce che si diffonde, sono tutti aspetti di Imbolc e della Candelora. Passano i secoli e i millenni ma il significato delle date fondamentali del Calendario legate al cielo stellato non cambia. Molto simbolica era anche l’antica festa della Candelora che prevedeva dapprima una processione per le strade dei paese a ceri spenti [nigredo], poi tutti i devoti, prima di entrare in chiesa, accendevano la candela [albedo], attingendo da un unico cero posto nell'ingresso. Qui il simbolismo di tenebra e quindi luce che proviene da unica fonte, è chiaro. Ma i fedeli, se numerosi, potevano anche far accendere il vicino direttamente dalla propria candela, divenendo in tal modo loro stessi portatori della nuova luce come accade nella santa notte della Veglia di Pasqua. L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è rimasta forte nel folklore europeo. Ad esempio le decorazioni vegetali natalizie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare che i folletti che in esse si sono nascosti infestino le case.

    Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita: si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove. Un antico detto celtico ricordava come fosse una buona cosa lavarsi spesso mani e viso con il bucaneve (i virus vecchi e nuovi dell’influenza sono sempre in agguato e non servono astronomici investimenti!). Bucaneve e mandorli in fiore riaccendono la Natura con il loro candido manto sfavillante che annuncia la Primavera alle porte. Il bucaneve è il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza.

    Storia della festa di Candelora, 2 febbraio - Report On Line

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    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-02-10 alle 14:04
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

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    Predefinito Rif: La Candelora

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio
    Il suo nome, Febrarius, in latino significa purificare. Macrobio ricorda che Numa lo aveva dedicato al dio Februus e stabilito che durante questo mese si celebrassero riti funebri agli dèi Mani. Nelle feste che cadevano nella seconda quindicina di gennaio, era ricordata anche Iunio Februata, Giunone Purificata che si ricordava nelle Calende di febbraio come Iuno Sospita, Giunone Salvatrice.


    Iuno Sospita
    Firenze, Museo Archeologico
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-02-10 alle 17:07
    Orientata verso l'immenso mare della bellezza

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    Predefinito Rif: La Candelora

    Quando ariva la Candelora dell'Inverno semo fora
    Ma se piove e tira vento dell'inverno semo dentro.


    Siccome siamo a meno 10 niente Candelora, per adesso.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-02-10 alle 14:54

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    Predefinito Rif: La Candelora



    Giotto, Presentazione di Gesù al Tempio
    (1325-1330 - cm.44x43)
    Boston, Isabelle Stewart Gardner Museum
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-02-10 alle 15:51
    Orientata verso l'immenso mare della bellezza

  5. #5
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    Predefinito La Candelora

    La festa della Candelora, celebrata dalla Chiesa romana il 2 febbraio, fu introdotta nel VII secolo, adottando una festa della Chiesa orientale che festeggiava, fin dal IV sec., la Presentazione al Tempio di Gesù e la relativa purificazione rituale della madre. Secondo la legge ebraica, infatti, la donna dopo il parto di un figlio maschio doveva rispettare un periodo di quarantena, cui seguiva una cerimonia di purificazione che le consentiva di rientrare nella comunità (Levitico 12,2-4). Allo stesso modo Maria Vergine, 40 giorni dopo il parto, veniva purificata nello stesso momento in cui il fanciullo veniva "presentato al tempio".




    Andrea Mantegna, Presentazione al Tempio (1455)
    Berlino, Staatliche Museen


    Il rito è stato ripreso nella tradizione cattolica contadina e fino al secolo scorso qualsiasi partoriente subiva la quarantena dopo il parto e la seguente purificazione che coincideva col battesimo del bambino. Nella quarantena post partum la donna doveva rispettare tutta una serie di restrizioni, come non mangiare carne, soprattutto di maiale, non fare lavori pesanti, non avere rapporti sessuali e non uscire: Prima del battesimo, né la mamma né il bambino uscivano ma, se proprio dovevano uscire anche solo in cortile per stendere il bucato, era d'obbligo indossare un fazzoletto in testa e tenere la corona del rosario in mano, per allontanare possibili influenze malefiche che si sarebbero estese anche al nascituro.

    Per la purificazione la donna si presentava davanti alla chiesa, ma non entrava: il prete usciva, le porgeva una candela, la benediceva e solo allora ella poteva entrare in chiesa per il battesimo del bambino. Il nome Candelora deriva infatti dall'usanza di benedire e distribuire ai fedeli le candele. La simbologia della luce divina del Cristo è ricollegabile ai miti del Dio Sole e della scintilla fecondatrice, benché ovviamente i significati teologici assumano differenti aspetti.
    Popolarmente le candele benedette acquistano poteri terapeutici e protettivi: venivano infatti conservate e accese solo in caso di calamità: temporali molto forti, tempeste, aspettando una persona che non tornava o che si pensava fosse in grave pericolo, nelle agonie di un malato, durante le epidemie o i parti difficili.

    Il legame della Candelora con Iunio Februata (Giunone purificata) è evidente nel suo significato femminile e post partum, ma i riti legati al fuoco sono riconducibili anche ai rituali primaverili di marzo. Cattabiani sosteneva in merito: "che la Chiesa abbia voluto cristianizzare non solo i riti precristiani di febbraio, ma anche anticipare quelli che si svolgevano alle calende di marzo in onore di Vesta e di Giunone e avevano come protagonista il fuoco, simbolo dell'energia divina nel cosmo secondo una concezione arcaica analoga a quella di altri popoli indoeuropei, come gli Indiani e i Persiani". (Alfredo Cattabiani, Calendario, Mondadori 2003, pag. 130)

    Liberamente tratto da Strie - Candelora Imbolc

  6. #6
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    Predefinito

    Il tempo delle previsioni contadine

    La posizione strategica nell'anno agricolo fa di questa data uno dei momenti di demarcazione del tempo. Il susseguirsi delle stagioni, ma soprattutto l'arrivo precoce o tardivo della primavera potevano compromettere l'intera annata successiva e, in un mondo dove non esistevano i supermercati, ciò che la terra produceva era tutto o era fame. In tal modo, al di là dei riti "cittadini" romani che scandivano e auspicavano la fertilità, i contadini erano avvezzi a guardare il cielo e subito dopo le scorte di cereali, frutta, paglia ammassate nelle sale asciutte della casa.

    I proverbi sono un modo per diffondere una cultura orale. Facili da ricordare rimandano a precetti e comportamenti, sperimentati empiricamente nell'arco dei millenni. Legati alla Candelora vi sono tutta una serie di indicazioni che evidenziano il ruolo di questo momento nel "predire" l'arrivo della primavera e le caratteristiche della stagione a venire.

    Uno dei primi proverbi latini recita:

    "Si Purificatio nivibus, Pasqua floribus
    Si Purificatio floribus, Pasqua nivibus"


    Ovvero se il 2 Febbraio c'è neve, la Pasqua sarà fiorita; viceversa se a Candelora le gemme sono già sbocciate si tratta di un falso allarme: a Pasqua sarebbe caduta la neve e l'inverno sarebbe stato lungo.

    Un altro detto latino era questo:

    Sole micante, die Purificante
    frigor peior post quam ante"


    Se il sole ammicca il giorno della Candelora, seguirà un freddo ben peggiore di prima.

    Il primo dato che abbiamo è che il bel tempo nel giorno della Candelora non è un buon segno: anzi, si rischia di avere uno di quegli inverni lunghi, dove sono a rischio non solo le scorte alimentari ma anche quelle della legna.

    A questi antichi proverbi si possono collegare i detti diffusi in tutta Italia, come per esempio questi:

    "Se nevica o gragnola dell'inverno siamo fora
    Se c'è sole o solicello siamo ancora a mezzo inverno
    Se c'è sole o sole tutto dell'inverno resta il brutto"

    (Toscana)

    "Candelora in foglia, Pasqua in neve"

    "Candelora scura dell'inverno non si ha paura"

    "Se nevica per la Candelora, sette volte la neve svola"


    La cascina contadina ha messo da parte gli alimenti dell'estate per potere sopravvivere durante l'inverno: alla data del 2 febbraio le provviste devono essere consumate a metà. E' così che questo si tramuta in un giorno di marca, di demarcazione.

    Il legame del 2 febbraio con le scorte alimentari e le preoccupazioni relative è testimoniato da alcuni proverbi come i seguenti:

    "Da Candalora, cu on avi carni
    s'impigna a figghjiola"

    (Calabria)

    "Pa Cannilora a jaddina fà l'ova
    Pa Cannilora du 'nvirn sim fora
    Pa Cannilora u brascirr fora"

    (Sicilia)

    A Rotello in Molise, sono molto più pratici:

    "A Cannelora, a vernate jè sciute fore!
    Responne Sante Biase: 'A vernate 'ncore trasce';
    responne a vecchierelle:
    'Quanne scekoppe a Vecachelle';
    responne u viecchie Semmejone:
    ' Se vuo' sta cchiù secure, quanne calene i meteture' ".


    Ovvero: alla Candelora l'inverno è uscito fuori (passato), risponde San Biagio (3 Febbraio): "L'inverno non è ancora arrivato". Risponde la vecchietta. "Quando sono sbocciate le gemme" ma il vecchio Simeone conclude con saggezza: "Per essere più sicuri, quando arrivano i mietitori".

    Micaela Balice - Strie - Candelora Imbolc

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    Predefinito Rif: La Candelora

    Alfredo Cattabiani
    (da Calendario)

    «Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore [...]: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone [...] lo Spirito Santo che era sopra di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese fra le braccia e benedisse Dio: "[...] i miei occhi han visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo, Israele"». Poi Simeone aggiunse, rivolto a Maria: «Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». (Luca 2, 22-35)

    La presentazione del primogenito al tempio e la purificazione rituale della madre dovevano avvenire, secondo la legge ebraica, il quarantesimo giorno dalla nascita: dunque la festa doveva cadere nel calendario cristiano il 2 di febbraio perché il Natale era stato fissato al 25 dicembre. Sicché venne a coincidere col mese dedicato nella Roma pagana alle purificazioni, a lunio Februata e al rito dei Lupercali. Forse per allontanare quelle presenze pagane e soprattutto Giunone, il 2 febbraio divenne successivamente la Purificazione della Beata Vergine ponendo in ombra l'evento più importante, la presentazione del Figlio al Padre sulle braccia di Maria. «Offri il tuo Figlio, o Vergine santa» pregava san Bernardo «e presenta al Signore il frutto benedetto del tuo seno. Offri per la riconciliazione di noi tutti la vittima santa, a Dio gradita.»

    Con la recente riforma liturgica la Chiesa latina, in pieno accordo con quelle orientali, ha restituito al 2 febbraio la categoria di festa del Cristo che aveva originariamente, chiamandola Presentazione del Signore. È detta anche Candelora perché vi si benedicono e si distribuiscono ai fedeli candele cui la pietà popolare attribuisce virtù protettive contro le calamità, le tempeste, e anche durante l'agonia.

    Si legge nel Lunario toscano del 1805: «La mattina si fa la benedizione delle candele che si distribuiscono ai fedeli; la qual funzione fu istituita dalla Chiesa per togliere un antico costume ai fedeli che in questo giorno, in onore della falsa dea Februa, con fiaccole accese andavano scorrendo in città, mutando quella superstizione in religione e pietà cristiana». La dea Februa era evidentemente lunio Februata, detta anche lunio Sospita, Salvatrice: alle calende di febbraio si celebrava la dedicazione del suo tempio sul Palatino che forse (ma è solo una mia ipotesi non suffragata da documentazione) si raggiungeva alla luce delle fiaccole. È invece certo che già nel VII secolo si svolgeva a Roma, in occasione della festa cristiana, una processione notturna con ceri accesi, da ogni parrocchia fino alla chiesa di Sant'Adriano e di qui a Santa Maria Maggiore: processione penitenziale, secondo alcuni storici, per esorcizzare una sfilata licenziosa e carnascialesca che si svolgeva in quei giorni. Ma non sarebbe da scartare un'altra ipotesi: che la Chiesa abbia voluto cristianizzare non solo i riti precristiani di febbraio, ma anche anticipare quelli che si svolgevano alle calende di marzo in onore di Vesta e di Giunone e avevano come protagonista il fuoco, simbolo dell'energia divina nel cosmo secondo una concezione arcaica analoga a quella di altri popoli indoeuropei, come gli Indiani e i Persiani.

    Alfredo Cattabiani, Calendario (Mondadori, pag. 131)


    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-02-15 alle 01:00

  8. #8
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    Predefinito Re: La Candelora

    La luce dell'Inverno: Imbolc, il trionfo dello splendore


    Immagine dal sito http://www.bellabloodlust.com/

    Presso le popolazione dei Celti 1/2 febbraio era Imbolc (pronuncia Immol’c) detta anche Oimelc o Imbolg. L’etimologia della parola è controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”: ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità invernali.
    Invece Oimelc significa “lattazione delle pecore” mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel senso di “nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all'inizio della buona stagione.
    L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di febbraio.

    La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all'inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.

    Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava all'imbrunire del giorno precedente).

    Imbolc, festa di luce, ci chiede di ritornare allo spirito di gioioso stupore ed aspettativa dell’infanzia, di lavare con le acque lustrali i vecchi strati di preoccupazione e uscire a giocare nuovamente con la vita che si risveglia, in fiduciosa attesa degli eventi.
    Nulla sarà come prima se sapremo cogliere i segni della trasformazione.
    Il ciclo della Ruota dell’Anno si ripete, ma la ripetizione non è monotona poiché ogni giro ci sposta e ci propone una diversa opportunità: il ritorno delle medesime circostanze è un’occasione per reinterpretare i significati della nostra esistenza alla luce del presente.
    Per cogliere la differenza bisogna riuscire ad aprirsi.

    La rievocazione dello spirito dell’infanzia, inteso come profonda apertura e ricettività ed “elasticità” interiore, è una sfida da sovrapporre alle nostre precedenti esperienze. È difficile ma non impossibile riuscire a giocare quando si è adulti: chi percorre un cammino iniziatico conosce la differenza tra “desiderare” e “volere” e sa che tutte le trasformazioni esterne iniziano dalla trasformazione interiore. Solo se si è convinti di poter evolvere dentro di sé si riuscirà a imprimere la trasformazione anche nella vita che ci viene incontro

    https://www.facebook.com/soffittadel...180979182170:0
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-02-15 alle 00:59
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  9. #9
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    Predefinito Re: Imbolc e la Candelora

    molto bello il post precedente, Imbolc era veramente una festa molto importante nell'antichità, a Roma divenne candelora, oggi è la Presentazione del Signore, che è nuova luce
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  10. #10
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    Predefinito Re: Imbolc e la Candelora

    Candelora: festeggiamenti e credenze in Italia

    La Candelora è una ricorrenza molto sentita nelle diverse regioni d'Italia. Ecco i festeggiamenti e le credenze più interessanti.

    di Caterina Lenti


    Nelle tradizioni popolari è l’orso il protagonista del giorno della Candelora. Esso, in questa particolare ricorrenza, esce fuori dalla sua tana per vedere com’è il tempo e valutare se sia o meno il caso di uscire dal letargo. Si dice che se il tempo è nuvoloso, l’animale, con tre salti, annuncia l’arrivo della primavera; se invece, è chiaro e soleggiato, torna a dormire nella sua tana. Nell’arco alpino e in alcune regioni centro/meridionali, in tempi remoti, un montanaro/ domatore andava in giro da un paese all’altro, facendo ballare l’orso nelle piazze, celebrando il ritorno della luce e della bella stagione, con la sconfitta delle tenebre e del freddo.Vi è anche un’altra tradizione legata alla Candelora, detta “Lu Vecchio o Vecchione”.

    image: http://www.meteoweb.eu/wp-content/up...SO-300x237.jpg
    CANDELORA ORSOSi racconta che il 2 febbraio di tutti gli anni, un essere mostruoso esca dai boschi, aggirandosi tra le case dei paesi alla ricerca di bambini, di cui è molto ghiotto. Quelli che lo hanno visto dicono che sia vestito di pelli e abbia le sembianze di un vecchio dalla barba folta e ispida, con braccia che diventano lunghissime per afferrare i bambini e divorarli all’istante. Nei racconti popolari il vecchio rappresenta l’inverno che si aggira, nella notte, intorno alle case, per rivendicare la propria presenza, urlando: “ O fore o non fore, quaranta giurni aggiu ancora”. Ma i festeggiamenti della Candelora sono davvero numerosi in Italia: se a Chiaromonte, in Sicilia, la vigilia della festa, le donne vanno a purificarsi in cima alla montagna, bagnandosi con la rugiada; in molti centri della Costiera Amalfitana il 2 febbraio è la festa dei pescatori e si celebra con la Santa Messa e uno spettacolo di fuochi d’artificio;a a Catania la Candelora si legata alla Festa di Sant’Agata e a Putignano, ancora oggi, un paesano, si traveste da orso mentre gli altri simulano il suo inseguimento.

    image: http://www.meteoweb.eu/wp-content/up...RA-ORSO-4.jpeg
    CANDELORA ORSO 4L’orso viene portato in paese, dove ci si dedica a danze festose. Oristano e il mondo della Sartiglia, il 2 febbraio vivono il primo atto ufficiale in vista dell’antica giostra equestre con la nomina dei Componidoris, mentre a Martano si tiene una grande fiera in cui si vendono animali, soprattutto cavalli, attrezzi agricoli e macchinari. Rulli di tamburo e grancassa fanno il giro di Rampolla nella notte della Candelora … un rito che ricorda la devastazione subita dai rapollesi da Galvano Lancia, signore a servizio di Manfredi nel 1254. Attualmente si tratta di un evento giocoso che precede la festa di San Biagio. La Diana è preceduta dal falò di San Biagio e tradizione vuole che, sotto le ceneri del falò, vengano messe patate novelle, segno di rinnovamento dello spirito, cotte con l’aggiunta di sale, mangiate con un buon bicchiere di vino aglianico. Tante le credenze: si vuole che le galline, il 2 febbraio, ritornino a fare le uova (anche quelle più svogliate), tanto che un proverbio recita: “Per la Candelora torna l’uovo nel covo della gallina”; e si crede che le candele benedette in questo giorno abbiano il potere di allontanare, se accese davanti alla finestra, tempeste, grandinate, forze malefiche ma solo se sono state ricevute, dalla stessa persona, in chiesa e dal sacerdote.
    Per approfondire Candelora: festeggiamenti e credenze in Italia - Meteo Web

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    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

 

 
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