ottimo chiarimento
ottimo chiarimento
No. Lenin sapeva bene che il passo per il comunismo è imprescindibile da una rivoluzione borghese che porti il capitalismo. Lenin si propose di fare questa rivoluzione borghese come primo tempo (rivoluzione di febbraio) accelerandone il più possibile il passaggio a quella successiva. Purtroppo fu questo passaggio forzato che non funzionò bene. La rivoluzione d'ottobre è il tentativo di fare in russia 3 rivoluzioni insieme: industriale, borghese e socialista. Diciamo che 2 su 3 hanno funzionato, quella socialista un po' meno, anche perché le cose si sono complicate di brutto. Quindi nessuna abolizione del (non) nascente capitalismo russo, ma creazione guidata di un capitalismo russo che poi si tramutò in capitalismo di stato.
Eh sì, dopo che si è iniziati a giocare, se le cose iniziano ad andare male tu dici: "vabbè, scherzavo, chiudiamola così"?Probabilment Trotzky era consapevole di questo quando invocava una rivoluzione mondiale (a partire dai centri nevralgici dello sviluppo capitalistico) ma le sue responsabilità nel disastroso esperimento sociale iniziato nel 1917 sono equiparabili a quelle di Lenin e di Stalin. Poi quest'ultimo si è accollato ben altre responsabilità, sia sul piano economico che su quello delle "purghe" che hanno eliminato un'intera generazione di comunisti, compreso Trotzki assassinato in Messico da sicari del dittatore.
Partendo dall'assunto del marxismo-leninismo (la cui conoscenza direi che è fondamentale se si vuole poi parlare delle differenze tra trotckij e stalin) è necessario ragionare sul presupposto che il socialismo può svilupparsi in uno stato dove non sia stata raggiunta la giusta "maturità" della borghesia, destinata poi a "cedere il passo" al proletariato, che si appropria del potere in modo rivoluzionario. Tralasciamo, quindi, il marxismo tedesco, bernstein, le teorie riformiste ecc. ecc.
Questo è l'assunto della "rivoluzione permanente", ossia una rivoluzione che "salta" il passaggio verso la democrazia borghese, o meglio, lo sorpassa, grazie ad una politica economica che spinge verso l'industrializzazione e la modernizzazione già sotto il controllo del proletariato.
Lo scontro con Stalin avviene, secondo me, soprattutto perchè l'Unione Sovietica staliniana si trovò ad essere completamente isolata dopo la prima guerra mondiale e Trotzkij (ottimo anche come stratega militare) riteneva impossibile resistere alla pressione dei paesi capitalisti, ostili ad uno stato socialista, se non fosse partita una spinta complessiva e internazionale verso una rivoluzione in tutti i paesi capitalistici (cosa, peraltro, sostenuta dalla teoria bolscevica per cui l'internazionalismo è parte integrante della rivoluzione socialista). Stalin, invece, decise per la costruzione del "socialismo in un solo stato" ed è da qui che poi ha origine l'autoritarismo, l'accentramento del potere da cui derivò il culto della personalità ecc. ecc.
Penso che Trotzkij abbia avuto, per tutta la vita, una costante pulsione antiautoritaria e abbia visto nel socialismo rivoluzionario sovietico il futuro per un'umanità libera e felice. Ma era inevitabile lo scontro con Stalin.
L'ho già suggerito, ma ancora una volta vi invito a leggere "Il profeta muto", di Roth. Un romanzo "su Trotzkij", ovviamente non una biografia, ma un bellissimo quadro.
I morti di Kronstadt si rivoltano nella tomba..Penso che Trotzkij abbia avuto, per tutta la vita, una costante pulsione antiautoritaria e abbia visto nel socialismo rivoluzionario sovietico il futuro per un'umanità libera e felice
Non sono d'accordo, Stalin si opponeva ad una rivoluzione mondiale in quanto l'economia russa per esistere aveva bisogno che gli altri stati europei rimanessero capitalisti per poter esportare i propri prodotti.
Nicola Bombacci era uno di quelli che voleva la rivoluzione anche in Italia, per questo con Lenin in vita riceveva molti aiuti dall'URSS ma con la presa del potere da parte di Stalin gli aiuti cessarono e lui intraprese da solo l'utopia di unire la rivoluzione rossa a quella nera.
Comunque sull'argomento vi consiglio il libro di Petacco "Il comunista in camicia nera".