IL CANTO CONTINUA ANCORA
Un breve sguardo su Uddhava
e sulla Uddhava Gita
di Satyaraja Dasa
Durante una recente conferenza universitaria mi sono trovato coinvolto in un dibattito sulla Bhagavad-gita, sul dialogo sul campo di battaglia tra Krishna o Dio e il suo grande devoto Arjuna, l'eroico guerriero.
"La Gita ci dà la filosofia più elevata", dissi ad uno degli studiosi presenti. "Essa ci mostra come Krishna si rapporta con i Suoi devoti pieni d'amore per Lui."
Una persona vicina a me che sembrava non ascoltasse e aveva sentito solo alcuni dettagli insignificanti del mio discorso chiese: "Oh, tu stai parlando della Gita-Govinda, in cui Krishna mostra il Suo amore a Radha?"
"Ma, no, io..."
Un altro studioso, che stava in piedi a pochi passi da me, s'intromise: "Credo che stia parlando della Anugita, un compendio della Bhagavad-gita trovato successivamente nel Mahabharata." Ad una conferenza universitaria di studiosi specializzati in testi religiosi indiani, il mio riferimento alla "Gita" si rivelò assai impreciso - in India vi sono moltissime Gita e la Bhagavad-gita è una di esse.
Quando tornai a casa, decisi di cercare nei libri di Srila Prabhupada per vedere quale Gita egli ritenesse importante. Con mia sorpresa, nel terzo Canto dello Srimad-Bhagavatam (3.4.32, spiegazione) Prabhupada afferma qualcosa d'interessante sulla Uddhava Gita. "Non c'è dubbio che la Bhagavad-gita è stata enunciata dal Signore sul campo di battaglia di Kuruksetra per incoraggiare Arjuna alla battaglia, ma per completare la conoscenza spirituale della Bhagavad-gita, il Signore scelse di istruire Uddhava. Il Signore voleva che Uddhava portasse a termine la Sua missione e diffondesse una conoscenza che Egli non aveva incluso nemmeno nella Bhagavad-gita." Qui Prabhupada non sta minimizzando l'importanza della Bhagavad-gita, che egli esalta in ogni occasione come la filosofia più elevata conosciuta dall'uomo, ma tuttavia fa rilevare la straordinaria importanza della Uddhava Gita.
L'ALTRA GITA DI KRISHNA
La Uddhava Gita si trova nell'undicesimo Canto dello Srimad-Bhagavatam, capitoli 7-29. È una delle numerose Gita dedicate all'adorazione di Krishna. Sebbene la Bhagavad-gita sia senza dubbio la più famosa di queste Gita, la tradizione ci offre una Gita-Govinda, una Gopi-gita, una Velfu-gita, una Bhramara Gita ed alcune altre. Gita significa "canto" e nel contesto della letteratura sacra si riferisce a canti particolarmente soavi e santi sulla verità divina, composti da grandi devoti o dal Signore in persona. Questi canti contengono sia argomenti filosofici sia devozionali.
La Uddhava Gita è tra le più importanti nel suo genere, perché è dedicata alle ultime istruzioni di Krishna prima che lasciasse il pianeta terra. Inoltre, queste istruzioni sono date a Uddhava, riconosciuto dalla tradizione come un maha-bhagavata o "il più grande fra i devoti", e come mukhyam krishna-parigrahe, "il più famoso fra coloro che sono intimi di Krishna." (Srimad-Bhagavatam 3.4.24) Egli è anche cugino di Krishna e per la loro somiglianza sembra Suo gemello.
Per queste ragioni ed altre è strano che la Uddhava Gita non abbia mai avuto la stessa fortuna dell'altro testo analogo, la Bhagavad-gita, con cui ha qualche verso in comune. In un certo senso la Uddhava Gita va oltre la Bhagavad-gita, come ci dice Prabhupada, poiché chiarisce l'insegnamento centrale della Bhagavad-gita della devozione a Krishna ed enfatizza l'importanza di vedere Krishna ovunque, in ogni persona e in ogni momento.
CHI È UDDHAVA?
Lo Srimad-Bhagavatam presenta Uddhava nel terzo Canto. Uddhava incontra lo zio dei Pandava, Vidura, che gli pone delle domande a proposito della sua conversazione con Krishna (Uddhava Gita), sugli associati di Krishna e sui componenti della famiglia. Il Bhagavatam (3.2.2) a questo punto c'informa della totale e sincera devozione di Uddhava - fin dall'età di cinque anni fu assorto in Krishna e in nient'altro - e ci rivela il profondo amore di Uddhava per Krishna. RicordandoLo, "Uddhava manifestava sul corpo tutti i segni spirituali dell'estasi più perfetta e si sforzava di trattenere le lacrime di separazione che riempivano i suoi occhi." (3.2.5) Chiaramente Uddhava non è un personaggio comune, anche in questo che è il più trascendentale dei passatempi.
L'inizio della risposta di Uddhava alle domande di Vidura è altamente poetico: "Il sole del mondo, Sri Krishna, è tramontato, e la nostra dimora è stata divorata dal grande serpente del tempo." (3.2.7) Egli narra i passatempi di Krishna a Vrindavana, molti dei quali si svolsero vicino al fiume Yamuna, dove ora Vidura e Uddhava sono seduti. Egli descrive poi i principali avvenimenti che ebbero luogo a Mathura e a Dwarka, nell'ultima parte dei passatempi manifestati da Krishna.
Sebbene, a questo punto, Vidura volesse Uddhava come suo maestro spirituale, Uddhava ha qualche incertezza per ragioni di etichetta. Vidura è più anziano di lui e così alla fine lo manda da Maitreya, un saggio di cui Uddhava ha piena fiducia. Maitreya era presente quando Uddhava ricevette le istruzioni da Krishna, pertanto anche Maitreya aveva sentito la verità direttamente dalle labbra del Signore. Da ciò la certezza di Uddhava che Maitreya fosse perfettamente capace di guidare Vidura.
In questa parte del Bhagavatam ci sono due versi significativi riguardo a Uddhava pronunciati dalle labbra di Krishna stesso: "Ora sparirò da questo universo materiale, e vedo che Uddhava, il migliore tra i Miei devoti, è l'unico a cui possa direttamente affidare la conoscenza che riguarda la Mia Persona. Uddhava non è in alcun modo inferiore a Me perché non è mai toccato dalle influenze della natura materiale. Può dunque rimanere in questo mondo per diffondere la conoscenza specifica che riguarda la Mia Persona." (3.4.30-31)
UN ASSAGGIO DELLA UDDHAVA GITA
Lo scenario dell'Uddhava Gita è l'ultima notte dei passatempi manifestati da Krishna su questo pianeta. Egli sta progettando di andarsene ad un momento stabilito e il suo amato devoto Uddhava, che conosce i progetti di Krishna, Gli si avvicina: O Kesava, mio caro maestro, non posso tollerare l'idea di lasciare i Tuoi piedi di loto nemmeno per la frazione di un istante. Ti supplico, portami con Te nella Tua dimora. (11.6.43) Krishna, ovviamente, è per natura incline a esaudire i desideri dei Suoi devoti. Tuttavia Egli ha un compito più elevato per Uddhava: restare per cantare le Sue glorie ancora ed ancora. Krishna spiega l'importanza del distacco e dice a Uddhava di girare il mondo nella posizione di rinunciato e in particolare di recarsi a Badarikashram, in alto sull'Himalaya per parlare ai saggi che vi risiedono della Sua vita e dei Suoi insegnamenti.
Perché sia chiaro quali sono questi insegnamenti, Krishna spiega dettagliatamente la filosofia contenuta nella Bhagavad-gita. Comincia con l'affermare che il mondo materiale è effimero e che Dio e l'anima sono eterni. Spiega la differenza fra il corpo ed il sé, l'anima, proprio come fa nella Bhagavad-gita, ma qui aggiunge riferimenti ed analogie con le scritture al fine di dare ancora maggior forza alle Sue argomentazioni.
Uddhava chiede a Krishna come si può realizzare la realtà dell'anima in un mondo materiale le cui illusioni sono così pronte e seducenti. Come si possono abbandonare gli attaccamenti e controllare la mente?
Krishna spiega che l'intelletto umano è capace di sviluppare la conoscenza spirituale. Krishna sottolinea l'importanza di avvicinare un guru, ma afferma anche che si possono vedere molte verità, osservando con attenzione "il maestro spirituale" conosciuto come natura. Elenca a Uddhava ventiquattro insegnanti per un sincero ricercatore spirituale, ivi compresi la terra, l'aria ed il cielo. Dall'aria si può, per esempio, imparare ad entrare in contatto con gli oggetti dei sensi senza esseme turbati.
Krishna poi spiega la complessa legge del karma con vividi esempi di come il karma possa essere coinvolgente. Raccomanda di compiere solo attività pure fatte in Suo nome. Krishna spiega anche i tre modi della natura materiale - virtù, passione ed ignoranza - e come liberarsi dalla loro influenza. Mette in risalto l'importanza di restare in compagnia dei devoti, dando approfonditi dettagli su come riconoscere chi è veramente avanzato nella vita spirituale e chi no.
Inoltre Krishna presenta a Uddhava l'arte della meditazione spiegando che essa diviene perfetta quando s'impara a meditare su di Lui. Richiama poi l'importanza dell'adorazione delle divinità e dà specifici insegnamenti per l'adorazione delle divinità installate. Questo porta ad un approfondito discorso sul bhakti-yoga, la scienza per dedicare se stessi a Dio.
Krishna infine descrive le siddhi dello yoga, cioè i poteri mistici che si possono sviluppare attraverso lo yoga. Spiega che tali poteri possono essere un vantaggio, ma che spesso sono invece dannosi perché distraggono colui che li pratica dal sentiero della devozione. Uddhava chiede a Krishna di elencare i Suoi attributi divini, cosicché i devoti abbiano temi degni di meditazione e contemplazione. Krishna, compiaciuto della domanda, elogia la capacità di Uddhava di porre domande appropriate: "Sul campo di battaglia di Kuruksetra", dice Krishna, "Arjuna... mi pose le stesse domande che tu mi stai facendo." Dopo questo riferimento alla Sua conversazione con Arjuna, Krishna spiega come si possa vederLo in questo mondo e quasi facendo eco alla Sue parole del Capitolo decimo della Bhagavad-gita, elenca le Sue opulenze come Verità Assoluta: "lo sono la meta finale ... lo sono l'omkara di tre sillabe... lo sono il Gayatri mantra... lo sono l'Himalaya" e così via, aggiungendo ne alcune che non sono nella Gita, come: "Fra i gioielli sono il rubino e fra i fiori il loto."
I due successivi capitoli della Uddhava Gita contengono una descrizione dettagliata dell'antico sistema sociale e spirituale noto come Varnasrama Dharma. Krishna chiarisce, come fa nella Bhagavad-gita, che una persona trova la collocazione in questo sistema in base alle sue qualità ed attività e non secondo la nascita (come nel moderno sistema delle caste). Il sistema originale è fatto in modo tale da aiutare i praticanti ad usare le proprie qualità così come le inclinazioni date da Dio per diventare gradualmente coscienti di Lui.
ISTRUZIONI DIVERSE PER STUDENTI DIVERSI
Al termine della Uddhava Gita, Krishna sottolinea di nuovo l'importanza del bhakti-yoga o devozione diretta a Lui e aggiunge due ulteriori punti: (1) Egli chiede a Uddhava di cercare di vedere l'Anima Suprema, Krishna stesso, in tutti gli esseri viventi in ogni momento. Esiste un'unicità spirituale di tutte le cose, dice Krishna a Uddhava e tuttavia Egli - Dio - rimane una persona distinta e trascendente. Questo è il grande mistero della vita spirituale. (2) Krishna dice a Uddhava di rinunciare al mondo e di accettare la vita di mendicante. Gli studiosi della Bhagavad-gita noteranno che queste istruzioni sono diametralmente opposte a quelle date ad Arjuna. Nella Bhagavad-gita Krishna dice ad Arjuna di combattere senza esitazione per la giustizia. In altre parole Krishna gli dice di impegnarsi in questo mondo per una finalità divina, in nome di Dio, e non di rinunciare all'azione riposando sugli allori come un aspirante yogi.
Krishna è in contraddizione quando dice a Uddhava di diventare un rinunciato e di sottrarsi alle attività del mondo? Assolutamente no. Arjuna era un guerriero nel mezzo di una battaglia e il compimento del suo dovere coinvolgeva molte persone. Il temperamento di Uddhava invece era diverso. Egli era incline al sentimento delle gopi. (Si veda il brano "Uddhava Sandesa") Gli insegnamenti della coscienza di Krishna, esposti sia nella Bhagavad-gita sia nella Uddhava Gita, tengono conto dell'unicità psicofisica che caratterizza ogni persona, mettendo in risalto la varietà della creazione e la particolare attitudine per servire Dio di cui ciascuno di noi è dotato.
Nell'ultimo verso della Uddhava Gita (11.29.49), Sukadeva Goswami che ha esposto lo Srimad-Bhagavatam è pervaso da un intenso amore per il Signore e pronuncia le seguenti parole:
"Offro i miei rispettosi omaggi a quella Suprema Personalità di Dio, l'essere originale e il più grande di tutti, Sri Krishna. Egli è l'autore dei Veda, e proprio per distruggere la paura dell'esistenza materiale dei Suoi devoti, come un'ape Egli ha raccolto questa nettarea essenza di tutta la conoscenza e della realizzazione del sé. Così Egli ha elargito ai Suoi molti devoti questo nettare, traendolo dall'oceano della felicità, e per la Sua misericordia essi lo hanno bevuto."
Satyaraja Dasa è un discepolo di Srila Prabhupada che dà regolarmente il suo contributo al BTG. Egli ha scritto venti libri sulla coscienza di Krishna ed è il redattore della recente pubblicazione Holy War: Violence and the Bhagavad-gita. Vive con sua moglie e sua figlia vicino a New York City.
Uddhava Sandesa
Mentre il dolore delle gopi è in qualche modo mitigato dalla presenza di Uddhava, in realtà esse sono inconsolabili per il loro non corrisposto amore per Krishna.
Oltre alla sua breve apparizione nel terzo Canto dello Srimad-Bhagavatam e il suo ruolo rilevante nell'undicesimo (Uddhava Gita), Uddhava ha un ruolo rilevante anche nel decimo Canto.
Qui Krishna manda Uddhava a Vrindavana per consolare i Suoi devoti che stanno struggendosi d'amore per Lui. Il messaggio di Uddhava per gli abitanti di Vrindavana è noto come Uddhava Sandesa ("Il messaggio di Uddhava").
Uddhava parla prima con Nanda e Yasoda, ricordando che Krishnaè eternamente con loro e dentro di loro; Egli si trova nel cuore di tutti gli esseri viventi. Il giorno seguente, Uddhava porta un messaggio simile alle gopi. Quando le gopi lo vedono per la prima volta, sono colpite dalla sua somiglianza con Krishna, sia per l'aspetto fisico sia per il suo abbigliamento. Questa somiglianza, naturalmente, fa aumentare il loro sentimento di separazione dal loro amato. Prima di parlare con loro, Uddhava le ascolta mentre esprimono l'intensità del loro amore: ascolta lo sfogo dei loro cuori dolenti, che si lamentano per la loro situazione intollerabile, per il loro mondo vuoto in assenza di Krishna (10.47.4-21).
Sopraffatto dalla loro spontanea e ininterrotta devozione, Uddhava le loda come le più elevate tra tutti i devoti. Egli riferisce il messaggio del Signore: Egli è onnipervadente e perciò le gopi sono sempre unite a Lui con il loro amore. Queste parole però suonano vuote in confronto all'appassionata nostalgia delle gopi per l'amore della loro vita. Tuttavia, Uddhava dice loro di coltivare la capacità di vedere Krishna spiritualmente nel profondo del cuore. È per questa ragione che Egli resta separato da loro - in questo modo esse possono sviluppare una visione più profonda, comprendendo che Lui è sempre unito con loro in un amore la cui intensità non può essere modificata dalla semplice assenza fisica.
Sebbene le gopi accettino tutto quello che Uddhava dice come filosoficamente valido, esse sono tuttora convinte che l'unione è migliore della separazione e chiedono se Krishna si ricorda ancora di loro, le Sue fedeli compagne di Vrindavana. Mentre il loro dolore è in qualche modo mitigato dalla presenza di Uddhava, in definitiva esse sono inconsolabili nel loro amore non corrisposto.
Uddhava è stupefatto dalla loro incrollabile devozione e di nuovo le loda come veri modelli per tutti i devoti di Krishna. È così commosso che prega di rinascere come un arbusto, un rampicante o come erba a Vrindavana, così da poter ricevere la polvere sollevata dai loro piedi di loto. (10.47.61-63)
La Gratitudine di Uddhava
Sukadeva Gosvami disse:
Ascoltando queste parole pronunciate da Sri Krishna, che gli aveva così mostrato l'intero sentiero dello yoga, Uddhava giunse le mani per offrire i suoi omaggi al Signore, ma la sua gola si serrò a causa dell'amore e gli occhi si riempirono di lacrime; così egli non riuscì a parlare.
Dopo aver calmato la sua mente, che era stata sopraffatta dall'amore, Uddhava si sentì estremamente grato verso Sri Krishna, il più grande eroe della dinastia Yadu; a quel punto, mio caro re Pariksit, Uddhava chinò la testa fino a toccare con quella i piedi di loto del Signore e poi parlò a mani giunte.
Sri Uddhava disse: "O non nato, o Signore primordiale, sebbene io fossi caduto nella grande oscurità dell'illusione, grazie alla Tua misericordiosa associazione la mia ignoranza si è ora dissipata. In verità, come possono il freddo, l'oscurità e la paura esercitare il loro potere su chi si è avvicinato allo splendore del sole?
In cambio della mia insignificante resa, Tu hai misericordiosamente elargito su di me, che sono Tuo servitore, la torcia della conoscenza trascendentale. Perciò, chi fra i Tuoi devoti dotati di un minimo di gratitudine potrebbe lasciare i Tuoi piedi di loto e accettare il rifugio di un altro maestro?
Srimad Bhagavatam 11.29,35-38
(da Ritorno a Krishna di Marzo-Aprile 2003)
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