PREFAZIONE
Dedichiamo questo Supplemento ad un programma di cooperazione nel settore dell’aviazione militare tra cinque paesi europei (Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia) e gli Stati Uniti: il caccia bombardiere di nuova generazione F-35 Joint Strike Fighter. Il titolo della presente monografia mette in discussione la scelta di questi cinque paesi di partecipare alla fase di sviluppo del velivolo, e quindi di optare per
un investimento sostanziale nella ricerca e sviluppo americani – piuttosto che investire nella ricerca europea e contribuire allo sviluppo congiunto di una piattaforma aerea europea di prossima generazione con la Francia, la Svezia, la Germania e vari altri paesi. Tale confronto appare ancora più necessario alla luce delle tremende difficoltà affrontate dagli USA in questo programma di approvvigionamento, ma anche dell’
atteggiamento delle Istituzioni (e dell’industria) americane, sempre più protezioniste, più competitive e più aggressive nei confronti dell’Europa e del “Resto del Mondo”.
Va notato che il contesto geo - strategico attuale è caratterizzato dal peso e dall’evoluzione di un’iperpotenza americana che, nel futuro, continuerà a posizionarsi nel mondo a seconda delle sue priorità del momento (isolazionismo, multilateralismo, …), e che
tenterà in tutti i modi di contenere l’espansione e l’affermazione sulla scena internazionale di potenziali “peer competitors”. A questo fine, gli Stati Uniti faranno di tutto per mantenere nel tempo la loro superiorità economica, tecnologica e militare. Questa tendenza sarà accompagnata da un rispiegamento strategico nei confronti dell’Asia, proporzionale all’accrescimento della potenza della Cina, e da una probabile evoluzione dei rapporti di instabilità di forza nel mondo. Partendo da questo stato di cose, l’Unione Europea – se intende veramente contribuire alla stabilità del mondo – non avrà altra scelta che continuare nella direzione presa durante i Consigli Europei di Colonia e Helsinki, verso una politica di difesa più autonoma e verso il rafforzamento della sua base tecnologica e industriale – scelta che dovrà inevitabilmente comportare il buon funzionamento e il rafforzamento della neonata Agenzia della Difesa Europea, l’integrazione del mercato europeo degli armamenti, l’elaborazione di una politica industriale europea della difesa, e considerevoli investimenti in attività comuni di ricerca e sviluppo tecnologico.
In realtà, l’Europa – che aspira a diventare un’entità politica regionale – si trova attualmente di fronte a due opzioni: scegliere la strada più facile, quella di una certa subordinazione agli Stati Uniti, limitandosi ad un investimento minimo nel campo della difesa e comprando materiale americano off-the-shelf – che porterebbe alla trasformazione dell’industria della difesa europea in un’industria di nicchia con un ruolo di subappaltatore per i grandi gruppi americani e di crescente sottomissione alle esigenze della politica estera americana. Oppure rimboccarsi le maniche e decidere di aumentare la propria influenza nello scacchiere internazionale, dovendo però accettare grandi sacrifici – quali sostanziali investimenti in R&S, e nella difesa europea, la razionalizzazione e la ristrutturazione dell’industria della difesa, e il superamento di certi egoismi nazionali per permettere una PESD al servizio degli interessi di una entità regionale Europa in grado di svolgere un ruolo di rilievo nella costruzione di un mondo multipolare, e di conseguenza più stabile.
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