Ecco ,adesso sono serviti tutti quelli che ci hanno accusato di antiamericanismo,e pensare che noi queste cose le abbiamo dette subito,agli americani sono serviti 5 anni// ++Setupvar curAdtop;var adstop = new Array();var delaystop = new Array();var linxtop = new Array();var externaltop = new Array();function displayAdtop(){ var adLinktop = document.getElementById("ADLINKtop"); var adtop = document.getElementById("ADtop"); if (adstop.length) { adtop.src = "./banner/"+adstop[curAdtop]; adLinktop.href=linxtop[curAdtop]; if (externaltop[curAdtop]) { adLinktop.target="_blank"; } else { // It's one of our own! adLinktop.target="_self"; } if (adstop.length > 1) // Skip refresh if we only have 1 ad! setTimeout("displayAdtop()",delaystop[curAdtop]*1000); // Move on curAdtop = (++curAdtop) % adstop.length; }}// Setupvar itop = 0;// PHP generated JavaScript array:adstop[itop] = "top.gif";linxtop[itop] = "#";delaystop[itop] = 0;// Prevent same start ad being shown on every new page.. add random elementcurAdtop = 0;displayAdtop();
25/09/2006 Chiudi «La guerra in Iraq ha favorito il terrorismo»
GIAMPIERO GRAMAGLIA Washington. L'intelligence statunitense smentisce il presidente americano George W. Bush: l'invasione dell'Iraq non ha lenito, ma ha anzi acuito, la minaccia del terrorismo che grava sugli Stati Uniti e sul mondo intero, provocando l'emergere di una nuova generazione di islamici radicali, integralisti e fondamentalisti. L'America e il mondo non sono quindi un «posto più sicuro» come ama dire l'Amministrazione Usa. Di fronte agli effetti potenzialmente devastanti delle conclusioni dell'intelligence in vista delle elezioni di midterm del 7 novembre, il presidente Bush corre ai ripari con una replica affidata a un portavoce: le sintesi del rapporto d'intelligence anticipato dal «New York Times» e pubblicato da tutta la grande stampa Usa «non sono rappresentative del documento nel suo complesso». La Casa Bianca ha aggiunto: «L'odio dei terroristi verso la libertà non s'è sviluppato da un giorno all'altro, i semi erano stati piantati da decenni. Invece di aspettare che preparassero attacchi contro americani innocenti, abbiamo preso l'iniziativa di andare a combatterli» sul loro territorio. In Iraq, intanto, il Ramadan affoga nel sangue per il secondo giorno consecutivo e le perdite militari americane toccano le 2.700. Il documento dell'intelligence che fa discutere risale ad aprile ed appartiene alla serie «National Intelligence Estimate»: testi ritenuti, in genere, molto seri e attendibili, i più autorevoli dei servizi d'intelligence Usa sulle questioni di sicurezza. La conclusione sulla minaccia terroristica dopo l'invasione dell'Iraq, decisa unilateralmente e con motivazioni rivelatesi tutte false, è univoca: la minaccia è cresciuta, rispetto all'11 Settembre 2001. Il New York Times, che ha anche sentito numerosi esperti in merito, scrive: «L'intelligence conclude che il movimento radicale islamico s'è allargato dal nucleo degli effettivi di Al Qaida e dei gruppi affiliati fino a comprendere una nuova classe di cellule auto-generatesi, ispirate dalla leadership di Al Qaida, ma senza connessione diretta con Osama Bin Laden o con i suoi principali luogotenenti». Inoltre, al Qaida e gli altri gruppi sono diventati maestri nell'uso di internet per diffondere l'ideologia jihadista. Le indiscrezioni sul rapporto coincidono con la diffusione di notizie sulla presunta morte di Osama Bin Laden cui in pochi ormai danno credito. A cominciare dal direttore della Cia, Michael Hayden. Anche alla Casa Bianca nessuno ritiene che l'uomo più ricercato del mondo sia uscito di scena. Anzi, l'attesa ora è per un nuovo segnale di sfida da parte di Bin Laden, sotto forma magari dell'ennesimo messaggio audio affidato ad Al Jazira o a siti internet. Persino l'ambasciata saudita a Washington si è presa la briga di diffondere un comunicato per sostenere che non ci sono conferme alle informazioni circolate in Francia e peraltro ampiamente smentite dal governo di Parigi (attraverso il ministro degli esteri Philippe Douste-Blazy). «Per quello che ne so, Osama è vivo e vegeto. Ma posso sbagliarmi», ha detto il principe Turki al-Faisal, l'ambasciatore di Riad negli Usa. Se Washington sembra archiviare le voci sulla presunta morte di bin Laden, restano invece al centro dell'attenzione gli interrogativi su dove si trovi il terrorista. L'argomento sarà discusso mercoledì alla Casa Bianca, in un inedito incontro a tre tra George W.Bush, il presidente afghano Hamid Karzai e quello pachistano Pervez Musharraf.
Adesso li voglio vedere i BANANAS cosa dicono