I redditi compresi fra i 50 ed i 100 mila euro saranno i più colpiti dall’aumento delle tasse, previsto dalla legge finanziaria. La cancellazione del secondo modulo della riforma fiscale comporterà l’eliminazione di 8 miliardi di benefici introdotti da quella riforma. E che solo in parte – e per i redditi più bassi – verrà compensata dal taglio di cinque punti del cuneo fiscale; taglio che, per i lavoratori, si tradurrà in una restituzione fiscale di 4 miliardi.
Questa operazione comporterà un aumento della pressione fiscale sulla classe media superiore al mezzo punto di pil. Una specie di patrimoniale, che non sarà per nulla compensata dal taglio del cuneo fiscale.
Dovrebbero essere penalizzati dalla politica fiscale del governo tutti quei lavoratori dipendenti con uno stipendio che sfiora i 3 mila euro al mese.
Si tratta dei contribuenti con la maggiore propensione al consumo. Un appesantimento del loro carico fiscale avrà, quindi, un effetto negativo sui consumi; quindi, sul pil, visto che sono proprio i consumi interni a tirare la crescita.
Ne consegue che la manovra del governo sarà fortemente recessiva per l’economia nazionale.
Vale la pena di ricordare che il secondo modulo della riforma fiscale, reimmettendo nel circuito economico 8 miliardi di euro, favorì nel 2005 una spinta dei consumi. E che proprio grazie a quella spinta oggi il pil cresce dell’1,6-1,7%. Eliminarlo sarebbe talmente grave per l’intero sistema produttivo da annullare gli effetti benefici della riduzione di 5 punti del cuneo fiscale.
Per non parlare dei riflessi politici. L’operazione fiscale che hanno in mente Visco e Padoa Schioppa punta a colpire proprio quell’elettorato moderato. Prodi lo vuole "punire" perché "reo" di aver votato Berlusconi. Con il risultato che sta reintroducendo la lotta di classe. Fiscale, questa volta.
Speriamo lo sgambetto arrivi prima!