Lasciamo perdere gli orei e i falsi predicatori dei vari siti anti-Italiani e concentratevi sulle orme della nostra gloriosa storia.
****
Gabriele d"Annunzio
MOTTI DANNUNZIANI
In questa rubrica vengono riuniti i più famosi motti dannunziani, ossia le antiche grida di guerra, frasi latine e gli slogan che Gabriele d'Annunzio (Pescara 1863- Gardone Riviera 1938) usò per infiammare gli animi del popolo italiano e per sfidare il governo e le istituzioni nel primo ventennio del secolo.
1- Memento audere semper (ricordati di osare sempre)
È il più celebre motto di guerra dannunziano, legato alla memorabile "Beffa dei Buccari", l'impresa compiuta nella notte tra il 10 e l'11 Febbraio 1918.
2- Iterum rudit leo (di nuovo rugge il leone)
Si riferisce al leone rampante di San Marco, dipinto su uno stendardo purpureo sui fianchi della fusoliera degli aerei che il 5 Ottobre 1917 piombarono sulla base navale di Cattaro. Questa è una delle imprese in cui d'Annunzio, medaglia d'oro, fu più fiero. Egli rimase miracolosamente illeso nonostante il suo apparecchio riportasse ben 127 fori.
3- Donec ad metam (fino alla meta)
È il motto del volo su Vienna del 9 Agosto del 1918. L'ordine era di non arrestarsi mai, di non tornare indietro senza prima aver raggiunto la capitale austriaca.
4- Et ventis adversis (anche con i venti contrari)
Motto coniato per la marina italiana.
5- Vittoria nostra, non sarai mutilata
Era il titolo di un articolo apparso sul Corriere della Sera il 24 Ottobre 1918 scritto da d'Annunzio contro il presidente americano Wilson, che voleva negare all'italia l'annessione della città di Fiume come compenso territoriale per la partecipazione al conflitto mondiale. Ma a pochi giorni dalla fine della guerra, si costituì a Fiume il Consiglio Nazionale italiano che proclamò l'annessione di Fiume all'Italia con il consenso della maggioranza della popolazione.
6- Hic manebimus optime (qui rimarremo ottimamente)
Così dicevano i legionari romani dopo aver conquistato una città e così ripetè d'Annunzio dopo che fu occupata Fiume, nonostante un comunicato ufficiale del Governo italiano considerasse tale atto "così inconsiderato e dannoso".
7- Italia o morte!
Titolo di un discorso che d'Annunzio tenne nel Giugno del 1919 per scuotere l'indifferenza degli italiani di fronte alla questione di Fiume.
8- Cosa fatta capo ha
Celebre frase dantesca usata da d'Annunzio per sancire la sua impresa divenuta dopo pochi giorni già leggendaria. Per il poeta la parola "capo" ha il doppio significato di "principio" e di "comandante". D'Annunzio fece disegnare per il motto la figura di un nodo tagliato daun pugnale: rappresenta il nodo che il presidente Wilson aveva messo intorno alla gola dell'Italia, stabilendo le umilianti condizioni di pace.
9- Chi non è con noi è contro di noi.
Frase di Gesù Cristo "usata" dal comandante d'Annunzio per le sue "Fiamme nere", la divisione d'assalto dei combattenti che alla fine della guerra si trovavano ancora in Libia. Una volta rimpatriate, le Fiamme nere, subito si schierarono per la causa di Fiume.
10- Dant vulnera formam (le ferite foggiano la forma)
Motto latino dedicato da d'Annunzio ad Adolfo De Carolis che illustrò la prima edizione del Notturno, e alla sua arte di incisore.
11- Suis viibus pollens (possente di sua propria forza)
Una delle frasi predilette dal d'Annunzio. La fece incidere sui sigilli dorati con cui chiudeva le buste.
12- Io ho quello che ho donato
Inciso sul frontone all'ingresso del Vittoriale, racchiuso in un tondo recante la figura di una cornucopia, simbolo dell'abbondanza. Un altro tra i più celebri motti dannunziani.
13- Mori citius quam deserere (morire piuttosto che rinunciare)
Motto donato da d'Annunzio ai legionari abruzzesi nel Novembre 1920, quando la situazione a Fiume era diventata ormai insostenibile.
14- Immotus nec iners (fermo ma non inerte)
La scelta di questo motto ha un chiaro significato polemico: d'Annunzio non tralasciò mai occasione di ricordare a Mussolini le sue passate imprese militari e di esprimere il suo desiderio di tornare all'azione, specie nei primi anni del suo "esilio" al Vittoriale.
15- Piegandomi lego
Motto impresso sulla carta da lettere con l'immagine di un salice piangente che si piega legandosi ad un altro albero. Pare che il motto facesse riferimento alla condizione del d'Annunzio che si "piegava" alla volontà di Mussolini, che lo voleva lontano dalla vita politica