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    Predefinito La società industriale ed il suo futuro. Il Manifesto di Theodore J. Kaczinsky

    Ho deciso di aprire una discussione sul manifesto anarchico ecologista di Theodore J. Kaczinsky. Come saprete Kaczinsky è il vero nome del matematico statunitense che a nove anni aveva già un quoziente intellettivo di 170 che molti anni più tardi divenne noto alle cronache con il soprannome di Unabomber.
    Questo Manifesto venne pubblicato in Italia qualche anno fa da Stampa Alternativa e da quest'ultima ora è stato pubblicato in Internet.

    L'intento è quello di trasportare alcune delle discussioni contenute in questo forum (individualismo anarchico stirneriano, blanquismo, azione insurrezionale nichilista bonnotiana, dialettica legalismo/illegalismo) su un piano più contemporaneo.
    Per far questo nulla mi è sembrato più adatto del manifesto di Kaczinsky.
    Essendo un documento certamente lungo e difficoltoso da leggere interamente su di un video ho scelto di postarne un pezzo al giorno in maniera tale che chi voglia possa leggerlo con calma nell'arco di più giorni.
    Spero che questa iniziativa abbia più successo delle mie precenti discussioni su questo forum.

    A luta continua

  2. #2
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    Predefinito

    Theodore J. Kaczinsky
    LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO
    Il Manifesto di Unabomber
    Edizioni Stampa Alternativa

    Prefazione
    C'È UN PO' DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI
    Il 3 aprile 1996 in una sperduta capanna del Montana, vicino all'inospitale Baldy Mountain veniva arrestato Theodore John Kaczynski. Dopo diciotto anni di inutili tentativi e di umilianti insuccessi gli agenti dell'Fbi si dicevano convinti di aver messo fine alla lunga scia di delitti dell'ecoterrorista Unabomber. Si chiudeva così quella che era stata la più lunga e sofferta caccia all'uomo in America. Centinaia di poliziotti, decine di ispettori, intere città mobilitate per catturare il pericolo numero uno del Paese. Dal 1978 al giorno della cattura Unabomber aveva compiuto sedici attentati dinamitardi, uccidendo tre persone e ferendone altre ventitré, molte con gravi mutilazioni, seminando terrore in tutti gli Stati Uniti.
    Nell'organizzazione dei suoi delitti mai un errore, una leggerezza, un dettaglio che potesse tradirlo. La tecnica sempre identica: un pacco bomba, diventato negli anni via via più elaborato e potente. Mai un'azione diretta, un rischio, uno scontro con le sue vittime. Un uomo solo, in guerra con il mondo, animato da odio profondo, incontenibile per la tecnologia. Un uomo ossessionato dal progresso, dal predominio delle macchine, dallo svuotamento del ruolo dell'individuo. Un odio inquietante e così devastante da trasformarlo in un assassino. Ma allo stesso tempo un odio tale da metterlo fuori dagli stereotipi e dagli schemi tradizionali della delinquenza e del terrorismo.
    Gli obiettivi e le attenzioni di Unabomber si risolsero principalmente verso alcune categorie: il mondo accademico, i docenti di discipline scientifiche in particolare, e il mondo delle compagnie aeree. Colpiti da questo orientamento gli investigatori dell'Fbi coniarono, per identificarlo, un nome in codice: Unabomb (Un per università; a per airline, compagnia aerea; e quindi bomb). E per i mass media divenne immediatamente l'imprendibile Unabomber, l'uomo che si prendeva gioco della più famosa polizia del mondo. In realtà, gli obiettivi e le vittime di Unabomber sono state negli anni diversi: scienziati ricercatori, informatici, alti funzionari. Legati tuttavia da un filo comune: l'impegno nello sviluppo delle nuove tecnologie e l'indifferenza per i problemi ecologici.
    Non a caso nel 1985 l'esplosione di un pacco bomba uccide Hugh Scratton, il proprietario di un negozio di computer; nel 1994 Thomas Mosser, dirigente di una agenzia pubblicitaria associata alla compagnia petrolifera Exxon Valdez responsabile della marea nera in Alaska (1989), muore aprendo un pacco speditogli a casa. Infine, nel 1995, sempre un pacco inviato all'Associazione forestale della California toglie la vita al suo presidente Gilber Murray.
    Negli anni, criminologi e cacciatori di serial Killer fecero le più diverse ipotesi sulle caratteristiche, il profilo e la provenienza di questo solitario terrorista. Vennero proposti improbabili identikit. Ma l'arresto di Theodore J. Kaczynski, l'uomo che l'Fbi indica come l'Unabomber, la diffusione della sua identità e della sua storia personale, andarono onestamente al di là della più fervida immaginazione.Teddy Jobn era nato a Chicago il 22 maggio 1942 da una famiglia di immigrati polacchi. Né il padre né madre ebbero la fortuna di frequentare il college. I loro sforzi, per reazione, si concentrarono sull'educazione dei figli: Theodore e il più giovane David. A sei anni, un test di intelligenza disse che Teddy era un piccolo genio. A 16, dopo il diploma era già ad Harvard. A 20 otteneva la laurea. A 25 il dottorato in Matematica alla University of Michigan a Ann Arbor. La sua tesi fu premiata con un riconoscimento nazionale.
    Nello stesso anno, 1967, otteneva una prestigiosissima posizione alla University of California a Berkeley, nel dipartimento di Scienze matematiche, considerato in quel periodo il miglior istituto del Paese. Ma inspiegabilmente dopo due anni Theodore J. Kaczynski, astro nascente degli studi di matematica pura, con una lettera di appena tre righe rassegnava le sue dimissioni. Non una spiegazione, né un motivo plausibile. Si chiudeva così, con un gesto tanto anonimo quanto imprevedibile, la carriera del giovane professor Kaczynski. E cominciava una nuova esistenza. Con un prestito ottenuto dalla madre Wanda e dal fratello David, Theodore acquista un terreno, circa sei ettari. Da allora quel pezzo di verde, nei boschi del Montana, sarà la sua riserva. Per gli abitanti di Lincoln, il più vicino centro abitato, Ted diventerà ben presto 1 eremita dei boschi. Un eccentrico ma innocuo signore. Una capanna di pochi metri quadrati, costruita artigianalmente, diventerà il suo unico rifugio. Senza luce, senz'acqua corrente, Kaczynski rifiuterà per il resto della sua vita ogni compromesso con il progresso. Anche durante i severi inverni del Montana, quando la temperatura scende per molti mesi sotto lo zero, resterà fedele al suo nuovo credo, il rifiuto delle nuove tecnologie. E qui, in queste condizioni che, secondo l'Fbi, nasce l'Unabomber. Chiuso nel suo isolamento perfetto, organizzerà in uno stato di incontrollata follia i suoi attentati. E l'imprendibile Unabomber resterà un incubo per gli Stati Uniti fino al 1995 quando, dopo oltre sedici anni di "silenzio", cercherà di stabilire i primi contatti con l esterno, commettendo i primi, fatali errori. Lettere, messaggi, fino al giorno in cui, forse stanco della sua solitudine, lancerà un appello preciso: la pubblicazione di un saggio in cambio della promessa di interrompere la sua lunga serie di attentati. La richiesta fu avanzata, con una lettera, ai due maggiori quotidiani americani: il New York Times e la Washington Post. Alla fine del giugno '95 alle redazioni di New York e di Washington arriva il testo dattiloscritto di Unabomber: sessantadue pagine, spazio uno, seguite da undici cartelle di note, il tutto firmato "FC"(1). Dopo molti ripensamenti (e con l'avvallo dell'Fbi) i direttori delle due
    testate decideranno, di comune accordo e dividendosi le spese, di pubblicare il 'Manifesto "di Unabomber. Così, il 19 settembre 1995, in un insetto speciale di sette pagine sulla Washington Post appaiono i 232 paragrafi della Società industriale e il suo futuro. La speranza segreta dei vertici dell'Fbi era che qualcuno leggendo il 'Manifesto" potesse riconoscere lo stile, cogliere qualche segnale, notare una somiglianza con altri saggi, insomma dare qualche suggerimento che potesse portare alla cattura di Unabomber. E così fu. L'aspetto drammatico e che capito proprio al fratello minore di Kaczynski, David, di ave re la spiacevole sensazione di riconoscere nel 'Manifesto" lo stile e le idee di alcuni appunti lasciati da Theodore nella cantina della casa di famiglia. Così dopo qualche ripensamento, decise di informare dei suoi dubbi un avvocato. In pochi giorni venne contattata l'Fbi che dopo alcune indagini decise di procedere all'arresto di Theodore John Kaczynski. La vicenda, in realtà, ha dei contorni poco chiari. E a complicare le cose c e anche una taglia da un milione di dollari promessa dalle autorità per la cattura del terrorista. Il 'Manifesto" di Unabomber e un testo complesso, articolato, corredato persino da un diagramma. Un saggio che tradisce la formazione accademica dell'autore. Ma anche un saggio sul quale la critica e gli esperti si divideranno presto. Per molti il 'Manifesto" è spazzatura, niente più che idee vecchie e rielaborate di nessuna utilità. Un testo noioso frutto della follia di un assassino. Per altri giornalisti e studiosi, soprattutto europei, il testo non può essere considerato soltanto questo. C'è dell'altro. In un caso e nell'altro poche parole, analisi rapide, frasi che non nascondono l'imbarazzo di commentare il pensiero di un terrorista. Eppure il "Manifesto" di Unabomber supera questo sbarramento, E su Internet si inaugurano immediatamente numerosi 'forum "per discuterne idee e limiti. In America, la casa editrice Jolly Roger Press di Berkeley giunge persino a stampare una sorta di edizione critica del saggio. Facendolo precedere da uno scrupoloso lavoro di verifiche e confronti con
    le versioni riprodotte integralmente sui siti Internet, ma in particolare con la prima versione pubblicata dalla Washington Post il 19 settembre '95, quindi il testo uscito sull'Oakland Tribune il 21 settembre e quello del 22 settembre sul San Francisco Chronicle.' Nonostante il silenzio ufficiale di critici e criminologi lo studioso americano Eirkpatrick Sale' osservo che "i dibattiti televisivi, le lettere di lettori, i siti Internet" stavano "a dimostrare che sono in molti a comprendere e a condividere gli obiettivi di Unabomber, contro le tecnologie portatrici di destabilizzazione sociale, di disgregazione economica e di distruzione dell'ambiente". Afentre la rivista New Yorker arrivava a spiegare: "E Pluribus Unabomber: c'e un po' di Unabomber in ciascuno di noi". Unabomber non si limita a contestare il mondo in cui viviamo, ma lo rifiuta totalmente, senza appello. Ammette che e ormai impossibile riformare il sistema industrial-tecnologico e soprattutto che "la restrizione del- la liberta e un fenomeno inevitabile nella società industriale". Il messaggio di Unabomber e perentorio: le nuove tecnologie stanno distruggendo l'uomo. "La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana scrive nel primo paragrafo . Esse hanno incrementato a dismisura l'affeftativa di vita di coloro che vivono in paesi "sviluppati" ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mon- do naturale". E aggiunge più avanti: "Il sistema per funzionare ha bisogno di scienziati, matematici, ingegneri. quindi vengono esercitate pressioni sui bambini perché eccellano in questi campi. Ma non e naturale per un adolescente passare la maggior parte del tempo seduto a una scrivania a studiare". Una frase che stride con la giustificazione della violenza, dell'attentato che egli proclama. Probabilmente dietro la vicenda di Unabomber c'e anche il dramma di un bambino vittima di una violenza intellettuale.

    Le critiche maggiori si rivolgono verso la casta dei baroni universitari, dei docenti e dei ricercatori al servizio delle grandi multinazionali. Stimati professionisti a libro paga dei dipartimenti della difesa. La critica non risparmia i coccolati scienziati impegnati negli studi di biotecnologia, autori di inquietanti manipolazioni genetiche. Nuovi guru abili nel pro- mettere una vita priva di sofferenze e malattie. L'accusa al mondo accademico sancisce la definitiva rottura di Unabomber con un sistema che aveva gia rifiutato molti anni prima. Durissime sono anche le osservazioni rivolte alla "sinistra moderna" americana di cui fa parte la grande maggioranza degli intellettuali universitari. Non c e in questo atteggiamento di Unabomber uno schieramento con le ideologie di destra. Anzi, il suo e per quanto possibile un messaggio folle ma a politico. La sinistra moderna, falsa e cinica, e una massa di uomini apparente- mente motivati da nobili principi morali ma in realtà sedotti dal potere. E' proprio nel 'processo del potere" risiede secondo Unabomber il cancro della società. Persi di vista gli obiettivi e i bisogni reali gli individui si con- centrano sulla soddisfazione del proprio io, incuranti di tutto il resto, dei veri problemi del pianeta. Unabomber ritorna in maniera quasi ossessiva sulla perdita di potere dell'individuo. E un problema che lo tormenta. Spiega, argomenta, sottolinea Unabomber, nel magma che produce emergono ogni tanto bagliori di grande lucidità. Così quando parlando dei problemi che affliggono l'uomo contemporaneo si affida a un lungo elenco che non richiede commenti: "Noia, demoralizzazione, bassa autostima, sentimenti di inferiorità, disfattismo, depressione, ansia, sensi di colpa, frustrazione, ostilità, abuso di bambini e di coniugi, edonismo insaziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini nel sonno, disordini nell'alimentazione eccetera". E un uomo triste quello che Unabomber descrive. Un uomo sconfitto e rassegnato a vivere in un mondo che lentamente lo uccide. Per assurdo Unabomber infravede la sua unica speranza di sopravvivenza nel rifiuto totale dell'attuale società. Risponde al vento di morte con altre morti, con le sue bombe spietate. Anch'egli sa che e una strada impraticabile. Sa, nella sua lucida follia, che la forza del progresso e travolgente, inarrestabile. Che non ci sarà bomba capace di arrestarlo. Sa Unabomber di essere un terrorista. Uno sconfitto. Come dice l'irritante Vladimir al signor Verloca nel capolavoro di Joseph Conrad, L agente segreto libro a cui Unabomber si e ispirato per i suoi attentati : "L atto dimostrativo deve dirigersi contro la cultura, contro la scienza. Afa non ogni scienza si presta allo scopo. L'attentato deve avere tutta l'assurdità rivoltante di una gratuita bestemmia. Poiché il vostro mezzo di espressione sono le bombe, veramente espressiva sarebbe una bomba lanciata nella matematica pura. Ala questo e impossibile".
    Antonio Troiano Agosto 1997

    note
    ' 1. FC" e la sigla con la quale Unabomber firmerà molti dei suoi attentati nonché lettere, messaggi e il "Manifesto". Sul significato della sigla c'e qualche incertezza. In una nota inviata al San Francisco Examiner nel 1985 Unabomber parlerà. di uno sconosciuto gruppo terroristico, cui egli apparterrebbe, autodefinitosi il "Freedom Club" (FC), il club della libertà. In realtà dietro la sigla FC si nascondeva un unico individuo. Tuttavia, secondo il criminologo americano John Douglas per 25 anni investigatore dell'Fbi, impegnato personalmente nella caccia a Unabomber il vero significato di FC potrebbe esse- re un'espressione come "Fuck Computers", fotti i computer. ' Oltre a un articolo in prima pagina sui motivi della pubblicazione, il giornale faceva poi vedere il "Manifesto" da un distico che vale la pena ricordare: "Questo testo e stato inviato lo scorso giugno al New York Times e alla Washington Post dalla persona che si fa chiamare "FC", identificato dall'Fbi come 1'Unabomber, implicato secondo le autorità in 3 omicidi e 16 attentati. L'autore ha minacciato di spedire una bomba a un obiettivo non specificato "con 1'intento di uccidere" se uno dei due giornali non avesse pubblicato il suo manoscritto. Il ministro della Giustizia e il direttore dell'Fbi hanno consigliato la pubblicazione".
    ' Per il criminologo John Douglas e un testo "ben scritto e ben organizzato", prova evi- dente che "1'autore aveva gia scritto altri saggi". Per ulteriori notizie si veda: John Doglas - Mark Olshaker, Unabomber. On the Trail of America's Most-Wanted Serial Kil/er, Pocket Books, New York, 1996. 4 Si veda in particolare 1'ottimo volume Unabomber. Manifeste: L'avenir de Ia société industrieIle, prefazione di Annie Le Brun, traduzione e introduzione di Jean-Marie Aposto- lides, Éditions du Rocher, Monaco, 1996. ' E a questo testo, sicuramente il più attendibile tra quelli pubblicati in lingua originale, che la nostra edizione fa riferimento: The Unabomber Manifesto. Industrial Society & its Future, di FC, Jolly Roger Press, Berkeley, 1995. " Grazie ai redattori del San Francisco Chronicle, in particolare a Kevin Fagan, si e potuto appurare che in una prima versione il "Manifesto" era stato pubblicato privo del paragrafo 117, erroneamente assorbito nel 116. Questo errore diminuiva di una unita la numerazione complessiva creando anche alcuni problemi con le note al testo. Kirkpatrick Sale, "Tornano i luddisti contro le nuove tecnologie", in Le Monde diplomatique - iI manifesto, febbraio 1997, p. 23. Kirkpatrick Sale e anche I'autore del volume: Rebels Against the Future: The Luddites and Their War on the indastrial Revolution: Lessons for the Computer Age, Addison Wesley, Boston, 1995. Joseph Conrad, L'agente segreto, 1907. Qui facciamo riferimento all'edizione Bur, Milano, 1978, cit. p. 42. Una curiosità: al momento della cattura di Theodore J. Kaczynski 1'Fbi scopri che 1'uomo teneva nella sua capanna una copia del romanzo. La cosa non sorprese gli ispettori che, intuito un qualche legame tra il libro e gli attentati di Unabomber, l'anno prima avevano dato da studiare L'agente segreto a numerosi esperti nella speranza di scoprire qualche indizio sul terrorista. Da altri riscontri si scopre che pernottando in un motel in California Kaczynski si era firmato "Conrad".

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  3. #3
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    LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO
    Introduzione
    1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l'aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi "sviluppati" ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica in paesi "sviluppati".
    2. Il sistema tecnologico industriale può sopravvivere o crollare. Se sopravvive, potrebbe, alla fine, raggiungere un basso livello di sofferenze psicologiche e fisiche, ma solo dopo un lungo periodo, molto doloroso, di aggiustamento e solo al costo di ridurre permanentemente gli esseri umani e molti altri organismi viventi a prodotti costruiti, semplici ingranaggi nella macchina socia- le. Inoltre, se il sistema sopravviverà, le conseguenze saranno inevitabili: non vi e possibilità di riformare o modificare il sistema così da impedire che esso privi la gente di dignità e autonomia.
    3. Se il sistema crolla le conseguenze saranno ancora molto dolo- rose. Ma più il sistema si ingrandisce più disastroso sarà il risultato del suo collasso, così che se deve crollare e meglio che sia prima che dopo.
    4. Per questo noi peroriamo una rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione può o no fare uso di violenza: potrebbe essere un processo rapido o relativamente graduale del- la durata di alcuni decenni. Non possiamo saperlo, ma possiamo delineare in generale, le misure che coloro i quali odiano il sistema industriale dovrebbero adottare per preparare la via verso una rivoluzione contro quella forma di società. Questa non e una rivoluzione politica. Il suo obiettivo sarà quello di rovescia- re non i governi ma i principi economici e tecnologici.
    5. In questa trattazione esamineremo solamente alcuni degli sviluppi negativi prodotti dal sistema industriale - tecnologico; altri saranno solo accennati o ignorati completamente. Questo non significa che noi li consideriamo non rilevanti. Per ragioni pratiche circoscriviamo la discussione su aspetti che hanno ricevuto insufficiente attenzione pubblica o sui quali abbiamo qualcosa di nuovo da dire. Per esempio, vista l'efficienza dei movimenti ambientalisti e per la salvaguardia della natura, ci siamo soffermati poco sul degrado ambientale o sulla distruzione della natura selvaggia anche se li consideriamo della massima importanza. La psicologia della sinistra moderna.
    6. Quasi tutti saranno d'accordo sul fatto che noi viviamo in una società profondamente turbata. Una delle più diffuse manifestazioni della pazzia è la sinistra. Perciò, una discussione sulla psicologia della sinistra può servire come introduzione alla disamina dei problemi della società moderna in generale.
    7. Ma cos'è la sinistra? Durante la prima meta del XX secolo la sinistra poteva essere identificata effettivamente con il socialismo. Oggi il movimento e frammentato e non e chiaro chi possa essere chiamato precisamente una persona di sinistra. Quando parliamo di gente di sinistra noi abbiamo in mente principalmente i socialisti, i collettivisti, i caratteri "politicamente corretti", gli attivisti per i diritti delle femministe, dei gay, dei disabili e degli animali e simili. Ma non tutti quelli che sono associati con uno di questi movimenti sono persone di sinistra. Quello che noi vorremmo discutere non e tanto un movimento o una ideologia, quanto un modello psicologico o piuttosto una collezione di caratteri correlati. Così quello che noi consideriamo sinistra emergerà più chiaramente nel corso della nostra discussione sulla psicologia della sinistra (vedi anche i paragrafi 227-230).
    8. Persino così la nostra concezione della sinistra rimarrà molto meno chiara di quello che avremmo desiderato, ma sembra che non vi sia alcuna possibilità di rimedio a ciò. Tutto quello che cerchiamo di fare e indicare, in modo rozzo e approssimato, le due tendenze psicologiche che noi crediamo siano le principali forze che guidano la sinistra moderna. Noi non pretendiamo di dire l'intera verità sulla psicologia della sinistra. Inoltre la nostra discussione intende limitarsi solo alla sinistra moderna. Lasciamo aperta la questione se la nostra discussione possa essere applicata o no alla sinistra del XIX secolo e dei primi del Novecento.
    9. Le due tendenze psicologiche che costituiscono il fondamento della sinistra moderna vengono da noi definite come "complessi di inferiorità" e "sovrasocializzazione". I complessi di inferiorità sono caratteristici dell'intera sinistra moderna, mentre la sovrasocializzazione e una caratteristica solo di un determinato segmento della sinistra moderna; ma questo segmento e di gran lunga uno dei più influenti. Complessi di inferiorità
    10. Con "complessi di inferiorità" non ci riferiamo solo a quei complessi nel senso più stretto ma a uno spettro completo di tratti caratteristici correlati: bassa autostima, sensazioni di impotenza, tendenze depressive, disfattismo, sentimenti di colpa, odio di sé. Noi sosteniamo che le persone di sinistra tendono ad avere questi complessi (di solito più o meno repressi) e che questi sono decisivi nel determinare la direzione della sinistra moderna.
    11. Quando qualcuno interpreta come degradante quasi tutto quello che si dice su di lui (o sui gruppi con cui si identifica), noi deduciamo che soffre di sentimenti di inferiorità o di bassa autostima. Questa tendenza e marcata tra coloro che sostengono i diritti delle minoranze, appartengano o no ai gruppi minoritari che difendono. Essi sono ipersuscettibili alle parole usate per designare le minoranze. I termini negro, orientale, handicappato, o gallina per un africano, un asiatico, un disabile o una donna, non hanno in origine alcuna connotazione degradante. I termini "sguaiata" e "gallina" erano semplicemente gli equivalenti femminili di ragazzo, damerino, o compagno. Le connotazioni negative sono state associate a questi termini dagli stessi attivisti. Alcuni sostenitori dei diritti degli animali sono andati così oltre da rigettare la parola "pet" e insistere nel rimpiazzarla con "compagno animale". Gli antropologi di sinistra, per lo stesso motivo, evitano di dire, sui popoli primitivi, cose che possano essere interpretate come negative. Vogliono cambiare la parola primitivo con illetterato. Sembrano del tutto paranoici riguardo a qualsiasi cosa che potrebbe far pensare che la cultura primitiva sia inferiore alla nostra. (Non vogliamo dire che le culture primitive sono inferiori alla nostra. Semplicemente evidenziamo l'ipersuscettibilità degli antropologi di sinistra).
    12. I più suscettibili all'uso di una terminologia "politicamente scorretta" non sono gli abitanti comuni di un ghetto nero, l'immigrante asiatico, le donne violentate o le persone disabili, ma una minoranza di attivisti, molti dei quali non appartengono ad alcun gruppo "oppresso" ma provengono dalle classi privilegiate della società. La correttezza politica ha la sua roccaforte tra i professori universitari, persone cioè con un impiego sicuro, buone retribuzioni e, per la maggior parte, eterosessuali, maschi bianchi e provenienti da famiglie di classe media.
    13. Molti uomini di sinistra si identificano profondamente con i problemi dei gruppi che hanno un'immagine debole (donne), o di vinti (gli indiani americani), repellenti (omosessuali) e inferiori. Gli stessi uomini di sinistra percepiscono che questi gruppi sono inferiori. Non ammetterebbero questi sentimenti neanche con sé stessi, ma il vero motivo e che essi vedono questi gruppi come inferiori e li identificano con i loro problemi. (Non vogliamo dire che le donne, gli indiani, ecc. sono inferiori; noi stiamo solo puntualizzando la psicologia della sinistra.)
    14. Le femministe sono disperatamente ansiose di provare che le donne sono forti e capaci quanto gli uomini. Chiaramente esse sono dominate dalla paura che le donne non possono essere forti e capaci come gli uomini.
    15 Le persone di sinistra tendono a odiare qualsiasi cosa abbia un'immagine forte, positiva e di successo. Le ragioni per le quali dichiarano di odiare la civiltà occidentale, sono, senza ombra di dubbio, false. Essi dicono di odiare l'Occidente perché è guerrafondaio, imperialista, sessista, etnocentrico e così via, ma quando le stesse colpe appaiono nei paesi socialisti o nelle culture primitive accampano scuse o, al più, ammettono tra i denti che esistono; mentre invece sottolineano entusiasticamente (e spesso esagerano) queste colpe quando appaiono nella civiltà occidentale. E ovvio, perciò, che queste colpe non sono il vero motivo per cui odiano l'Occidente e l'America. La persona di sinistra odia l'America e l'Occidente perché sono forti e hanno successo.


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    16. Parole come "fiducia in sé", "sicurezza di sé", "iniziativa", "impresa", "ottimismo", ecc. giocano un ruolo marginale nel vocabolario liberale e della sinistra. L'uomo di sinistra è antindividualista, pro-collettivista. Egli vuole che la società risolva qualsiasi suo bisogno, prendendosene cura. Egli non possiede un innato senso di fiducia nella propria capacita di risolvere i suoi problemi e soddisfare i suoi bisogni. L'uomo di sinistra e contro il concetto di competizione perché, dentro di sé, si sente un perdente.
    17. Le forme di arte che attraggono gli intellettuali moderni di sinistra tendono a concentrarsi sullo squallore, la sconfitta e la disperazione, oppure assumono un tono orgiastico, abbandonando il controllo razionale, come se non ci fosse alcuna speranza di risolvere ogni cosa attraverso la razionalità e tutto quello che rimane è l'immersione nelle sensazioni del momento.
    18. I filosofi della sinistra moderna tendono a licenziare la ragione, la scienza, la realtà obiettiva e a insistere che qualsiasi cosa è culturalmente relativa. E' vero che ci si possono porre domande serie sulle basi della conoscenza scientifica e su come, se è possibile, si possa definire il concetto di realtà oggettiva. Ma è ovvio che i filosofi della sinistra moderna non sono semplicemente logici imperturbabili che analizzano sistematicamente le basi della conoscenza. Essi sono profondamente coinvolti nel loro attacco alla verità e alla realtà. Attaccano questi concetti a causa dei propri bisogni psicologici. Per prima cosa, il loro attacco è un modo di sfogare l'ostilità, e, se esso è ben riuscito, soddisfa l'impulso al potere. Più importante, le persone di sinistra odiano la scienza e la razionalità perché classificano certi credo come veri (per esempio ben riusciti, superiori) e altri credo come falsi (per esempio falliti, inferiori). I sentimenti di inferiorità della persona di sinistra sono così profondi da non tollerare questa classificazione. Questo inoltre è alla base del rigetto che molti uomini di sinistra hanno del concetto di malattia mentale e dell'utilità della prova per stabilire il quoziente di intelligenza. Gli uomini di sinistra non ammettono che capacità umane o comportamenti possano essere spiegati geneticamente poiché in questo modo alcuna persone apparirebbero inferiori o superiori ad altre. Gli uomini di sinistra preferiscono attribuire alla società il merito o il demerito delle capacità o delle carenze di un individuo. Così se una persona è "inferiore" non è colpa sua ma della società, perché egli non è stato educato adeguatamente.
    19. L'uomo di sinistra non è di solito tipo di persona che il senso di inferiorità rende spaccone, bullo, egocentrico, affarista, concorrente spietato. Questo tipo di persona non ha ancora totalmente perso la fiducia in sé. Il suo senso di potere e la stima di sé sono deficitari, ma può ancora pensare di avere la capacità di essere forte, e i suoi sforzi in questo senso producono comportamenti spiacevoli di cui sopra. Ma l'uomo di sinistra è andato ancora più in là. I suoi sentimenti di inferiorità sono così connaturati che egli non può concepire sé stesso come individualmente forte e considerato. Da qui quindi il collettivismo della sinistra. Egli si può sentire forte solo come membro di una ampia organizzazione o movimento di massa, con il quale si identifica.
    20. Nota la tendenza masochistica delle tattiche di sinistra. La gente di sinistra protesta mettendosi di fronte ai veicoli, provocando intenzionalmente la polizia o i razzisti ad abusare di loro, ecc. Queste tattiche possono essere efficaci, ma molti nella sinistra le usano non in quanto mezzi per raggiungere un fine ma perché preferiscono tattiche masochiste. L'odio di sé è una caratteristica della sinistra.
    21. La gente di sinistra può rivendicare di essere spinta ad agire dalla compassione o da un principio morale, e quest'ultimo gioca un ruolo per l'uomo di sinistra del tipo sovrasocializzato. Ma la compassione e il principio morale non possono essere i motivi principali dell'attivismo di sinistra. L'ostilità ne è una componente fondamentale, così come la spinta per il potere. Inoltre, per la gran parte, il modo d'agire della persona di sinistra non è razionalmente calcolato per essere di beneficio a coloro che gli uomini di sinistra dichiarano di aiutare. Per esempio, se si crede che l'azione affermativa sia positiva per la gente nera, che senso ha comandare un'azione affermativa in termini dogmatici o stili? Ovviamente sarebbe più produttivo intraprendere un approccio diplomatico o conciliante, che permetterebbe al limite concessioni verbali e simboliche alle persone bianche che pensano che l'azione affermativa li discrimini. Ma gli attivisti di sinistra non utilizzano tale approccio perché non soddisferebbe i loro bisogni emozionali. Il loro reale interesse non è aiutare la gente nera. Il problema della razza, invece, serve come pretesto per esprimere la loro ostilità e il bisogno frustrato di potere. Nel fare ciò feriscono realmente la gente nera perché l'atteggiamento ostile degli attivisti verso la maggioranza bianca tende a intensificare l'odio fra le razze.
    22. Se la nostra società non avesse alcun problema sociale, la gente di sinistra li inventerebbe, così da procurarsi un motivo per protestare.
    23. Specifichiamo che quanto detto finora non pretende di essere una accurata descrizione di qualunque persona che possa essere considerata di sinistra. Essa è solo una esposizione sommaria della tendenza generale della sinistra.
    Sovrasocializzazione
    24. Gli psicologi usano il termine "sovrasocializzazione" per designare il processo con il quale i bambini sono addestrati a pensare e agire come la società richiede. Si dice che una persona sia ben socializzata se crede e obbedisce al codice morale della sua società e se vi si inserisce bene come parte funzionante di essa. Non avrebbe alcun senso dire che molte persone della sinistra sono sovrasocializzate, visto che l'uomo di sinistra viene concepito come un ribelle. Nondimeno, la posizione può essere difesa. Molte persone di sinistra non sono ribelli come sembrano.
    25. Il codice morale della nostra società è così esigente che nessuno può pensare, sentire e agire in una maniera completamente morale. Per esempio, non si presume che si possa odiare qualcuno; tuttavia quasi tutti noi odiamo qualcuno in un momento o in un altro, sia che lo ammettiamo a noi stessi o no. Alcune persone sono così altamente socializzate che il tentativo di pensare, sentire e agire moralmente impone loro un pesante aggravio. Per evitare sensazioni di colpa devono continuamente illudersi sulle proprie motivazioni e trovare spiegazioni morali per sentimenti e azioni che in realtà non hanno una origine morale. Noi usiamo il termini "sovrasocializzato" per descrivere tali persone.
    26. La sovrasocializzazione può portare a una bassa autostima, un senso di impotenza, disfattismo, senso di colpa, ecc. Uno dei più importanti mezzi con il quale la socializza i bambini è far sì che questi ultimi si vergognino di comportamenti e discorsi che sono contrari alle aspettative della società. Se questo punto viene esasperato, o se un bambino in particolare è piuttosto suscettibile a tali sentimenti, egli finisce per vergognarsi di sé stesso. Inoltre, il pensiero e il comportamento di una persona sovrasocializzata sono più ristretti, a causa delle aspettative della società, rispetto a quelli di una persona scarsamente socializzata. La maggior parte delle persone è occupata in una qualità significativa di comportamenti inutili. Mentono, commettono piccoli furti, non rispetto le regole del traffico, abbandonano il lavoro, odiamo qualcuno, dicono maldicenze o usano qualche trucco sotto banco per superare il loro vicino. La persona sovrasocializzata non può compiere queste cose, o se le compie queste generano in lui un senso di vergogna e di odio di sé. La persona sovrasocializzata, addirittura, non può neanche provare, senza sentirsi in colpa,pensieri o sentimenti contrari alla moralità accettata; egli non può avere "cattivi" pensieri. E la socializzazione non é solo materia di moralità. Noi siamo sovrasocializzati per conformarci alle molte norme di comportamento che non cadono sotto il titolo della moralità. Così la persona sovrasocializzata è legata a un guinzaglio psicologico e spende la sua vita percorrendo binari che la società ha costruito per lui. In molte persone sovrasocializzate il risultato è un senso di coercizione che può divenire una dura sofferenza. Noi sosteniamo che la crudeltà peggiore che gli esseri umani si infliggono l'un l'altro è la sovrasocializzazione.


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    27. Noi sosteniamo che un segmento molto importante e influente della sinistra moderna è sovrasocializzato e che questa sovrasocializzazione è di grande importanza nel determinare la direzione della sinistra moderna. La tendenza delle persone di sinistra del tipo sovrasocializzato è di appartenere alla classe media o al ceto intellettuale. Da notare che gli intellettuali universitari costituiscono il segmento più socializzato della nostra società e quello più rivolto a sinistra.
    28. Le persone di sinistra del tipo sovrasocializzato cercano di liberarsi dal guinzaglio psicologico e asserire la loro autonomia attraverso la ribellione. Ma di solito non sono così forti da ribellarsi contro i valori più fondamentali della società. Parlando in generale, gli obiettivi degli uomini della sinistra non sono in conflitto con la moralità accettata. Al contrario, la sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio. Esempi: l'eguaglianza razziale, l'eguaglianza dei sessi, l'aiutare la povera gente, la pace come opposta alla guerra, la non violenza in generale, la libertà di espressione, l'amore verso gli animali; più essenzialmente il compito dell'individuo di servire la società e il compito della società di prendersi cura dell'individuo. Questi sono valori profondamente radicati della nostra società (o almeno della sua classe media e alta) da lungo tempo e che, esplicitamente o implicitamente costituiscono materia preminente per i principali mezzi di comunicazione e per il sistema educativo. Molti uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, di solito non si ribellano contro questi principi, ma giustificano la loro ostilità verso la società dichiarando (con qualche grado di verità) che essa non vive secondo quei principi.
    29. Qui illustriamo il modo in cui gli uomini di sinistra sovrasocializzati mostrano il loro reale attaccamento alle attitudini convenzionali della nostra società, pretendendo allo stesso tempo di ribellarsi a essa. Molte persone sinistra spingono verso una azione affermativa, perché i neri possano assumere incarichi di alto prestigio, per aumentare l'educazione nelle scuole nere e per concedere loro maggiori fondi. Il modo di vivere della "sottoclasse" nera viene visto come una disgrazia sociale. Vogliono integrare l'uomo nero nel sistema, farne un manager, un avvocato, uno scienziato così come la popolazione bianca della classe medio-alta. Gli uomini di sinistra replicheranno che l'ultima cosa che farebbero sarebbe quella di rendere l'uomo nero una copia del bianco. Al contrario, vogliono preservare la cultura afro-americana. Ma in cosa consiste questa opera di conservazione? A stento si esplica in qualcosa di diverso dal mangiare, dall'ascoltare musica, dal vestirsi secondo lo stile dei neri, dal frequentare una moschea o una chiesa nera. In altre parole, può manifestarsi solo in materie superficiali. In tutti i riferimenti essenziali la maggior parte degli uomini di sinistra del tipo sovrasocializzato vuole rendere il nero conforme agli ideali bianchi della classe medio-alta. Vuole far sì che studi materie tecniche, che divenga un dirigente o uno scienziato, che spenda la sua vita salendo la scala della condizione sociale al fine di provare che la gente nera è valida quanto quella bianca. Vogliono rendere i padri neri "responsabili", vogliono che le gang di neri diventino non violente, ecc. Ma questi sono precisamente i valori del sistema industriale-tecnologico. Al sistema non interessa che tipo di musica un uomo ascolti, che tipo di vestiti indossi o che religione pratichi fino a che egli studia in una scuola, ha un lavoro rispettabile, sale la scala sociale, è un genitore responsabile, è non violento e così via. In effetti, anche se cercherà di negarlo, l'uomo di sinistra sovrasocializzato vuole integrare l'uomo nero nel sistema e far sì che adotti i suoi valori.
    3O. Noi, chiaramente, non sosteniamo che gli uomini di sinistra, persino del tipo sovrasocializzato, non si ribellino mai contro i valori fondamentali della nostra società. Evidentemente qualche volto lo fanno. Alcuni uomini della sinistra sovrasocializzati si sono spinti così lontano da ribellarsi contro uno dei più importanti principi della società moderna, adottando la violenza fisica. Secondo il loro punto di vista, la violenza è una forma di "liberazione". In altre parole, commettendo violenza essi rompono quelle restrizioni psicologiche che sono state loro imposte. Siccome sono sovrasocializzati, queste restrizioni sono state limitanti più per loro che per altri; da qui il bisogno di abbatterle per liberarsene. Ma di solito giustificano la loro ribellione in termini di valori correnti. Se essi fanno uso della violenza sostengono di combattere contro il razzismo o cose simili.
    31. Siamo consapevoli che si possa obiettare a questo schematico abbozzo della psicologia della sinistra. La situazione reale è complessa, e qualsiasi descrizione completa di essa avrebbe bisogno di diversi volumi, persino se le informazioni necessarie fossero disponibili. Noi sosteniamo solo di aver sommariamente delineato le due più importanti tendenze della psicologia della sinistra moderna.
    32. I problemi degli uomini di sinistra sono indicativi dei problemi della nostra società considerata nel suo complesso. Una bassa autostima, le tendenze depressive e il disfattismo non sono propri solo della sinistra. Sebbene specialmente evidenti nella sinistra, sono diffusi nella nostra società. E la società di oggi tende a socializzarsi in maniera maggiore che qualsiasi società precedente. Ci viene detto dagli esperti persino come mangiare, come fare esercizio, come fare l'amore, come far crescere i nostri bambini e via dicendo.

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    33. Gli esseri umani hanno un bisogno (probabilmente biologico) per qualcosa che noi chiameremo il "processo del potere". Questo è strettamente collegato al bisogno di potere (che è ampiamente riconosciuto) ma non è la stessa cosa. Il processo del potere ha quattro elementi. I tre più chiari sono quelli che noi chiamiamo lo scopo, lo sforzo, e il raggiungimento dell'obiettivo richiede uno sforzo, e ha bisogno di riuscire a ottenere con successo almeno alcuni di essi). Il quarto elemento è più difficile da definire e può non essere indispensabile. Noi lo chiamiamo autonomia e sarà discusso in seguito (paragrafi 42-44).
    34. Consideriamo il caso ipotetico di un uomo che può ottenere qualsiasi cosa solo desiderandola. Questo individuo svilupperà seri problemi psicologici. All'inizio si divertirà soltanto; in seguito, piano piano, comincerà ad annoiarsi e a demoralizzarsi profondamente. Alla fine potrebbe divenire una persona clinicamente depressa. La storia mostra che le aristocrazie ricche tendono alla decadenza. Ciò non avviene nelle aristocrazie più combattive che devono difendersi per mantenere il loro potere. Ma le aristocrazie ricche e sicure che non hanno bisogno di impegnarsi per mantenere il loro potere di solito appaiono insoddisfatte, edonistiche e demoralizzate. Questo mostra che il potere non è tutto. Occorre avere degli obiettivi verso cui esercitare il proprio potere. .
    35. Ognuno di noi si pone degli obiettivi; se non altro per soddisfare i bisogni fisici essenziali: cibo, acqua e qualsiasi indumento e riparo siano resi necessari dal clima. Ma le aristocrazie agiate non devono compiere alcuno sforzo per questo. Da ciò nasce la loro noia e demoralizzazione.
    36. Il non conseguimento di importanti risultati sfocia nella morte se gli obiettivi sono necessità fisiche, e in frustrazione se il non conseguirli è compatibile con la sopravvivenza. Il fallimento costante nel raggiungimento degli obiettivi lungo il percorso della propria vita dà luogo al disfattismo, alla bassa autostima o alla depressione.
    37. Così per evitare seri problemi psicologici, un essere umano ha bisogno di obiettivi il cui raggiungimento richiede uno sforzo, di una certa dose di successo nel conseguirli.
    Attività sostitutive
    38. Ma non tutti i ricchi aristocratici si annoiano e si demoralizzano. Per esempio 1'imperatore Hirohito, invece di affondare nell'edonismo decadente si consacro alla biologia marina, un campo nel quale divenne una personalità eminente. Quando gli uomini non devono sforzarsi per soddisfare i propri bisogni fisici, devono porsi degli obiettivi artificiali. In molti casi essi li perseguono con la stessa energia e coinvolgimento emotivo che avrebbero usato per soddisfare le necessita fisiche. Cosi gli aristocratici dell'impero romano ebbero le loro pretese letterarie; molti aristocratici europei dei secoli passati investirono una grande quantità di tempo ed energia nella caccia, sebbene poi non mangiassero la carne; altre aristocrazie hanno concorso allo status attraverso elaborate esposizioni di beni; e pochi aristocratici, come Hirohito, si sono rivolti alla scienza.
    39. Usiamo il termine "attività sostitutiva" per designare un'attività diretta verso un obiettivo artificiale che le persone si prefiggono semplicemente per avere uno scopo per cui lavorare, o lasciateci dire, semplicemente per la soddisfazione che provano raggiungendolo. Ecco un metodo empirico per identificare attività sostitutive. Data una persona che spende tempo ed energia per uno scopo X, chiedetevi questo: se egli deve dedicare la maggior parte del suo tempo e della sua energia per soddisfare i suoi bisogni biologici, e se questo sforzo gli richiedesse di usare le sue abilità mentali e fisiche in modo vario e interessante, si sentirebbe seriamente privato di qualcosa se non raggiunge l'obiettivo X? Se la risposta e no, allora il raggiungimento dell'obiettivo X e una attività sostitutiva. Gli studi di Hirohito sulla biologia marina costituiscono chiaramente una attività sostitutiva, visto che quasi certamente se Hirohito avesse dovuto spendere il suo tempo per interessanti compiti non scientifici al fine d'ottemperare alle necessita della vita egli non si sarebbe sentito privato di qualcosa perché non conosceva tutto sull'anatomia e i cicli di vita degli animali marini. Dall'altro lato, la ricerca del sesso e dell'amore (per esempio) non e una attività sostitutiva, perché la maggior parte delle persone, persino se la loro esistenza fosse soddisfacente in altri ambiti, si sentirebbero private di qualcosa se passassero la loro vita senza avere mai una relazione con un membro del sesso opposto. (Ma la ricerca di una quantità di sesso maggiore di quella di cui uno ha bisogno può essere una attività sostitutiva.)
    40. Nella società industriale moderna è necessario solo un minimo sforzo per soddisfare i bisogni primari. E sufficiente passare attraverso un programma di addestramento per acquisire qualche piccola abilita tecnica, quindi andare al lavoro in orario e compiere uno sforzo molto modesto per mantenere il lavoro. I soli requisiti sono una quantità moderata di intelligenza, e, più di tutto, semplice obbedienza. Se uno possiede questi requisiti, la società si prende cura di lui dalla culla alla tomba. (Si, esiste una sottoclasse che non può ritenere che le sue necessita fisiche siano garantite, ma noi stiamo parlando della maggioranza della società.) Cosi non sorprende che la società moderna sia piena di attività sostitutive. Queste includono il lavoro scientifico, l'impresa atletica, il lavoro umanitario, la creazione artistica e letteraria, la scalata ai vertici aziendali, l'acquisizione di denaro e beni materiali molto oltre il necessario, e l'attivismo sociale quando si indirizza verso temi che non sono importanti per la vita personale dell'attivista, come nel caso di attivisti bianchi che lavorano per i diritti delle minoranze non bianche. Queste non sono sempre attività sostitutive tout court, visto che per molti esse possono essere motivate in parte da altri bisogni che superano la semplice necessita di avere qualche scopo da perseguire. Il lavoro scientifico può essere motivato in parte da un desiderio di prestigio, la creazione artistica dal bisogno di esprimere sentimenti, l'attivismo sociale militante dall'ostilità. Ma per la maggior parte delle persone queste attività sono in gran parte attività sostitutive. Per esempio, la maggioranza degli scienziati sarà probabilmente d'accordo che la "soddisfazione" che ricevono dal loro lavoro e più importante del denaro e del prestigio che guadagnano.


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    41. Per molti, se non per la maggior parte delle persone, le attività sostitutive sono meno soddisfacenti del conseguimento di obiettivi reali (cioè, obiettivi che si vorrebbero ottenere persino se il bisogno del processo di potere fosse gia soddisfatto). Lo dimostra il fatto che le persone profondamente coinvolte in attività sostitutive, in molti casi, non sono mai soddisfatte, non si riposano mai. Cosi quello che si arricchisce costantemente si ingegna per conseguire una ricchezza sempre maggiore. Lo scienziato, non appena risolve un problema, rivolge la sua attenzione verso un altro problema. Il corridore di lunghe distanze si impone di correre sempre più veloce e lontano. Molte persone che praticano attività sostitutive diranno che ricevono maggiore soddisfazione da queste attività che dagli affari "mondani" necessari per soddisfare i loro bisogni biologici; ma questo succede perchè nella nostra società lo sforzo richiesto per soddisfare i bisogni biologici si è ridotto a banalità. Quel che è più importante, e che nella nostra società la gente non soddisfa i propri bisogni biologici autonomamente ma funzionando come parti di un'immensa macchina sociale. Al contrario, la gente in generale ha un grande margine di autonomia nel praticare le attività sostitutive.
    Autonomia.
    42. L'autonomia come parte di un processo di potere può non essere indispensabile per ogni individuo. Ma la maggior parte degli individui ha bisogno di un grado più o meno grande di autonomia nel perseguire i propri obiettivi. I loro sforzi devono essere intrapresi su propria iniziativa e devono mantenersi sotto la loro direzione e controllo. Tuttavia la maggior parte della gente non deve sforzarsi come singolo individuo per questa iniziativa, per la direzione e il controllo. E' sufficiente di solito agire come membro di un piccolo gruppo. Cosi se mezza dozzina di persone discute un obiettivo e intraprende uno sforzo comune che ha successo nell'ottenere quel dato risultato il suo bisogno per il processo del potere sarà soddisfatto. Ma se si lavora sotto rigidi ordini provenienti dall'alto, precludendo ai singoli ogni luogo in cui prendere una decisione o una iniziativa autonoma, allora il loro bisogno per il processo del potere non sarà soddisfatto. Si può dire la stessa cosa quando le decisioni sono prese su scala collettiva, se il gruppo che prende la decisione collettiva è così ampio da vanificare il ruolo del singolo.
    43. E' vero che qualche individuo sembra avere poco bisogno di autonomia. La sua spinta per il potere è debole o la soddisfa identificandosi con qualche organizzazione potente alla quale appartiene. E quindi vi sono tipi animali non pensanti che sembrano essere soddisfatti da un senso puramente fisico di potere (il bravo soldato combattente il cui senso di potere consiste nello sviluppare abilita di combattimento che sarà contento di usare in cieca obbedienza ai suoi superiori).

    44. Ma per la maggior parte della gente attraverso il processo del potere avere uno scopo, fare uno sforzo autonomo e ottenere il risultato che si acquisisce la stima e la fiducia in sé, oltre a un senso di potere. Quando non si hanno adeguate opportunità per passare attraverso il processo del potere le conseguenze sono (a seconda dell'individuo e del modo in cui il processo di potere e disgregato) noia, demoralizzazione, bassa autostima, sentimenti di inferiorità, disfattismo, depressione, ansia, sensi di colpa, frustrazione, ostilità, abuso di bambini e di coniugi, edonismo insaziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini nel sonno, disordini nell'alimentazione ecc . Fonti di problemi sociali.
    45. I sintomi fin qui elencati possono essere presenti in qualsiasi società, ma nella società moderna industriale sono presenti su vasta scala. Non siamo i primi a sostenere che il mondo oggi sembra comportarsi come un folle. Questo stato di cose non e normale per una società umana. Vi è motivo di credere che 1'uomo primitivo soffrisse di minor stress e frustrazione e che fosse più soddisfatto del suo modo di vivere che non 1'uomo moderno. E' vero che non tutto era rose e fiori nelle società primitive. L'abuso di donne era comune presso gli aborigeni australiani, e la transessualita era abbastanza diffusa tra alcune delle tribù indiane d America. Ma pare che, parlando in generale, i tipi di problemi che abbiamo enumerato nel paragrafo precedente fossero meno comuni tra i popoli primitivi che nella società moderna.
    46. Noi attribuiamo le problematiche sociali e psicologiche della società moderna al fatto che essa richiede alla gente di vivere in condizioni radicalmente differenti da quelle in cui la razza umana si è evoluta, e di comportarsi in modo tale da entrare in conflitto con i modelli di comportamento che la razza umana sviluppò durante la sua evoluzione. E' chiaro, da quello che abbiamo appena scritto, che noi consideriamo la mancanza di opportunità di sperimentare propriamente il processo del potere la più importante delle condizioni anormali alle quali la società moderna assoggetta l'individuo. Ma non l'unica. Prima di trattare la disgregazione del processo del potere come fonte di problemi sociali, discuteremo alcuni altri fattori.


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    47. Tra le anomalie presenti nella società industriale moderna vi sono l'eccessiva densità della popolazione, l'isolamento dell'uomo dalla natura, l'eccessiva rapidità dei cambiamenti sociali e il crollo delle comunità naturali di piccole dimensioni, per esempio le famiglie allargate, il villaggio o la tribù.
    48. E' accertato che la sovrappopolazione aumenta lo stress e 1'aggressività. Il grado di affollamento che esiste oggi e l'isolamento dell'uomo dalla natura sono conseguenze del progresso tecnologico. Tutte le società preindustriali erano in prevalenza rurali. La rivoluzione industriale ha aumentato a dismisura l'estensione delle città e la proporzione della popolazione che vi vive, e la tecnologia moderna industriale hanno reso possibile alla Terra di sostentare una popolazione sempre più densa. (Inoltre, la tecnologia inasprisce gli effetti dell'affollamento perché pone un accresciuto potere disgregatore nelle mani dell'uomo. Per esempio, una varietà di strumenti produttori di rumore: macchine agricole, radio, motocicli, ecc. Se l'uso di questi strumenti non fosse limitato le persone desiderose di pace e quiete sarebbero molestate dal rumore. Se il loro uso è limitato, le persone che adoperano questi strumenti sono frustrate dai regolamenti. Ma se queste macchine non fossero mai state inventate non vi sarebbe stato alcun conflitto e non si sarebbe generata alcuna frustrazione.
    49. Per le società primitive il mondo naturale (che, in genere, muta lentamente) forniva una struttura stabile e quindi un senso di sicurezza. Nel mondo moderno è la società umana che domina la natura, piuttosto che il contrario, e la società moderna cambia molto rapidamente a causa dei mutamenti tecnologici. Così non vi e una struttura stabile.
    50. I conservatori sono sciocchi; lamentano la decadenza dei valori tradizionali, tuttavia sostengono entusiasticamente il progresso tecnologico e la crescita economica. Apparentemente sembra loro sfuggire il fatto che non si possono produrre cambiamenti rapidi e drastici in campo tecnologico e nella economia di una società senza causare rapidi mutamenti in tutti gli altri aspetti di detta società; e tali mutamenti rapidi inevitabilmente fanno crollare i valori tradizionali.
    51. Il crollo dei valori tradizionali in una certa estensione implica il crollo dei legami che uniscono gruppi sociali tradizionali di piccole dimensioni. La disintegrazione dei gruppi sociali di piccole dimensioni è inoltre promossa dal fatto che le condizioni moderne spesso richiedono, o tentano, di spostare l'individuo verso altre località, separandolo dalla comunità di origine. Oltre a ciò, una società tecnologica deve indebolire i legami familiari e le comunità <>cali se vuole funzionare efficientemente. Nella società moderna la lealtà di un individuo deve essere rivolta prima al sistema e solo in secondo luogo alla comunità ristretta, perché se la lealtà interna di una piccola comunità è più forte della lealtà al sistema tali comunità perseguiranno il loro vantaggio a spese del sistema. Supponiamo che un pubblico ufficiale o un dirigente di azienda assuma per un certo incarico suo cugino, un suo amico o il suo correligionario piuttosto che una persona meglio qualificata. Egli ha permesso alla lealtà personale di avere la meglio sulla lealtà al sistema, e questo è "nepotismo" o "discriminazione", entrambi terribili peccati nella società moderna. Sedicenti societa industriali che si sono scarsamente impegnate nel subordinare personale o realtà locali alla lealtà al sistema sono di solito molto inefficienti (basta dare uno sguardo all'America Latina). Cosi una società industriale avanzata può tollerare solo piccole comunità indebolite, piegate e rese strumenti del sistema .


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    53. La sovrappopolazione, i cambiamenti rapidi e il collasso della comunità sono stati ampiamente riconosciuti come fonti di problemi sociali, ma noi non crediamo che essi siano sufficienti a giustificare l'estensione dei problemi che si presentano oggi ai nostri occhi.
    54. Poche città preindustriali erano molto estese e densamente popolate, tuttavia i loro abitanti non sembra che abbiano sofferto di problemi psicologici quanto l'uomo moderno. In America oggi esistono ancora aree rurali spopolate in cui troviamo gli stessi problemi delle aree urbane, sebbene in modo meno acuto. Cosi la sovrappopolazione non sembra essere il fattore decisivo.
    55. Sul limite sempre in espansione della frontiera americana, durante il XIX secolo la mobilità della popolazione probabilmente fece sparire estese famiglie e gruppi sociali di piccole dimensioni forse nella stessa proporzione in cui spariscono oggi. Di fatto molti nuclei familiari vivevano per scelta in totale isolamento, non avendo vicini nell'arco di diverse miglia e non appartenendo ad alcuna comunità, e tuttavia non sembra che abbiano sviluppato dei problemi.
    56. Inoltre il cambiamento nella frontiera americana fu molto ~z~)ido e profondo. Un uomo poteva essere nato e cresciuto in una capanna di legno, al di fuori del raggio della legge e dell'origine ed essersi nutrito di selvaggina; giunto a un'età adulta poteva accadere che si trovasse a svolgere un impiego regolare in una comunità ordinata con una forte presenza della legge. Questo era un cambiamento più profondo di quello che solitamente accade nella vita di un individuo moderno, tuttavia non sembra che abbia portato a problemi psicologici. Infatti la società americana del XIX secolo era caratterizzata da ottimismo e autostima; esattamente il contrario della società odierna.
    57. Noi sosteniamo che la differenza è che l'uomo moderno ha la consapevolezza (largamente giustificata) che il cambiamento gli è imposto, mentre nel XIX secolo l'uomo della frontiera aveva la consapevolezza (largamente giustificata) di provocare i cambiamenti, di propria iniziativa. Cosi un pioniere insediatosi su un pezzo di terra di sua proprietà, scelto da lui, attraverso i suoi sforzi lo trasformava in una fattoria. In quei giorni un intero paese poteva contare solo qualche centinaia di abitanti ed era un'entità molto più isolata e autonoma che un paese moderno. Quindi il pioniere-fattore partecipava come membro di un gruppo relativamente piccolo alla creazione di una nuova, ordinata comunità. Ci si potrebbe chiedere se la creazione di questa comunità fosse un miglioramento; a ogni modo essa soddisfaceva il bisogno del pioniere per il processo del potere.
    58. Dovrebbe essere possibile dare altri esempi di società soggette a rapidi cambiamenti e/o prive di stretti legami collettivi senza che per questo si verificassero le imponenti aberrazioni comportamentali che oggi si vedono nella società industriale. Non vogliamo dire che la società moderna sia la sola in cui il processo del potere è stato frantumato. Probabilmente la maggior parte delle società civilizzate, se non tutte, hanno interferito con il processo del potere in una proporzione più o meno grande. Ma nella società industriale moderna il problema è divenuto particolarmente acuto. La sinistra, almeno nella sua recente forma (dalla meta fino alla fine del XX secolo) e in parte un sintomo della privazione del processo del potere.
    La disgregazione del processo del potere nella società moderna
    59. Noi dividiamo le spinte umane in tre gruppi: 1) quelle che possono essere soddisfatte con un minimo sforzo; 2) quelle che possono essere soddisfatte ma solo al prezzo di un serio sforzo; 3) quelle che non possono essere adeguatamente soddisfatte non importa quanto grande sia lo sforzo impiegato. Il processo del potere è il processo di soddisfare le spinte del secondo gruppo. Più spinte ci sono del terzo gruppo, maggiore sarà la frustrazione, la rabbia, e alla fine il disfattismo, la depressione, ecc.
    60. Nella società industriale moderna le spinte dell'uomo naturale tendono a essere quelle del primo e del terzo gruppo; il secondo gruppo tende a consistere in maniera sempre maggiore di spinte create artificialmente.
    61. Nelle società primitive, le necessità fisiche generalmente cadono nel secondo gruppo. Esse possono essere soddisfatte, ma solo al costo di un grave sforzo. Ma la società moderna tende a garantire le necessita fisiche a tutti in cambio solo di un minimo sforzo, quindi i bisogni fisici sono posti nel primo gruppo. (Si può discutere se lo sforzo richiesto per mantenere un lavoro debba essere considerato "minimo"; ma di solito, in lavori di livello basso-medio, l'unico sforzo richiesto e semplicemente quello dell'obbedienza. Tu siedi o stai dove ti hanno detto di stare e fai quello che ti hanno detto di fare nel modo in cui ti hanno detto di farlo. Raramente devi sforzarti seriamente, e in ogni caso a stento hai una qualche autonomia nel lavoro, cosi che il bisogno per il processo del potere non è ben garantito.)

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    62. I bisogni sociali, come il sesso, l'amore e lo status sociale, spesso rimangono nel secondo gruppo nella società moderna, dipendendo dalla situazione dell'individuo". Ma eccetto che per coloro che hanno una forte spinta particolare per lo status sociale, lo sforzo richiesto per soddisfare le spinte sociali e insufficiente ad appagare adeguatamente il bisogno per il processo del potere.
    63. Cosi sono stati creati dei bisogni artificiali che cadono nel secondo gruppo e quindi garantiscono il bisogno per il processo del potere. La pubblicità e le tecniche di marketing sono state sviluppate in modo da far si che molte persone sentano il bisogno di cose che i loro nonni non desiderarono o persino sognarono mai. Ciò richiede un duro sforzo per guadagnare denaro sufficiente per soddisfare questi bisogni artificiali, quindi essi ricado- no nel secondo gruppo (ma vedi paragrafi 80-82.) L'uomo moderno deve soddisfare il suo bisogno per il processo di potere in gran parte attraverso la ricerca di bisogni artificiali creati dalla pubblicità e dalla industria del marketing", e attraverso attività sostitutive.
    64. Sembra che per molte persone, forse la maggioranza, queste forme artificiali del processo di potere siano insufficienti. Un tema ricorrente negli scritti dei critici sociali della seconda metà del XX secolo è il senso di inutilità che affligge molte persone nella società moderna. (Questa mancanza di scopi e spesso chiamata con altri nomi, come "anomia" [una condizione della società caratterizzata da un'assenza di norme e valori sociali, n.d.t.] e "vacuità della classe media".) Noi sosteniamo che la cosiddetta "crisi di identità" è di fatto una ricerca di intento, spesso di impegno verso una conveniente attività sostitutiva. Può essere che l'esistenzialismo sia in larga parte una risposta alla mancanza di scopi della vita moderna". Nella società moderna è molto diffusa la ricerca del "raggiungimento". Ma noi pensiamo che per la maggioranza delle persone un'attività il cui principale obiettivo e la realizzazione (cioè una attività sostitutiva) non sia una soddisfazione completamente soddisfacente. In altre parole, non soddisfa pienamente il bisogno per il processo del potere (vedi paragrafo 41). Questo bisogno può essere pienamente soddisfatto solo attraverso attività che hanno qualche traguardo esterno, come le necessità fisiche, il sesso, l'amore, lo status, la vendetta, ecc.
    65. Inoltre, nei casi in cui 1'obiettivo e il guadagnare soldi, salire la scala sociale o funzionare come parte del sistema in un modo diverso, la maggior parte delle persone non sono nella posizione di perseguire i propri scopi autonomamente: la maggior parte dei lavoratori è alle dipendenze di qualcun altro e, come abbiamo sottolineato nel paragrafo 61, spendono i loro giorni facendo quello che vien detto loro di fare nella maniera in cui viene detto loro di farlo. Persino la maggior parte di coloro che sono in affari in proprio hanno solo un'autonomia limitata. E una lagnanza cronica dei piccoli imprenditori che le loro mani sono legate da un'eccessiva regolamentazione governativa. Alcune di queste regole sono indubbiamente superflue, ma per la maggior parte esse sono essenziali e parti inevitabili della nostra società estremamente complessa. Una larga porzione di piccoli affari oggi opera sul sistema delle concessioni (franchising). Il Wall Street Journal, alcuni anni fa, riportò che molte delle compagnie che rilasciano la concessione chiedono ai concessionari un test personale destinato a escludere coloro che hanno creatività e iniziativa perché tali persone non danno sufficiente garanzia di adeguarsi docilmente al sistema. Questo esclude dalle piccole attività molte persone che hanno bisogno maggiore di autonomia.
    66. Oggi la gente vive più in virtù di quello che il sistema fa per loro o a loro che per quello che riescono a fare loro stessi. E quello che fanno per loro è fatto sempre di più dentro canali costruiti dal sistema. Le opportunità tendono a essere quelle che il sistema concede, ed essere sfruttate in accordo con le regole e i regolamenti", e perché vi sia una possibilità di successo devono essere seguite le tecniche prescritte dagli esperti.
    67. Cosi il processo del potere, nella nostra società, è spezzato attraverso una mancanza di scopi reali e una mancanza di autonomia nel seguire gli obiettivi. Ma si frantuma anche a causa di quelle spinte umane che cadono nel terzo gruppo: le spinte che non possono essere adeguatamente soddisfatte non importa quanto grande sia lo sforzo di chi si impegna per ottenerle. Una di queste spinte è il bisogno di sicurezza. Le nostre vite dipendono dalle decisioni prese da altre persone; noi non esercitiamo un controllo su queste decisioni e di solito non conosciamo nemmeno coloro che decidono ("Viviamo in un mondo nel quale, in proporzione, poche persone forse 500 o 100 prendono le decisioni importanti", Phlip B. Heymann della Scuola di legge di Harvard, citato da Anthony Lewis, New York Times, 21 aprile 1995). Le nostre vite dipendono dal fatto che gli standard di sicurezza negli stabilimenti nucleari siano mantenuti adeguatamente; o da quanto pesticida viene ammesso nel nostro cibo o da quanto inquinamento vi è nell'aria; dalla competenza (o incompetenza) del nostro dottore. Perdere il lavoro o trovarlo dipende da decisioni prese dagli economisti del governo o dai dirigenti delle aziende; e cosi via. La maggior parte degli individui non e nella posizione di sentirsi sicura di fronte a queste minacce se non molto limitatamente. La ricerca dell'individuo per la sicurezza è quindi frustrata, e porta a un senso di impotenza. Si potrebbe obiettare che l'uomo primitivo è fisicamente meno sicuro dell'uomo moderno, come e dimostrato dalla sua più breve aspettativa di vita; quindi l'uomo moderno soffre di meno quel grado di insicurezza normale per gli esseri umani. Ma la sicurezza psicologica non dipende dalla sicurezza fisica. Quello che ci fa sentire sicuri non è un livello maggiore di sicurezza oggettiva, ma un senso di fiducia nella nostra capacità di avere cura di noi stessi. L'uomo primitivo, minacciato da un animale feroce o dalla fame, può combattere in difesa di sé stesso o spostarsi alla ricerca di cibo. Egli non ha la certezza del buon esito di questi sforzi, ma non si trova indifeso di fronte agli aspetti che lo minacciano. L'individuo moderno, e minacciato da molti aspetti contro i quali è inerme: incidenti nucleari, sostanze cancerogene negli alimenti, inquinamento ambientale, guerre, aumento delle tasse, invasione del suo privato da parte di grandi organizzazioni, fenomeni economici o sociali di rilevanza nazionale che possono frantumare il suo stile di vita.
    69. È vero che l'uomo primitivo è impotente contro alcune minacce: la malattia per esempio. Ma egli può accettare il rischio della malattia stoicamente. Essa fa parte della natura delle cose. Non è colpa di alcuno, a meno che sia colpa di qualche immaginario demone impersonale. Ma le minacce all'individuo moderno tendono a essere costruite dall'uomo. Esse non sono il risultato del caso ma gli sono imposte da altri le cui decisioni egli, come individuo, è incapace di influenzare. Di conseguenza si sente frustrato, umiliato e pieno di rabbia.
    7O. Così l'uomo primitivo per la maggior parte della sua vita mantiene la propria sicurezza nelle sue mani (sia come individuo che come membro di un piccolo gruppo), mentre la sicurezza dell'uomo moderno è nelle mani di persone o organizzazioni che sono troppo remote o troppo estese perché egli sia in grado di influenzarle personalmente. Così la spinta dell'uomo moderno per la sicurezza tende a cadere nel primo e nel terzo gruppo; in alcune aree (cibo, riparo, ecc.) la sua sicurezza è garantita col minimo sforzo, mentre in altre aree egli non può raggiungere un grado di sicurezza. (Questo esempio semplifica molto la situazione reale ma delinea sommariamente quanto la condizione dell'uomo moderno differisca da quella dell'uomo primitivo.)

    A luta continua

 

 
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