Mai parole chiare.
Solo termini insipidi e nebulosi come "equivicinanza" , "modulazione" e "giustizia fiscale (?).
(Qui abbiamo le figuracce in Parlamento per l'affaire Telecom)
Valori, terrorismo e futuro. Così parla un socialista che ci piace
Pubblichiamo alcune frasi significative
(e divertenti) del discorso pronunciato
ieri dal premier inglese, Tony Blair, al
congresso del New Labour a Manchester.
Vecchiaia. “Grazie al Partito laburista che
mi ha concesso lo straordinario privilegio di
guidarvi per gli ultimi 12 anni. So che sembro
molto più vecchio. Ma questo è quello
che succede a essere il leader dei laburisti.
A dir la verità, anche alcuni di voi sembrano
molto più vecchi. Questo è quello che vi
succede ad avermi come leader”.
Grazie a Cherie. “Grazie alla mia famiglia,
a Cherie. Almeno con lei non devo preoccuparmi
che possa scappare con il vicino della
porta accanto”.
Valori. “Negli anni Ottanta avremmo potuto
essere il partito giusto per trasformare
la Gran Bretagna. Non lo siamo stati. La lezione
è sempre la stessa. I valori che non sono
collegati con la realtà non sono soltanto
senza speranza dal punto di vista elettorale,
ma diventano valori senza valore. Non possono
conquistare consensi nel mondo reale.
Abbiamo vinto non perché abbiamo ceduto
sui nostri valori, ma perché abbiamo avuto
il coraggio di essere sinceri su di essi. Il nostro
coraggio nel cambiamento ha dato agli
inglesi il coraggio di cambiare”.
L’unica eredità che vale. “Quando sei al governo,
ti assumi tutte le responsabilità, porti
il peso di tutte le disillusioni. E la politica
è sempre qualcosa che riguarda la prossima
sfida. La verità è che non si può andare
avanti per sempre. Ecco perché è giusto che
questa sia il mio ultimo congresso come leader.
Naturalmente è difficile. Ma è anche
giusto lasciare. Per il paese, per voi, per il
partito. Nei prossimi mesi, riprenderò in
considerazione tutti i cambiamenti su cui ho
lavorato così alacremente negli ultimi anni.
E darò il mio contributo per costruire un
partito unito con una piattaforma forte che
sia espressione dell’unica eredità che ha
sempre avuto peso per me: una quarta vittoria
che ci permetta di cambiare l’Inghilterra
per il meglio”.
La (non) investitura. “Ci sono state molte
chiacchiere, bugie e verità nelle ultime settimane.
Nessun rapporto di qualsiasi natura
è facile, men che meno in politica, che importa
così tanto ed è condotta sotto così tanti
riflettori. Ma so che il New Labour non ci
sarebbe mai stato, e tre vittorie elettorali
non sarebbero mai state garantite senza
Gordon Brown. E’ un uomo notevole. Un notevole
servitore di questa nazione. E questa
è la verità”.
Le proteste contro il Papa. “Niente è più
come dieci anni fa. Non con la globalizzazione.
Non con il cambiamento climatico.
Non con il crimine organizzato. Non quando
attentatori suicidi nati e cresciuti in Gran
Bretagna fanno strage nelle strade di Londra.
In nome della religione. Un discorso delPapa in un seminario accademico in Baviera
ha scatenato proteste in Gran Bretagna.
La domanda che ci si pone oggi è diversa da
quella che ci ponevamo nel 1997. Ed è come
si fa a conciliare l’apertura alle ricche possibilità
della globalizzazione con la sicurezza
di fronte alle minacce. Come essere aperti
e al sicuro. E, ancora una volta, c’è una terza
via. La nostra risposta è molto chiara. E’,
ancora una volta, aiutare le persone a vivere
in un mondo che cambia usando il potere
per aumentare le opportunità e garantire la
sicurezza a tutti”.
Le cellule staminali. “Dobbiamo cercare
di occupare il primo posto al mondo sulla
scelta bioscientifica. L’America non vuole la
ricerca sulle cellule staminali, noi sì, noi la
vogliamo.
Un quarto mandato. “Se falliamo, e senza
il cambiamento falliremo, credetemi: il cambiamento
sarà comunque fatto, ma in un modo
non progressista dal Partito conservatore.
Voglio un cambiamento vero verso i valori
progressisti, fatto attraverso un quarto
mandato del Partito laburista”.
Il terrorismo non è colpa nostra. “La nuova
ansia è lo sforzo globale contro il terrorismo
senza pietà né limiti. Sarà uno sforzo
che coinvolgerà un generazione e più. Ma
questo è ciò che credo con passione: non vinceremo
fino a che non ci scuoteremo, liberi
dalla miserabile sottomissione alla propaganda
del nostro nemico, quella secondo cui
siamo noi i responsabili di quel che succede.
Il terrorismo non è colpa nostra. Non
l’abbiamo causato noi. Non è la conseguenza
della nostra politica estera. E’ un attacco
al nostro modo di vivere. E’ globale. E’ un’ideologia.
Ha ucciso circa tremila persone,
inclusi 60 inglesi nelle strade di New York
prima che ci fossero la guerra in Afghanistan
e quella in Iraq. Il terrorismo è creciuto
per decenni. Le sue vittime sono in Egitto,
Algeria, Indonesia, India, Pakistan, Turchia.
Più di trenta paesi nel mondo. Sfrutta
ogni conflitto. Sfrutta ogni sofferenza. E le
sue vittime sono soprattutto musulmani.
Questa non è la nostra guerra contro l’islam.
Questa è una guerra combattuta da estremisti
che distorcono la vera fede dell’islam. E
tutti noi, occidentali e arabi, cristiani e musulmani,
che mettiamo il valore della tolleranza,
del rispetto e dalla coesistenza pacifica
sopra a tutti gli odi settari, dobbiamo
unirci e sconfiggerli. Non sono i soldati inglesi
che mandano autobombe ad ammazzare
innocenti a Baghdad e a Kabul. I nostri
soldati sono lì con truppe di 30 altre nazioni
con un mandato pieno dell’Onu – su richierichiesta
specifica del primo governo eletto democraticamente
in quella regione – per proteggere
gli iracheni da quella stessa ideologia
che cerca la morte di cittadini britannici
negli aerei sopra l’Atlantico. Se ci ritiriamo
adesso, lasciando l’Iraq ad al Qaida e alle
brigate della morte e l’Afghanistan ad al
Qaida e ai talebani, noi non saremo più al sicuro.
Commetteremmo un atto codardo di
arrendevolezza che metterà la nostra sicurezza
futura nel più grande dei pericoli. Le
nostre truppe non stanno combattendo invano.
Ma per il futuro della nazione. Ma questa
non è una guerra convenzionale. Non
può essere vinta soltanto con la forza. Non è
uno scontro di civiltà. E’ uno scontro sulla civiltà,
sulle idee che la creano. Dall’11 settembre
ad adesso l’ho detto e ripetuto. Se vogliamo
che i nostri valori siano quelli che
amministrano il cambiamento globale dobbiamo
dimostrare che sono corretti e giusti
e gestiti in modo equo”.
La pace in Palestina (come Clinton). “Da
ora fino a quando lascerò dedicherò me stesso,
con lo stesso impegno che ho profuso per
l’Irlanda del nord, per la costruzione della
pace tra Israele e Palestina. Forse non ce la
farò. Ma ci proverò, perché la pace in medio
oriente è una sconfitta del terrorismo”.
L’alleanza con l’America. “Sì, è difficile
ogni tanto essere il più stretto alleato dell’America.
Sì, l’Europa può essere una
preoccupazione politica per una nazione sovrana
e orgogliosa come l’Inghilterra. E la
verità è che nessuna delle cose per cui ci
battiamo, dai negoziati sul commercio all’ef-fetto serra, al terrorismo e alla Palestina, può essere risolto senza l’America o senza
l’Europa. Al momento, riconosco che la gente
vede soltanto il prezzo di queste alleanze.
Abbandonatele e il costo in termini di potere,
peso e influenza dell’Inghilterra sarà infinitamente
più pesante. Allontanate questo
paese dai suoi alleati e capirete che la strada
per tornare indietro è molto lunga”.
Il coraggio. “Come ho detto nel 1994, il coraggio
è nostro amico. La cautela è nostra
nemica”.
L’affondo ai Lib-Dem. Gli inglesi sanno
perdonare le scelte sbagliate. Ma non perdoneranno
una non decisione. Sanno che le
scelte sono difficili. Sanno che non esiste un
governo di fantasia in cui non accade nulla
di difficile. Hanno i Lib-Dem per questo”.
L’affondo a David Cameron. “Non ci sono
governi popolari al terzo mandato. Non ignorate
i sondaggi, ma non fatevi paralizzare da
loro. I sondaggi oggi sono rilevanti quanto le
previsioni di un anno fa sul tempo che farà
domani. Mancano tre anni alle elezioni. La
prima regola della politica è: non ci sono regole.
Ognuno crea la sua fortuna. Non c’è alcuna
regola che dice che i conservatori torneranno
al potere. I leader dei Tory David
Cameron? Il mio consiglio è: non dategli tregua.
La sua politica estera è intrisa di antiamericanismo
per staccarci dall’America. E’
intrisa di euroscetticismo per staccarci dall’Europa.
Sacrificare l’influenza dell’Inghilterra
per assecondare il partito non è una
politica degna di un premier. La sua politica
sull’immigrazione: dice che vincerà l’immigrazione
illegale, ma si oppone alle carte
d’identità, l’unica cosa essenziale per combattere
la clandestinità. La sua politica
energetica: nucleare solo come “ultima
spiaggia”. Non è un quiz a più risposte, Mr
Cameron. Dobbiamo decidere adesso, altrimenti
in dieci anni dovremo importare combustibili
fossili ad alto prezzo, e l’economia
inglese soffrirà. Vuole il taglio delle tasse e
più investimenti, con lo stesso denaro. Vuole
un Bill of Right scritto da una Commissione
di avvocati. Avete mai provato a scrivere
una bozza di qualcosa con una Commissione
di avvocati? I conservatori non
hanno pensato alle cose. Per loro è solo una
questione di immagine. Anche noi abbiamo
cambiato la nostra immagine. Abbiamo
creato un’organizzazione di professionisti.
Ma se nel nel 1997 avessi proposto le politiche
valide nel 1987 avrei perso. Punto”.
La tradizione. “Alcuni dicono che non amo
il mio partito e le sue tradizioni. Non è vero.
Io amo il mio partito. C’è solo una tradizione
che non sopporto: perdere”.
Il futuro. “L’anno prossimo non sarò qui a
fare questo discorso. Ma nei prossimi anni,
ovunque sarò, qualunque cosa starò facendo,
sarò con voi. Augurandovi il meglio. Augurandovi
la vittoria. Voi siete il futuro adesso.
Fate del vostro meglio”.