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    Predefinito Fondazione Destra Divina

    Fondazione Destra Divina








    Fondazione politica non partitica interna a Politica in Rete


    CHI SIAMO E CHI DOVRESTE ESSERE

    CHE COSA E' LA DESTRA DIVINA E PERCHE' E' UMANO FARNE PARTE

    C'è destra e destra. C'è la destra grattacielara di Roberto Formigoni e Letizia Moratti, la destra in Chanel di Stefania Prestigiacomo, la destra alla moda omosessualista di Mara Carfagna, la destra opportunista e nichilista di Gianfranco Fini, la destra che entra negli antichi borghi in suv neri e lunghi come carri funebri, sul sedile di dietro ecco il labrador da pubblicità e il bambino con gli occhi azzurri pure quello da pubblicità, magari comprato nei laboratori della fecondazione eterologa o strappato dall'utero di una nuova schiava con due figli piccoli e il marito scappato con un'altra, la destra ingioiellata che invoca leggi severe contro scippatori e rapinatori ma a sentir parlare di pena di morte si ritrae come una lumaca nel guscio, perché l'Europa non vuole, la destra spaventata dai maomettani in preghiera in piazza Duomo a Milano che però il giorno dopo anziché a messa è andata al centro commerciale e al multisala, la destra che si commuove quando c'è l'inno nazionale e poi ordina champagne, la destra che non ha una lingua sua e per dire stranieri dice “extracomunitari” e per dire omosessuali dice “gay”, tale e quale la sinistra, la destra che invece di fare figli va in vacanza, che invece di leggere guarda la televisione, che invece di comportarsi virilmente va dall'avvocato, la destra delle villette a schiera, la destra che colleziona orologi, la destra che dice “week-end” e poi addirittura li fa, la destra che ci tiene alla tradizione e che la tradizione sarebbe l'albero di Natale in giardino e il panettone in tavola, la destra dei ristoranti di pesce di mare sul lago, la destra del tonno scottato e dello Chardonnay, la destra che per dire limetta dice “lime”, la destra che per dire ateo dice “laico”, la destra che dice “ok”, la destra che chiama Croazia la Dalmazia, la destra che manda il figlio unico a studiare all'estero, la destra che divorzia e si mette con le slave e le sudamericane, la destra che dice “centro-destra”, la destra che va alle mostre pensando che siano arte, che siano bellezza, la destra che a vent'anni punta alla laurea e a cinquanta alla pensione, la destra degli occhiali da sole firmati… Io con questa destra dall'egoismo infantile e senile, talpesco, cieco, con questa destra di ciucci presuntuosi, come si dice a Trani, con questa destra di furbi fessi non voglio avere nulla a che fare. Ho sempre sospettato l'esistenza di due destre ma la cosa mi si presentò in tutta la sua evidenza solo all'alba degli anni Zero, quando conobbi a Parma una giovane donna, benestante e politicante, eletta nelle liste di un partito che usurpava la nobile parola di nazione. Bene, anzi male, quella femmina parmigianissima sfoggiava in contemporanea un foulard e una borsa Burberry, il quadrettato della perfida Albione che fino a quel giorno credevo disegnato in esclusiva per le signore rotariane della provincia più remota. Con uno sguardo capii che: 1) Parma non era più Parma (finita per sempre quell'eleganza peculiare, composta di motivi e colori che già nella vicina Reggio apparivano esotici); 2) le due destre non condividevano nemmeno più il guardaroba (da una parte la destra capace di pagare per pubblicizzare marchi alieni, dall'altra quella che non lo farebbe nemmeno se pagata). Poco dopo lessi “Di padre in figlio” di Marcello Veneziani e scoprii che Augusto Del Noce aveva pensato a una “destra morale” da contrapporsi alla “destra economica”. Fuochino, fuocherello: il filosofo cattolico era arrivato vicino alla fiamma senza però catturarla. Eviterò di criticare chi non può controbattermi e per giunta ha avuto un figlio, Fabrizio, che sfoggiando cachemire pastello e rombanti Ferrari è la caricatura della forma di destra contro cui si è battuto suo padre. Da “destra morale” a “destra moralista” il passo è abbastanza breve e in poche mosse si finisce dalle parti della destra più demagogica e bavosa, che pur di evacuare il proprio risentimento è disposta a militare nello schieramento avverso, insomma la destra di Antonio Di Pietro e della sua Italia degli invidiosi. E poi a fare gli etici sono capaci in tanti, quasi tutti. Basta non credere in niente, o in varianti del niente come la costituzione o la coscienza, e si può pronunciare “etica” con onanistico compiacimento, facendosela girare in bocca come un Brunello di Montalcino riserva 1988. La cosiddetta “etica laica” funziona solo negli editoriali, nella realtà non può reggere un condominio e figuriamoci un popolo. Che sostegno può offrire un qualcosa che a sua volta, è privo di fondamento? Il barone di Münchhausen scampa alle sabbie mobili tirandosi per i propri capelli, che favola meravigliosa, forse anche troppo suggestiva se ai nostri più pensosi soloni, Eugenio Scalfari e Claudio Magris tanto per dirne due, è apparsa trasferibile nella vita quotidiana. Non esiste causa incausata che non sia Dio, né morale efficace che non sia religiosa, dove per morale efficace intendo un insieme di norme capace di vincolare senza dover mettere un poliziotto a guardia di ogni cittadino e un avvocato a guardia di ogni poliziotto. Tornando a Del Noce inteso come Augusto, anche la definizione di “destra economica” è fuorviante. Come se l'altra destra fosse antieconomica, magari pauperistica. E' sbagliato dare l'idea che da una parte esistano gli spiritualisti, poveri sognatori, e dall'altra i materialisti, gente pratica. E' sbagliato concedere l'esclusiva della materia, della carne, a miscredenti che in quanto tali non sanno nemmeno usarla: solo chi ama il Dio incarnato può dare al corpo un grande valore. Nelle ultime righe ho nominato Dio due volte, non invano perché sto avvicinandomi al cuore di questo libro. La destra divina. Meravigliosa definizione ricavata da “Saluto e augurio”, poesia finale e perciò testamento di Pier Paolo Pasolini. Il poeta friulano-bolognese-romagnolo-romano la scrisse poco prima di essere ucciso, o di farsi uccidere (secondo la teoria che Giuseppe Zigaina ha formulato in alcuni libri affascinanti e piuttosto convincenti). Versi da brivido, dichiaratamente terminali: “E' quasi sicuro che questa è la mia ultima poesia…”. Versi che si concludono in modo ancora più esplicito, con un passaggio di testimone: “Hic desinit cantus. Prenditi tu, sulle spalle, questo fardello…” Scusate, ogni volta che arrivo a questo punto mi salgono le lacrime agli occhi. Adesso mi riprendo. “Prenditi tu questo peso, ragazzo che / mi odii: portalo tu. Risplende nel cuore. E io camminerò leggero, andando / avanti, scegliendo per sempre / la vita, la gioventù”. Qui devo fare davvero molta fatica a non piangere. Se nel Ventunesimo Secolo c'è ancora qualcuno che considera Pasolini un autore di sinistra, è qualcuno che non lo ha mai letto. Un vecchio vizio, collocare gli scrittori in base al sentito dire. Antonio Tabucchi alla fine del Novecento inventò per i clienti delle librerie Feltrinelli un Fernando Pessoa sincero democratico. Lo scrittore portoghese era semmai il contrario, un sebastianista ovverosia un monarchico che mitizzava il re Sebastiano I e criticava il dittatore Salazar in quanto colpevole di avere instaurato un regime non abbastanza elitista, ma girare la frittata riuscì facile, coi lettori ignoranti e boccaloni che ci sono in giro: bastò pubblicare le opere innocue e seppellire nell'oblio i titoli minacciosi, innanzitutto il nerissimo “L'interregno. Difesa e giustificazione della dittatura militare in Portogallo” e poi “Messaggio”, visionario, quasi delirante nel suo patriottismo da febbre alta. Questo libro del 1934 contiene qualcuno dei versi più destrodivini che mi siano capitati sotto gli occhi: “Pieno di Dio, non temo ciò che verrà, / perché qualunque cosa avvenga, non sarà mai / più grande della mia anima”. E' la descrizione di un uomo che riconoscendo di essere piccolo si innalza, sfidando la storia sotto l'usbergo del suo Signore. Con Pasolini l'operazione mistificatoria si presentò un filino più difficile, se non altro per la maggiore accessibilità dei testi. Perfino un critico letterario non troppo acuto come Asor Rosa, uno che d'estate va a Capalbio, sgamò la reale natura del nostro eroe: “Egli scambia se stesso, letterato decadente e palesemente conservatore, per uno scrittore progressista”. Solo che l'autore de “L'usignolo della chiesa cattolica” non si sbagliava affatto, lo sapeva benissimo di essere un reazionario e per questo sosteneva i comunisti, unica vera opposizione alla Democrazia Cristiana colpevole di favorire il boom economico e quindi la modernizzazione, la mutazione, la scristianizzazione. In una fase iniziale il partito comunista con la sua morale austera gli sembrò poter concedere qualche altro anno di vita all'amatissima arcadia friulana, al dialetto, alla civiltà contadina. Ben presto si rese conto che era un'illusione. Comunque Pasolini non sovrappose mai il comunismo, in fondo un'eresia cristiana, con la sinistra, che di cristiano non aveva nemmeno l'origine, e questa distinzione divenne plateale nel '68 quando in occasione degli scontri di Valle Giulia prese le parti dei poliziotti contro gli studenti. Non voglio però descrivere la traiettoria intellettuale pasoliniana, mi limito al punto zenitale costituito dalla poesia-testamento che per un verso somiglia alla Lettera Rubata di Edgar Allan Poe: invisibile perché in mostra. Pasolinologi, pasoliniani e pasolinisti sembra che non l'abbiano mai letta, nonostante il suo valore di ricapitolazione, lascito e svelamento di una vita straordinaria, e nonostante le ripetute pubblicazioni. Io l'ho trovata all'interno di un libro in catalogo, “La nuova gioventù”, e pubblicato da Einaudi, non dall'ultima delle tipografie. Niente da fare, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. Capisco che avendo di Pasolini una certa idea (sbagliata) a pagina 255 ci sia da rimanere traumatizzati. A fine volume e a fine vita ecco un congedo che ribalta la prospettiva, che illumina a giorno un passato in chiaroscuro. I versi di “Saluto e augurio” sono in friulano e in italiano (la traduzione è dell'autore che giustamente non si fidava dei traduttori) e inequivocabili: “Difendi, conserva, prega!” Accidenti. “Difendere, conservare, pregare.” Insiste pure. “Tu difendi, conserva, prega.” Ripete tre volte la triplice esortazione, si capisce che gli sta molto a cuore e che teme l'ottusità dell'interlocutore, un giovane fascista anni Settanta, e dei posteri. Nella poesia c'è dell'altro, parole che smentiscono l'arruolamento tra le fila del cattocomunismo o di un cristianesimo informe e protestantico. “Ma in Città? Ascolta. Là Cristo non basta. Occorre la Chiesa.” (C'è Pasolini che si dichiara cattolico romano). “Porta con mani di santo o soldato l'intimità col Re”. (C'è Pasolini che si dichiara monarchico). Se non siete convinti andatevelo a leggere... Poi c'è la definizione che ho preso come gli staffettisti prendono il testimone, però senza quella fretta e non per vincere ma per portarlo un poco più avanti e trasmetterlo a chi verrà: “Destra divina che è dentro di noi”. Ecco, vorrei mostrare ciò che è dentro di noi, in prosa anziché in poesia, svolgendone le intuizioni e aggiungendovi del mio. Se “Saluto e augurio” è un manifesto io comporrò un manifesto e mezzo. Che cos'è la destra divina? Pasolini scrive che è difendere, conservare, pregare. I primi due verbi sembrano sinonimi però “difendere” implica più impegno di “conservare”. E' implicita una dose di rischio: se è necessaria la difesa significa che qualcuno sta perpetrando un'offesa. “Difendi i campi tra il paese e la campagna, con le loro pannocchie / abbandonate. Difendi il prato / tra l'ultima casa del paese e la roggia”: quello pasoliniano è il grido di un creaturale se non di un creazionista, di un uomo che rispetta ogni filo d'erba perché sa che di ogni filo d'erba non è proprietario ma usufruttuario, e che di ogni filo d'erba dovrà rispondere. Come si difendono il campo e la casa e il paese e la roggia? Non so Pasolini ma un santo concreto come Bernardo di Chiaravalle si preoccupa di lasciare libere le mani del difensore: “Quando uccide un malfattore, non deve essere reputato un omicida ma, per così dire, un malicida”. E con quali strumenti si attua la difesa? Quando diventerò ricco (la narrativa necessita di ozio) scriverò un romanzo ambientato a Brescia con un protagonista amante della caccia e dei fucili, nel frattempo ritengo non siano indispensabili le armi da fuoco. Sono utili, certo, e sulle orme di Cesare Beccaria (altro pensatore frainteso) sono favorevole al loro libero acquisto, mentre in via subordinata ricordo la fionda di Davide e riporto i suggerimenti di almeno un paio di autori meno divini eppure non meno destri di San Bernardo: Nicolás Gómez Dávila (“La civiltà è un uomo armato di frusta tra animali famelici”) ed Ernst Junger (“L'inviolabilità del domicilio si fonda sul capofamiglia che si presenta sulla soglia di casa brandendo la scure”). Più del calibro conta la buona volontà. Nella destra profana, nel centro accidioso e in qualche pezzo di sinistra non del tutto privo di senso della realtà la legittima difesa gode sì di una stentata cittadinanza ma viene intesa come diritto. Non so voi, io sbuffo quando in un libro trovo lunghe citazioni, sembra che l'autore rubacchi senza nemmeno sforzarsi di trovare parole sue: ma come dove comportarmi se Vittorio Mathieu ha espresso l'indispensabile in modo insuperabile? Risolvo così, metto in nota* le parole del formidabile filosofo del diritto e considero le abbiate lette. Ancora meglio: considero che vi abbiano convinto perché in caso contrario potrei anche decidere di chiudere qui, non mi va di scrivere a vuoto. Su Mathieu non transigo, chi non è d'accordo con lui non è d'accordo con me e chi non è d'accordo con noi è d'accordo con lo scippatore che rompe il femore alle signore anziane. Vergogna. Solo la destra divina la stabilisce un dovere. Soltanto l'imperio della legge, beninteso una legge divinamente fondata, può garantire l'ordine che protegge il debole, sostiene il povero, rassicura il vecchio, conforta il malato. L'anarchia può far comodo a vent'anni, comodissimo se hai in tasca la carta di credito di papà. A settanta oppure ottanta, in un ospedale pubblico, c'è solo da sperare che i regolamenti siano rispettati con scrupolo: che gli amministratori non siano corrotti, che in mensa non si riciclino cibi scaduti, che l'infermiera non tralasci i degenti per guardare la televisione, che il chirurgo non inserisca protesi difettose ai malati senza parenti influenti. “Nessuno è buono” dice Gesù Cristo. E' pertanto divino, oltre che ragionevole, credere nel peccato originale e di conseguenza nell'educazione, nella civilizzazione, mentre è diabolico, oltre che stupido, confidare nel buon selvaggio. La destra divina sa che le colpe sono dell'uomo, non della società, e che l'inferno è pieno. Pensa che l'egoismo non sia un diritto e di conseguenza che divorziare non sia un diritto, abortire non sia un diritto, adottare un bambino se lesbiche non sia un diritto, parcheggiare sul marciapiede non sia un diritto, sfrecciare con auto e moto rumorose sotto le finestre di chi dorme non sia un diritto, pisciare sotto i portici di Bologna non sia un diritto, riempire i muri di scritte non sia un diritto, coprire le chiese di megaposter non sia un diritto, costruire un palazzo di sette piani in centro storico o sulla riva del mare non sia un diritto. Cattivi maestri fanno credere ai ragazzi che tutto sia loro dovuto, formando generazioni di frustrati siccome nella vita il dovere spinto fuori dalla porta dell'ideologia rientra immancabilmente dalla finestra sulla realtà. A un ragazzo bisogna spiegare che nemmeno suicidarsi è un diritto: prima devi studiare la Divina Commedia, perché hai un dovere verso Dante, prima devi lavare i piatti, perché hai un dovere verso tua madre, prima devi innaffiare il basilico, perché hai un dovere verso il desco famigliare, prima devi andare a trovare la nonna o il tuo amico e devi farlo in bicicletta, perché hai un dovere verso la città, e poi, e poi ne riparliamo. No, non solidarizzo con gli aspiranti suicidi, “solidarietà” è parola che mi causa il voltastomaco, profuma di tasse, ruberie e bugie, mi piacerebbe percepire la parola “fraternità” e il sentimento di essere fratelli, figli dello stesso padre. Ma perché la destra divina è più umana? Non perché più indulgente o sensibile ma perché orante. Se conservare e difendere è anche degli animali, penso allo scoiattolo che nella tana accumula noci per l'inverno e morde se qualcuno si intrufola per prenderle, pregare è un'esclusiva degli uomini. Gli scoiattoli non pregano. Io diffido degli uomini che non pregano: o sono presuntuosi o sono disperati, in entrambi i casi sono pericolosi perché capaci e incapaci di tutto. In particolare le donne che non pregano mi fanno impressione, più le guardo più mi appaiono bestie, mi sembrano grossi scoiattoli depilati. E io che sono un uomo semplice, dall'orizzonte erotico limitato, non capisco la zoofilia. La crescente miscredenza trascina con sé un crescente vegetarianesimo, moderno surrogato dei digiuni mistici. Le signorine che per tutto l'oro del mondo non mangerebbero il macinato crudo di cavallo, specialità di Parma da me divorata con gioia e bramosia (venerdì esclusi), pensano di essere ultraspirituali. Errore, è come se volessero insegnare lo spirito allo Spirito: Dio incarnato mangia pesce arrosto (Vangelo di Luca 24, 41-43), non si limita alle verdurine. “Non sono un grande uomo, semplicemente credo in grande idee” disse un presidente americano. La destra divina non è migliore perché rispetta il Decalogo, è migliore perché nel Decalogo crede. Il vitello è succulento e l'oro è scintillante, l'essenziale è mantenerli separati: il vitello d'oro oltre che abominevole è incommestibile, oltre che incommestibile è cannibale e questo risulta più flagrante oggi che al tempo del Sinai, nei nostri giorni in cui da ogni pulpito profano si intima all'uomo di inginocchiarsi di fronte alla Tecnica.

    * “Si può giungere a uccidere per esercitare un dovere: e la legittima difesa è un caso di questo genere. Che poi questo dovere sia poco praticato non meraviglia: perché è certo più frequente che si rinunci all'osservanza di un dovere che all'esercizio di un diritto. Ciò produce una tendenza a cedere alla minaccia e al ricatto. Per evitare un crimine a danni di altri, o anche a proprio danno, non si è più disposti a rischiare. Fonte della legittima difesa non sono dunque i diritti soggettivi che difendo, bensì un principio oggettivo a cui - a differenza di qualsiasi mio diritto - non posso rinunziare” (Vittorio Mathieu, Perché punire, Liberilibri).








    Saluti e augurio (Pier Paolo Pasolini)

    E' quasi sicuro che questa, / è la mia ultima poesia in friulano; / e voglio parlare a un fascista / prima che io, o lui, siamo troppo lontani. / E' un fascista giovane, / avrà ventuno, ventidue anni: / è nato in un paese / ed è andato a scuola in città. ... / ... Ascolta. Voglio farti un discorso / che sembra un testamento. / Ma ricordati, io non mi faccio illusioni / su di te: io so, io so bene, / che tu non hai e non vuoi averlo, / un cuore libero, e non puoi essere sincero: / ma anche se sei un morto, io ti parlerò. / Difendi i paletti di gelso, di ontano, / in nome degli Dei, greci o cinesi. / Muori di amore per le vigne. / Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi. / Per il capo tosato dei tuoi compagni./ Difendi i campi tra il paese / e la campagna, con le loro pannocchie / abbandonate. Difendi il prato / tra l'ultima casa del paese e la roggia. / I casali assomigliano a Chiese; / godi di questa idea, tienila nel cuore. / La confidenza col sole e con la pioggia, / lo sai, è sapienza santa. / DIFENDI, CONSERVA, PREGA! La Repubblica / è dentro nel corpo della madre. / I padri hanno cercato e tornato a cercare / di qua e di là, nascendo, morendo, / cambiando: ma son tutte cose del passato. / Oggi difendere, conservare, pregare. Taci! ... / ... Dunque, ragazzo dai calzetti di morto, / ti ho detto ciò che vogliono gli Dei dei campi. Là dove sei nato. / Là dove da bambino hai imparato / i loro Comandamenti. Ma in Città? / Là Cristo non basta. / Occorre la Chiesa: ma che sia / moderna. E occorrono i poveri. / Tu difendi, conserva, prega: ma ama i poveri: ama la loro diversità... /... Dentro il nostro mondo, di’ / di non essere borghese, ma un santo / un soldato: un santo senza ignoranza, / un soldato senza violenza. / Porta con mani di santo o soldato / l'intimità col Re, Destra divina / che è dentro di noi, nel sonno. / Credi nel borghese cieco di onestà. / anche se è un'illusione, perché / anche i padroni hanno / i loro padroni, e sono figli di padri / che stanno da qualche parte nel mondo. / E' sufficiente che solo il sentimento / della vita sia per tutti uguale: / il resto non importa, giovane con in mano / il Libro senza la Parola. / Hic desinit cantus. Prenditi / tu, sulle spalle, questo fardello. / Io non posso: nessuno ne capirebbe / lo scandalo. Un vecchio ha rispetto / del giudizio del mondo: anche / se non gliene importa niente. E ha rispetto / di ciò che egli è nel mondo. Deve / difendere i suoi nervi, indeboliti, / e stare al gioco a cui non è mai stato. ...
    Ultima modifica di merello; 02-02-10 alle 23:18

  2. #2
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    Inno Fondazione Destra Divina


  3. #3
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    Se non è partitica chiedo l'adesione condividendo appieno lo spirito dell'associazione.
    «Non ti fidar di me se il cuor ti manca».

    Identità; Comunità; Partecipazione.

  4. #4
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    Aderisco con ferma convinzione.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Fondazione Destra Divina

    aderisco con ferma convinzione e moltissimo entusiasmo
    "Cecchi ...Paone ha dichiarato che ci sono due gay in squadra. Prandelli mi ha detto che mi facevate questa domanda. Se ci sono dei froci i problemi sono loro, io spero non ce ne siano".
    Antonio Cassano 99

  6. #6
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    Su gentile concessione di Camillo Langone

    AMORE A RISCHIO VERSUS SESSO SICURO

    Ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui. (Genesi 38, 9-10)

    Sono un uomo e conosco la plastica. Perciò sorrido quando esperti e non esperti definiscono il preservativo “un metodo sicuro”. Se sono persone intellettualmente oneste non riescono a tenere il punto neanche per un minuto, da quanto il punto è intenibile. Nei giorni dell'assalto al Papa, quando l'infeconda Europa si scagliò contro Benedetto XVI che in volo verso l'Africa aveva osato mettere in dubbio l'efficacia dell'oggetto, su Repubblica l'infettivologo Moroni dovette semismentirsi nel giro di due righe: “Se usato bene, dall'inizio alla fine di ogni rapporto ed evitando che si laceri.” Per imparare a governare il cappuccetto ci vuole un po' di tempo, quasi quanto per imparare a governare l'amore e comunque, anche dopo anni di pratica, in quei momenti è facile dimenticarsi tutto. Il maschio smanioso giustamente si dice allupato e nessuno ha mai visto un lupo, una bestia, preoccuparsi della profilassi. Il cazzo, antica saggezza, non vuole pensieri. Se comincia a riflettere sulle conseguenze, sulla possibilità di prendersi malattie o accollarsi figli, si immalinconisce e si ammoscia. L'amore fisico è per sua natura irresponsabile, “uno sregolamento di tutti i sensi” per dirla con Rimbaud. Le contorsioni verbali dell'insigne infettivologo mi fecero venire in mente la favola, che tanto favola non è, di Cappuccetto Rotto. “Evitando che si laceri”, certo, ma è solo un vago auspicio se nemmeno un luminare è in grado di spiegarci in che modo si può essere certi che ciò non avvenga: si vede che all'università di Milano, dove insegna, dopo tante ricerche non ne sono ancora venuti a capo. Per capire come stanno davvero le cose non bisogna studiare il Catechismo della Chiesa Cattolica, non l'Osservatore Romano, non il Messaggero di Sant'Antonio, che potrebbero veicolare pregiudizi antiscientisti, bensì il materiale esplicativo fornito da Akuel, la marca dei preservativi reperibili in ogni farmacia. L'espositore è su tutti i banconi, non fate finta di non averlo mai visto. Uno dei numerosi modelli si chiama Sicuro e basta il nome per gettare un'ombra sull'affidabilità della gamma restante. Un altro si chiama Nudo: “Sottilissimi, impercettibili, per l'intimità più completa.” Un altro ancora si chiama Nulla. Secondo l'infettivologo Moroni, secondo il presidente della commissione europea Barroso, secondo i nemici del Papa (Francia o Spagna azzanna azzanna) che in quei giorni abbaiarono da tutti i media si dovrebbe affidare un intero continente, l'Africa, a Nulla. Mi sono andato a leggere le istruzioni per l'uso presenti in ogni confezione. Prima però vorrei chiedere alle persone molto sensibili di lasciar perdere, di passare ad altro capitolo: non vorrei disgustarle, l'argomento è quello che è. Siete ancora qui? Bene, allora vado avanti. “Aprire la bustina ed estrarre il preservativo con delicatezza, facendo attenzione a non danneggiarlo con le unghie.” Sembra di capire che prima di ogni incontro potenzialmente torrido sia indispensabile fare un salto dalla manicure. Chissà se nei villaggi del Camerun esiste questa figura professionale, nemmeno a Parma ne ho mai conosciuta una, frequento negozi di barbiere in cui è già molto che ci sia il barbiere, così le unghie me le taglio a casa da solo, malissimo. “Stringere tra indice e pollice il piccolo serbatoio che si trova all'estremità, in modo da farne uscire l'aria che potrebbe causare rotture.” Pur essendo un maschio di lungo corso questa operazione non riesco a capirla bene, ho comunque il sospetto che per eseguirla alla perfezione ci vogliano almeno tre mani. “Assicurarsi che rimanga dello spazio in punta per lo sperma.” E se lei prima di cominciare ha voluto accostare le persiane, tu che fai, come ti assicuri, usi gli occhiali a infrarossi? “Subito dopo l'eiaculazione, estrarre il pene mentre ancora è eretto, tenendo stretto il bordo del preservativo con due dita, per evitare che si sfili.” Molti sanno che dopo l'esito anche la donna più feroce si percepisce romantica e gradisce che l'uomo rimanga per qualche minuto dentro di lei. Nel caso contrario, quello con rapida estrazione e fuga, si sente trattata come una prostituta. Sentimento e sicurezza sono in questa fase più incompatibili che in altre. Mi tocca dirlo: Akuel e il professor Moroni (forse anche Barroso) caldeggiano tempi e modi che sono tipici dei rapporti mercenari. Non è finita qui, le istruzioni sono fitte e l'azienda produttrice non ci risparmia una lunga serie di avvertenze finali, ognuna con la sua faccetta imbronciata messa di fianco, a beneficio dei tardi di comprendonio. “Non usare il preservativo dopo la data di scadenza indicata.” Il mondo è pieno di signori con la patente scaduta, col libretto scaduto, con la bolletta scaduta, chissà quanti di loro controllano periodicamente la scadenza dei cappuccetti. “Non tenere i preservativi al caldo.” Ci avevano raccontato che erano la soluzione ideale per l'Africa e invece sono più efficaci in Groenlandia. “Non usare lubrificanti a base oleosa (ad esempio vaselina, olio per bambini): possono danneggiare il preservativo.” Non fatemi entrare in dettagli, vi prego, voglio soltanto condividere con voi la mia impressione che questi oggettini in lattice sembrano potersi danneggiare praticamente con tutto, forse anche con lo sguardo. E ho saltato qualche faccetta scura altrimenti facevamo notte. Arrivato alla fine del papiello ritorno all'introduzione, che avevo dimenticato di leggere. Qui nessuna faccetta ma ulteriori mani avanti. “Benché nessun contraccettivo possa garantire una sicurezza al 100%...” Siamo d'accordo, di sicuro nella vita c'è solo la morte. “I preservativi sono intesi per uso vaginale: l'uso al di fuori del rapporto vaginale può aumentare il rischio che il preservativo si sfili o venga danneggiato”. Ci siamo intesi benissimo, nonostante il linguaggio reticente, peccato che l'Aids provenga in primo luogo da Sodoma. Pertanto chiunque sappia leggere l'italiano può verificare, recandosi in farmacia come ho fatto io, che la Akuel conferma una per una le parole di Benedetto XVI: “I preservativi non sono sicuri”. Affermazione sulla quale non ho mai avuto il minimo dubbio perché io sono un uomo che conosce la plastica, e perché il Papa è infallibile.



    Il sesso sicuro non è sicuro, l'amore a rischio, invece, è una grande opportunità. “E' quasi eternità quel che vi promette l'amplesso” scrive Rilke nella seconda elegia duinese, non figurandosi certo una congiunzione sterilizzata da pillole, allora inesistenti, o da altri ammennicoli, magari già inventati ma non di uso comune. “Gli spermatozoi, l'unica forza, tutto ciò che hai” canta un altro poeta, però più popolare e vivente. Il calo del desiderio che affligge il maschio occidentale è dovuto innanzitutto a una sensazione sgradevole di cui non si parla e che però serpeggia da quando gli anticoncezionali sono diventati di massa: l'inutilità di un gesto sempre più ridotto ai suoi dati meccanici, e che si vuole programmaticamente privo di conseguenze. Altro che eternità! Non cambierà nulla, tutto sarà come prima: questo si trova scritto, a lettere cubitali, nel contratto firmato da uomini e donne poco prima di andare a letto. Niente gravidanze, ci mancherebbe, ma anche nessun impegno di nessun altro tipo. Lavorare insieme? Macché, l'idiozia contemporanea è arrivata al punto di teorizzare che sentimenti e lavoro non si debbano mescolare, così, tanto per estendere l'area dell'alienazione, la spaccatura tra impegno e felicità, tra gioia e sudore. Condividere un'ideale? Non è più tempo di altezze esistenziali, molto meglio volare basso. Convivere? Si sta tanto bene ognuno a casa propria. Al massimo una vacanzina e qualche altra chiavatina. Ora, le azioni che non portano a nulla sono appunto nulla. Se qualcosa è privo di conseguenze questo qualcosa non è vitale perché la vita è costituita per intero da conseguenze di atti precedenti, nostri o altrui. Il puro edonismo non è in grado di sostenere la pratica dell'eros eterosessuale, che infatti langue. La celebre frase antierotica di Lord Chesterfield (ne circolano varie versioni, eccone una: “La posizione è ridicola, il piacere effimero, la fatica eccessiva”) ancora ai nostri padri sarà sembrata bizzarra e decadente, adesso comincia ad apparire tutto sommato ragionevole. Del resto il piacere fine a se stesso è facile da procurarsi con investimenti affettivi minori (rapporti omosessuali) o azzerati (droghe, dolciumi, psicofarmaci, alcol…). Ma chi non risica non rosica. Paternità e maternità o sono irresponsabili o non sono. Quando intorno a un figlio si fanno dei ragionamenti è molto probabile che quel figlio non nascerà: non ci sono mai abbastanza soldi, abbastanza metri quadri, abbastanza tate, abbastanza asili. E così dopo una vita perfettamente igienica ci si ritroverà perfettamente soli, con l'unico conforto di non aver mai preso una malattia sessualmente trasmissibile. Per salvarsi da un simile destino bisogna cominciare a stare attenti a come si parla, è sufficiente limitare l'uso della parola “sesso” perché la vita suoni meno insensata e cupa. Io l'ho fatto e uno dei miei massimi vanti è quello di non avere mai usato la più abominevole espressione contemporanea: “Fare sesso”. Se ne fa un uso continuo in televisione, il grande media spermicida. Forse gli autori rischiano il licenziamento se a intervalli regolari non la mettono in bocca a lui o a lei. A me piace parlare di “amore fisico” e spesso riascolto “Dimentica”, gradevole sebbene non eccelsa canzone di Raf del 2006, esclusivamente per sentire queste due parole che riassumono la formidabile “Deus caritas est”. Nella sua prima enciclica, la più urgente, il capo dell'istituzione più erotofila che ci sia, la Chiesa, non è mai stato così chiaro: non esiste netta separazione fra eros e agape, l'amore fisico è amore a tutti gli effetti. Il che è molto logico: se Dio è amore ed è ovunque perché proprio lì, in quel momento, dovrebbe non esserci? Parlare di amore fisico aiuta a ricomporre la pericolosa, manichea e non cristiana divisione fra corpo e anima. E magari a ridare all'intera faccenda un po' di slancio romantico, il vento nei capelli, il brivido di non sapere come andrà a finire.


    Il Manifesto della Destra Divina è oramai alla settima ristampa in poco più di due mesi. E' acquistabile in quasi tutte le librerie, e comunque su IBS.it - Libreria: vendita libri,CD,film,DVD,Blu ray,giochi,games,MP3,english books,offerte,remainders e BOL.IT - vendita on line di libri, film, musica, CD, DVD, Games e idee regalo

  7. #7
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    Aderisco!

    Ultima modifica di Bèrghem; 02-02-10 alle 23:58
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Bèrghem Visualizza Messaggio
    Aderisco!

    Saluto gli amici(che magari puoi invitare anche sul forum paleo libertario)
    " Democracy is currently defined in Europe as: " A country run by Jews " . E.P.

  9. #9
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    okey, dopo averci riflettuto nel weekend, mi iscrivo anche io!

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Steppenwolf Visualizza Messaggio
    Saluto gli amici(che magari puoi invitare anche sul forum paleo libertario)
    ma ciao Steppen... iaociao:


 

 
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