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MrBojangles
La Cassazione dimentica la sentenza.
Previti resta deputato
Alla Camera non è mai stato inviato l’atto di condanna definitiva e l’avvocato salva la poltrona
di Susanna Ripamonti/ Milano
04 Ottobre 2006
CASO PREVITI
Non sono le inerzie di Montecitorio, ma quelle della Cassazione a tenere in caldo il posto di parlamentare di Cesare Pre-
viti, malgrado una condanna definitiva a 6 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
La sentenza della Suprema Corte è stata emessa cinque mesi fa, il 4 maggio del 2006, ma da allora, la magistratura non ha ancora inviato al Parlamento il dispositivo del suo verdetto: senza quel foglio di carta, la commissione che dovrebbe decidere le sorti dell’onorevole non può far nulla.
Previti è agli arresti domiciliari nella sua casa di piazza Farnese e adesso, grazie all’indulto, non avrà neppure questa restrizione. Il suo unico obbligo, appena otterrà l’affidamento ai servizi sociali, sarà quello di sostenere ogni tanto un colloquio con un assistente sociale. Una formalità. Ma, almeno in teoria, fino a quando non si definisce la sua posizione, potrebbe tornare a occupare la sua poltrona di parlamentare. Solo il buon gusto può tenerlo lontano da Montecitorio, dove è ancora, a tutti gli effetti, un deputato di Forza Italia, membro della commissione difesa.
La legge prevede che sia la giunta per le elezioni della Camera a sancire la decadenza di un deputato e l'organismo, presieduto attualmente dall'azzurro Donato Bruno si sta occupando della faccenda, ma al comitato per le incompatibilità della giunta (coordinato da Gianfranco Burchiellaro dell'Ulivo) manca un documento fondamentale: la sentenza di condanna.
Prima delle vacanze estive il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, su sollecitazione epistolare dei deputati verdi Angelo Bonelli e Paola Balducci, aveva mandato una letterina alla giunta per chiedere conto della «pratica» Previti. Poi, durante la prima puntata di «Anno Zero» la trasmissione televisiva di Santoro, di nuovo, rispondendo a una domanda, si era impegnato a sollecitare una decisione dell’assemblea che presiede.
Ma la giunta gli ha già risposto che è pronta a procedere, ma sta ancora aspettando la sentenza dai supremi giudici. A quel punto Bertinotti si è deciso, sempre a mezzo lettera, a chiedere la sentenza direttamente alla Cassazione. La risposta, sempre epistolare, è stata disarmante: la sentenza non è ancora stata redatta, ma sarà nostra cura trasmettervela al più presto, quando lo sarà. Risultato: a cinque mesi dalla condanna, Cesare Previti è ancora deputato.
I magistrati imbelviti per il taglio ai loro stipendi, previsto dalla finanziaria, forse potrebbero evitare di dare argomenti a chi mette in dubbio la loro efficienza, completando una pratica ferma da cinque mesi e che tutto sommato non richiede sforzi titanici per essere ultimata. L’indulto e la legislazione premiale varata dal governo Berlusconi, hanno praticamente azzerato una condanna, che arrivava dopo 15 anni di lavoro delle toghe milanesi, sarebbe un vero peccato se l’unica sanzione che ancora non è stata cancellata, venisse inapplicata per le inadempienze dei supremi togati romani.
La faccenda sembra destinata ad andare per le lunghe: forse qualcuno è convinto che l'unico che attende notizie con una certa ansia sia il primo dei non eletti nelle liste di Forza Italia, che subentrerebbe al posto dell'ex ministro della difesa, Angelo Santori.
Ma non si tratta di un burocratico problema di successione: senza eccedere in giustizialismo, anche una parte di questo Paese forse attende di poter dire che, in minima parte, giustizia è fatta.