Alla luce di queste elementari ed immutabili leggi dell’economia, il programma di social-nazionalismo di Buchanan è solo un altro sogno tanto impudente quanto impossibile. Nessun desiderio può alterare il fatto che mantenere le istituzioni centrali del welfare state e desiderare tornare a famiglie, norme, condotte e cultura tradizionale siano obiettivi incompatibili. Si può avere una cosa, lo Stato sociale, oppure l’altra, la morale tradizionale, ma non si possono avere entrambe, dato che l’economia nazional-socialista, il pilastro dell’attuale sistema di Stato assistenziale che Buchanan vuole lasciare inalterato, è proprio la causa delle anomalie culturali e sociali. Per chiarificare quanto detto è sufficiente richiamare una delle più fondamentali leggi dell’economia secondo cui qualsiasi redistribuzione coercitiva di ricchezza, indipendentemente dal criterio su cui si basa, implica sempre il prendere da chi ha qualcosa per darla a chi non la ha. Di conseguenza, l’incentivo ad avere viene ridotto, e l’incentivo a non avere viene accresciuto. Ciò che di solito ha il “proprietario” è qualcosa considerato un bene e ciò che non ha il “non proprietario” è considerato un male o una carenza di qualcosa. Infatti, questa è l’idea sottostante qualunque redistribuzione: alcuni hanno troppi beni e altri non abbastanza. Il risultato di ogni redistribuzione, quindi, è che ognuno produrrà meno beni e più mali, meno perfezione e più deficienze. Sussidiando con i fondi delle tasse (cioè con denaro estorto ad altri) persone povere, più povertà (un male) verrà creata. Sussidiando persone disoccupate, più disoccupazione verrà creata. Sussidiando le madri senza marito, più donne non sposate, più nascite illegittime, etc… ci saranno.
Ovviamente, questo elementare concetto sia applica all’intero sistema della cosiddetta previdenza sociale che è stato applicato nell’Europa occidentale (dagli anni Ottanta dell’ Ottocento in poi) e negli Usa (sin dagli anni Trenta dell’Ottocento in poi); fatto di “assicurazione” governativa obbligatoria contro la vecchiaia, contro la malattia, infortuni sul lavoro, indigenza, etc… Assieme al più vecchio sistema di istruzione pubblica, queste istituzioni con la loro azione costituiscono un massiccio attacco all’istituzione della famiglia ed alla responsabilità individuale. Sollevando gli individui dall’obbligo di provvedere al proprio reddito, alla propria salute, alla sicurezza, all’istruzione dei figli e alla vecchiaia, viene ridotta l’ampiezza e l’orizzonte temporale della intraprendenza privata, mentre si perde il valore del matrimonio, della famiglia, dei figli e delle parentele. Vengono promossi vizi come l’irresponsabilità, l’incapacità di pensare al futuro, la negligenza, la malattia ed anche i comportamenti distruttivi, mentre vengono punite le virtù come la responsabilità, la lungimiranza, la diligenza, la salute e il risparmio.