LA CHIESA DI TORINO PURTROPPO CONTINUA AD IGNORARE QUESTO SUO GRANDE FIGLIO...
[...] Stando a quanto ricostruito da quegli "esperti", quasi non è esistita, nel Borgo, l'instancabile, enorme attività svolta in quei decenni e tra quelle vie dai grandi cattolici sociali: e non solo il Faà, ma altre figure straordinarie come il teologo Gaspare Saccarelli che nel suo Istituto della Sacra Famiglia giunse a mantenere 250 fanciulle orfane e 300 figli di operai; o come don Pietro Merla, morto nel 1855 per le percosse e le sassate ricevute da un gruppo di giovinastri cui aveva sottratto delle giovani prostitute, accogliendole nel suo Istituto di San Pietro. Credenti che non a caso fissarono la loro attenzione fraterna su questa zona cittadina, dove oltre la metà della popolazione risultava nullatenente e bisognosa di assistenza; e dove (come il tragico episodio di cui fu vittima don Merla conferma) la malavita imponeva la sua legge di violenza. [...]
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