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  1. #1
    Saloth Sâr
    Ospite

    Thumbs down Piano per riassorbire i cristiani nell’ebraismo

    Maurizio Blondet
    05/10/2006




    Uno degli ultimi gadget distribuiti da Il Corriere della Sera è la Bibbia.
    Su Radio 24 (del gruppo Il Sole 24Ore, proprietà Confindustria) si raccomanda incessantemente di studiare la Kabbala; ed effettivamente molte signore-bene a Milano seguono corsi «laici» - ossia estranei alla Chiesa cattolica - su questa presunta «spiritualità ebraica», o «esoterismo ebraico». Kabbala, Torah e Talmud sono pane quodiano nel cosiddetto «monastero» di Bose, fondato da un tizio che si è autonominato abate, Enzo Bianchi.
    E' una comunità mista.
    Che così si autodefinisce: «Una comunità monastica di uomini e donne provenienti da chiese cristiane diverse. Una comunità monastica in ricerca di Dio…».
    Benchè non abbia ancora trovato Dio, l'orribile gracchiante Enzo Bianchi viene continuamente intervistato da stampa, radio e TV in quanto voce autorizzata del cattolicesimo; e lui parla come «Chiesa», senza che nessuno lo inviti a tacere - o a parlare per sé.
    Tutto ciò fa parte di un vasto piano, che è stato accelerato negli ultimi tempi.
    Questo piano, lo anticipiamo subito, mira - con l'aiuto di cardinali e movimenti giudaizzanti sempre più influenti nella Chiesa cattolica - a ridurre la fede in Gesù a una «fioritura» storica del giudaismo; e a riassorbire il cristianesimo nel giudaismo, come entità subordinata, destinata alla sparizione.
    Per capire il senso di questa strategia, sarà bene leggere un testo pubblicato da Mondo e Missione nel febbraio 2002, dal titolo significativo: «Ma Cristo ha cancellato Israele?».
    Una seconda puntata, del marzo 2002, era intitolato: «L'intifada palestinese, una pietra sul dialogo ebraico-cristiano?».
    L'autore, spiegava il periodico missionario, è «Un insigne biblista, maestro del cardinal Martini autore di 'Cominciando da Gerusalemme'».

    Trattasi del gesuita Francesco Rossi De Gasperis, che dal 1977, dice lui, «fa parte della comunità del Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme» (un'altra «comunità») e «tiene cosi di esercizi spirituali sulla terra d'Israele in diversi Paesi».
    Che dice questo giudaizzante, evidentemente molto potente?
    Comincia a parlare della «richiesta di perdono di Giovanni Paolo II» al muro del pianto come «il culmine di una prima conversione penitenziale dei cristiani nei confronti di Israele».
    Dunque già una «conversione» al giudaismo, ovviamente nel «ricordo della Shoah».
    Ma la conversione penitenziale non basta.
    E' in corso nelle «chiese d'Occidente», dice il maestro di Martini, «una seconda conversione, molto più fondamentale, che ci ha portato a riscoprire le radici essenzialmente ebraiche della fede cristiana».
    Sulle radici ebraiche del cristianesimo, noi comuni fedeli ritenevamo non ci fosse nulla da scoprire, visto che esse vengono ricordate da due millenni dalla Chiesa.
    Ma il gesuita intende ben altro.
    Per tale «riscoperta», egli intende questo: «La riscoperta della fede cristiana non come una 'religione nuova', ma come una trascendente fioritura messianica dell'ebraismo del I secolo».
    Lasciamo perdere l'aggettivo «trascendente», tipico dell'untuosità clericale con cui gesuiticamente l'autore ci vuol far ingollare l'indigeribile scoperta: che il cristianesimo non è che «una fioritura dell'ebraismo» del I secolo.
    Per breve tempo, in quel secolo, l'ebraismo ebbe una forte coloritura messianica, che poi riassorbì e superò; il messaggio di Cristo è un «incidente», una piccola insignificante increspatura di quel preciso momento storico, storicamente determinato (e finito) del giudaismo.


    Il fondatore del «monastero» di Bose, Enzo Bianchi.

    Ovviamente, il maestro del Martini non riconosce l'enorme, veramente epocale rottura che Cristo portò nell'ebraismo; la rottura con i farisei e il culto del Tempio; l'abolizione delle regole di purificazione superstiziose, per cui «mangiava e beveva» con «pubblicani e prostitute»; una rottura spinta fino al punto che diede ai suoi un altro Tempio (Lui stesso) e una nuova Roccia, più efficace della roccia di Abramo attorno a cui il Tempio giudaico era costruito, e unico posto al mondo in cui il sacrificio dell'agnello era «efficace», sacramentale.
    Gesù decretò la fine del sacrificio animale, e lo sostituì con sé stesso, Tempio, Sacerdote e Vittima, in forma di pane e vino.
    Tutto questo non conta per il famoso teologo.
    Per lui, il cristianesimo non è che una «fioritura» (traduzione meno untuosa: una concrezione, una gobba) dell'ebraismo.
    Ha scoperto, il gesuita, che la fede di Cristo «non è una nuova religione».
    E si stupisce di come, «fino a pochi decenni fa», il Rituale Romano potesse osare chiedere «agli ebrei che si convertivano a Gesù di abiurare la 'perfidia ebraica' e la 'superstizione giudaica'».
    Purtroppo, sospira il maestro del cardinal Martini, «Questa seconda conversione non è stata compresa dalle chiese del Medio Oriente».
    Le chiese orientali non vogliono convertirsi al neo-giudaismo.
    Fra esse è ancora «radicato» l'errore chiamato «teologia della sostituzione», che identifica la Chiesa come superamento teologico d'Israele, il nuovo Israele.
    In Occidente questa dottrina, erroneamente predicata da tutti i Pontefici e Padri della Chiesa per duemila anni, «ha cominciato ad essere seriamente messa in questione, sia pur timidamente» (o «seriamente» o «timidamente», padre: a meno che «timidamente» non sia il surrogato untuoso di «occultamente», dietro le quinte).

    Sicchè le chiese orientali, arretrate, spogliano «la permanenza del primo Israele fino ad oggi di ogni significato teologico».
    E con ciò, dice il gesuita, queste chiese si macchiano di «una Shoah culturale e spirituale»: non riconoscendo l'ebraismo come vera e sola religione, si macchiano di genocidio.
    «In Oriente, e non solo in Palestina, ci si imbatte molto spesso in una teologia e in una prassi liturgica e pastorale fondate sulla convinzione ('costantiniana') che il cristianesimo sia una religione nuova», anziché una modesta, passeggera concrezione del Talmud.
    «Il primo 'Israele', pertanto, diventa per quei cristiani un nome puramente simbolico, teologico e 'spirituale', che non ha più alcun riferimento concreto nel campo storico-socio-politico-culturale. 'La Gerusalemme celeste' non avrebbe alcuna relazione con la Gerusalemme della terra e della storia».
    E invece no, dice il gesuita, da ormai vero ebreo: quel che conta è la Gerusalemme terrestre, l'aldiquà «storico-socio-politico», la sola cosa che interessi agli ebrei.
    Il potere su questo mondo: così essi infatti intendono, ed hanno sempre inteso, le promesse del Padre e la sua elezione verso di loro.
    Non crediate che esageri.
    Lo afferma il maestro di Martini, testualmente: «Alla Sho'ah ha fatto seguito la creazione di uno Stato d'Israele - e qui si è trattato non di un 'Israele simbolico-platonico', convertibile a piacimento con qualunque altra realtà, bensì del primo Israele, di quello concreto, storico-culturale».
    Dunque è chiaro.
    Per Francesco De Gasperi, servus Jesus, l'Israele armato, nucleare e persecutore non è uno Stato come gli altri: è il Regno dell'Alleanza, il finale esaudimento della Promessa divina al suo popolo eletto.

    La salvazione, il riscatto di Israele nell'aldiquà, in termini politico-militari, è anche per lui la realtà «religiosa» finale.
    E non l'Israele «simbolico-platonico», ma quello concreto, che concretamente stermina e devasta, che uccide e minaccia, è il regno di Dio sulla terra.
    E' il Messia collettivo realizzato.
    Fatto singolare.
    Un piccolo ma austero gruppo di ebrei ortodossi, il Neturei Karta, rigetta l'Israele concreto come il «regno promesso» - anzi lo chiama una contraffazione satanica - proprio perché s'è instaurato con la violenza e con l'inganno.
    Un suo rabbino degli anni '20, Ahad Ha'Am, esclamò alle notizie dei primi massacri di palestinesi per mano ebraica: «E' questo il sogno del ritorno a Sion: macchiare la sua terra di sangue innocente? Se questo è il Messia, non voglio assistere al suo arrivo!».
    Ma questo orrore non sfiora il gesuita post-cattolico, e nemmeno il dubbio.
    Egli rimprovera i palestinesi di non capire che il «regno» è arrivato, sulla loro terra.
    Persino i cristiani d'Oriente, «solidali con i loro fratelli islamici, rifiutano assolutamente di riconoscere la minima relazione teologico-biblica tra l'Israele odierno e il loro Paese, la Terra Santa. La promessa e il dono della Terra, che il Signore ha fatto agli ebrei secondo le Scritture dell'Antico Testamento, per essi è un argomento inaccettabile… La creazione dello Stato d'Israele appare loro unicamente come un'aggressione», anziché come il mistico compimento per cui devono ringraziare Dio.
    Difatti, se il giudeo-gesuita ha ragione, i palestinesi devono rassegnarsi: come dicono gli ebrei, «non hanno parte nel mondo a venire».

    I loro preti e vescovi dovrebbero spiegar loro che, nei piani metafisici di Dio misericordioso, e del Cristo a cui credono, la loro parte è quella di essere gli espulsi, i cacciati, gli angariati; sono gli esseri inferiori sul cui sangue e sul cui dolore la razza eletta costruisce il suo regno messianico.
    E non «simbolicamente e platonicamente», ma «concretamente»: ciò che loro chiamano «aggressione», è la bontà divina stessa, fede alle Sue promesse.
    Mica ha fatto promesse ai palestinesi.
    A questo conduce il cristianesimo che si riscopre «non una religione nuova» (dell'Amore), ma una concrezione della vecchia e vera fede per pochi, la giudaica.
    Sicchè, scrive il padre, i palestinesi cristiani non condividono «l'innamoramento [sic] e la simpatia per il popolo ebraico, che si sono riaccesi tra le Chiese di Occidente» per il compimento della Promessa abramitica: anzi, vi vedono «una ingenerosa insensibilità nostra nei confronti della tragedia che si è abbattuta sulle loro popolazioni, a causa della nascita dello Stato d'Israele».
    Da qui «la difficoltà che i cristiani palestinesi sperimentano nel leggere l'Antico Testamento»: essi «non trovano apparentemente nella Bibbia un'intelligenza accettabile di ciò che sta loro succedendo oggi».
    Forse perché leggono il Vangelo, si ostinano a ritenere ingiusto di essere ammazzati, affamati, i campi e le case devastati, per far posto ai giudei armati di tutte le potenze di questo mondo.
    Non trovano «intelligenza» nella Bibbia.
    Non capiscono che il loro destino è d'essere lo strame della storia e della meta-storia.
    Non accettano che «nel disegno divino sulla storia umana, Israele è (con la Chiesa messianica di Gesù) il 'popolo sacramentale' della benedizione di Dio per l'umanità intera».
    Non capiscono che la visita penitenziale di Giovanni Paolo II ad Israele, è «il segno di una diaconia dell'alleanza particolare di Dio con Israele e con la Chiesa», esclusi tutti gli altri (i diaconi, subordinati, saremmo noi fioritura ed escrescenza del giudaismo).
    Ai palestinesi, allo strame, il caritatevole maestro di Martini ricorda «le parole di Gesù in Matteo 5, 17-19: 'Non pensate che io sia venuto ad abolire la Torah e i Profeti...'».
    Certe parole di Gesù, a volte, vengono ancora buone.
    Tralasciando tutte le altre sulla carità, e sui «frutti» da cui si può riconoscere se un albero è buono o cattivo.
    Questa è un'escrescenza, una fioritura.

    Basta così, il disgusto eccede.
    Ma da quel che abbiamo riportato, già si può intuire il motivo per cui Il Corriere regala Bibbie, e 24Ore raccomanda il kabbalismo: si tratta di preparare i cristiani ad accettare Israele come Stato della Promessa, e a rassegnarsi ad essere escrescenze, fioriture che forse potranno adorare a distanza nel Tempio ricostruito, non più oltre del primo cortile.
    E' questo il piano.
    E che sia un piano organizzato, ce lo suggerisce una singolare associazione della massonica Firenze, chiamata Biblia.
    Esploratene il sito internet: «Biblia, associazione laica di cultura biblica», è «una Onlus riconosciuta con decreto del presidente della Repubblica del 25 novembre 1989».
    Dedita al «dialogo interreligioso e all'approccio 'laico' ai testi sacri», l'associazione è prodiga di «pubblicazioni, atti e attività».
    Distribuisce «dispense di studi biblici», beninteso laicissimi.
    Giusto a settembre 2006 ha organizzato il «corso breve di ebraico biblico» (e noi cattolici, manco il latino!), di cui è stato relatore Paolo De Benedetti, docente di giudaismo.
    Simili corsi vengono tenuti di preferenza a suore e insegnanti; «Seminari estivi» si tengono all'Oasi del Sacro Cuore di Assisi.
    Ma è molto presente anche il super-teologo Gianfranco Ravasi, il biblista eclettico preferito dall'alta società miscredente.
    La benemerita associazione raccoglie firme per la diffusione della Bibbia nelle scuole.
    Péro muove tutte «le iniziative editoriali per diffondere la Bibbia», proprio come il Corriere e Confindustria.
    Il tutto con grandi inchini, scappellamenti e ringraziamenti, per i contributi culturali forniti, a «Rassegna mensile di Israel» e alla Giuntina, la casa editrice dedicata esclusivamente agli ebrei.

    Per capire il tono e di questa associazione, basterà riportare il saluto per l'anno nuovo ai lettori: «Dopo che ci siamo proposti il 'Il Tantra' affidatoci dalla Presidente tra Chanukkà , Natale e Nuovo Anno, e ricordati l'augurio ispirato dall'inizio del 2004, insieme a quanto in Biblia ci innamora e che ben potrebbe, forse, riassumersi nel motto: 'Con la Bibbia nel cuore, nel cuore della Bibbia', e dopo la perdita del Papa del dialogo e della richiesta di perdono, è ormai giunto il tempo di affidarci allo Spirito della Pentecoste, come già fatto in passato: fiduciosi che la Sua Emanazione [emanazione!], già manifestatasi con la rapida elezione del nuovo Pontefice - quasi in sincronia e sintonia con il Pesach dell'Alleanza di Abramo - ci accompagni sempre nel nostro cammino».
    Tantra, Pesach e Chanukkà…
    Ma chi è la «presidentessa» di cui si parla?
    La presidentessa di Biblia è una ricca signora di nome Agnese Cini Tassinario.
    Non è dato sapere esattamente quale relazione abbia con la celebre famiglia Cini di Venezia (il conte Cini fu un massonicissimo ministro di Mussolini), e sarebbe interessante, conoscendo l'attività della Fondazione Cini veneziana, tutta dedita a diffondere il pensiero unico globalista e l'europeismo alla Monnet, o alla Padoa-Schioppa.

    Ma del resto, basta smanettare un po' e si scopre che tra i principali sostenitori di «Biblia» della signora Cini c'è il Northcote Parkinson Fund di New York.
    Ora, a finanziare il Northcote Parkinson Fund è John Train, un vecchissimo e potentissimo banchiere, ambientalista, attivista politico di un genere speciale, che per conto del potere americano persegue «scopi di politica estera che non possono essere condotti attraverso i normali canali».
    Questo signore ha sposato in prime nozze Maria Teresa Cini (di Pianzano): insomma la crema dell'oligarchia euro-atlantica.
    Attraverso il Northcote Parkinson Fund, il banchiere oligarca elargisce premi (cioè finanzia) «combattenti della libertà» che negli ultimi anni sono soprattutto i neocon israelo-americani, oltrechè i militanti delle «democrazie colorate» che gli USA hanno insediato nell'Est post-sovietico contro Putin.
    Spesso, in stretto collegamento con Soros e le sue fondazioni e ONG: gli scopi politici che «non possono essere perseguiti per canali normali».
    Quanto al Northcote Parkinson di cui al titolo, fu un saggista e scrittore politico (è morto nel 1993) molto influente nell'oligarchia del potere euro-americano.
    Utopista politico, Northcote Parkinson sognava un'Europa dove gli Stati nazionali sarebbero stati spezzati in macro-regioni senza peso politico e senza sovranità, come nel Medio Evo: Assia, Burgundia, Savoia…
    Fu sotto l'influenza di Northcote Parkinson che il miliardario olandese Alfred Heineken (proprio il magnate della birra) negli anni '90 lanciò il progetto «Eurotopia», che contemplava il frazionamento dell'Europa in 75 staterelli.
    Una «sistemazione» in cui, secondo Heineken e i suoi amici oligarchi, «avrebbero avuto un ruolo i rappresentanti delle antiche dinastie».

    Strani percorsi di certe idee: il leghista Speroni presentò, nel primo governo Berlusconi, un progetto per dividere l'Italia in nove macro-regioni, caldeggiato da tutta la Lega.
    Un progetto a cui manifestò qualche simpatia anche il cardinal Martini.
    In qualche modo, il cerchio si chiude, e il piano-Bibbia si coniuga con il piano-regioni: nell'era messianica, deve esistere soltanto uno Stato, con vera e completa sovranità.
    Avete capito quale.

    Maurizio Blondet




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  2. #2
    Vittima del kali yuga
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    magari: ci leviamo dalle palle i desertici amanti dei piccioni e degli angeli che fecondano vergini, e l'europa può tornare politeista

  3. #3
    Saloth Sâr
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    Citazione Originariamente Scritto da stuart mill Visualizza Messaggio
    magari: ci leviamo dalle palle i desertici amanti dei piccioni e degli angeli che fecondano vergini, e l'europa può tornare politeista

  4. #4
    L'ultimo Zar
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    Citazione Originariamente Scritto da stuart mill Visualizza Messaggio
    magari: ci leviamo dalle palle i desertici amanti dei piccioni e degli angeli che fecondano vergini, e l'europa può tornare politeista
    Noto che molti sedicenti "pagani"-"politieisti"-ecc.ecc. stanno sempre ad esaltare le manovre mondialiste, sarà un caso ?

    Visto come la pensate dovreste ringraziare in primis gli anziani di Sion per aver distrutto la Civiltà Cristiana.

  5. #5
    Vittima del kali yuga
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    [quote=L'ultimo Zar;4637169]
    Noto che molti sedicenti "pagani"-"politieisti"-ecc.ecc. stanno sempre ad esaltare le manovre mondialiste, sarà un caso ?
    perchè, il cristianesimo non è mondialista?

    Visto come la pensate dovreste ringraziare in primis gli anziani di Sion per aver distrutto
    peggio dei savi vaticani? non credo: almeno gli ebrei non fanno proseliti e non sono 2 miliardi


    la Civiltà Cristiana.
    è un ossimoro

  6. #6
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    Altro che codice da vinci! Blondet scrivici un romanzo!!

  7. #7
    Vittima del kali yuga
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    cioè, per me, se ebrei, musulmani e cristiani emigrassero su marte, sarebbe l'ideale. Potrebbero fare un film dal titolo: fanatici su marte

  8. #8
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    Per ora hanno gia riassorbito un forum cattolico.
    La famosa artista idolo delle folle :" si figuri che uno ha addirittura scritto che avrei dovuto investire i MIEI soldi comprando un bar! Io!!!! La barista!!!!"

  9. #9
    Saloth Sâr
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    Predefinito stuart mill

    Solo il fatto che reputi gli ebrei un male minore rispetto al cristianesimo (che nelle sue forme tradizionali era indubbiamente antimondialista) la dice lunga...

    Vabbé che te eri quello che esaltava i fanatici hindù.
    Dal loro sito:

    "Israel Forever:"

    "Solution: Banning Muslims from air travel. The only way to stop air attacks is to ban any and all Muslims from air travel. Why ? The common denominator for all terror attacks perpetrated world wide from countries like India, U.S, U.K, France, Israel, Kenya, Philippines, Sudan..."

    " ISLAM AGAINST THE WORLD
    The war between Islam and Humanity continues on borders of Lebanon and Israel HinduUnity.org supports Israel in it's military actions."

  10. #10
    Vittima del kali yuga
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    [quote=Saloth Sâr;4637240]
    Solo il fatto che reputi gli ebrei un male minore rispetto al cristianesimo (che nelle sue forme tradizionali era indubbiamente antimondialista) la dice lunga...
    ... sul fatto che detesto i monoteisti, specie quelli evangelizzatori come quelli cristiano-islamici

    Vabbé che te eri quello che esaltava i fanatici hindù.
    sono fondamentalisti hindù

    Dal loro sito:



    "Israel Forever:"

    "Solution: Banning Muslims from air travel. The only way to stop air attacks is to ban any and all Muslims from air travel. Why ? The common denominator for all terror attacks perpetrated world wide from countries like India, U.S, U.K, France, Israel, Kenya, Philippines, Sudan..."

    " ISLAM AGAINST THE WORLD
    The war between Islam and Humanity continues on borders of Lebanon and Israel HinduUnity.org supports Israel in it's military actions."

    sono invasi da musulmani e cristiani e cercano alleati, mi sembras logico.
    Ma gli hintutva gli hindù fondamentalisti, sono antimondialisti dato che vogliono tornare al sistema delle caste e non solo.
    Molti dei vari gruppi sono pure antisraeliani.

 

 
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