CALZATURE: DAZI UE PER ALTRI 2 ANNI, ITALIA SODDISFATTA
BRUXELLES - Accordo in extremis a Bruxelles sulle misure antidumping da applicare alle scarpe provenienti da Cina e Vietnam. I rappresentanti dei 25 Paesi dell'Ue - alla vigilia della scadenza del regime provvisorio di dazi - hanno approvato a maggioranza la proposta della Commissione Ue che prevede una tassa del 16,5% per le calzature importate da Pechino e una del 10% per quelle importate da Hanoi. Ma (questo il compromesso raggiunto) solo per altri due anni. Dal 6 ottobre le importazioni di calzature dai due paesi asiatici sarebbero state liberalizzate perché sarebbe scaduto il regime provvisorio di dazi. Ora il pericolo è scongiurato. Domani la proposta sarà ratificata dal consiglio dei ministri degli interni a Lussemburgo e dal 7 ottobre i nuovi dazi saranno operativi. Per l'Italia, come per gli altri paesi europei produttori di scarpe, si tratta di una indiscussa vittoria. Anche se la proposta originaria appoggiata da Roma prevedeva che il nuovo regime antidumping restasse in vigore cinque anni. Ma la soddisfazione del Governo italiano è comunque grande per un accordo che non era affatto scontato.
Per far passare il nuovo piano, infatti, serviva una maggioranza di almeno tredici paesi (compresi gli astenuti). Favorevoli da sempre Italia, Spagna, Francia, Grecia, Portogallo, Ungheria, a cui si sono aggiunti nel votare sì Slovacchia, Lituania e Polonia. Decisiva, poi, è stata l'astensione di Cipro, Malta, Slovenia e Austria. "L'intesa di oggi conferma un principio fondamentale del libero commercio: chi viola le regole, alterando il mercato, viene sanzionato", ha commentato il ministro per le Politiche comunitarie, Emma Bonino. Il suo pressing sugli stati membri contrari o indecisi è stato costante nelle ultime settimane, anche con punte polemiche nei confronti della presidenza finlandese, fin dall'inizio a capo del fronte del no. Soddisfatto anche il commissario Ue al commercio, l'inglese Peter Mandelson, nonostante la sua proposta iniziale (quella che prevedeva l'introduzione di un sistema di quote oltre il quale far scattare i dazi) è stata a suo tempo clamorosamente bocciata dalla maggioranza degli stati membri.
"Le misure prese - ha detto Mandelson - non sono eccessive, e si sono rese necessarie dopo indagini che hanno provato chiaramente le pratiche commerciali sleali portate avanti da Pechino e Hanoi. La riduzione da cinque a due anni del nuovo regime di dazi, però, indica che non si tratta di protezionismo, ma della necessità di difendersi dal commercio sleale". La notizia dell'intesa è stata accolta positivamente nel settore calzaturiero italiano, che conta oltre 7.000 imprese e 100.000 addetti, e che di recente è entrato in crisi proprio per l'invasione di scarpe dall'estero, soprattutto dai Paesi asiatici. Basti pensare che lo scorso anno la produzione di calzature in Italia è crollata dell'11,5% e che nei primi sei mesi del 2006 il trend negativo prosegue. "Finalmente la Ue rientra nella legalità", ha detto il presidente dell'Associazione nazionale calzaturifici italiani, Rossano Soldini, per il quale "é stata presa una decisione non risolutiva, ma che comunque è una vittoria. Auspichiamo ora si possa avviare velocemente all'introduzione dell'obbligatorietà della marchiatura di origine".