Von Galen, il vescovo che faceva paura a Hitler di Andrea Tornielli

[Da "il Giornale", aprile 2006]

È conosciuto come il «leone di Münster» ed è stato proclamato beato dalla Chiesa cattolica lo scorso ottobre, ma se si cercava in libreria una sua biografia fino ad ora la si cercava invano. Clemens August von Galen, il coraggioso vescovo tedesco che tuonò pubblicamente contro Hitler, l’ecclesiastico che in Germania più fermamente si oppose al Fürher e al suo programma di sterminio, è una figura chiave della resistenza al nazismo. Una figura ancora tutta da scoprire, soprattutto nel suo rapporto diretto con Pio XII, il Papa oggi sul banco degli accusati per i suoi «silenzi» e i suoi presunti atteggiamenti «filonazisti». Bisogna esser grati a Stefania Falasca, giornalista del mensile 30Giorni, per aver curato il libro Un vescovo contro Hitler (edizioni San Paolo, 280 pagine, 16 euro, in libreria a partire da sabato), nel quale viene riportato anche il carteggio, in parte inedito e per la prima volta tradotto in italiano, tra von Galen e Papa Pacelli. È un contributo importante per approfondire l’azione di Pio XII nei confronti del nazismo. Eugenio Pacelli era stato nunzio apostolico a Monaco di Baviera dal 1917 al 1925 e quindi a Berlino fino al ’29. La nunziatura di Berlino sorgeva poco distante dalla parrocchia affidata a von Galen. Così Pacelli conobbe ed ebbe modo di apprezzare questo corpulento sacerdote di nobili origini, che farà promuovere vescovo di Münster. Galen collaborerà con il cardinale Pacelli, ormai divenuto Segretario di Stato, per la stesura dell’enciclica di Pio XI «Mit Brennender Sorge», con la quale la Santa Sede condannava l’ideologia nazista della nuova Germania.
Ma è nel periodo della guerra, subito dopo l’elezione di Pio XII, che i rapporti tra i due diventano strettissimi: Pacelli appoggerà incondizionatamente ogni presa di posizione pubblica antinazista di von Galen e attraverso un fitto scambio di lettere, che il Papa curava personalmente, non farà mai mancare il suo appoggio e la sua vicinanza al coraggioso vescovo. Proprio per manifestargli la sua stima, nel suo primo concistoro tenuto nel 1946, Pio XII lo eleverà alla porpora. Il futuro beato morirà improvvisamente pochi giorni dopo il suo rientro in Germania rivestito degli abiti cardinalizi. August von Galen divenne famoso con le prediche che tenne nell’estate del 1941, in seguito alle persecuzioni anticattoliche messe in atto dalla Gestapo: conventi sequestrati, preti e religiosi deportati. Galen attaccò i nazisti denunciando i loro «atti infami». Il 3 agosto, il vescovo pronuncia quello che il ministero della Propaganda nazista definirà «l’attacco frontale più forte sferrato contro il nazismo in tutti gli anni della sua esistenza»: von Galen era venuto a conoscenza del piano di sterminio dei disabili e dei malati di mente. Gridò: «Vengono adesso uccisi, barbaramente uccisi degli innocenti indifesi; anche persone di altra razza, di diversa provenienza vengono soppresse... Siamo di fronte ad una follia omicida senza eguali. Con gente come questa, con questi assassini che calpestano orgogliosi le nostre vite, non posso più avere comunanza di popolo!». Hitler voleva eliminare subito il prelato, ma visto la grande e positiva eco che avevano avuto le sue parole tra la popolazione, non solo cristiana, gli venne suggerito di temporeggiare per non creare un martire.
Quale fu la reazione del Pontefice che oggi la leggenda nera vorrebbe dipingere come «il Papa di Hitler»? Fu di totale appoggio al «leone di Münster», che definì esplicitamente «un eroe». «Non risulta che von Galen - scrive Falasca - abbia ricevuto anticipatamente delle indicazioni da parte di Pio XII. Galen, come attestano le testimonianze processuali, agì di propria iniziativa, ma sapeva di incontrare il consenso del Papa». Dai dispacci del nunzio apostolico a Berlino sappiamo che la Santa Sede venne immediatamente informata delle omelie del vescovo di Münster. Monsignor Domenico Tardini, «ministro degli Esteri» vaticano, a margine di un dispaccio annota «Ex audientia SS.mi» (Sua Santità mi ha detto): «Ogni azione per difendere i diritti della Chiesa non può che incontrare il gradimento della Santa Sede».
In una lettera al vescovo di Berlino, Konrad von Preysing, datata 30 settembre 1941, Pio XII scrive: «Le tre prediche del vescovo von Galen procurano anche a noi, sulla via del dolore che percorriamo insieme con i cattolici tedeschi, un conforto e una soddisfazione che da molto tempo non provavamo. .. La Chiesa in Germania tanto più dipende dal vostro agire pubblico, quanto più la situazione politica generale per quella singolare difficoltà e spesso contraddittorietà che la caratterizza, impone al capo della Chiesa universale, nei suoi messaggi pubblici, una doverosa cautela».
Pacelli, che ringrazierà von Galen considerandolo l’ispiratore del suo famoso radiomessaggio del Natale 1942, quello nel quale il Papa denunciava la soppressione nei campi di sterminio di centinaia di migliaia di persone a motivo della loro razza,
ha dunque sempre appoggiato, direttamente, le coraggiose azioni di denuncia e di resistenza al nazismo. E in una lettera inviata a von Galen il 24 febbraio 1943, Pio XII scrive che quelle denunce «incontrano la nostra piena approvazione, poiché con tanto coraggio difendono i diritti della Chiesa, della famiglia, di ogni singola persona».

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