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    Predefinito 24 maggio - Venerabile Maria di Gesù di Agreda

    Venerabile Maria di Gesù di Agreda (Maria Coronel) Religiosa, mistica

    24 maggio

    Agreda, Soria, Spagna, 2 aprile 1602 - 24 maggio 1665

    Singolarissima figura di donna, religiosa, mistica, scrittrice, della Spagna del XVII secolo, la cui fama ha superato i secoli e i continenti.

    Origini e famiglia - Suora francescana
    Maria Coronel, nacque il 2 aprile 1602 ad Agreda, centro della Spagna, nella Vecchia Castiglia, in provincia di Soria; ai piedi della Sierra del Moncayo. E in questo antico paese di frontiera tra la Castiglia e l'Aragona, visse tutti i suoi 63 anni di vita, senza mai allontanarsene.
    Per una singolare grazia divina, la sua famiglia composta dai genitori e quattro figli, due maschi e due femmine, col tempo si consacrò completamente a Dio, tra i figli di San Francesco.
    Infatti quando i due figli maschi ormai giovani, entrarono tra i Francescani, anche il padre Francesco Fernandez Coronel, d'accordo con la moglie, entrò nell'Ordine di S. Francesco.
    Ciò facilitò l'ideale della sposa e madre Caterina Araña, che favorita da doni celesti, pensò di trasformare la sua casa in un convento, dove sia lei, che le due figlie Maria e Girolama, potevano consacrarsi a Dio.
    Le due figlie aspiravano da tempo di farsi suore, in particolare Maria che già all'età di otto anni, aveva consacrato la sua verginità al Signore.
    L'8 dicembre 1618 (Maria aveva 12 anni), veniva inaugurato il monastero dedicato all'Immacolata Concezione, con l'arrivo da Burgos di tre suore Francescane Scalze Concezioniste, appartenenti all'Ordine delle Clarisse e il 13 gennaio 1619, facevano il solenne ingresso, dopo aver pubblicamente preso il velo, Maria con il nome di Maria di Gesù, sua madre col nome di Caterina del S.mo Sacramento, e la sorella minore con il nome di Girolama della SS. Trinità. Furono poi seguite dopo qualche tempo, da altre giovani di Agreda.
    Dopo il noviziato, Maria di Gesù e la madre, il 2 febbraio 1620 emisero la professione religiosa, la sorella dovette ancora attendere a causa dell'età troppo giovane; alla cerimonia fu presente il padre già francescano, con il nome di Francesco del S.mo Sacramento.

    Fenomeni mistici
    Maria di Gesù, pur essendo una giovane suora, continuò ad avere prove fisiche e morali, che si susseguivano in lei con tale intensità che, come essa stessa confessò, per oltre 40 anni provò dolori di morte ma senza morirne.
    Non le mancarono però i doni straordinari che la confortarono nelle sue pene, specialmente la visione di Gesù pieno di piaghe, che l'incitava a soffrire per amor suo.
    Ma lei aspirava ad una vita di unione con Dio sempre più nascosta, e per non essere sotto lo sguardo di estranei curiosi, chiese ed ottenne di non aver più estasi sensibili, di cui era notoriamente favorita.
    Infatti il Signore continuò a comunicare ed operare in lei più segretamente, elevandola ad uno stato superiore di contemplazione, senza risentimenti corporali.
    Essendo afflitta da numerosi e invalidanti mali, che le impedivano di seguire le attività della Comunità, per intercessione della Beata Vergine ne fu miracolosamente guarita.
    Tuttavia continuò in lei l'amore per la sofferenza, che si rivelò attraverso le sue volontarie penitenze; si flagellava a sangue, portava sul corpo, cilizi, pesanti funi e catene, digiunava e si nutriva solo per tre giorni la settimana con pane e acqua, dormiva sulla nuda terra per non più di due ore a notte.
    Nel 1627 la Madonna stessa, disse a suor Maria che sarebbe diventata badessa del convento fondato dalla madre; oltre le visioni della Madonna col Bambino Gesù, suor Maria godette di altri straordinari favori divini; sentiva un soave gusto nel ricevere l'Ostia santa; vedeva il Santissimo circondato di vivo splendore; ebbe il dono della bilocazione, grazie alla quale apparve numerose volte nel lontano Continente Americano.

    Le incredibili bilocazioni nel Continente Americano
    Il fenomeno delle sue bilocazioni, costituisce una delle vicende più incredibili, e al contempo più storicamente attestate, dell'intera storia cristiana.
    Bisogna dire che questi eventi, insieme ad altri fenomeni, furono posti all'esame della famosa Inquisizione Spagnola, che con i suoi drastici metodi, capaci di smantellare psicologicamente, qualsiasi simulatore, sottopose la suora per settimane e per dieci ore al giorno, agli interrogatori; ma alla fine i severi inquisitori dovettero arrendersi, concludendo che i fatti straordinari erano veri.
    All'inizio del Seicento, i missionari francescani già presenti in Messico, decisero di avanzare nel nord della regione, nell'attuale Texas, per fondare nuove missioni; e poi anche in Arizona, California e Nuovo Messico, ma furono massacrati dalle bellicose tribù locali, i famosi e leggendari Navajos, Apaches, Comanches.
    Nel 1622 una nuova spedizione di francescani, guidati da padre Alonso de Benavides, raggiunse di nuovo il Texas e il New Mexico, dove impiantarono una missione fortificata e lì dopo un po', i francescani cominciarono a ricevere le visite inaspettate dei capi degli Xamanas, una delle tribù più grandi ed aggressive fra gli 'indiani ' d'America.
    Essi chiedevano agli sbalorditi missionari di inviare tra loro qualche sacerdote, che amministrasse il battesimo e gli altri Sacramenti; alle domande che venivano poste loro, essi rispondevano che da tempo fra le tribù di quelle regioni, c'era una giovane signora vestita d'azzurro, che compariva fra loro predicando il regno di Gesù Cristo e insegnando le verità della fede; parlava nella loro lingua, compiva prodigi e li esortava a chiamare i missionari; poi scompariva di nuovo, senza rilevare la sua provenienza.
    Convinti dalle suppliche degli Xumanas, i francescani si unirono a loro nel viaggio di ritorno, fino ai loro accampamenti; numerose relazioni dell'epoca, raccontano che i missionari francescani, furono accolti da una grande folla disposta in processione e con enormi croci adornate da fiori della prateria; i meravigliati missionari poterono constatare, che quegli indigeni, mai contattati da alcun europeo, possedevano una completa formazione dottrinale e chiedevano solo i sacramenti.
    Anche in altri luoghi, in Arizona e California, i missionari trovarono tribù indigene sconosciute, già catechizzate da quella che gli storici americani chiameranno “The Lady in blue”.
    I francescani cominciarono a pensare a Maria di Gesù di Agreda, identificandola nella giovane “signora in blù” (all'epoca suor Maria aveva venti anni e l'abito della Congregazione era azzurro); perché l'arcivescovo di Città del Messico, reduce da una visita in Spagna, aveva parlato loro di una giovane monaca di Castiglia, che, pur non essendosi mai mossa dal suo convento, descriveva minuziosamente in certe sue lettere, l'America come se le fosse familiare.
    Nel 1631 padre Alonso de Benavides, capo della spedizione francescana in Texas, rientrò in Spagna e raggiunse Agreda in Castiglia, a far visita a suor Maria de Jesus.
    La ventinovenne suora, non ebbe difficoltà ad ammettere di essere stata esaudita nel suo desiderio missionario; Dio le aveva concesso di raggiungere l'America centinaia di volte, non sapendo però “se senza o con il corpo”.
    Aggiunse allo sbalordito padre Alonso, che ne scrisse poi la dettagliata relazione, i nomi di tutti i confratelli missionari, ricordò episodi e avventure missionarie, che lui stesso aveva dimenticato, confermò di avere catechizzato oltre gli Xamanas anche molte altre tribù.
    Ancora nel 1699, cioè ben 34 anni dopo la morte di suor Maria, furono scoperte per la prima volta tribù che professavano un cristianesimo senza sacerdoti, perché non ne avevano mai trovato uno; anche questi indigeni raccontarono che molti anni prima, una misteriosa signora con abito lungo azzurro, si era presentata a loro, che ne provarono spavento, tanto che la bersagliarono con le frecce, senza però colpirla, alla fine si tranquillizzarono e presero ad ascoltarla.
    Recentemente nel 2003, un gruppo di Università texane, ha organizzato un convegno sulla figura della venerabile suora spagnola, che riempì della sua fama la Spagna e le Colonie di re Filippo IV, il quale scambiò con lei centinaia di lettere, chiedendole consigli e pareri.

    I suoi scritti e la “Mistica Città di Dio”
    La mistica suora di Agreda, lasciò numerosi scritti di cui molti già editi, fra autobiografie, lettere, trattati di perfezione religiosa, meditazioni e scritti spirituali, dei quali una decina furono e sono ancora pubblicati ai giorni nostri.
    Ma la sua opera principale, che suscitò gravi polemiche in campo cattolico, resta la “Mística Ciudad de Dios”, la “Mistica Città di Dio”, composta secondo la venerabile, sotto speciale ispirazione celeste, edita per la prima volta nel 1670 a Madrid e poi nel 1681 e 1684 a Lisbona.
    Gli otto libri che compongono l'opera, sono ricchi di contenuti spirituali; essi narrano la Vita della Vergine Maria, in parte derivante dai vangeli apocrifi e da lei presentata come frutto di rivelazioni personali.
    L'opera và apprezzata per quello che è, un complesso di rivelazioni private circa la vita della Madonna, con tutti i rischi di infiltrazioni di elementi umani, che non compromettono la sostanza del suo vero contenuto rivelato, da accogliersi non per fede divina, ma umana, visto la sincerità e la grande virtù di chi la propose.
    Questa sorta di biografia della Madonna, densa di istruzioni spirituali, che la stessa Vergine viene man mano impartendo alla scrittrice, fu diffusa in milioni di copie, in ogni lingua, ancora oggi continuamente ristampata, suscitando per secoli nella Chiesa, ammiratori entusiasti e accaniti denigratori.
    E proprio quest'opera di grande profondità spirituale, sembra essere l'ostacolo che sinora ha impedito che suor Maria de Jesus di Agreda, salga agli onori degli altari come beata.
    La “Mistica Città di Dio”, fu iniziata a scrivere nel 1637 dalla trentacinquenne badessa di Agreda, il cui piano era stato ideato da lei già dieci anni prima, quando era diventata badessa, del monastero della Concezione.
    Pur ricevendo il plauso di re Filippo IV di Spagna e dei teologi da lui interpellati, l'opera in parte già scritta, per ordine di un temporaneo confessore, fu da lei bruciata nel 1645 insieme ad altri scritti; ma nel 1650, passata sotto la direzione spirituale di un altro confessore, padre Andrea de Fuenmayor, questi le ordinò di riscrivere la vita della Madonna e anche la sua personale biografia, con la descrizione delle singolari grazie ricevute da Dio; l'opera fu completata nel 1660 e approvata poi nel 1686 dall'Inquisizione spagnola, proprio grazie al suo rigore teologico ed ai suoi edificanti contenuti; avendo poi come già detto, una grandiosa diffusione.

    La morte e il culto
    Madre Maria di Gesù, morì nel suo convento di Agreda, il giorno di Pentecoste, 24 maggio 1665, in concetto di santità e di mistica eccezionale; il suo corpo rimase inalterato nei secoli, ci furono ben 14 ricognizioni ufficiali, che nel tempo constatarono lo straordinario fenomeno, l'ultima si ebbe il 20 maggio 1989, quando il corpo fu collocato nella Chiesa della Concezione ed esposto al pubblico.
    La causa per la sua beatificazione fu introdotta il 28 gennaio 1673; ed ebbe vari gradi d'indagine e giudizio, ma dal 1773 e 1774, fu imposto il 'silenzio' all'intera pratica e nonostante i vari solleciiti pervenuti da più parti, compresi quelli delle Suore Confezioniste del II Ordine Francescano, essa è rimasta bloccata fino ai nostri tempi; ma c'è oggi in atto tutto un movimento di ripresa della Causa, tanto che nel 1990 è stato nominato un nuovo relatore.
    Alla venerabile (titolo concesso sin dall'introduzione della Causa), sono attribuiti per sua intercessione vari miracoli, operati dopo la sua morte; quello più rilevante e a suo tempo approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti, fu la guarigione istantanea di una suora della stessa Congregazione, da una mortale malattia, evento verificatosi nel febbraio 1867, nella diocesi di Mechelen.


    Autore: Antonio Borrelli

    Fonte: SANTI E BEATI






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    La signora in blu che convertì i pellerossa

    Maria de Ágreda non lasciò mai il monastero in Spagna.Anche se le tribù del Texas la vedevano apparire e insegnare il catechismo.

    Vittorio Messori


    Giunge una lettera dal Texas. Quel luogo nell’indirizzo del mittente suscita immediate, e ovvie, associazioni: i film western, naturalmente; i fumetti di colui che non a caso si chiama Tex; il centro spaziale di Houston; Dallas , la soap opera per antonomasia. Magari, in questi tempi di guerra, lo Stato americano che ha la più alta percentuale di arruolati tra i marines. Quelle due sillabe richiamano molte cose. Molte, ma non certamente una claustrale spagnola del Seicento che mai lasciò il suo monastero di Ágreda, cittadina sperduta sui monti della Vecchia Castiglia. Eppure, è proprio così: dentro la busta, trovo l’invito a partecipare a un grande convegno organizzato da un pool di università texane sulla venerabile suor Maria de Jesús de Ágreda. Mi si avverte che, alla fine dei lavori, verrà proposta la firma di una petizione, già più volte rinnovata, perché la francescana sia proclamata protettrice ufficiale dello Stato del Texas. Se si chiede anche a me una relazione è perché, avendo indagato per un libro su un prodigio nella Spagna del XVII secolo, non potevo non avere approfondito la figura dell’autrice de La mistica città di Dio , uno dei testi più straordinari e misteriosi della letteratura religiosa.

    Nata nel 1602 e morta nel 1665, chiusasi a 12 anni nel monastero di clausura fondato da sua madre e nella sua stessa casa, Maria de Jesús riempì della sua fama la Chiesa barocca. Filippo IV, capo dell’impero già in declino ma su cui ancora non tramontava il sole, scambiò con lei centinaia di lettere. Dalle mura della clausura, filtravano notizie sugli straordinari carismi della religiosa, tra i quali visioni e locuzioni che la portarono a scrivere le migliaia di pagine - piene, tra l’altro, di profezie che la storia ha confermato - de La mistica ciudad de Diós . È una sorta di biografia della Madonna diffusa in milioni di copie, in ogni lingua, ancor oggi continuamente ristampata e che conta nella Chiesa ammiratori entusiasti e detrattori accaniti. Proprio quell’opera, di insondabile profondità, pare essere l’ostacolo che ha sinora impedito che Maria de Jesús salga da venerabile a beata: l’istituzione ecclesiale, si sa, diffida dei carismatici. Come confermano, non ultimo esempio, le traversie di padre Pio.

    Ma veniamo al Texas. C’è, qui, una delle vicende più incredibili - e, al contempo, più storicamente attestate - dell’intera storia cristiana. Precisiamo subito che questi eventi hanno superato il più rigoroso e temibile degli esami: quello dell’Inquisizione spagnola che - con i suoi metodi collaudati, che provocavano il crollo psicologico di qualunque simulatore - giunse a interrogare la religiosa per dieci ore al giorno durante molte settimane. Alla fine, quegli implacabili inquisitori si arresero, conclusero che i fatti straordinari erano veri e che, dunque, suor Maria de Jesús non doveva essere disturbata. Del resto, sono giunti alla stessa conclusione anche gli storici americani dei nostri giorni, molti dei quali protestanti, ebrei, agnostici: non a caso il convegno di cui parlavo è organizzato non da istituzioni religiose, ma da laicissime facoltà universitarie.

    Successe, dunque, che all’inizio del Seicento, i francescani decisero di avanzare a nord del Messico con le loro missioni. Raggiunsero così il territorio dell’attuale Texas, ma anche quello dell’Arizona, della California, del New Mexico. Subito, dovettero fare i conti con le bellicose tribù dai nomi leggendari: apaches, navajos, comanches. Le prime spedizioni furono massacrate. Ma la resa non è nelle tradizioni francescane: così, nel 1622, partiva un nuovo gruppo, guidato da padre Alonso de Benavides. Dopo avere impiantato una missione fortificata, i frati cominciarono a ricevere visite inaspettate. Erano i capi degli Xumanas, una delle tribù più grandi e al contempo più aggressive e irriducibili. Con sbalordimento dei religiosi, quegli indiani supplicavano che venisse inviato tra loro qualche sacerdote che amministrasse il battesimo e gli altri sacramenti. Una simile richiesta, in quei luoghi, non era mai venuta prima. A domanda, gli indigeni risposero che erano stati convinti a venire da una «Signora vestita d’azzurro» che da qualche tempo appariva tra loro e li esortava - non solo con parole nella loro lingua, ma anche con miracoli - a chiamare i missionari. Questi avevano alle pareti la stampa, colorata a mano, che rappresentava una santa clarissa: i capi degli Xumanas dissero che la Signora era vestita proprio in quel modo, ma che era molto più giovane e che il colore dell’abito era azzurro. Così era, in effetti, il saio della congregazione cui apparteneva suor Maria de Jesús (che allora aveva solo vent’anni). Se lì, nel remoto Texas, i frati pensarono a lei, è perché l’arcivescovo di Città del Messico, reduce da una visita in Spagna, aveva parlato loro di una monachella di Castiglia che, pur non essendosi mai mossa dal suo convento, descriveva in certe sue lettere l’America come se le fosse familiare.

    Sta di fatto che, convinti dalle suppliche e pur temendo un tranello, alcuni francescani si unirono agli Xumanas nel loro viaggio di ritorno. Abbiamo numerose relazioni dell’epoca che concordano sul fatto che, ai confini del territorio della tribù, i missionari furono accolti da una grande folla disposta in processione e con enormi croci adornate con i fiori della prateria. Così, dissero, aveva insegnato loro la Dama Azúl , la Signora Azzurra che tante volte era venuta a istruirli. In effetti, i sempre più sbalorditi religiosi constatarono che, tra quegli indigeni mai avvicinati da alcun europeo, la formazione dottrinale era ormai completata: ciò che volevano erano solo i sacramenti. Ma questa non fu che la prima delle sorprese. In molti altri posti, anche in Arizona e in California, i missionari ebbero la stessa esperienza: contatti, cioè, con tribù non raggiunte sino ad allora e già catechizzate da quella che gli storici americani chiameranno The Lady in blue .

    Nel 1631, padre Alonso de Benavides, che abbiamo visto a capo della prima missione texana, rientrò in Spagna e raggiunse Ágreda, sui monti della Castiglia, incontrando nel parlatorio suor Maria de Jesús. Con molta semplicità, la monaca gli disse che, sì, Dio aveva realizzato il suo desiderio di essere missionaria, concedendole di raggiungere l’America centinaia di volte. Più tardi, sotto il torchio implacabile dell’Inquisizione (nemica, più che delle eresie, di superstizioni e falsi miracoli) confermerà questi misteriosi viaggi, precisando solo di non essere in grado di precisare «se fossero senza o con il corpo». Comunque, al sempre più sbalordito padre Alonso (abbiamo l’originale della relazione), descrisse con precisione tutti i suoi confratelli, ricordò episodi missionari che egli stesso aveva dimenticato, confermò di avere catechizzato non solo gli Xumanas ma molte altre tribù, convincendole a chiedere l’intervento dei sacerdoti.
    La storia successiva dei territori a nord del Messico è piena di tracce di quelle misteriose missioni. Ad esempio: nel 1699, 34 anni dopo la morte della suora, una spedizione guidata dal capitano spagnolo Juan Mateo Mange risalì il Colorado, incontrando molte tribù fino ad allora sconosciute che praticavano un cristianesimo senza sacerdoti perché, dissero, ne avevano cercati senza trovarli. Alla domanda sul come avessero imparato il catechismo, gli anziani risposero che, molti anni prima, era venuta tra loro una Signora con un lungo abito azzurro. Spaventati, l’avevano bersagliata con le loro frecce, senza però riuscire a farle del male. Così, prostratisi, l’avevano ascoltata e ubbidita. E ancor oggi (è prevista, al convegno, un’apposita relazione) i ricercatori americani trovano spesso il ricordo, nelle riserva indiane, della Blue Lady . I discendenti delle tribù evangelizzate in quel modo misterioso conservano un loro coriaceo cattolicesimo. In ogni caso, possiamo risolvere - finalmente - un rompicapo per coloro che hanno doppiato in italiano innumerevoli film western, senza riuscire a capire perché molti indiani, nella versione originale, ogni tanto esclamassero: « Sor Maria de Ágreda! ». A differenza di loro, gli sceneggiatori americani conoscevano bene le ragioni di una simile interiezione.

    Fonte: Corriere della Sera, 5 aprile 2003 (v. QUI)


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    La vita divina della SS. Vergine Maria (in francese)

    La Mistica Città di ovvero Vita della Vergine Madre di Dio

    di Suor Maria di Gesù

    Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


    Libro 1°

    Libro 2°

    Libro 3°

    Libro 4°

    Libro 5°

    Libro 6°

    Libro 7°

    Libro 8°

    La Mistica Città di Dio (in francese)

    *****
    LA PASSIONE DI GESU’ RIVELATA DALLA MADONNA A MARIA D’AGREDA - Tratto dalla "MISTICA CITTA' DI DIO"

    *****
    QUI è la versione originale in spagnolo della Mística Ciudad de Dios

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    Maria de Agreda

    (Or, according to her conventual title, Maria of Jesus)


    A discalced Franciscan nun; born 1602; died 24 May, 1665. Her family name was Coronel, but she is commonly known as Maria de Agreda, from the little town in Old Castile, on the borders of Aragon, where some ancestor, it is said, had built a convent in obedience to commands conveyed in a revelation. La Fuente, in his Historia eclesiastica de España, says the Coronels were una virtuosa y modesta familia de aquel pueblo. By some writers they are described as noble, but impoverished. Maria is said to have made a vow of chastity at the age of eight, but no importance need be attached to that, as, naturally, she could not have known the character of such an obligation, and we are not compelled to suppose any divine guidance in case the vow was made. She and her mother entered the convent together, January, 1619, and simultaneously her father and two brothers became Franciscan friars. When only twenty-five, in spite of her unwillingness, she was made abbess, by papal dispensation. This was almost eight years after her entrance. With the exception of an interval of three years, she remained superior all her life. Under her administration the convent, which was in a state of decay, rose to great material prosperity, and at the same time became one of the most fervent in Spain. She died with the reputation of a saint; and the cause of her canonization was introduced by the Congregation of Rites, 21 June, 1672, at the request of the Court of Spain. This was only seven years after her death. What has given her prominence, however, is not so much the holiness of her life, about which there seems to be general consent, as the character of one of her writings known as La mística ciudad de Dios, historia divina de la Virgen, Madre de Dios. This "Divine History of the Mother of God" was first conceived in 1627; that is to say, nine years after she became a nun. Ten years later, by the express command of her confessor, she set to work at it, and in twenty days wrote the first part, consisting of 400 pages. Although it was her desire to prevent its publication, a copy of it was sent to Philip IV, to whom she wrote a great number of letters in the course of her life, and who had expressed a desire to have it. Later on, in obedience to another confessor, she threw it and all her other writings, into the fire, without any apparent repugnance. A third command of a spiritual director, in 1655, resulted in her beginning again, and in 1660 she finished the book. It was not, however, given to the world until five years after her death. It was printed in Madrid, in 1670. Its lengthy title contains no less than ninety words. "The Mystical City" purports to be the account of special revelations, which the author declares were made to her by God, Who, after raising her to a state of sublime contemplation, commanded :her to write it, and then revealed to her these profound mysteries. She declares that God gave her at first six angels to guide her, the number being afterwards increased to eight, who, having purified her, led her into the presence of the Lord. She then beheld the Blessed Virgin, as she is described in the Apocalypse, and saw also all the various stages of her life: how when she came into the world God ordered the angels to transport her into the empyrean heaven, appointing a hundred spirits from each of the nine choirs to attend her, twelve others in visible and corporeal form to be always near her, and eighteen of the most splendid to be ambassadors perpetually ascending and descending the Ladder of Jacob. In the twentieth chapter she describes all that happened to the Blessed Virgin during the nine months she was in her mother's womb; and tells how, when she was three years old, she swept the house with the help of the angels. The fifteenth chapter enters into many details, which by some were denounced as indecent. The style, in the opinion of certain critics, is elegant, and the narrative compact. Görres, on the other hand, while expressing his admiration for the wonderful depth of its speculations, finds that the style is in the bad taste of the period, pompous and strained, and very wearisome in the prolixity of the moral applications appended to each chapter.

    The book did not attract much attention outside of Spain until Croset, a Recollect friar, translated and published the first part of it, at Marseilles, 1696. This was the signal of a storm, which broke out especially in the Sorbonne. It had already been condemned in Rome, 4 August, 1681, by the Congregation of the Inquisition, and Innocent XI had forbidden the reading of it, but, at the instance of Charles II, suspended execution of the decree for Spain. But Croset's translation transgressed the order, and caused it to be referred to the Sorbonne, 2 May, 1696. According to Hergenröther, Kirchengeschichte (trad. franc., 1892, V, vi, p. 418), it was studied from the 2d to the 14th of July, and thirty-two sessions were held during which 132 doctors spoke. It was condemned 17 July, 102 out of 152 members of the commission voting against the book. It was found that

    it gave more weight to the revelations alleged to have been received than to the mystery of the Incarnation; that it adduced new revelations which the Apostles themselves could not have supported; that it applied the term 'adoration' to Mary; that it referred all her graces to the Immaculate Conception; that it attributed to her the government of the Church; that it designated her in every respect the Mother of Mercy and the Mediatrix of Grace, and pretended that St. Ann had not contracted sin in her birth, besides a number of other imaginary and scandalous assertions.

    This censure was confirmed on the 1st of October. The Spanish Cardinal Aguirre, although a friend of Bossuet who fully approved the censure, strove to have it annulled, and expressed his opinion that the Sorbonne could easily do so, as their judgment was. based on a bad translation. Bossuet denounced it as "an impious impertinence, and a trick of the devil." He objected to its title, The Divine Life, to its apocryphal stories, its indecent language, and its exaggerated Scotist philosophy. However, although this appreciation is found in Bossuet's works (Œuvres, Versailles, 1817, XXX, pp. 637-640, and XL, pp. 172 and 204-207), it is of questionable authenticity. As to the reproach of indecency, her defenders allege that, although there may be some crudities of expression Which more recent times would not admit, it is absurd to bring such an accusation against one whose sanctity is generally conceded. Near investigations of the book were made in 1729, under Benedict XIII, when her canonization was again urged. On 16 January, 1748, Benedict XIV, in a letter which La Fuente, in his Historia eclesiástica de España, finds "sumamente curiosa", wrote to the General of the Observantines instructing him as to the investigation of the authenticity of the writings, while conceding that the book had received the approbation of the Universities of Salamanca, Alcalá, Toulouse, and Louvain. It had meantime been fiercely assailed by Eusebius Amort, a canon of Pollingen, in 1744, in a work entitled De revelationibus, visionibus, et apparitionibus privatis, regulae tutae, which, though at first imperfectly answered by Mathes, a Spaniards, and by Maier, a Bavarian, to both of whom Amort replied, was subsequently refuted in another work by Mathes, who showed that in eighty places Amort had not understood the Spanish text of Maria de Agreda. With Mathes, in this exculpation, was P. Dalmatius Kich, who published, at Ratisbon, 1750, his Revelationum Agredanarum justa defensio, cum moderamine inculpatae tutelae. Hergenröther, in his Kirchengeschichte (trad. franc., VI, p. 416 -- V. Palmé, Paris, 1892), informs us that the condemnation of the book by the Roman Inquisition, in 1681, was thought to have come from the fact either that, in its publication, the Decree of Urban VIII, of 14 March, 1625, had been disregarded, or because it contained apocryphal stories, and maintained opinions of the Scotist school as Divine revelations. Some blamed the writer for having said that she saw the earth under the form of an egg, and that it was a globe slightly compressed at the two poles, all of which seemed worthy of censure. Others condemned her for exaggerating the devotion to the Blessed Virgin and for obscuring the mystery of the Incarnation. The Spaniards were surprised at the reception the book met with in France, especially as the Spanish Inquisition had given it fourteen years of study before pronouncing in its favor. As noted above, the suspension of the Decree of Innocent XI, condemning the book, was made operative only in Spain, and although Charles II asked to have the permission, to read it extended to the whole of Christendom, Alexander VIII not only refused the petition, but confirmed the Brief of his predecessor. The King made the same request to innocent XII, who did nothing, however, except to institute a commission to examine the reasons alleged by the Court of Spain. The King renewed his appeal more urgently, but the Pope died without having given any decision.

    La Fuente, in his Historia eclesiástica de España (V, p. 493), attributes the opposition to the impatience of the Thomists at seeing Scotist doctrines published as revelations, as if to settle various Scholastic controversies in the name of the Blessed Virgin and in the sense of the Franciscans, to whose order Agreda belonged. Moreover, it was alleged that her confessors had tampered with the text, and had interpolated many of the apocryphal stories which were then current, but her most bitter enemies respected her virtues and holy life, and were far from confounding her with the deluded illuminatae of that period. Her works had been put on the Index, but when the Franciscans protested they were accorded satisfaction by being assured that it was a trick of the printer (supercheria), as no condemnation appeared there.

    The other works of Maria de Agreda are:
    1. her letters to Philip IV of Spain edited by Francisco Silvela;
    2. Leyes de la Esposa conceptos y suspiros del corazón pars alcanzar el último y verdadero fin del agrado del Esposo y Señor;
    3. Meditaciones de la pasión de nuestro Se oré;
    4. Sus exercicios quotidianos;
    5. Escala Spiritual pars subir á la perfección.

    The Mística ciudad has been translated into several languages; and there are several editions of the correspondence with Philip IV; but the other writings are still in manuscript, either in the convent of Agreda, or in the Franciscan monastery of Quaracchi in Italy.

    Bibliography

    Sacra Rituum Congregatio, Examen responsionis ad Censuram olim editam super libris misticae civitatis Dei (Rome, 1730); Synopsis observationum et responsionum super libris ven. abbatissae Mariae a Jesu de Agreda (Rome, 1737); Super examine operis a Maria a Jesu de Agreda conscripti (Rome, 1747); DOM GUERANGER, La mystique cite de Dieu, Univers (1858-59); PREUSS, Die romische Lehre von der unbefleckten Empfangnis (Berlin, 1865), 102; ANT. MARIA DE VICENZA, Vita del Ven. S. Maria d Agreda (Bologna, 1870); ID., Della mistica citta di Dio Allegazione storico-apologetica (Bologna, 1873); REUSCH, Der Index der verbotenen B cher (Bonn, 1885), II, 253; Analecta juris pontificii, 1862, p. 1550; MONTUCLA, Histoire des math matiques (Paris, 1758), 1, 44]; MURR, Briefe uber die Jesuiten, 24; BAUMGARTEN, Nachrichten von Merkwurdigen B chern, II, 506, and IV, 208; Vita della Ven. Madre Maria di Gesu, comp. dal R.P. SAMANIEGO, O.S.F. (Antwerp, 1712); VAN DEN GHEYN in Dict. de theol. cath.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, 1997, New York

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    Agreda, Maria Fernandez Coronel, Abbess Of

    Agreda, Maria Fernandez Coronel, Abbess of, known in religion as Sor (Sister) Maria de Jesus (1602-1665), was the daughter of Don Francisco Coronel and of his wife Catalina de Arana. She was born at Agreda, on the borders of Navarre and Aragon, on the 2nd of April 1602. All her family were powerfully influenced by the ecstatic piety of Spain in that age. Her biographer, Samaniego, records that even as an infant in arms she was filled with divine knowledge. Her stupidity as a child is piously accounted for by extreme humility. From childhood she was favoured by ecstasies and visions. When she was fifteen the whole family entered religion. The father, now an old man, and the two sons entered the Franciscan house of San Antonio de Nalda. Maria, her mother and sister established a Franciscan nunnery in the family house at Agreda, which, when Maria's reputation had extended, was replaced by the existing building. She began it with one hundred reals (one pound sterling) lent her by a devotee, and it was completed in fourteen years by voluntary gifts. Much against her own wish, we are told, she was appointed abbess at the age of twenty-five. In 1668, four years after her death, the Franciscans published a story that at the age of twenty-two she had been miraculously conveyed to Mexico, to convert a native people, and had made five hundred journeys through the air for that purpose in one year. Though the rule required the abbess to be changed every three years, Maria remained the effective ruler of Agreda till her death. The Virgin was declared abbess, and Maria acted as her locum tenens. In her later years she inclined to the "internal prayer," and neglect of the outward offices of the church, which was usual with the "alumbrados" or Quietists. The Inquisition took notice of her, but she was not proceeded against with severity. Maria's importance in religion and Spanish history is based on two grounds. In the earlier part of her life, while the Franciscan, Francisco Andres de la Torre, was her confessor, she wrote an Introduction to the History of the Most Blessed Virgin. It was destroyed by the direction of another confessor. Later on, by the order of her superiors, and under the guidance of her Franciscan confessor, Andres de Fuen Mayor, she wrote The Mystic City of God. It is an extraordinary book, full of apocryphal history, visions and scholasticism, which professes to have been written by divine inspiration, and is devoted to praise of the Virgin. In 1642 she sent to Philip IV. an account of a vision she had had, of a council of the infernal powers for the destruction of Catholicism and Spain. The king visited her when on his way to Aragon to suppress the rebellion of Catalonia. A long correspondence, which lasted till her death on the 29th of March 1665, was begun. The king folded a sheet of paper down the middle and wrote on the one side of the division. The answers were to be written on the other and the sheet returned. By a pious fraud copies were kept at Agreda. How far Maria was only the mouthpiece of the Franciscans must of course be a matter of doubt. Her correspondence was apparently suspended whenever her confessor was absent. She must, however, have co-operated at least, and it is certain that the Franciscans, who were very unfortunate in some of their pious women, owed not a little to her. The letters are in excellent Spanish, are curious reading, and are invaluable as illustrations for the second part of the reign of Philip IV.

    The correspondence of Sor Maria with the king has been published in full by Don F. Siluela, Cartas de la Venerable Madre Sor Maria de Agreda y del Senor Rey Don Filipe IV. (Madrid, 1885). The Mystic City of God is one of the most characteristic monuments of Mariolatry, and has continued to be much in favour with supporters of the dogma of the Immaculate Conception. It appeared in Madrid in 1668, with a biographical introduction by Samaniego, has been often reprinted, and was translated into French and Italian. It was for a time reserved by the Index, both Spanish and Papal, but was taken off by the influence of the Franciscans and of Spain, the chief supporters of the immaculate Conception. An account of Maria de Agreda will be found in the Tracts of Michael Geddes (London, 1706),vol. iii., written by a competent critic and Anglican divine of the 18th century who detested "enthusiasm." (D. H.).

    Fonte: Encyclopædia Britannica, 1911

 

 
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