Buonasera,vorrei semplicemente PROPORVI la lettura di un articolo de "La Padania" di qualche giorno fa.....beh,dato l'oggetto,fossi in voi,dedicherei 10 minuti del mio tempo per leggerlo interamente.....non capisco cm certe persone provano a pensare, solamente a pensare di rivedere la durata della condanna di certe persone che hanno commesso atti macabri,orribili,inimmaginabili (e qui vi lascio tutti gli aggettivi coi quali potete definire queste azioni veramente DISUMANE )
Buona lettura.....
“CHI UCCIDE I BIMBI MERITA LE PENE, NON L’INDULTO”
di GIANLUIGI PARAGONE
tratto da “la Padania
"Ci si può ancora interrogare su che razza di giustizia c’è?
C’è una giustizia che pensa a lucidare le pareti del suo palazzo dorato, a mantene­re i privilegi che la rendono più forte e assoluta che mai. È una giustizia che può fare la voce grossa coi politici perché i politici hanno scheletri nell’armadio. È una giustizia che fa gli scioperi per mantenere il proprio status di intoccabili. È una giustizia per cui si appiccicano Mastella e Di Pietro, facendosi dispetti da comarette.
C’è una giustizia che manda in libertà criminali che non hanno avuto pietà verso i bambini. Che è troppo presa nel guardie e ladri con la politica, con le intercetta­zioni legali o illegali che siano, su cui vuole avere l’ultima parola. Che non si rende conto della gravità di certi provvedimenti o pronunciamenti in tema di terrorismo internazionale. È una giusti­zia estranea “al popolo italiano” nel nome del quale si incardinano le sentenze.
C’è una giustizia che distorce il suo pote­re, proiettandolo su se stessa e non sui cittadini. Il potere della magistratura che insegue il potere della politica. Il potere della politica che insegue quello della magistratura. Il famoso mugnaio che spera in un giudice a Berlino oggi rimarreb­be deluso: allora, quel mugnaio ebbe la fortuna di avere una risposta al suo contenzioso con il potente, in un tempo ragionevole; oggi, coi tempi della giustizia perderebbe il suo mulino e il suo sostentamento economico. Oggi restereb­be impietrito alla notizia che persino chi uccide i bambini può sperare negli sconti di pena. Ha un bel daffare il ministro Mastella ad affannarsi nelle smentite: «No, quel Chiatti lì non beneficerà dell’indulto e rimarrà in galera». Il fatto è che quella notizia non sarebbe mai dovu­ta generarsi perché l’indulto andava pensato non solo nel suo principio teori­co ma nei suoi risvolti pratici. Chiatti non sarà un caso isolato, fa notizia perché il mostro di Foligno era notizia. Ma di detenu­ti per omicidio che potrebbero chiedere l’indulto e ottenere benefici particolari ce ne sono 6.152, ripeto: seimi­la centocinquantadue.
L’ho già detto altre volte: la pena ha una doppia funzione, ha la funzione rieducativa ma ha anche la funzione punitiva, retributiva. Se tu hai commesso un crimine orrendo, la società non deve far finta di niente, ha l’obbligo di non far finta di niente. Ed è quindi giusto che la pena sia misurata alla gravità del crimine. Quando la cronaca ci sbatte in faccia violenze sui bambini, su handicappati, su anziani, è difficile riuscire a domare gli istinti e non invocare la pena di morte. La politica non può certo modularsi sugli istinti, d’accordo. Però non può sempre girare la faccia dalla parte di Caino, dimenticandosi di Abele. La pena di morte no, ma se uno arriva a compiere la bestialità più bestialità (violenze e omicidio) l’ergastolo non glielo deve togliere nessuno. Ma parlo di ergastolo che sia ergastolo, nel senso - per dirla con Calderoli - che butto via la chiave e non ne discuto più. Per lui ci siano le pene del rimorso.
Se invece mi metto a trattare, a mercanteggiare, anche di fronte a crimini tanto estremi, allora si perde di vista l’importanza stessa della pena. La vita è il valore massimo? Bene, allora chi s’arroga il diritto di toglierla per fare violenza, deve scontare una pena altrettanto estrema, altrimenti si lede quel valore massimo che il Diritto stesso tutela.
Tutti ricordiamo quanta pena ci fece il piccolo Tommaso, ucciso dal muratore amico di famiglia: se rivedo la foto di quel bambino e ripenso alla brutalità con cui è stato ucciso, provo ancora rabbia, nonostante sia trascorso non molto tempo. Quindici anni sono trascorsi dagli omicidi dei piccoli Simone Allegretti (4 anni) e di Lorenzo Paolucci (13 anni) compiuti da quel Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, potenziale beneficiario dei vantaggi della legge Gozzini e dell’indulto. Trent’anni gli diede il giudice come pena definitiva; gli fu riconosciuta la seminfermità mentale. Dovrebbe uscire nel 2023. Se gli saranno abbuonati gli sconti dell’indulto, la pena scenderebbe al 2020. O addirittura al 2014 se si applicano pure i benefici della Gozzini. "


....e ora quello che a me ha fatto veramente venire i BRIVIDI!!!!!!


"I giudici sono sempre comprensivi... Meno comprensivo però fu quel geometra quando violentò fino a togliere l’ultimo respiro a due bambini di quattro e tredici anni. Tremendamente folle fu quando in pieno processo, nel 2004, disse: «Uscirò tra vent’anni e tornerò a uccidere, ma farò più attenzione» . Questo è agli atti. I giudici lo sanno. E il legislatore che si occupa di giustizia lo dovrebbe sapere. Idem il Guardasigilli. Roberto Castelli lo sapeva, perché non si perdeva dietro i capricci dei magistrati ma aveva fatto della giustizia in nome del popolo italiano (fu lui a volere la scritta nei tribunali “La legge si esercita in nome del popolo italiano” oltre a “La legge è uguale per tutti”) la sua stella polare. Castelli non si preoccupò come primo atto di andare nelle carceri ad annunciare l’indulto, come invece ha fatto Mastella. Aveva (e ha) una sola idea di giustizia: quella che deve risarcire Abele del torto subito. A loro ha parlato per primi.
Quando avviai i miei studi giuridici in università, credevo che il Diritto servisse a questo: a rendere davvero giustizia a chi si considerava leso nei suoi diritti. Man mano che dai libri passavo ai block notes del giornalismo di cronaca, m’accorgevo che la realtà era ben altra e che il potere della magistratura non era al solo ed esclusivo servizio dei cittadini, ma era avvitato in ben altre logiche. Di carriera, ideologiche, di intoccabilità come dimostra una recente sentenza per cui non si può criticare i giudici con frasi del tipo “sentenze politiche”.
Per fortuna, non è sempre così, per carità. Ci sono tanti e sottolineo tanti magistrati che compiono il loro dovere con grande professionalità. Lo fanno nel silenzio, facendo parlare gli atti e cercando di dare risposte nel più breve tempo possibile e mi dispiace che di loro si parli poco («No grazie, non vogliamo comparire. Facciamo quel che è doveroso fare; nulla di più, nulla di meno»). È la Giustizia che i cittadini vogliono, per questo merita la maiuscola. È la Giustizia che si ricorda della “semplicità” della certezza del diritto, concetto che si perde nei calendari dei processi civili e penali. È la Giustizia che non si esercita nelle interpretazioni delle norme, che non si arrampica in tesi dottrinali completamente scollegate dalla realtà.
Ha ragione il papà di Lorenzo Paolucci: «Ma a cosa pensava la politica quando approvava l’indulto?». Così come avevano ragione quanti avvisavano che l’indulto avrebbe liberato persone potenzialmente ancora pericolose. E allora quale sorpresa se poi dappertutto si registrano incrementi di furti e rapine? Lo ribadisco, c’è un dato che pende sulla sicurezza dei cittadini: 6.152 detenuti per omicidio potrebbero chiedere di avvalersi dell’indulto e ottenere così lo sconto di pena. Che razza di giustizia è mai questa?"

Cioè,voglio dire.......ma è possibile?????????

NO COMMENT

Vi lascio commentare questa......definitela voi....ho finito le parole