Al contrario del capo bananas osteggiatore dell'"ecomunist"...
Caro Direttore, voglio innanzitutto felicitarmi con lei per aver scelto la penna di Bill Emmott come commentatore del Corriere. Io e tutti i suoi lettori avremo modo di apprezzarne nuovamente e in modo ancor più diretto la capacità di analisi e di intelligente vis polemica che ha caratterizzato la sua direzione all’Economist.
A Emmott, al quale rivolgo il seguito di queste righe, vorrei però anche contestare da subito alcune teorie «econometriche» che mi sembrano largamente preconcette. preceduto è scelta autonoma e professionalmente rispettabile, meno se serve a cercare di dimostrare una «sopravvivenza » politica altrui sulla base di supposti errori personali e del Governo che presiedo. Le valutazioni positive sulle liberalizzazioni e le politiche rivolte al cittadino-consumatore vengono, secondo Emmott, oscurate da una Legge Finanziaria che «peggiorerà le cose invece di migliorarle» solo per rispettare i parametri europei attraverso la riduzione del deficit e, quindi, con il pericolo di una contrazione dei consumi. Emmott è troppo esperto per non sapere che l'Europa «è» il punto di riferimento totale dell'Italia e che non si può pretendere di sedere a capotavola con le scarpe infangate.
Non ho mai definito «stupido» il Patto di stabilità, come mi si rinfaccia ostinatamente un'altra volta,ma solo la rigidità nel non rivederne i confini quando è necessario. Se avessimo voluto fare una Finanziaria solo per coprire il deficit, forse oggi non ci sarebbero tutte queste discussioni ma, allo stesso tempo, non ci sarebbero risorse per favorire la competitività delle imprese (circa 7 miliardi), risorse per lo sviluppo infrastrutturale nel Paese (circa 4 miliardi), risorse per la famiglia e la salute (circa 3 miliardi). Se, dunque, il Ministro dell' Economia avesse scritto una Finanziaria complice e di facciata, utile solo a dare un tocco di phard alla nostra economia, quel testo non lo avremmo nemmeno preso in considerazione. Ma la nostra coerenza è servita a costruire una Legge basata su tre concetti: Risanamento, Equità e Sviluppo.
Forse per ragioni di spazio Emmott si è fermato al primo punto, non analizzando a fondo gli altri due. Risanare è un verbo che ha lo stesso prefisso di Ripartire. È quello che abbiamo promesso all'Italia durante la campagna elettorale ed è quello che stiamo facendo, giorno dopo giorno, in politica estera come nel sociale, nelle riforme come in economia. I numeri a volte sono la scusa con cui i tecnici nascondono i concetti ed Emmott giustamente non parla di cifre.Maalle accuse sulla riforma del Tfr di essere un «bluff» e la presunta stretta fiscale sui redditi «frutto di pressioni politiche» voglio replicare anch'io non con i numeri (e per un economista è un gran sacrificio, mi creda) quanto proprio spiegando la filosofia che permea questa Legge e questo Governo. Per la prima volta il Governo, un Governo di centrosinistra, invia al Parlamento una Legge Finanziaria suddivisa in modo paritario tra tagli di spesa e investimenti per le famiglie, le imprese e il tessuto-Paese.
Lo fa chiedendo un responsabile contributo a chi ha, garantendo a chi fa finta di non avere che non ci saranno complicità o assenze, investendo in fiducia su chi soffre, sui giovani e sulle famiglie. Risanare il bilancio in ottica europea in un solo esercizio, riportare soldi nel cassetto di casa con un saldo dell'avanzo primario finalmente positivo e riabbassare il rapporto deficit/ Pil non è solo questione di numeri, ma di serietà. Abbiamo voluto mettere la faccia e la firma su un modo di far politica di cui questo Paese troppo spesso parla nei circoli o nei bar, salvo dimenticarsene quando è nel chiuso del proprio egoismo. L'Italia è un grande, grandissimo Paese. Ha saputo superare prove sociali ed economiche durissime.Havissuto le stagioni dell'emigrazione, della ricostruzione, dello sviluppo.Etutto questo è avvenuto con un senso di solidarietà, di serenità e di fiducia che si era perso. E non solo per una questione di numeri.
Oggi l'Italia è diventato un Paese egoista dove si è diffuso un «pensare singolare» che mina fortemente le basi di una democrazia condivisa. Alla vox populi si è sostituito sempre più il convincimento che si possa fare qualcosa purché non riguardi i miei interessi. Emmott è inglese e sa bene a cosami riferisco: è la politica del Nimby, quel not in my back yard («non nel mio cortile») che ha pervaso la società occidentale negli ultimi anni. Crediamo, anzi ne siamo certi, che questo non sia un Governo che cede alle pressioni, ma—come ha dimostrato— fa pressione. Lo fa su chi evade, su chi si ritiene intoccabile, su chi crede che la parola diritti non vada declinata anche con i doveri.
Romano Prodi
14 ottobre 2006