Visto che questi comunisti di merda ci impediscono di copiare gli articoli, vi metto il link
http://www.lastampa.it/redazione/cms...2243girata.asp
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POLITICA
Nord, 150 anni di solitudine
Dalla diffidenza all'incubo del declino
16/10/2006
di Mattia Feltri
ROMA.Gilberto Oneto - un leghista troppo intelligente per fare carriera - ha un motto: «Secedere dagli statalisti». In tre parole sono contenuti due concetti forse ancora poco chiari. Primo: Umberto Bossi non è stato l’inventore in chiave moderna della questione settentrionale, ma soltanto l’interprete più vivace. Secondo: il celebre slogan «Roma ladrona» non ha contenuti razzistici, ma anticentralisti e antiburocratici. Quando il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita a Lecce dice che sulla questione settentrionale si fa «troppa retorica futile e dannosa», probabilmente sottovaluta il problema come capitò a Ciriaco De Mita, che in un’intervista al Corriere della Sera, alla fine degli Anni Ottanta, spiegò che la Liga Veneta e la Lega Lombarda erano fuochi fatui.
Il leghismo ha poi contribuito in modo decisivo all’abbattimento della prima Repubblica, la cui rovina è cominciata, non per capriccio del fato, proprio a Milano. Da anni la Lega Nord non cresce più, e anzi si sta ritirando nei suoi fortilizi pedemontani. Paradossalmente alcuni dei suoi massimi dirigenti - i tre Roberti: Calderoli, Castelli e Maroni - sono accusati da parte della base di essersi fatti corrompere l’anima in cinque anni di immersione ministeriale. La sconfitta nel referendum sulla «Devolution» certifica il declino della Lega (annunciato dal ricorso a stravaganze neopagane), e non perché la faccenda sia risolta, ma perché la Lega è stata incapace di andare oltre la contestazione. Oggi il Nord sta peggio rispetto a trenta anni fa, quando Franco Rocchetta fondò la Liga. Per la prima volta, da secoli, i figli sono più poveri dei padri, quantomeno di prospettive. Chiunque vada a parlare nelle università, sente ragazzi incerti sul lavoro in cui occuparsi. I pronostici sul collasso del sistema pensionistico sono considerati attendibili. I genitori sono tendenzialmente professionisti, commercianti, piccoli imprenditori. Sono il popolo dell’Iva. Da sempre si incolonnano sulle autostrade calcolando il tempo e quindi il denaro perso. In Silvio Berlusconi, nelle liberalizzazioni, nella promessa delle Grandi opere, avevano visto la stessa speranza contenuta nel grido «Roma ladrona».
Alle elezioni del 9 aprile, il Nord è rimasto alla Casa delle Libertà nonostante Berlusconi abbia deluso. E’ stato impressionante notare che l’unificazione intuita nel 1994, e in parte nel 2001, quando il Polo si prese anche il Sud, è sfumata. Ma che le regioni settentrionali siano rimaste al centrodestra è il sintomo della malattia. La Finanziaria del governo Prodi è la conferma di tante paure. Si ricorre alla leva fiscale per redistribuire il reddito, per creare più giustizia sociale, ma il Nord si sente il propulsore del Paese, e teme che l’accanimento servirà per finanziare l’assistenzialismo. L’innalzamento al 43 per cento dell’aliquota Irpef per chi guadagna 75 mila euro (lordi) è considerata una punizione al ceto medio e un premio ai referenti dell’estrema sinistra. Il trasferimento dei denari per il Trattamento di fine rapporto dalle aziende all’Inps, una violenta sottrazione di risorse da reinvestire. La riduzione del cuneo fiscale, cavallo di battaglia dei prodiani, è stata ridimensionata, e pare una presa in giro. La soddisfazione del leader della Cgil, Guglielmo Epifani («Hanno fatto quello che volevamo»), diventa la prova provata dell’ostilità dell’esecutivo.
La lotta al precariato, al Nord, non fa presa. Al Nord la stragrande maggioranza dei ragazzi vuole cominciare a lavorare, e gli è quasi congeniale il concetto di flessibilità. Chi viaggia in treno, sente discutere quasi sempre dei ritardi, delle linee medievali, delle carrozze derelitte, e più di rado dell’assunzione a tempo indeterminato. Gli extracomunitari fanno ribrezzo perché si impadroniscono dei vagoni, fumano, si ubriacano, urlano, e nessuno ha il coraggio di dire nulla. E se a Padova tirano su i muri, e poi si sentono dare dei razzisti, colgono la distanza abissale col palazzo, che non li capisce. A Treviso ci sono aziende con la moschea interna per gli operai musulmani, ma alla fine passano soltanto le guasconerie dell’ex sindaco Giancarlo Gentilini.
Qualsiasi storico fa risalire la questione settentrionale al giorno stesso dell’Unità d’Italia. Molti allibiscono quando, arrivando a Bergamo, vedono i cartelli stradali con sopra scritto «la città dei Mille». Bergamo è la città che ha dato più soldati a Giuseppe Garibaldi, e non importa se erano quasi tutti galeotti. La tensione unitaria era soprattutto una fuga dalla dominazione straniera, un moto d’orgoglio dopo secoli di soperchierie spagnole, francesi e austriache. Il centralismo di Francesco Crispi fu accolto con la stessa antipatia che cento anni più tardi ha portato a Bossi, e con cui i veneti hanno accolto il centralismo lombardo della Lega bossiana. Nelle valli bresciane o cuneesi ti illustrano le ragioni per cui la globalizzazione dell’economia e l’unificazione dell’Europa hanno accentuato, e non annacquato, le ansie centrifughe.
Dopo Benito Mussolini e prima di Bettino Craxi, ci sono stati soltanto tre presidenti del Consiglio settentrionali: Alcide De Gasperi (nato nel Trentino asburgico), Giuseppe Pella (biellese, a Palazzo Chigi per soli tre mesi) e Mariano Rumor (vicentino). In sessanta anni, due soli milanesi: Craxi e Berlusconi. Resta l’enigma: è la politica a essere distante dal Nord, o il Nord dalla politica?
da "la stampa"
Attento Wolf che Nabulidano ti manda i carriarmati!
Dopo Benito Mussolini e prima di Bettino Craxi, ci sono stati soltanto tre presidenti del Consiglio settentrionali: Alcide De Gasperi (nato nel Trentino asburgico), Giuseppe Pella (biellese, a Palazzo Chigi per soli tre mesi) e Mariano Rumor (vicentino). In sessanta anni, due soli milanesi: Craxi e Berlusconi. Resta l’enigma: è la politica a essere distante dal Nord, o il Nord dalla politica?
E Sandro Pertini che era? Riconosco che la Liguria è socio-economicamente diversa, almeno in parte, dalla Padania geografica. Ma se si parla di presidenti settentrionali.... E dai...
"presidenti del consiglio". Pertini era stato presidente della Camera e poi della Repubblica.
questo sarebbe un momento ideale per cavalcare il malcontento e far man bassa di voti al nord, visto e considerato che il ceto moderato-conservatore si è ormai reso conto di quanto Berlusconi sia inaffidabile.
purtroppo la lega si è sminchiata di brutto nell'ultimo quinquennio.
se le cose fossero andate diversamente, forse oggi il carroccio sarebbe tornato ai fasti del 96.
tra quelli citati il migliore e' ancora mussolini....