a.s. I virgolettati sono frasi prese dai suoi libri.
Dopo questo, lei, è diventata il mio unico mito. Grazie di esistere, Lilli.


Lille Gruber ha "la passione di capire". Lo dice lei stessa, ma in più ha anche una grande intuizione, capacità di costruire scenari ben prima che essi avvengano..: la sera in cui vinse le elezioni il fondamentalista Ahmadinejad, impegnato da quel momento in poi a sperare di cancellare lo stato di Israele, a "estirpare il problema del medio oriente", e così via, Lilli si trovava a Teheran per scrivere il quarto libro (in quattro anni), "Chador, viaggio nel cuore diviso dell'Iran". Era a una festa di "Iraniani chic", dove finalmente aveva potuto bere "quel gin tonic che da giorni speravo di assaporare", e di gin tonic in gin tonic la riflessione, anzi l'intuizione: "Ci sarà un non so che di Saint-Just in quest'uomo? La ghigliottina sta già aspettando gli opportunisti e gli usurpatori?". Bravissima. Azzeccatissima. Forse le ghigliottine le ricordano la rivoluzione francese, piena di brioches e di eleganti Robespierre.

Lei, infatti, la sera delle elezioni era elegantissima, e anche il suo autista "Taraneh, davvero molto chic in quel suo abito verde acqua che riflette sugli interni dell'auto. Io, invece, per il party di stasera decido di mettermi un paio di pantaloni e una giacca alla coreana di Armani, che previdentemente avevo infilato in valigia. Jacques, mio marito, neanche lui sfigurava: per fortuna aveva già stirato una camicia bianca che mise su un paio di pantaloni scuri ma non troppo stropicciati. Ma, ora, la nostra prima preoccupazione non è tanto il guardaroba", ovvio sarà il risultato delle elezioni....no!, "l'ansia di fare tardi alla festa".

"Il caviale era delizioso, lo champagne al fresco, l'ambiente decisamente chic, l'argenteria lussuosa". D'altronde i viaggi di Lilli sono sempre così, passione dicapire e champagne al fresco.
Però ha fatto di tutto. Ha rischiato la vita, è stata costretta, persino, "ad andare in onda sul tg1 con una pinza nei capelli". Non ci credo...come avrà fatto? Ha urlato: "lasciami, stronzo!", ad un ad un guardiano della rivoluzione a Teheran, "fiera di aver fatto vedere come si comporta una donna". Tralasciando che mai l'avrebbe potuta capire...
"Ho comprato tappeti in ogni posto dove mi sono recata, ma sempre col cuore..".

Ma lei insegue sempre la sua "passione di capire". E allora è andata, l'anno scorso, in America, sempre con in borsa il marito Jacques e qualche tailleur di Armani, da previdente come è. Alla scoperta dell'America buona, quella che odia Bush, per intenderci, quella che disprezza il presidente "per la sua idiozia e per la mancanza di buon gusto".

Un mese in giro per i cafè di Tribeca e San Francisco, dove si può trovare dice Lilli, "l'avanguardia che lotta". Un viaggio attraverso "case affacciate su Central Park di giornaliste che si vergognano di essere americane e organizzano cene multietniche, incontri con registi, scrittori, attrici, futurologhe che leggono nello schermo a cristalli liquidi della tv, donne consapevoli e progressiste". Che girano, come lei stesso afferma, con "peni finti infilati sotto i pantaloni". Non mancano "gay, chirurghi plastici..", (anche nel viaggio in Iran non si era fatta sfuggire l'intervista ad un chirurgo plastico miliardario, fondamentale per capire i musulmani e la guerra)...

"Bisogna sconfiggere l'asse del male". E qual è questo asse del male? I terroristi, ad esempio? Macchè, "l'America di Bush". Ovvio, mica Susan Sarandon e neanche i proprietari dei negozi equi e solidali del Greenwich Village. Ma l'america di Bush, perchè è sempre ovvio che portare un chador "e non uscire di casa se sei femmina ha un non so che di vezzoso, misterioso", ma andare la domenica in chiesa è "pericoloso, e particolarmente fanatico".

Comunque, Lilli è andata in America per conoscere l'asse del bene, quella con cui "noi europei dobbiamo stringere i nostri rapporti".
Jane Fonda è stata una delusione, perchè si è convertita al cristianesimo ed infatti Lilli, che scema non è, l'ha trovata "troppo magra". Susan Sarandon, invece combattiva e progressista "con quegli occhi nocciola intenso e molto acuti".

Ma Lilli ha fatto molte altre cose in America: ha sorseggiato innumerevoli "aperitivi in luoghi molto democratici", ha fatto "sempre jogging a Central Park", si è fatta sistemare i capelli "da un parrucchiere molto bravo, prima di fare la foto di copertina del mio libro", ha "attraversato la baia di San Francisco in mountain bike", è stata a parecchie cene eleganti e in case con gallerie d'arte ricavate nelle piscine coperte. Si è "molto divertita anche a Las Vegas, dove ho incontrato il medico più all'avanguardia nei lifting leggeri", che non ha risparmiato da un'intervista.

Ma più di tutto ha festeggiato: "Io e Jacques brindiamo alla conclusione della nostra avventura con una bottiglia di champagne, in un locale molto bello dove eleganti signore sorseggiano un the, e i giovani artisti festeggiano i loro primi successi letterari".
Non ha dimenticato di "attraversare i luoghi meravigliosi dove coppie omosessuali rivendiacano il loro amore". L'avanguardia che lotta, insomma.

Tutto questo per spiegare che l'America, con Bush, non "ha più morale".

Andò in Iraq e disse "che mai gli americani riusciranno a catturare Saddam Hussein ed è improbabile che gli iracheni vadano a votare". Andò in Iran "perchè il nuovo presidente è una speranza".

Ora, Lilli, continua la sua missione tra Parigi, Piazza Navona e Bruxelles, per spegarci come va il mondo, e soprattutto perchè ha "la passione di capire", oltre all'intuizione congenita.
Senza dimenticarsi, però, dei saldi in Madison Avenue. Sorseggiandouna coppa di champagne. Equo e solidale...