Come mai se tutto andava bene ora le agenzie di rating ci bocciano?(Alberto, Siracusa)
«La valutazione negativa viene dai mercati, da Londra. Se io fossi a Londra direi "my country. Giusto o sbagliato è il mio Paese". Farei una valutazione oggettiva, inclusa la considerazione che le agenzie di rating non fanno politica. Fanno un mestiere che è sì per il mercato, ma in certi termini anche sociale: dicono quanto vale il debito emesso da un Paese dando indicazioni agli investitori istituzionali, in termini più semplici, ai fondi pensione. Garantiscono la pensione di chi ha investito nei fondi, e quindi in questo senso è una forma di sicurezza sociale. Nessuno ha mai detto che le cose andavano bene, molti hanno detto invece che le cose andavano troppo male considerando solo l'Italia e non il periodo che c'è stato in questi anni in Europa. Ci hanno detto che il debito pubblico italiano è cresciuto, ma quello tedesco è cresciuto enormemente di più. Che l'avanzo primario in Italia va verso zero, ma in Germania è andato molto sotto zero e io escludo una responsabilità del governo Berlusconi nel debito pubblico e nell'avanzo primario tedesco. In realtà, se l'economia non va bene - e in questi anni non è andata bene - anche i conti pubblici non vanno bene. L'abbiamo visto in tutta Europa e anche in Italia: è un insieme che va valutato globalmente, senza staccare un pezzo.
I conti italiani vanno meglio di quanto detto in campagna elettorale. L'economia italiana è in ripresa, i conti pubblici non sono allo sfascio. Questo governo aveva un'occasione per procedere oltre, era necessario andare oltre con serietà, ma questo elemento non mi sembra nella Finanziaria. E nei rapporti delle agenzie di rating è molto chiaro, ma bastava leggere il rapporto del servizio della Camera dei deputati. Conteggiare il Tfr come mezzo di finanziamento è assolutamente falso. Conteggiare la lotta all'evasione - che va fatta - come un'entrata ancora prima di farla, è sbagliato. Conteggiare i risparmi di spesa prima di farli, e quindi teorici, è sbagliato. Tutto il resto sono troppe tasse che deprimono l'economia».
Rifarebbe tutti i condoni che ha fatto?(Sergio, Torino)
«Se l'economia non va bene, non si può dire a un pensionato o a un ammalato che non si possono dare le prestazioni perché il pil non va bene. Se uno mi spiega dove e come era possibile trovare quei soldi, mi aiuterebbe a vedere meglio i termini del problema. Credo che i condoni siano stati necessari in quel momento, non li avrei fatti ma sono stato costretto a farli. Hanno portato più entrate negli anni successivi, e adesso lo vediamo: il boom delle entrate fiscali dipende dall'andamento migliore dell'economia ma anche dalle dichiarazioni dei redditi che contengono quanto emerso con quei provvedimenti. Ma dico una cosa che considero immorale e scandalosa: la sinistra è stata eletta dicendo "mai più condoni", ma appena ha avuto in mano il pallino ha fatto uno scandaloso condono sul lavoro nero. Tra l'altro offerto anche a chi è già oggetto di controlli. Uno che dice: "lotto contro il sommerso, lotto contro il lavoro nero" e subito dopo fa un colossale condono, quello è ancora più immorale».

Se il precedente governo fosse rimasto in carica, si sarebbe evitato il declassamento dell'Italia?(Claudio, Milano)
«Le agenzie di rating, dopo il giudizio positivo dell'Europa a inizio 2005, hanno sospeso il giudizio durante la campagna elettorale, in attesa della Finanziaria. Se uno legge il rapporto delle agenzie, si accorge che il declassamento è determinato dai difetti strutturali e fondamentali, dalla poca serietà che c'è in questa Finanziaria. Noi non avremmo fatto una Finanziaria così. Non posso dire che non ci sarebbe stato il declassamento. Prodi dice che il declassamento era ampiamente previsto: se ci dice anche cosa prevede per il futuro, gliene saremo grati».
Si sente di dare un consiglio al suo successore Padoa-Schioppa? (Gloriana, Parma)
«Non credo che Padoa-Schioppa abbia una capacità di scegliere, decidere e anche di autogiustificarsi superiore alla mia. Io non avrei fatto una Finanziaria così sgangherata. È partito dicendo che siamo allo sfascio come nel 1992. Ha annunciato una Finanziaria da 35 miliardi, poi è sceso a 30, poi è risalito di nuovo a 35, adesso è 40. Se uno va a vedere dentro il provvedimento, nota che quanto è necessario per mettere a posto i conti è 15 miliardi di euro. Lo dice il governo, non lo dico io. Considerando che secondo l'Istat, da gennaio a giugno nel rapporto deficit/pil l'Italia è già sotto il 3%, forse già quei 15 miliardi erano eccessivi. In ogni caso abbiamo una Finanziaria molto grande, ma solo un pezzo è usato per fare la correzione dei conti, tutto il resto è fatto per fare politica. Quello che doveva servire per correggere i conti, come ci è stato detto a giugno, viene usato in realtà per fare tutt'altro. Questo è il limite vero di questa Finanziaria. È una Finanziaria grossissima, annunciata per correggere i conti, ma è contenuto poco di quanto servirebbe per correggerli veramente».
Lei definì gli economisti di Lavoce.info una setta di Scientology. Conferma quel giudizio ora che criticano anche il nuovo governo? (Tito, Milano)
«Loro sono professori di economia, io di diritto. Alla base di quel giudizio c'era che, secondo me, sono poco attenti a certi fatti sostanziali e materiali che sono la fattibilità politica delle cose. Con noi sono stati particolarmente critici, adesso mi sembrano giustamente critici».

Chi dei politici dello schieramento di Prodi ha la sua stima umana e politica e perché? (Dario, Milano)
«Facciamo come diceva Umberto Eco riferendosi a Mike Bongiorno: distinguiamo la persona dal personaggio. Nel governo ci sono molte persone di qualità, ma nel suo insieme nessuno dei personaggi che compongono il governo incontra la mia stima. D'altra parte, io faccio l'opposizione».

Ha senso parlare di spallata al governo Prodi? Non correte il rischio, agitando lo spettro della crisi, di ricompattare la maggioranza? (Gianna, Milano)
«Il problema della maggioranza non è un problema dell'opposizione. Se si chiede all'estero che mestiere fa l'opposizione, la risposta è che l'opposizione deve buttare giù il governo in carica. All'interno di questo governo c'è una crisi che io considero non più risolvibile. Facendo un discorso più generale, questa è una fase storica in cui in Europa i governi perdono. C'è un solo movimento: contro i governi in carica. I governi sono diventati incapaci? No, sono i problemi che vengono da fuori e che dobbiamo gestire che hanno un'intensità e uno spessore elevatissimi. Se il mondo cambia, dovrebbe cambiare anche la politica. In Germania hanno tentato una formula politica nuova, ora forse anche in Austria. Ma la legge è che i governi ora perdono le elezioni. Questo governo ha perso ancora prima delle elezioni. Credo sia piatto e non abbia più possibilità di recuperare».

Quando cadrà il governo Prodi?(Nicola, Genova)
«Un governo che dice "non posso cadere perché se no si vota", in realtà è già caduto, ha l'encefalogramma piatto. Uno deve stare al governo per fare, non può dire "sto al governo perché se no si torna a votare". Questo è fuori da ogni schema logico. Se i problemi sono grandi e importanti, e lo sono in tutta Europa, non solo in Italia, non è possibile governare con il 50,001%, non è possibile governare abusando di un sistema che concede i senatori a vita. I senatori a vita devono rappresentare la patria, non una parte politica. Quello italiano è l'unico governo in Europa che ha una maggioranza data da voti che non rappresentano il popolo. E non rappresentano nemmeno la patria».

Quello tra governo e Confindustria più che un accordo sul Tfr mi sembra un inciucio. (Agostino, Milano)
«Non so se il Tfr è dei lavoratori - penso di sì - o pro tempore degli imprenditori. So però una cosa: il Tfr non è del governo. Il governo ha cercato di mettere le mani sul Tfr. Adesso per un uguale importo ci mette sopra le mani partendo da 50 addetti. Ciò vuole dire che un'azienda con 49 addetti non assumerà più nessuno in Italia, lo assumerà in Romania o comprerà una macchina ruba-lavoro. Non si può prendere un debito e dire che invece è un'entrata: è una cosa falsa. I debiti sono uscite, e in effetti nel rapporto delle agenzie di rating c'è scritto con buon senso proprio questo. Un governo che fa prendere i soldi del Tfr e dice che sono un'entrata, mentre in realtà sono un'uscita, e ci fa sopra spesa pubblica, per i lavoratori ha un solo significato: quei soldi non li rivedranno mai più».

Sabato sarà al convegno sulle liberalizzazioni a Stresa o in piazza a Vicenza? (Davide, Milano)
«Del convegno di Stresa ho solo vaghe informazioni, comunque sarò a Vicenza. La piazza non è una cosa brutta o negativa, le forme della democrazia sono quelle che dice la Costituzione e rappresentano la volontà del popolo».

Come fa una destra che si dice liberista a bocciare le misure del decreto Bersani? Non è populismo e difesa del particolarismo? (Ferdinando, Oxford)
«Se c'è uno che ha fatto una politica liberale, anche con qualche incidente di percorso personale - mi sono dimesso per un anno e mezzo - quello sono io. Guardiamo il sistema bancario, guardiamo quello che sta succedendo dopo la fine del vecchio meccanismo della Banca d'Italia: in tre mesi ci sono due grandi fusioni. Questo è il mercato e questo è utile per i cittadini. Sono a favore delle liberalizzazioni, ma per questo credo che debbano essere fatte bene. Faccio un esempio: la liberalizzazione delle licenze dei taxi. È una materia che la sinistra ha voluto di competenza regionale e le Regioni l'hanno delegata ai Comuni. Non si può fare, con questa Costituzione, un provvedimento di liberalizzazione con una legge statale al posto di un provvedimento comunale. È stata fatta male, è un boomerang. È stata un'occasione sprecata».

Il centrodestra non c'è riuscito, il centrosinistra a quanto pare non ci riuscirà, in Italia chi è in grado di tagliare la spesa pubblica?(Matteo Zambelli, Gorgonzola-Mi)
«Gestire i meccanismi di spesa è molto facile quando l'economia va bene, è difficile farlo quanto l'economia va male. Noi abbiamo fatto importanti riforme per il contenimento della spesa pubblica, come la riforma delle pensioni, per esempio, considerata in Europa la migliore insieme a Svezia e Austria. Quando c'è ripresa è il momento per fare riforme più importanti. Noi abbiamo fatto la riforma delle pensioni, la sinistra è stata eletta dicendo che l'avrebbe smontata».

Farete ostruzionismo in Parlamento contro la manovra o cercherete un'intesa?(Rudy, Trento)
«L'intesa è impossibile perché il governo pone la fiducia, così escludendo ogni tipo di trattativa».

Condanna i fischi e gli insulti a Prodi giovedì a Verona dopo la messa del Papa?(Luca, Siracusa)
«Fischi e insulti sono parte non elegante dell'espressione della volontà della gente. Sono andato a Bologna in rappresentanza del governo della Repubblica italiana alla commemorazione della strage della stazione. Ho parlato per 15 minuti e ho avuto 15 minuti di urla e fischi violentissimi. Non li ho condannati, mi sono limitato a dire: "Bella piazza!"».

Ci può dire cos'è successo davvero con il «salotto buono» della finanza italiana per rendervelo così nemico?(Giuseppe Mastrangelo, Cosenza)
«Lo deve chiedere a loro, lo deve chiedere a Prodi, agli autori del piano Telecom, lo deve chiedere a questi signori che stanno a quel livello. Noi stiamo un po' più bassi».

Come è possibile questa confusione su Alitalia? Un giorno il governo dice che ha tre mesi di vita, e il giorno dopo dice che vuole trovare un compratore?(Loris, Milano)
«Mi limito a dire che le dichiarazioni su Alitalia non si fanno con la Borsa aperta. Invece il governo ha fatto sistematiche e contraddittorie dichiarazioni con i mercati aperti: è gravissimo».

Ritiene ancora giusto lo «scalone» in materia di pensioni o ravvisa una palese disparità tra i cittadini?(Giulio Giachetta, Lodi)
«Quando si fa una riforma, c'è sempre un passaggio di regime da prima a dopo. Quando fu fatta la riforma Dini, alla mezzanotte di un certo giorno ti cambiava la vita. Era l'equivalente dello «scalone». Io non ho trovato modi migliori, ma quella riforma delle pensioni è considerata la migliore in Europa, insieme alla Dini, che era molto buona ma aveva alcuni effetti subito e altri nel 2030, che è un po' troppo in là. Noi abbiamo anticipato. Mi sembra che gli italiani l'abbiano in qualche modo un po' accettata. La sinistra ha fatto un errore enorme: per prendere i voti ha detto che smontava la riforma. Ma era acquisita, era una riforma accettata».

Anche voi in passato avete fatto ampio ricorso alla fiducia sulla Finanziaria: otto volte. Perché oggi vi scandalizzate?(Clara, Bergamo)
«Quello della fiducia è un meccanismo che non condanno. Quello che trovo strano è che negli anni scorsi è stata la sinistra a dire che era una pratica fuori dalla democrazia. Nessuno di noi dice che la fiducia è fuori dalla democrazia. Ma mettere la fiducia sulla Finanziaria da parte di un governo che non ha avuto la maggioranza dei cittadini, che non ha la maggioranza al Senato perché ricorre ai senatori a vita, i quali non rappresentano la patria ma una parte politica, questo non ci sembra accettabile».

Può dire due parole sull'indulto?
«Ero contrario, l'ho detto, non lo condivido e non l'ho votato».

Qualcuno toccherà mai i privilegi dei notai?(Michele, Veneto)
«È il capitolo delle liberalizzazioni. Noi l'anno scorso con la Finanziaria abbiamo velocizzato la vendita delle auto. Il decreto che ha fatto questo governo è sostanzialmente la replica di quel provvedimento. È una via giusta».

Se si dovesse tornare alle urne, il centrodestra ricorrerà alle primarie per scegliere la leadership? (Agi, Milano)
«Non è il sistema giusto per l'Italia e in assoluto. E l'infortunio che è capitato a Prodi, che ha raddoppiato i voti falsificandoli, dimostra che forse non siamo maturi per questo tipo di meccanismi».

Le pesa l'equazione Tremonti uguale finanza creativa?(Miriam, Roma)
«Guardi, la finanza creativa l'ha inventata la sinistra. Durante il governo Prodi, e poi quello D'Alema, il ministro del Tesoro era l'ex presidente Ciampi: allora furono fatte 120mila miliardi di vecchie lire, equivalenti a cinque punti di Pil, di finanza creativa. Il caso più tipico sono le cartolarizzazioni, una legge fatta da Prodi e mi pare da Ciampi. E in ogni caso un conto è fare entrate una tantum quando bisogna tenere in ordine in conti, un altro è farne - vedi il Tfr - quando l'economia va meglio: nella seconda ipotesi è grave».

Parliamo di Alitalia. Darebbe anche lei fiducia a Cimoli?(Francesco, Milano)
«Io l'ho data, l'attuale presidente è infatti stato nominato quando facevo il ministro dell'Economia. Il piano industriale che fu presentato nell'autunno del 2005 era buono, fu accettato dall'Europa e dai mercati. Avrebbe dovuto, e dovrebbe essere, attuato anche oggi».

Ha un buon rapporto con D'Alema?
(Ines, Benvento)
«Per quanto è possibile avere un buon rapporto con D'Alema, penso di sì».

Accetterebbe di sottoporsi al test obbligatorio per i parlamentari che verifichi l'uso di droghe? (Matteo, Livorno)
«La stessa domanda l'avete fatta a Padoa-Schioppa? La mia risposta è sì».

Le piace la sua imitazione ad opera di Corrado Guzzanti?
«Oggettivamente... sì. La satira si accetta. All'inizio ti fa uno strano effetto, poi ti diverte».

Perché non fare una proposta sconvolgente: aliquota unica al 30%?(Riccardo, Milano)
«Quello è il futuro verso cui andremo: più il mondo si complica, più i sistemi fiscali si devono semplificare. Ma sto parlando di un futuro che non è attuale né in Europa né in Italia».

Forza Italia resisterebbe a una eventuale uscita di scena di Berlusconi? (Daniele, Roma)
«Forza Italia è un grande partito popolare. In prima fila alle nostre manifestazioni, puoi vedere chi indossa la giacca e la cravatta. Subito dopo, c'è chi veste con il maglione e la giacca a vento. Quando hai grandi numeri, e milioni di voti, hai popolo. La sinistra? Nei salotti la votavano, ora - mi dicono - molto meno. Adesso non ne trovi più uno che sostiene questo governo...»

Come giudica l'operato di Prodi in merito alla fusione Autostrade-Abertis ? (Alessandro, Vibo Marina)
«In Spagna il capo del governo decide e impone le sue scelte ai ministri, qui accade il contrario. La posizione dell'esecutivo non la giudico perché la trovo contraddittoria: non capisco se il ministro Di Pietro fa le cose che dice Prodi, oppure esattamente l'opposto».

E con un vostro governo che cosa sarebbe accaduto?
«Preferisco parlare in generale delle privatizzazioni. Alcune sono state fatte bene, altre no. Bene: Eni, Enel, e quelle sulle banche. Male Telecom, e in modo non stabile quella di Autostrade. Ma questo è il passato. La fusione con gli spagnoli va assolutamente fatta perché risponde alle regole europee che noi abbiamo accettato».

Come valuta l'ipotesi di offrire l'hub di Malpensa a una compagnia straniera?(Giacomo, Lecco)
«Alitalia è sul mercato, la maggioranza dell'azienda non ce l'ha il governo ma i soci privati. Un ministro che fa i piani, come Rutelli, non è corretto e parla a vanvera».

Una volta si disse che lei e la Fiat...
«No, assolutamente! Non ho mai fatto un piano per il salvataggio della casa torinese. La Fiat si è salvata proprio perché il governo non ha cercato di salvarla».

Cosa serve a Forza Italia per rilanciarsi?(Daniela, Foggia)
«Serve il consenso degli elettori, e considerando che tutti i sondaggi ci danno al 29% e oltre, ci basta per il momento così. Su tre italiani, uno dice di votare per Fi. Noi siamo tornati e resteremo nella condizione che avevamo nel 2000».

La Cdl è sufficientemente cambiata per recuperare le ragioni della sconfitta? (Roberto, Monza)
«Tutti i governi perdono in Europa, da ultimo è capitato con i socialisti in Svezia o i popolari in Austria. Noi abbiamo pareggiato. Una vittoria di 24 mila voti (quella dell'Unione, ndr) politicamente non è una vittoria. La sinistra ha commesso un errore a dire di aver vinto».

Con questa finanziaria che fine faranno gli studi di settore?(Vito, Vinovo)
«Gli studi di settore li avevo proposti io nel '81-82... L'attuale ministro Visco, all'epoca anch'egli professore, definì fascista la finanza corporativa, salvo poi nel '90 rimetterli a posto. Parliamo di uno strumento giusto che deve essere oggetto di manutenzione. L'andamento molto forte delle entrate dipende dalla ripresa economica e anche dagli studi di settore che hanno cominciato a funzionare bene. Altro discorso è la campagna di polizia oggi in atto e l'eccesso di burocrazia messo a carico delle imprese. Quella è la via sbagliata, che ci ha portato dal '96 al 2000 ad avere il record dell'evasione in Italia. Per contrastare l'evasione bisogna migliorare gli studi di settore, instaurare un rapporto di fiducia tra il contribuente e lo Stato e soprattutto abbassare le aliquote. Prendiamo il caso americano: aliquote più basse hanno portato entrate più alte. Questa è la logica giusta».

Non salva proprio nulla del piano Visco per ridurre drasticamente l'evasione in 5 anni?
«In comune c'è l'idea che l'evasione va battuta, di diverso c'è tutto il resto. Un punto su cui invece siamo d'accordo è la riforma delle esattorie, un fatto storico realizzato dalla precedente maggioranza. Nel piano del governo Prodi quella riforma è rimasta, e me ne compiaccio».

Ha perdonato a Berlusconi lo scherzetto di averle preferito Vito per guidare i deputati di Fi alla Camera? (Paolo, Treviso)
«Quella è una storia molto diversa da come è stata raccontata sui giornali. Me ne ero persino dimenticato. Io faccio il vice presidente della Camera, un mestiere per certi versi complicato e l'occasione per conoscere meglio il Parlamento».

Il centrosinistra fa le prove generali del Partito democratico mentre Follini esce dall'Udc. Tutti sembrano convergere verso il grande centro. E la Cdl? Una coalizione moderata è la chiave per il suo futuro? (Michelangelo, Milano)
«La politica in Europa è bipolare, di qua i socialisti e di là i popolari. Ci sono fasi in cui si possono mettere insieme per 3-4 anni, come è accaduto in Germania con la grande coalizione. La differenza resta chiara ma c'è l'unità per risolvere i problemi. Non credo al grande centro perché è fuori da ogni schema europeo».

Fini può diventare il nuovo leader della Cdl?(Michele, Bologna)
«Sono fuori da questo tipo di valutazioni, guardo i fatti strutturali non quelli personali. Ma Fini ha acquisito una grandissima esperienza, parlamentare e di governo».

Si saprà mai chi è stato il genio che ha rifiutato l'alleanza elettorale con il "falegname" Panto, che avrebbe portato 90 mila voti?(Toni, Belluno)
«A parte il fatto che falegname non è un insulto, so che Panto è ormai nella Cdl».

Chi è il vero tessitore delle politiche economiche, Visco o Padoa-Schioppa? (Stefano, Milano)
«La politica fiscale, oggettivamente, è fatta dal viceministro dell'Economia ed è assolutamente sbagliata. Ha fallito e fallirà ancora. L'evasione è una cosa troppo grossa da poter essere gestita con mezzi amministrativi e di polizia. Bisogna avere il coraggio di abbassare le aliquote, fare una riscossione seria e non fasulla e avere studi di settore aggiornati».

Entro quale fascia di reddito si iscrive secondo lei oggi il «ceto medio» italiano?
(Daniele, Milano)
«Ceto medio è una definizione troppa stratta, in un paese fra l'altro diviso come il nostro. Mi interessa ciò che fa il governo. Un governo che dice "voglio equità e fare pagare di più i ricchi" e che poi ha lasciato invariata l'aliquota per i redditi massimi, e ha lasciato fuori le Ferrari dalla tassa sui Suv, che ora peraltro non c'è più».

Farebbe come l'onorevole Sando Bondi, cioè digiunare contro il disegno di legge Gentiloni? (Marcello, Milano)
«Se digiunassi lo farei egoisticamente per ragioni tessili, perché mi tirano i vestiti (risatina, ndr). Pero c'è un discorso serio da fare. Io sono a favore della Rai pubblica, la Rai non può e non deve fare solo divertimento, ma anche informazione. Togliere una rete alla Rai vuol dire fare del male a chi ha di meno. È una legge demenziale (il ddl Gentiloni, ndr) dal punto di vista dell'interesse pubblico. Puoi solo favorire un gruppo di privati ansiosi di mettere le mani su certi beni. Dietro quella riforma c'è una logica di vendetta politica, una logica economica, del tipo "piazzare gli amici", e c'è un effetto che distrugge un bene pubblico come la Rai».

Di cosa si occupa il suo studio?(Antonio, Milano)
«Io non ne sono il titolare, secondo la legge posso svolgere un'attività limitata e minima».

È d'accordo con Prodi che ha criticato il velo integrale per le donne islamiche?
(Francesco, Reggio Calabria)
«È uno dei punti sui quali occorre riflettere molto di più. Il problema non è l'abbigliamento. Non si può vietare ai nostri ragazzi di mettere i jeans, per esempio. Non sono d'accordo a vietare per legge il velo, mi sembra una cosa violenta. Sono convinto del fatto che questo è un Paese che non ha avuto problemi di xenofobia e intolleranza perché l'immigrazione è stata gestita con sapienza negli anni scorsi. In Germania e in Francia si vede la violenza che emerge, si vedono i figli di terza generazione degli immigrati che rifiutano l'integrazione, che rifiutano di imparare il tedesco. Ci vuole moderazione, ci vuole prudenza. Comunque non si deve trasmettere, come ha fatto questo governo, il messaggio del tipo: "Sono venuti al governo i vostri amici, adesso potete entrare liberamente". Fai del male agli immigrati e fai del male agli italiani».

Come si sente dopo essere stato utilizzato, poi lasciato, quindi ripreso e adesso celebrato?(Enzo, Napoli)
«Dirò una cosa che non ho mai detto in pubblico. Ho smesso in pratica di fare il ministro dell'Economia nel luglio 2003, quando le elezioni locali hanno introdotto un fattore di discussione all'interno della nostra maggioranza. Poi c'è stato il semestre europeo, poi per una serie di ragioni, inclusa una posizione isolata, che era la mia sulla Banca d'Italia, alla fine sono uscito dal governo. Quindi mi sono occupato del mio partito. Sono vice presidente di Forza Italia e tra le cariche politiche è quella a cui tengo di più. Poi, 48 ore prima della Finanziaria dell'anno scorso sono stato richiamato in servizio. Sono contento di aver fatto quello che considero un servizio al mio Paese. È un'esperienza che prova duramente. Gestire il terzo debito del mondo, in una fase di recessione, senza essere la terza economia del mondo, è un'esperienza molto dura. In ogni caso, guardiamo avanti».

Cosa rimprovera al suo ex governo, cosa avrebbe voluto fare che invece le è stato impedito?(Luca, Palermo)
«Mi occupo del governo che c'è adesso e gli rimprovero molte cose. Se si guarda indietro, noi in tempo di crisi abbiamo fatto molte riforme (pensioni, il diritto fallimentare - che sembra una cosa tecnica, invece è molto importante per l'economia -, la riforma del diritto societario, la legge obiettivo per le infrastrutture, la legge sul risparmio). Rifarei le stesse cose, ma non immaginavo che il sistema fosse così forte».