La fragile maggioranza dell'Unione rischia di perdere un altro voto al Senato. Quello di Fernando Rossi, 60 anni, impiegato ferrarese, in rotta con il Pdci («la metastasi è molto avanzata») e contrario alla Finanziaria («così com'è non la voterò mai»). Ieri Rossi è stato sentito dalla Commissione nazionale di garanzia nell'ambito di un procedimento disciplinare che definisce «grottesco».
Di che cosa l'accusano?
</B>«Di aver detto che “il Pdci ha metodi interni più da massoneria che da partito comunista”».
Si riferisce a episodi specifici?
</B>«A ciò che è accaduto a Ferrara, dove per scalare la Federazione hanno iscritto gente che arriva da Forza Italia, Udeur, Psi e Psdi. Tutto in violazione delle regole interne e d'intesa con la segreteria nazionale».
Come si è giustificato con la Commissione di garanzia?
</B>«Ho rivendicato la libertà di critica».
E loro?
</B>«Hanno detto che un comunista non può dire queste cose sul partito. Se la menano ancora col centralismo democratico».
Com'è finita?
</B>«Gli ho fatto una pernacchia».
Metaforica...
</B>«... mica tanto».
Qui mi sa che finisce male.
</B>«Il presunto verdetto contro di me è stato già anticipato sui giornali di Ferrara: espulsione».
Non ne sembra molto dispiaciuto.
</B>«Diliberto vuol portare il partito altrove, chiudendo l'esperienza comunista in Italia».
Lei è recidivo. Non c'era già un procedimento disciplinare?</B>
«Sì, perché ero contrario a rifinanziare la missione militare in Afghanistan.
Pensavo lo fosse anche il Pdci, invece mi hanno accusato di essere contro la linea del partito».
E com'è finita?
</B>«Nulla di fatto: il governo ha messo la fiducia e io l'ho votata. Ma sono pentito: non lo rifarò più. Chiederò il ritiro, con la fiducia o senza. E lo stesso discorso vale per la Finanziaria: così com'è io non la voto».
Che cosa non le piace?
</B>«Dicono che è di sinistra, ma non lo è».