resoconto e analisi sulle due recenti giornate di sciopero da parte della sezione ozierese del Partito Comunista Lavoratori (suppongo in formazione)
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(22 ottobre 2006)
18 ottobre sciopero generale del Sulcis-Iglesiente. A Carbonia, Iglesias, Portoscuso, Portovesme e a Carloforte le astensioni sono state totali dalle fabbriche agli uffici. Serrande abbassate dei negozi, su alcune serrande cartelli con la scritta “Questo negozio aderisce allo sciopero generale per lo sviluppo”, su altre serrande “Aderisco allo sciopero contro il governatore”. Al corteo a Cagliari hanno partecipato tremila lavoratori. Davanti al palazzo della regione un centinaio di lavoratori lanciano le uova contro la finestra dell’ufficio del presidente, Renato Soru, su sorighe (in italiano, il sorcio).

19 ottobre sciopero generale dei lavoratori della formazione professionale. Un giornalista, subalterno alle idee dominanti, li ha definiti disperati. I 2700 lavoratori della formazione professionale sono a rischio di licenziamento. Davanti al Palazzo della Regione Autonoma della Sardegna ci sono 4000 lavoratori e lavoratrici. Altro lancio di uova. Dopo l’incontro, una ventina di lavoratori ha aspettato Soru in un cortile laterale del Palazzo e è stato tirato fuori, per la cravatta, dalla automobile blu del presidente del consiglio regionale, il DS ed ex craxiano, Giacomo Spissu.

Prodi, de te fabula narratur.

Renato Soru è stato imposto ai partiti del centro-sinistra da Prodi, Cossiga, da un capo della ex Democrazia Cristiana sarda, Pietrino Soddu e benedetto dai tromboni dell’intellighentzia autonomista. Da settori DS, dai sardisti e, perfino, da ambienti del popolarismo cattolico sardo Soru è stato attaccato, sempre, di cesarismo . Tutte queste critiche sono state, poi, accantonate per non dispiacere il manovratore continentale, Romano Prodi. Quando Soru, dopo una aspra lotta interna nei partiti del centrosinistra, fu candidato nel 2004, la sua azienda, secondo l’Unità, non faceva profitti dall’anno della sua nascita (1997). Sempre per l’Unità, al momento della candidatura, le disponibilità finanziarie di Tiscali ammontavano a circa 220 milioni di euro, ma l’indebitamento netto era quasi il doppio. Inoltre, doveva rimborsare un prestito obbligazionario da 250 milioni di euro entro il luglio 2004.

Subito dopo l’elezione di Soru a presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Tiscali partecipò alla gara d’appalto per l’informatizzazione degli uffici regionali (40 milioni di euro, più Iva 48 milioni di euro).

La presenza e l’iniziativa di un partito proletario rivoluzionario, sperimentato, avrebbe fatto fallire l’operazione politica intorno a Soru. In una affollata assemblea in Ozieri, dove Soru veniva presentato dai suoi sostenitori locali, i marxisti rivoluzionari chiarirono gli scopi dell’operazione politica “ Soru presidente”. Il compito di Soru era quello di rendere indolore, per i padroni, il crollo elettorale inevitabile della destra sarda, determinato dalle mobilitazioni contro il governo Berlusconi e contro il piccolo satrapo sardo Mauro Pili.

Al comizio sindacale, per lo sciopero del 18 ottobre del 2002, a Sassari, c’erano 10.000 lavoratori. Il rappresentante degli studenti, un marxista rivoluzionario, fra gli oratori, ottenne un boato di approvazione quando propose la lotta di massa per far cadere Berlusconi, anche perché era l’unico modo per disperdere le nubi di guerra che si addensavano sull’Iraq martire. Progressivamente la normalizzazione di Soru ha spento la mobilitazione delle masse sarde e privatizzato tutto quello che era rimasto, compresi i servizi idrici.

Per queste ragioni le giornate del 18 e19 ottobre 2006 a Cagliari segnano una svolta salutare delle masse sarde e sicuramente influenzeranno lo scontro politico interno ai DS. L’organizzazione di Soru, Progetto Sardegna, è l’alfiere del Partito Democratico e la lotta della sinistra contro il Partito Democratico si combinerà con l’emergere delle lotte contro Soru. I vertici della CGIL sarda, sostenitori delle politiche di privatizzazione, escono con le ossa rotte da tutta questa vicenda.

Il nostro partito deve agire immediatamente per evitare che si operino divisioni fra i lavoratori della formazione professionale utilizzabili nello scontro fra Soru e i dirigenti dell’ENAIP, ente delle ACLI .

In Sardegna, l’ubriacatura del libero mercato è finita. I lavoratori, seppur confusamente, intravedono la necessità di una politica di nazionalizzazioni e la necessità del governo dei lavoratori.

Spetta al nostro partito il compito di chiarire le idee e di dare la direzione di marcia.

Ozieri 21 Ottobre 2006
sez.Ozieri-PCL
fonte: pcl_sezioneozieri@yahoo.it