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Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    Paul Atreides
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    Predefinito Un genocidio controverso: il caso armeno

    Guenter Lewy, "Il massacro degli armeni. Un genocidio controverso", Einaudi, 2006. Un libro da leggere con estrema attenzione.

    Con calma, seguiranno considerazioni...

  2. #2
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    Puoi farci un sunto, nell'attesa che lo compriamo e leggiamo (personalmente, ho una lista di desiderata troppo lunga per leggerlo a breve)?

  3. #3
    Paul Atreides
    Ospite

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    Per farla breve, il nocciolo del libro sta nel capitolo 14 intitolato ''Conclusione: la questione della premeditazione''.

    Partendo dal presupposto della ''questione, fondamentale, dell'intenzionalità'' [p.319], , il giudizio di Lewy è che ''non esiste documentazione comprovante la colpevolezza del governo centrale turco in ordine ai massacri del 1915-16'' [p. 324]. Inoltre nel paragrafo intitolato ''Una spiegazione alternativa'' [pp. 328-333], Lewy fornisce la sua interpretazione dei fatti.

  4. #4
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    Sto leggendo il libro, molto attentamente, come consigliatoci da Paul Atreides. Per la verità sono un po' perplesso. Lewy pare rimproverare ..taluni storici armeni di considerare la discussione delle prove storiche come se si trattasse di prove da portare all'interno di un processo penale, poi si comporta allo stesso modo, anzi.....non riconosce neppure gli ordinamenti come il nostro che ammettono, del tutto legittimamente, i processi indiziari...
    Ma questa è solo una primissima impressione, quando sono giunto a pagina 285.
    La preoccupazione di fondo di Lewy, sempre come prima impressione, mi risulterebbe in buona sostanza.... quella di recidere sul nascere qualsiasi tentativo di paragone fra la strage degli armeni e la shoah.
    Piuttosto buffi sono, sempre a priva vista e a proposito, i parallelismi prodotti fra la presunta "certezza documentale" a corredo dei processi di Norimberga e quella delle corti turche dopo la caduta del regime dei "giovani turchi", paragonate anche a quelle......anglosassoni.....con gli effetti previsti per i lettori informati sullo stato del diritto turco, persino oggi, alla vigilia dell'ingresso (purtroppo) della Turchia nell'Unione Europea (del resto noi italiani, con il dipietrismo-borellismo abbiamo solo da tacere).
    Meritevole di qualche interrogativo risulterebbe anche la sua propensione ad invitare a sottoporre ad un giusto esame critico tutte le "prove" e "gli indizi" portati sul tappeto dagli "sterminazionisti", quando invece assume in modo del tutto acritico, ad esempio, le "disposizioni" ufficiali del governo ottomano riguardo alla "protezione" dei deportati (che troppo spesso Lewy chiama esuli, ma forse è colpa del traduttore). Con lo stesso metodo il regime staliniano risulterebbe essere stato il più democratico del mondo, vista la costituzione del 1936 (e del resto il signor Red Shadow ha avuto il coraggio di usare questo argomento, anche su questi forum), e vista l'abitudine di Stalin di disporre crimini e poi criticarne gli esecutori (fino a farli eliminare).
    Questi i punti che non mi convincono, almeno, ripeto, a prima vista. Ma il libro merita di essere letto e anche, forse, riletto e confrontato con altri testi sull'argomento (non necessariamente con quelli più partigiani, citati diffusamente da Lewy).
    Interessante è, sul tema, nelle storiografia italiana sull'argomento (per rimanere fuori dall'alternativa: storici turchi, storici armeni) un libro di Marcello Flores pubblicato di recente da IL MULINO dal titolo IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI.

    Saluti liberali

  5. #5
    Paul Atreides
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    Confermo, innanzitutto, l'impressione di Pieffebi. In effetti Lewy tende a salvaguardare l'unicità dell'olocausto, mettendo in discussione gli altri. A questo proposito consiglio sempre di Lewy, ''La persecuzione nazista degli zingari'', Einaudi, 2002, un testo sulla stessa falsariga di questo.

    Per ovvi motivi ''metodologici'', dopo la lettura del testo di Lewy, ho letto Yves Ternon, "Gli armeni. 1915-1916: il genocidio dimenticato'', Rizzoli, 2003 [ma l'ed. orig. è del '77] e quello di Flores citato da Pieffebi.

    Il testo di Ternon dedica solo la terza parte, intitolata ''Il genocidio'', all'analisi dei fatti. Rispetto al testo di Lewy, scende molto meno nel dettaglio. L'impressione che ne ho avuta è quello di un testo troppo schierato.

    Il testo di Flores l'ho trovato estremamente interessante ma, ecco il punto, più come un libro di storia della Turchia che come un testo specificamente costruito sull'analisi del genocidio armeno, cui, in fondo, dedica solo due capitoli [il quinto e il sesto], più un paragrafo [''I processi e le responsabilità del genocidio''] del settimo capitolo.

    Insomma, il testo di Lewy mi è sembrato innanzitutto quello maggiormente centrato sull'argomento, quello che analiticamente scende più in profondità in relazione all'argomento trattato.

  6. #6
    SENATORE di POL
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    Ho ultimato di leggere il libro e ho riletto, qua e là, quello di Flores. Le mie perplessità su Lewy restano tutte. Per quanto riguarda Flores inquadra giustamente la vicenda nel suo contesto storico, non ignorando neppure gli aspetti di "storia ideologica" (di giovani turchi, nazionalisti armeni....), anche se va meno nel dettaglio "tecnico" e dedica meno pagine al momento dello sterminio in sè. L'insistenza di Lewy sull'inefficienza del regime ottomano, sul sistema giudiziario turco, e su una serie di "dettagli tecnici" non mi pare riesca affatto a dimostrare l'assenza di ogni "intenzione" di violenta pulizia etnica verso gli Armeni dell'Anatolia da parte del partito dei giovani turchi. Il fatto che questo o quel documento sia sparito (lasciamo stare le congetture sulla sua sparizione) o sia dubbio o addirittura dimostrato falso, non elimina affatto l'esistenza di un quadro generale di documenti, prove, indizi, circostanze ideologiche, politiche, culturali, valutazioni concordanti di diplomatici in Turchia delle più diverse nazionalità.....che attestano che il massacro dei turchi non fu soltanto e semplicemente una conseguenza non voluta di misure difensive del regime turco o, al massimo, della incapacità del medesimo di difendere i deportati da predoni curdi e circassi e di assicurare loro sufficienti mezzi di sussistenza. Se talune affermazioni degli storici armeni sono con ogni probabilità esagerate ed esasperate al di là del lecito, Lewy non riesce affatto a convincermi che il massacro degli armeni ... fu del tutto "preterintenzionale". Le differenze con la Shoà restano enormi.
    Ne rilevo solo una, niente affatto marginale: non sarebbe mai venuto in mente ad un dirigente nazista di salvare la vita di una bella ebrea convertendola alla sua fede e sposandola.

    Shalom

  7. #7
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    Predefinito

    dal quotidiano LIBERO di oggi

    Difende gli armeni, giustiziato in strada

    di CATERINA MANIACI


    ISTANBUL Sono passate da poco le tre del pomeriggio a Istanbul, nel quartiere "europeo" della grande città, Sisli. Hrant Dink, giornalista, esce dalla redazione del suo giornale, Agos, e proprio appena si trova sul marciapiede, qualcuno , «un ragazzo sui diciotto-vent'anni», dichiareranno poi alcuni testimoni, gli esplode contro alcuni colpi di pistola. Dink cade, l'aggressore scappa via. In serata, dopo che la polizia aveva fermato e rilasciato due sospettati arriva la notizia: tre persone sono state arrestate. Ma perché proprio lui? Perché Dink, 53 anni, era armeno e si batteva per la causa armena, perché in Turchia quella espressione, «genocidio armeno», possa diventare una realtà storica oggettivamente riconosciuta. Proprio per questo era stato condannato nell'ottobre del 2005 dal tribunale di Istanbul a sei mesi di prigione con la condizionale per «insulto all'identità nazionale turca». La pena, come precisa il sito della comunità armena in Italia era stata poi sospesa. Direttore del giornale bilingue turco-armeno Agos, Dink era già finito sotto processo per un articolo scritto nel 2004 sul genocidio degli armeni. E mentre la notizia fa il giro del mondo, a Istanbul si rincorrono voci e indiscrezioni sulle modalità dell'omicidio. Secondo l'agenzia Anadolu si tratta di un uomo tra i 25 e i 30 anni. Muharrem Gozutok, il proprietario di un ristorante vicino alla sede del giornale, invece racconta di un giovane sui 20 anni, vestito di jeans e con un cappello, che urlava: «Ho ucciso l'infedele». Il primo ministro turco Tayyip Recep Erdogan fa convocare in tutta fretta una conferenza stampa e dichiara che l'assassinio è un attentato alla pace e alla stabilità del Paese. Per una drammatica casualità, proprio poche ore prima del fatto, in Vaticano si è svolta l'udienza di papa Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Turchia, Muammer Dogan Akdur. Il Papa ha nuovamente ricordato l'impegno necessario di cristiani e musulmani per la pace e contro la "violenza" nascosta dietro motivazioni religiose. Ma, dopo aver citato la costituzione turca che garantisce la libertà religiosa, il Pontefice ha sottolineato la necessità di «uno statuto giuridico riconosciuto» per la chiesa cattolica e, più in generale, del riconoscimento dei diritti di ogni minoranza religiosa. Parole che hanno il sapore di fatale "profezia", alla luce di quanto sarebbe accaduto. E per un'altra tragica coincidenza proprio ieri l'Armenia ha chiesto la riapertura del confine con la Turchia chiuso da tredici anni. «Sono favorevole e credo che in un futuro prossimo le cose cambieranno», ha dichiarato il ministro della Difesa Serzh Sargasian.

    Shalom

  8. #8
    Paul Atreides
    Ospite

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    Alla luce delle polemiche di questi giorni, riprendo l'argomento da un altro punto di vista che ritengo cruciale.

    Il testo di Lewy è un testo revisionista o negazionista?

    A mio parere è un testo revisionista ma che correrebbe non pochi rischi di essere definito negazionista.

    In Francia ad es. sarebbe senz'altro considerato negazionista in base alla ''loi mémorielle'' del 29 gennaio 2001 che riconosce pubblicamente il ''genocidio armeno'' come legge dello Stato.


    Loi du 29 janvier 2001
    Texte de la loi (Article unique)

    « La France reconnait publiquement le génocide arménien de 1915.
    La présente loi sera exécutée comme loi de l'État. »

 

 

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