Non c'è trippa

[Nelson]

Decisamente ironico.. La legislatura come ho spiegato più volte durerà 5 anni, perchè Casini deve per il suo avvenire eliminare Berlusconi, prendersi la fetta più grossa di FI e battere Formigoni per la Leadership di ciò che sarà la destra nel 2011.

Quoto. Aggiungo che questa è l'unica carta di Casini, ma è comunque troppo debole perché è stato troppo coinvolto con Berlusconi. Ma non ha comunque altra scelta che seguire questa strategia fino in fondo, quindi non si metterà di traverso per salvare Berlusconi e lascerà che Prodi fraccia le riforme che lo faranno sparire. Poi, tra 4 anni e mezzo, uscente Prosi, se sraà riuscito a battere la concorrenza di Formigoni, si confronteà col futuro candidato del csx, probabilmente Veltroni o Bersani, con poche possibilità di successo elettorale, ma con quella di assicurarsi la leadership del cdx, battuto, ma rinnovato. La vera partita per il governo in quel caso la giocherà tra 10 anni. Diversamente, a a parte il caso di Formigoni, vorrebbe dire che Berlusconi è riuscito a rimanere in sella, ma questo è possibile solo se il governo cade ora e si va subito a rivotare con l'esercizio provvisorio. Un'ipotesi che per Berlusconi è l'unica possibilità di salvezza politica e probabilmente economica (le seconda è sempre dipesa dalla prima).

[Nelson]

Secondo me Casini non vuole nemmeno rimettere in gioco FI, sapeno che con la partenza di Berlusconi il partito collasserà, lui vuole prendersi i pezzi che più gli aggradano in modo da lasciare a Formigoni solo i debiti..

Quoto.

[Curioso]

Secondo me Casini non vuole nemmeno rimettere in gioco FI, sapeno che con la partenza di Berlusconi il partito collasserà, lui vuole prendersi i pezzi che più gli aggradano in modo da lasciare a Formigoni solo i debiti..

E' un obiettivo molto ambizioso. Bisogna vedere se ci riesce. Non è affatto detto che Berlusconi voglia lasciare FI, potrebbe tenere duro fino al 2011. E' un traguardo lontano, tutto può accadere.
L'importante per ora è che passi la Finanziaria, poi si comincia a ragionare sulle riforme, inclusa la legge Gentiloni sul conflitto d'interessi. Lì una convergenza con l'UdC è possibile.

[MrBojangles]

E' un obiettivo molto ambizioso. Bisogna vedere se ci riesce. Non è affatto detto che Berlusconi voglia lasciare FI, potrebbe tenere duro fino al 2011. E' un traguardo lontano, tutto può accadere.
L'importante per ora è che passi la Finanziaria, poi si comincia a ragionare sulle riforme, inclusa la legge Gentiloni sul conflitto d'interessi. Lì una convergenza con l'UdC è possibile.

Li è possibile persino una convergenza col Banana; tanto è stato "gentile" il Gentiloni.

[furbo]

Li è possibile persino una convergenza col Banana; tanto è stato "gentile" il Gentiloni.

Nomen omen

[Mantide]

Il Sabato del Villaggio

di Gabriele Cazzulini

Neanche finita, e già si parla d'altro. Anzi, è appena cominciata la lunga e complicata procedura per l'approvazione della Finanziaria ed è cominciata nel peggiore dei modi, con la fiducia posta sul primo articolo di un mega-emendamento che incorpora quasi interamente il decreto fiscale collegato alla Finanziaria. E' uno scioglilingua per i tecnici parlamentari, ma politicamente è l'allarme rosso della maggioranza. Rosso perché il decreto fiscale copre in buona misura la Finanziaria e perché l'Unione sarebbe stata sepolta dal peso delle sue divisioni. Appena cominciata la settimana in cui approvare la Finanziaria, e già Prodi sogna la domenica, anzi un sabato che annunci una domenica di festa. Se però questa Finanziaria sarà per i contribuenti un salasso che durerà molte settimane, senza distinzione tra giorni festivi e giorni feriali, è un fardello troppo gravoso anche per le strette spalle di questa maggioranza. Meglio liberarsene presto. Imbastendo un vertice di maggioranza, il governo proverà già oggi a ridarsi nuovo slancio, aggiornando il calendario delle iniziative per un rilancio di cui urge l'avvio a soli sei mesi dalle elezioni.

Sarà dunque un leopardiano sabato del villaggio, in cui i capi dell'Unione si lasceranno afferrare dal clima di attesa per un rilancio che finirà in una delusione, esattamente come finisce una qualunque domenica. Il clima di questo sabato sarà come lo spirito del '96: ritrovare le energie per una risalita che riesca a fregare gli italiani con ampio ritardo, come avvenne proprio dieci anni fa, quando la Finanziaria era incorniciata nella sacra aura dell'Italia nell'euro. Oggi invece la fregatura di questo governo è già lampante e c'è bisogno di correre ai ripari per nascondere le mani in tasca agli italiani. Oggi ci sarà quindi un Prodi-donzelletta che porterà in mano un mazzolin di grandi riforme con cui ornare la sua lacera coalizione. Dopo essere stato punzecchiato dagli aculei dalemiani, che sono sempre la spia d'emergenza per il surriscaldamento dei rapporti interni all'Unione, Prodi è un politico che si piega ma non si spezza. Sulla Finanziaria si potrà usare la gomma per cancellare solo in cambio di un impegno riformista in altri settori. Questo sarà lo spirito del vertice di maggioranza di oggi.

Ma ci saranno anche la vecchierella-D'Alema a raccontare del tempo che fu, quando il comunismo sperava da solo di conquistare il potere senza spartirlo con altri, e lo zappatore-Rutelli che, dopo essersi cibato di solo pane e cicoria, medita sconsolato sulla vacuità dei suoi progetti egemonici sul partito democratico. Le loro chiacchiere saranno accompagnate dalle urla dei numerosi fanciulli della sinistra radicale, che fanno i gradassi per rubare altri ghiotti bocconi al banchetto della domenica. La tristezza e la noia che subentreranno negli animi quando sopraggiungerà la domenica sono l'incapacità oggettiva e soggettiva di correggere la deriva della maggioranza. Le grandi riforme sono intoccabili perché scardinano gli equilibri pericolanti non solo tra l'Ulivo e tra i gruppi dell'Unione, ma anche con i grandi sponsor di Prodi: sindacati e Confindustria. Non è una novità. Ma lo è la crisi di una maggioranza che non ha altra chances di sopravvivenza se non quella di rompere con i suoi grandi elettori.

Se Prodi si azzarda solo a sfiorare pensioni e pubblico impiego - due grandi riforme che languono nell'agenda politica, continuamente scavalcate da altri temi irrilevanti ma sicuri - i sindacati scendono sul sentiero di guerra. A quel punto che farebbe la sinistra di piazza, tirata per la giacca da Prodi ma per le mani e i piedi dall'impeto della piazza? Altro scenario, altro vicolo cieco: il lavoro. Una riforma sostanziosa del mercato del lavoro vuol dire resuscitare la legge Biagi oppure seppellirla. In entrambi i casi, Prodi perde la costola sinistra della sinistra radicale oppure la costola destra dei grandi industriali. Brutto segnale quando l'unica via di fuga conduce direttamente al baratro; vuol dire che non ci sono vie percorribili e che l'incontro di oggi si rivelerà l'atto che sancirà la fine di ogni altra iniziativa.

Lo spirito del '96, lo spirito di un qualunque utopico rilancio dell'azione di questo governo, è solo l'attesa che si vive il sabato aspettando la festa della domenica; un'attesa che lascia posto soltanto a tristezza e noia, che incalzano il ritorno al travaglio. Oggi Prodi e i suoi compagni vivranno la speranza di un nuova vita per l'Unione, speranza che si spegnerà domenica, questa e tutte le altre.