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    Arrow I francescani dell'Immacolata

    Sul quotidiano La Stampa (versione cartacea) è apparsa oggi, tra le lettere al Direttore, un'interessante missiva firmata dal Padre Alessandro Maria APOLLONIO, Procuratore generale dei Frati Francescani dell'Immacolata. Ne riportiamo ampi stralci, poiché ci appare quasi un manifesto programmatico - e di ottimo segno - dell'evoluzione in corso in seno a quest'Ordine tanto giovane quanto dinamico ed in espansione:


    I Francescani dell'Immacolata si avvalgono, con gioia e riconoscenza, dell'iniziativa presa dal papa Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum. [..] La scelta di prediligere la "forma straordinaria" risponde a una legittima scelta interna della famiglia religiosa, come previsto sempre nel motu proprio, in spirito cattolico di fedeltà al Papa e alla tradizione liturgica dell'Ordine fondato da S. Francesco d'Assisi. [..]

    Lo spirito di S. Francesco, infatti, tende alla massima glorificazione di Dio attraverso le cose buone e belle del mondo e ci ha sempre portati a cercare quello che maggiormente aiuta a elevare mente e cuore all"Altissimo, Onnipotente e Buon Signore", cui solo si confanno "le laude, la gloria, l'honore e onne benedizione" (Cantico delle Creature). La forma straordinaria delle liturgia del Vetus Ordo - che si accompagna a quella del Novus Ordo (Messale di Paolo VI) - offre, appunto, la felice possibilità di vivere più intensamente la vocazione e la missione di S. Francesco di Assisi, nell'universalità della Chiesa e la sua ricchezza di espressioni.

  2. #2
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    Predefinito Storia dei francescani dell'Immacolata

    Sito dai francescani dell'Immacolata: index sito Francescani dell'Immacolata Frigento AV.
    giorni di Natale canti di Natale

    1. La fondazione dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata

    1.1 La storia dei Frati Francescani dell’Immacolata

    11 2 agosto 1970, festa di Santa Maria degli Angeli, giorno particolarmente caro all’Ordine francescano, due frati minori conventuali, padre Stefano Maria Manelli e padre Gabriele Maria Pellettieri, iniziavano una particolare esperienza di vita francescana presso un piccolo convento di Frigento (AV) dedicato alla B. V. Madre del Buon Consiglio, situato a circa 850 metri di altitudine sul livello del mare.

    Due fattori primari contribuirono all’origine dei Frati Francescani dell’Immacolata: il primo, la celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano II; il secondo, l’eredità lasciata ai francescani da san Massimiliano Maria Kolbe, in particolare il decreto Perfectae caritatis li stimolò e incoraggiò nei loro propositi, indicando nel ritorno alle fonti e nell’adattamento alle mutate condizioni dei tempi i principi del vero rinnovamento della vita religiosa.

    Si sa, infatti, che il Concilio Ecumenico Vaticano II, come ogni Concilio e forse più di ogni altro Concilio, è stato fin dall’inizio suscitatore di fermenti nuovi in ogni campo del vasto areopago ecclesiale. Movimenti di piccola o di più grande portata si sono formati via via all’interno della Chiesa, come, ad esempio, i movimenti dei Carismatici, del Rinnovamento dello spirito, dei Neocatecumenali, delle Comunità di base. Più misurati e ristretti, ma ugualmente presenti, sono stati i movimenti o esperimenti all’interno degli Istituti religiosi maschili e femminili, specialmente fra i figli di san Francesco d’Assisi, come ad esempio, i Frati Minori Rinnovati e i Frati Minori del Cuore immacolato con i rispettivi rami femminili.

    Orbene, tra i figli di san Francesco sono maturati e fioriti anche i Francescani dell’Immacolata, frati e suore, una volta avvertita l’esigenza e la spinta del Concilio a saper coniugare le fonti della perenne spiritualità francescana con le mutate condizioni dei nostri tempi, in una società alquanto secolarizzata.
    Poiché il ritorno alle fonti non è privo di difficoltà, a motivo delle mutate condizione dei tempi, padre Manelli e padre Pellettieri vollero ispirarsi in tutto al modello recentissimo che il padre Kolbe offriva con la sua forma di vita, ispirazione che troverà una luminosa

    conferma nella sua beatificazione avvenuta il 17 ottobre 1971 e nella canonizzazione, avvenuta il IO ottobre 1982.

    1.2 I fondatori

    I Fondatori sono «persone suscitate dallo Spirito Santo e dotate di quel carisma che giova alla edificazione della Chiesa - Corpo mistico di Cristo - in un determinato momento storico, presentando e testimoniando insieme allo Spirito un modello particolare di santità»”

    Essi, infatti, sono coloro che «dietro l’impulso dello Spirito Santo... fondano famiglie religiose» (PC 1). Sono «essi uomini e donne» che propongono le Regole per le proprie famiglie religiose alla Chiesa (cf LG 45), definendo le finalità dell’istituto (cf PC 2). Con il loro spirito, le loro intenzioni evangeliche, l’esempio della loro santità essi manifestano e affermano ancora una volta con chiarezza l’Evangelica Testificatio, in un autentico carisma: il carisma dei Fondatore (cf ET Il). Tutta la loro «esperienza dello Spirito», comunicata ai propri discepoli, costituisce il «carisma dei Fondatori».

    1.2.1 11 carisma del fondatore

    Il carisma del fondatore, secondo il Magistero, nell’ambito dell’Istituto e della Chiesa ha due significati: teologico e giuridico.

    Nel significato teologico si intende l’intervento di Dio nella vita del fondatore, lo Spirito Santo che si comunica al fondatore elargendogli un dono affinché possa svolgere la missione che lo Spirito Santo gli ha affidato.

    Nel significato giuridico si intende che il carisma, istituzionalizzato, costituisce una realtà ecclesiale, in quanto giuridicamente contribuisce al bene comune e alla pubblica utilità della Chiesa nel suo scopo fondamentale della salvezza delle anime.

    Gli elementi che compongono il carisma del fondatore sono vari:
    - l’aver concepito l’idea dell’istituto con le sue finalità;

    - l’aver dato vita all’istituto: questo elemento permette di distinguere tra i molti che possono aver il desiderio o la velleità di fondare nuovi istituti, e quelli che di fatto arrivano fondazione;

    - esperienza divina o chiamata - vocazione particolare, tramite una illuminazione particolare, una voce interiore, ecc.;

    - particolare sensibilità verso un bisogno, spirituale o materiale, del proprio tempo: è l’elemento concreto che spinge un fondatore o una fondatrice a dar vita a un nuovo istituto ed è molto vario: si passa dall’educazione e istruzione alla cura di orfani, malati, anziani, predica*zione del vangelo con tutti i mezzi ecc.;

    - paternità-maternità: questo elemento è comune a tutti i fondatori e fondatrici, che si sentono nascere in cuore un particolare senso di paternità verso il gruppo dei discepoli, considerati figli del loro spirito, da loro generati in Cristo, sì che a loro riguardo sentono di poter applicare quanto san Paolo diceva ai suoi Corinzi e ai suoi Galati,

    - l’aver dato al gruppo le norme di vita e di governo: è un elemento accessorio, nel senso che il fondatore può redigere personalmente le costituzioni, ma anche incaricare altri di farlo, mantenendo la supervisione generale;

    - sofferenze del fondatore (fondatrice): con questo elemento si indicano le difficoltà che un fondatore o una fondatrice devono superare per arrivare alla fondazione del loro istituto: incertezze, contraddizioni, difficoltà da parte del loro Ordinario, o da alcuni oro primi seguaci, o da parte della stessa Santa Sede che stenta a riconoscere gli apporti benefici della nuova fondazione. Si potrebbe anche dire che il misconoscimento di questo carisma, sin magari a considerano un inganno o una autoesaltazione da parte del fondatore, va di pari passo con la sua successiva esaltazione;
    - ecclesialità della fondazione: con questa espressione si intende dire che il nuovo istituto non vuole essere una setta, ma inserirsi totalmente nella vita della Chiesa, che desidera servire: i problemi della Chiesa sono i suoi e i suoi problemi sono quelli della Chiesa;

    - carattere «missionario» della fondazione: non ci si riferisce alle missioni intese in senso stretto, ma al fatto che il nuovo istituto tende di per sé a diffondersi, a espandere il vangelo, realizzando uno dei caratteri della Chiesa;

    - nuova forma di sequela di Cristo.

    1.2.2 Il fondatore e l’ispirazione originaria

    Essere fondatore significa avere la vocazione del fondatore; il segno ditale vocazione è “l’ispirazione originaria”. Infatti il Magistero ha designato con tale termine l’esperienza intima e spirituale attraverso la quale i fondatori scoprono la loro vocazione. L’ispirazione originaria è l’elemento essenziale che caratterizza la figura del fondatore, del carisma del fondatore e dell’Istituto religioso. Essa è il «dono» quale gratia gratis data da Dio al fondatore, è un dono particolare, orientato all’edificazione della Chiesa.

    Il termine «ispirazione originaria e primigenia» del Perfectae Caritatis n. 2, «riporta alla comunicazione del pensiero e della volontà di Dio e della conseguente grazia, trasmessa dallo Spirito Santo ai fondatori». Essa può essere sensitiva o intellettuale, diretta o indiretta.

    Contiene in sé gli elementi fondamentali dai quali derivano l’essenza del carisma, la missione del fondatore e dell’Istituto che matureranno in seguito nelle varie fasi della stessa ispirazione (consapevolezza della fondazione, stesura della Regola, approvazione...) fino a quando l’ispirazione originaria non verrà istituzionalizzata con l’erezione e approvazione dell’Istituto nei suoi vari gradi da parte dell’autorità della Chiesa: ispirazione originaria, associazione, Istituto di diritto diocesano, Istituto di diritto pontificio. La fase dell’ispirazione originaria è fondamentale, in quanto essa rappresenta il principio di unitarietà e continuità dell’evoluzione graduale del «dono», e il punto di riferimento costante e di confronto dei fondatori nelle nuove iniziative e negli sviluppi dell’evoluzione dell’opera.

    Infatti un nuovo Istituto è il lavoro dello Spirito Santo. Prima di qualsiasi erezione giuridica, c’è l’ispirazione originaria che ha ricevuto un fondatore o una fondatrice, seguita dalla valutazione della Chiesa.
    1.2.3 I fondatori dell’istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata

    Il fondatore è padre Stefano M. Manelli, nato a Fiume 1’ 1 maggio 1933, e il confondatore è padre Gabriele M. Pellettieri, nato a Vaglio della Basilicata (Pz) l’11 giugno 1940; entrambi sono tuttora viventi.

    Fin dall’infanzia padre Stefano Manelli fu assistito spiritualmente da] Beato padre Pio da Pietrelcina. Da lui ricevette la prima Comunione, la direzione spirituale e l’orientamento vocazionale, da lui ricevette infine l’incoraggiamento ad intraprendere la forma di vita francescano-mariana che iniziò, di fatto, a Frigento, due anni dopo la sua morte, avvenuta il 23 settembre 1968. Il legame con padre Pio da Pietrelcina si spiega in quanto i genitori di padre Stefano - come tutti i membri della sua famiglia - erano figli spirituali dello stesso.

    Entrato nel seminario minore dei Frati Minori Conventuali all’età di 12 anni, crebbe progressivamente in lui una singolare devozione alla Madonna, che «con il passare del tempo si trasformò in approfondimento e conoscenza sapienziale del mistero dell’Immacolata Concezione; infatti anche la sua tesi di laurea sarà sull’Immacolata Concezione».

    Il 4 ottobre 1967 segna una tappa importante nella maturazione spirituale-mariana di padre Stefano. Egli «viene ispirato a consacrarsi con un’offerta particolare e personale a Dio attraverso l’Immacolata per le necessità della Chiesa, sotto la guida di P. Pio da Pietrelcina».

    L’importanza di questa offerta è davvero grande poiché essa «contiene le linee fondamentali e gli elementi essenziali che, nella sua evoluzione secondo i tempi di Dio, costituiranno la consacrazione religiosa dell’Istituto dei Francescani dell’Immacolata».

    L’ispirazione di padre Stefano si deve collocare nel contesto storico in cui è avvenuta: erano gli anni del dopo Concilio, ed erano gli anni in cui la figura straordinaria di padre Kolbe suscitava grande interesse ed ammirazione, soprattutto nell’ambiente francescano.
    il richiamo del Concilio Vaticano II con le sue aperture sul passato c sul presente, e il richiamo di san Massimiliano M. Kolbe, modello mirabile di vita e di dottrina, si incrociano e si integrano reciprocamente nel senso che il secondo attualizza magnificamente il primo nel contesto del presente e in proiezione sul futuro. L’esperienza

    di san Massimiliano, in fatti, rappresenta, appunto, e attualizza - a livello di santità e di martirio-

    la compresenza viva e armoniosa delle origini francescane e delle mutate condizioni dell’oggi storico. In concreto, se le origini francescane sono legate alla loro matrice mariana, che fu, storicamente, Santa Maria degli Angeli con la «Porziuncola» di Assisi, grembo e culla del primo francescanesimo, le nuove origini francescane si ritrovano nella loro matrice mariana sul mo dello attualizzato da san Massimiliano nel sue Niepokalanow polacca e giapponese, prolungate e rinnovate oggi nelle novelle Case Mariane e Case dell’Immacolata, in cui si armonizzano il passato e il presente, aprendosi e proiettandosi nel futuro della Chiesa e dell’umanità.

    11 24 dicembre 1969 incoraggiato dal suo Ministro provinciale, pa*dre Stefano manifestò la sua ispirazione - la prìncipalis intentio fonda*zionale, da un punto dì vista canonico scrivendo una lettera al Ministro generale, padre Basilio Heiser dopo anni di sofferta maturazione. In essa padre Stefano chiedeva «se era bene assecondare l’ispirazione che lo spingeva con urgenza ad avviare un’esperienza di vita rinnovata secondo le “Fonti” francescane, sul modello di S. Massimiliano».

    Nella benevola risposta, il Ministro generale invitava ìl padre Stefano a scrivere il programma di vita, secondo l’ispìrazione ricevuta da Dio. «Il p. Stefano si mise all’opera orante e trepidante per rispondere a quella richiesta del Padre generale. Preghiera e penitenza accompagnavano più che mai la preparazione del programma, chiamato Traccia mariana di vita francescana, scritto con gli occhi fissi sull’Immacolata, sul Serafico Padre, su S. Massimiliano e sul Sommo Pontefice, la più alta e sicura guida di ogni rinnovamento nella Chiesa».

    Nei 1970 il Ministro generale approvò la Traccia mariana scritta da p. Stefano e lo esortò a trovare un compagno per avviare al più presto quella forma di vita. «Padre Stefano trovava subito un compagno nel padre Gabriele Maria Pellettieri, il quale sì dichiarava disposto ed entusiasta ad avviare ciò che gli sembrava un “sogno”».
    Come si vede, vi è una distinzione tra l’ispirazione fondazionale di padre Stefano e quella di padre Gabriele. La prima è diretta ed è quella propriamente del fondatore, la seconda

    è indiretta ed è quella propriamente del confondatore: «Padre Stefano M. diventa strumento per far comprendere a padre Gabriele M. la sua vocazione».

    Così il 2 agosto 1970 padre Stefano, con padre Gabriele, iniziò a vi*vere l’esperienza di una Vita francescana rinnovata secondo la «Traccia». Padre Stefano M. è stato superiore della Casa Mariana di Frigento dal 1970 al 1973 e dal 1979 ai 1982, e maestro dei novizi nella stessa Casa Mariana per 10 anni, dal 1972 al 1982. Venne eletto Ministro Provinciale della Provincia religiosa di Napoli per due trienni consecutivi (1982-88) ed eletto Rettore del Collegio Teologico «San Francesco» a Benevento (1989*1990).

    Anche la vita di padre Gabriele era stata caratterizzata, fin dalla sua infanzia, da un grande amore alla Madonna e a san Francesco. A il anni entrava nel seminario minore dei Frati Minori Conventuali della Provincia di Napoli, e durante gli anni di liceo a Sant’Anastasia (Napoli) conosce padre Stefano M. Manelli, che è prima il suo insegnante di canto nel coro del Seminario minore e poi in seguito al quarto anno dì filosofia, suo professore. Il 2 agosto 1970, dopo l’approvazione del Ministro Genera*le e il plauso del Capitolo Provinciate dei Conventuali di Napoli, si uni*sce a padre Stefano M. Manelli, per avviare l’esperienza di una vita francescana rinnovata nella Casa Mariana di Frigento (AV). E superiore della Casa Mariana a Frigento per due trienni (1973-76; .1976-79). Il 23 agosto del 1979, insieme ad altri tre confratelli, parte missionario per le isole filippine e vi rimane quale superiore della Missione fino all’aprile del 1989. Nel 1982 a Lourdes, offrirà se stesso alla Madonna con una consacrazione speciale, la stessa offerta che padre Stefano M. Manelli fece il 4 ottobre del 1967.

    I padri Martelli e Pellettieri, dunque, mossi (la! desiderio dì rinnovare e intensificare la vita religiosa, principalmente nel suo aspetto mariano, nell’ambito della famiglia francescana, iniziarono a vivere insieme l’esperienza della Regola di san Francesco e della Traccia mariana, scritta da padre Stefano, in cui viene esplicitata, sotto forma di regola di vita, la spiritualità mariana di san Francesco d’Assisi e dei più grandi santi del francescanesimo, in particolare di san Massimiliano M. Kolbe.
    Merita una particolare sottolineatura la perfetta adesione tra carisma ed istituzione che ha caratterizzato l’inizio della nuova esperienza di vita francescano-mariana; d’altra

    parte bisogna riconoscere che la forza di ogni carisma consiste proprio nel sapersi sottomettere all’autorità della Chiesa, poiché ogni carisma è dato da Dio per la sua edificazione: «Ma il giudizio sulla loro genuinità e sul loro esercizio ordinato appartiene a quelli che presiedono nella chiesa, ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono: «Per questo nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sotto missione ai pastori della chiesa».

    1.3 La vita della prima comunità. Sviluppi.

    La vita al Convento del Buon Consiglio a Frigento cominciò subito all’insegna della più generosa fedeltà a quanto era stato stabilito nella Traccia mariana di vita francescana. La sveglia era alle quattro del mattino e la giornata cominciava con un lungo tempo di preghiera e meditazione, in ambienti che spesso erano freddissimi, causa la mancanza di riscaldamento e la scarsa tenuta dei serramenti. li tenore di vita era vera mente «francescano»:

    «Sì riposa sul letto di tavole, senza giaciglio nei mesi meno freddi. Si sopporta il duro freddo nei lunghi mesi invernali con temperature di frequente sotto lo zero. Si va con i sandali a piedi nudi, sotto l’acqua e nella neve. Si portano i capelli tagliati corti, mortificazione che costa non poco, specie oggi. Si mangia alla buona il cibo che la Provvidenza fa arrivare:

    non si acquista nulla per il sostentamento, proprio nulla, neppure un chilo di pane o un litro di latte. Ma il necessario arriva sempre. E se c’è di più, si cerca di donarlo a chi è più povero e bisognoso». Dopo la preghiera del mattino, i frati si dedicavano ai lavori di casa, aiutavano i parroci nel ministero sacerdotale e seguivano i lavori per il restauro del Santuario. Tuttavia, «le prime grazie più grandi, e inaspettate, per Casa Mariana, sono state le vocazioni». A partire dal 1971 molti giovani, provenienti da ogni regione d’Italia e anche dall’estero, arrivavano a Frigento per sperimentare quella forma di Vita, e questo senza che vi fosse stata la benché minima “propaganda” vocazionale.
    «Così, inspiegabilmente, anno dopo anno, un piccolo drappello di giovani vestiva l’abito serafico a Casa Mariana e si impegnava a vivere la Regola francescana, le Costituzioni e

    la Traccia mariana con l’entusiasmo proprio dei giovani in cerca di una comunità nella quale si rinnovassero le “origini” del francescanesimo e zampillassero le “sorgenti” della vita serafica “con rinnovato vigore e freschezza”».

    I superiori maggiori, vista la fioritura vocazionale, eressero ben presto a Frigento il noviziato (1971) e lo studentato per i chierici (1976); questi non tardarono a riempirsi di giovani, desiderosi di conformare la loro vita più perfettamente a Cristo nella via francescana della consacrazione illimitata all’Immacolata.

    1.4 Le opere apostolliche

    La vita di preghiera e di penitenza è sempre sorgente soprannaturale di un’intensa attività apostolica. Anche la minuscola Casa Mariana «ha avuto una fioritura di opere apostoliche impensabile secondo il criterio della logica e del potere umano. L’attività pastorale nel santuario, l’aiuto ai parroci di paesi vicini e lontani, l’attività della buona stampa diffusa a vasto raggio in Italia e all’estero; l’apostolato mediante la radio, l’apostolato mediante la tivù: è stato questo il lavoro di tutta la comunità, impegnata senza soste nella “Missione dell’Immacolata”, ossia nell’opera di evangelizzazione “attraverso l’Immacolata” che raggiunge milioni di persone, bisognosi della parola dì vita». In modo speciale il mandato missionario «ad gentes» tocca direttamente i religiosi. infatti, benché «tutti i laici sono missionari in forza del battesimo»,

    «Cristo Signore chiama sempre dalla moltitudine dei suoi discepoli quelli che egli vuole, perché siano con sé e per inviarli alle genti. Perciò, per mezzo dello Spirito Santo, che distribuisce come vuole i carismi per il bene, accende nel cuore dei singoli la vocazione missionaria ed insieme suscita nella chiesa istituti, che assumono come proprio il compito della evangelizzazione, che appartiene a tutta la chiesa».

    1.6 L’erezione canonica dell’istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata
    Casa Mariana è sempre stata approvata e benedetta sia dal compianto Ordinario del luogo, mons. Pasquale Venezia (+ 1991), Vescovo di Avellino, che dal suo successore, mons. Gerardo Pieno. Entrambi hanno sostenuto ed incoraggiato le iniziative apostoliche sviluppatesi a Frigento, lasciando molteplici testimonianze della loro approvazione in

    omelie, discorsi, interviste, spesso trasmessi via radio-tivù o riportati dal bollettino del Santuario Eco del Buon Consiglio.

    Nel 1989 mons. Pasquale Venezia scriveva una lettera per la Congregazione degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica dove si trova la più bella testimonianza su Casa Mariana. Il valore di questa testimonianza è tanto più importante in quanto è rilasciata dal Vescovo nella cui diocesi Casa Mariana nacque ed in cui egli ne potè seguire lo sviluppo per diciassette anni, fino a quando non lasciò la Diocesi per raggiunti limiti di età, nel 1987.

    «L’edificazione della loro vita era riconosciuta e apprezzata dal popolo - e non solo di Frigento - in maniera sempre più crescente e concreta. I frati non avevano alcuna rendita e volevano vivere di carità nel cibo e nel vestiario, senza acquistare nulla. Ebbene, il popolo si è mosso, e si muove ancora oggi, in gara di solidarietà, nel portare ai frati il cibo quotidiano e nel provvedere del necessario per il vestiario. A tutto questo si aggiunga lo sviluppo dell’apostolato da essi svolto, con un incremento eccezionale del Santuario mariano, diventato meta di numerosi pellegrinaggi che vengono da molte parti, anche da lontane regioni, e talvolta persino dall’estero!

    L’aiuto dei parroci nel ministero pastorale, l’assistenza a diverse comunità di suore, la guida di gruppi ecclesiali, la predicazione e le confessioni, hanno sempre trovato in loro una generosa e disinteressata risposta a beneficio anzitutto della Chiesa locale.

    Il loro apostolato più straordinario, però, imitando da vicino san Massimiliano Kolbe, è stato quello della buona stampa (distribuita “fuori commercio”) e quello della radio libera religiosa (a cui si è aggiunta recentemente una stazione televisiva religiosa). E' incalcolabile il bene che Casa Mariana ha fatto e sta facendo con questi mezzi di apostolato, arrivando in tutta Italia e anche all’estero con le stampe; coprendo diverse regioni dei meridione con l’emittenza libera (“Radio Buon Consiglio”) che lavora, anzi evangelizza, 24 ore su 24. Qui si tratta di veri miracoli dell’Immacolata e della povertà, come diceva S Massimiliano M Kolbe». Anche mons. Pierro, nel discorso pronunziato in occasione dell’inaugurazione della Tele Buon Consiglio, il 25 marzo 1988, elogiò e benedisse l’iniziativa intrapresa da Casa Mariana, affermando che quella comunità,

    «sposando la radicalità del Vangelo, ha voluto avere come un impegno, quasi una missione di essere testimone dell’amore di Maria e di essere così una comunità che richiama ognuno di noi a realizzare nella nostra vita il progetto di Dio».

    Sfogliando il Libro delle visite della Casa Mariana di Frigento, troviamo, fra le altre, le seguenti testimonianze:

    «Ho trovato il sapore più gustoso della vita in questa comunità di Frigento che, come Francesco, vive la piena corrispondenza della novità dell’amore di Dio» (Mons. Nogaro, Vescovo di Caserta).

    Degna di particolare attenzione è, infine, la nota lasciata da sua eccellenza Mario I. Castellano, Visitatore apostolico presso Casa Mariana di Frigento, alla fine del suo mandato:

    «Sono tornato ancora una volta a Frigento e questa volta per aiutare i cari confratelli nell’erezione del loro nuovo istituto Religioso “Frati Francescani dell’Immacolata” [...]. L’Immacolata protegga e faccia fiorire in santità questo suo istituto!» (Mons. Castellano, Arcivescovo Emerito di Siena)

    Si può dire che l’Arcivescovo anticipava la successiva spiegazione di padre Stefano a proposito dei nome dell’Istituto Francescani dell’Immacolata: esso «ha un significato particolare ben preciso e specifico nel genitivo “dell’Immacolata”, che vuoi essere un “genitivo di possesso” che fa essere realmente l’intero istituto e ogni suo membro “cosa e proprietà” dell’Immacolata». Nel frattempo, uno speciale legame si stabiliva anche con l’Arcivescovo di Benevento, mons. Carlo Minchiatti, poiché nel suo seminario diocesano si preparavano gli studenti dì Casa Mariana per accedere ai sacri Ordini. Come si vedrà dettagliatamente più avanti, sarà proprio

    mons. Minchiatti ad erigere nella sua diocesi il novello istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, con il debito permesso della Santa Sede.
    Da parte dell’ Ordine dei Frati Minori Conventuali ci fu altresì una grande fiducia nei confronti dì padre Stefano M. Manelli allorquando venne eletto Superiore Maggiore della Provincia di Napoli per due trienni consecutivi (l982~1988). Tuttavia, durante il Capitolo

    provinciale straordinario di detta Provincia, nel febbraio 1989, i religiosi ivi convenuti si posero numerosi interrogativi sulla sorte di Casa Mariana.

    Poiché in quel ventennio di vita Casa Mariana si era dimostrata «portatrice di un carisma nuovo che non trovava spazio vitale nelle Costituzioni dei Conventuali», si ipotizzavano tre possibili soluzioni per il suo avvenire, cioè per l’avvenire dei frati che, accanto alla Regola di san Francesco, osservavano pure la Traccia mariana scritta da padre Stefano:

    I) Casa Mariana doveva perdere la formazione propria e i suoi seminari per lasciarsi integrare in tutto e per tutto nell’Ordine.

    2) Casa Mariana doveva diventare una Custodia generale, all’interno dell’Ordine, rimanendo così com’era.

    3) Casa Mariana doveva andar avanti da sola, staccata dall’Ordine, quale novello ramo del i° Ordine francescano.

    Infatti, la linea formativa di Casa Mariana si distingueva da quella dell’Ordine, «specialmente riguardo al primato della povertà comunitaria, del Voto mariano di totale consacrazione all’Immacolata, della “missionarietà” come vocazione diretta dì ogni frate, della penitenza più vigorosa e austera». Per questo i Frati Conventuali pensavano dì far rientrare Casa Mariana nelle file dell’Ordine, integrandola in radice con la soppressione della formazione e dei Seminari di rasa Mariana, che erano pieni di giovani vocazioni provenienti da ogni parte. Questi giovani, però, erano entrati e volevano restare a Casa Mariana proprio per ricevere e vi*vere la formazione specifica di Casa Mariana, secondo la Regola Serafica e la Traccia Mariana, Di fronte all’impossibilità di continuare nel cammino intrapreso restando all’interno dell’Ordine, la comunità dì (Casa Mariana non ebbe altra scelta che quella di farsi erigere quale novello ramo del Primo Ordine francescano.

    iniziò così per Casa Mariana il travaglio della sua nascita come istituto religioso, a conferma che c’è sempre un costante «historicum nexum inter ipsum charisma et crucem».
    Fu allora che la comunità di Casa Mariana, con umiltà e fiducia si rivolse alla Sede Apostolica e al Santo Padre, presentando il proprio carisma e chiedendo un aiuto per

    sostenere quella «rinnovata vita francescana, riportata alle origini nella sua amorosa povertà e penitenzialità, immersa nel presente per l’apostolato più vasto (missionarietà) e più efficace (mass-media): tutto “attraverso l’Immacolata”».

    Dopo qualche mese dì attesa, finalmente, l’8 giugno 1990 la Santa Sede scriveva all’Arcivescovo di Benevento la risposta che risolse la questione di Casa Mariana.

    Riportiamo qui di seguito le parti più importanti della lettera, firmata dal card. J. Hamer, Prefetto della Congregazione per gli Istituti dì vita consacrata e Società di vita apostolica, pubblicata sul bollettino diocesano di Benevento:

    «Eccellenza Reverendissima, sono a comunicarle la decisione della Santa Sede circa i Religiosi dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, appartenenti alla Casa Mariana di Frigento.

    Ella, per decisione del Santo Padre (Prot. n. 258.501 della Segreteria di Stato), ha la facoltà di erigere a Istituto Religioso di Diritto Diocesano l’istituto dei “Frati Francescani dell’Immacolata”, dopo averne approvate le Costituzioni, e di ricevere la Professione dei voti da parte dei seguenti Religiosi che hanno chiesto di essere membri del nuovo istituto, ì quali pertanto da quel momento cesseranno di appartenere all’Ordine dei Frati Minori Conventuali».

    Con questa accoglienza favorevole della Santa Sede, dunque, il carisma dì Casa Mariana veniva riconosciuto quale dono particolare alla Chiesa. Ad esso sì può applicare quanto afferma la Redemptionìs donum al numero: che «ricevuto da Dio e approvato dalla Chiesa, è divenuto un carisma per l’intera comunità».

    11 22 giugno dello stesso anno, l’arcivescovo mons. Carlo Minchiatti firmava il Decreto di erezione canonica. Ne riportiamo una sintesi. «[...] tenuto, altresì, presente che i vescovi della Metropolia, da noi opportunamente ascoltati, hanno dato degli stessi Frati buona testimonianza;
    * usando della “facoltà” a Noi concessa dalla Santa Sede (cf lettera sopracitata) e visti i cann. 589, 594 e ss. del Codice di Diritto Canonico, con il presente Decreto, recante il nostro sigillo episcopale e la firma del Cancelliere della Nostra Curia Metropolitana,

    erigiamo I istituto religioso di diritto diocesano dei “Frati Francescani dell’Immacolata”, con sede principale nell’Arcidiocesi di Benevento.

    - Decretiamo che i Religiosi con voti solenni o semplici, emessi a suo tempo nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e dispensati dalla Santa Sede (cf lettera già citata), possono emettere i voti nel nuovo Istituto conservando la precedente anzianità».

    La data del decreto era quella della solennità del Sacro Cuore di Gesù (22 giugno 1990), mentre l’erezione canonica effettiva avvenne il giorno dopo, festa del Cuore immacolato di Maria, il rito dell’erezione si svolse nel rustico «Centro la Pace», presso Benevento, che divenne il primo convento e la sede principale dell’Istituto.

    La felice coincidenza dell’erezione canonica dell’Istituto con le due feste dei Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria, non mancò di suscitare lieti presagì nell’Arcivescovo di Benevento, Mons. Carlo Minchiatti, il quale, nel decreto di approvazione definitiva delle Costituzioni, così scriveva: «Considerando che l’alba della Vostra erezione Vi colloca direttamente nei Cuori di Cristo e dell’Immacolata e gli orizzonti nuovi che si dispiegano sul Vostro esaltante cammino, già così fecondo dì grazie e dì opere apostoliche, non posso che elevare il mio “Magnificat” di vivissima riconoscenza all’Immacolata Madre della Chiesa, Mediatrice dì tutte le grazie, per il dono di questo novello Istituto».

    La stima reciproca e le relazioni di intensa cooperazione pastorale sono rimaste inalterate, anzi, accresciute anche con mons. Serafino Sprovieri, il successore di mons. Minchiatti alla Cattedra Beneventana. Egli così scrisse nel Bollettino ufficiale della Diocesi, in seguito alla visita fatta ai due primi conventi dell’istituto:
    «Come successore dì Mons. Carlo Minchiatti, il Vescovo che ha riconosciuto la nuova famiglia, erigendo i Frati Francescani dell’Immacolata in istituto religioso di diritto diocesano, in seguito ad autorizzazione decisa personalmente dal 5. Padre, sono lieto dì constatare lo spirito buono che aleggia nella Comunità ed i frutti eccellenti che vi stanno maturando, con ardite realizzazioni che rendono più presente questa famiglia francescana nel territorio diocesano e nel mondo e con la fioritura di ferventi vocazioni, che ne segnalano la fresca vitalità.

    All’occasione volentieri significo la diffusa buona opinione che m’è capitato di raccogliere non solo in mezzo al popolo, ma anche tra i Sacerdoti e persino nella parola ammirata di alcuni confratelli Vescovi, segnale anche questo della crescita dell’istituto».

    Due anni dopo, lo stesso Arcivescovo di Benevento confermava il suo giudizio molto positivo sull’Istituto con le seguenti parole:

    «La perfezione evangelica è costantemente ricercata nel novello Istituto in sintonia con il dono del quarto voto di consacrazione illimitata alla Vergine Immacolata, che caratterizza non solo la vita comunitaria di preghiera, di povertà e di penitenza dei singoli membri, ma, soprattutto, il loro piano apostolico. A tale scopo, favoriscono la “Missione dell’Immacolata Mediatrice” con ogni mezzo a loro disposizione, anche con i più moderni: stampa, radio, televisione etc.; senza trascurare, peral*tro, di programmare convegni (simposi e incontri) mariani, come anche diffondendo la “Medaglia miracolosa” e la devozione al S. Rosario.

    [...] Attesto che la vita religiosa è vissuta con profondo attaccamento alla Regola, che trae ispirazione dall’applicazione dei dettami del Santo Concilio Vaticano il, circa la necessità di ritornare alle “fonti”, attualizzate nell’oggi della Chiesa sull’esempio di 5. Massimiliano Maria Kolbe e il Servo di Dio P. Pio da Pietrelcina».

    Tra i numerosi prelati che hanno testimoniato il loro beneplacito nei confronti del novello Istituto, ricordiamo: i cardinali Pietro Palazzini, Agostino Mayer, Ricardo J. Vidal, Vincenzo Fagiolo; gli arcivescovi Ettore Di Filippo, Isidoro De Souza, Mario Milano, Saverio Top*i, SPROVIERI . (Arcivescovo), Lettera al Ministro Generale dei Frati Francescani, Leonardo Legaspi; i vescovi Giuseppe Matarrese, Antonio For*te, Gastone Simoni, Manoel Pestana Filho, infine, la ratifica definitiva di «dono» venuto dall’alto, si ha con l’elevazione dell’Istituto di Diritto Pontifico, con il Decreto della Sacra Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica del I gennaio 1998 (Prot. n. B. 242 - 1/94): «[...] Essendo l’istituto cresciuto e sparso in varie diocesi, Sua Eccellenza Mons. Serafino Sprovieri, Arcivescovo di Benevento, sostenuto dalle lettere commendatizie degli altri Vescovi diocesani interessati, ha rivolto supplici preghiere perché detto Istituto fosse costituito come Istituto religioso di diritto pontificio.

    Sua Santità papa Giovanni Paolo II, udito il parere favorevole della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica, sì degnò di dare il suo assenso alla supplica rivoltagli dall’ Arcivescovo di Benevento.

    Pertanto, la stessa Congregazione, con il presente Decreto, dichiara l’istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata istituto religioso di diritto pontificio, e stabilisce che venga riconosciuto come tale da tutti.

    Approva e conferma inoltre il testo delle Costituzioni redatto in lingua italiana, il cui esemplare è conservato nell’archivio di questo Dicastero.
    I Frati Francescani dell’Immacolata, seguendo le orme di san Massimiliano Kolbe, siano sempre fedeli al loro carisma, particolarmente alla loro consacrazione illimitata all’Immacolata come sua proprietà, nello spirito della missionarietà senza riserve, espressa mediante il loro “Voto mariano”».
    Ultima modifica di AgnusDei; 06-02-10 alle 18:00

  3. #3
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    Hai fatto bene, amico mio. I Francescani dell'Immacolata con si celebrano mai abbastanza
    IO REGNERO' malgrado satana e i suoi satelliti

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  4. #4
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    Predefinito Rif: I francescani dell'Immacolata

    Un mio amico assiste alla Messa che celebrano la mattina presto, ed il celebrante è veramente un frate quadrato. Personalmete sono stato in una loro chiesa nelle Marche, e vi assicuro che il banco della loro stampa è eccezionale. Tutti i cattolici che vogliono la restaurazione della Verità dovrebbero aderire al loro laicato e diffonderne la spirtualità.
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  5. #5
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    Predefinito Rif: I francescani dell'Immacolata

    Citazione Originariamente Scritto da DestrAbruzzo Visualizza Messaggio
    Un mio amico assiste alla Messa che celebrano la mattina presto, ed il celebrante è veramente un frate quadrato. Personalmete sono stato in una loro chiesa nelle Marche, e vi assicuro che il banco della loro stampa è eccezionale. Tutti i cattolici che vogliono la restaurazione della Verità dovrebbero aderire al loro laicato e diffonderne la spirtualità.
    il fatto è che purtroppo tra i cattolici ci sono anche ottusi che non sanno minimamente cosa sia la Verità, pensano semplicemente che essere cattolici significhi ridere, cantare, schitarrare al Papa, indipendentemente da quello che dice il papa. sei stato su CR?

 

 

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