
Originariamente Scritto da
Léon Degrelle
Padova ci ha offerto due doni preziosi, quel genere di rarità che nutrono gli appetiti delle anime inquiete. In un sabato di fine Ottobre, Padova ci ha donato la fierezza e la speranza.
La nostra giovinezza nelle strade, i sogni che sgorgavano incandescenti, la piazza affollata di cuori levati, la marcia tra il silenzio ed il canto, le bandiere come lance che puntavano il cielo, e sempre la gioia di vivere e l’amicizia e l’amore per la giovinezza. Questo il dono, la consegna ai più giovani. La consegna, con la fierezza e la speranza che i camerati più valorosi ci hanno insegnato a coltivare.
Conserveremo la gioia e lo stupore. La gioia del legionario forzanovista che canta e che marcia, che è creatura gioiosa, esuberanza, e pienezza di vita. Una gioia contrapposta alle miserie del mondo e all’oscura impudicizia del materialismo. Lo stupore, unito alla convinzione, di essere all’alba di un giorno che potrà essere bello.
Conserveremo l’amicizia. Simbolo di quella giovinezza che compatta e che ci fonde nel cameratismo. E negli occhi lo sguardo degli amici giunti a sostenerci. Ci hanno donato sorrisi e parole di fuoco, mentre insieme abbiamo tentato di preservare quei sogni che mantengono giovani. A loro, la nostra gratitudine.
Marciare è guardare oltre la linea, al dono più alto, con severità, senza disperderci per sentieri interrotti. Ma solo in determinati istanti, si percepisce la grandezza. E la grandezza non è mai vana. Ricordiamoci l’ammonimento di Nietzsche : “Grandezza vuol dire dare una direzione”. Noi, nani dopo la stagione dei giganti, sopravviviamo.
Etsi mortuus urit. Anche noi tentiamo di ardere. Ancora.