E
RANO DUECENTO tra giovani (cospicua la rappresentanza di Forza Nuova) e anziani (le ‘pantere nere’ dell’Unione nazionale combattenti della Repubblica sociale italiana) al Cimitero Maggiore. E si sono sentiti traditi da Letizia Moratti.
La comunità militante dell’ultradestra convenuta, come ogni primo novembre, al campo 10 per commemorare i morti della Rsi, ieri mattina ha atteso invano che il sindaco ripetesse il gesto compiuto per 9 anni consecutivi da Gabriele Albertini, con l’obiettivo , di offrire un contributo alla pacificazione nazionale. Dopo essere intervenuta, in linea con il suo predecessore, alla tradizionale cerimonia di Ognissanti in onore dei caduti della Resistenza, la Moratti, nonostante il presidente dell’Uncrsi milanese Dario Buzzi l’avesse sollecitata con una lettera, non ha svestito la fascia tricolore prima di lasciare il campo della Gloria e non s’è recata al campo 10, per pregare da privato cittadino sulla tomba di Carlo Borsani. Del fascista, cioè, medaglia d’oro al Valor militare e mutilato di guerra che, a pace firmata, venne assassinato in piazzale Susa.
«SONO QUI per tutti — ha risposto la Moratti a quanti, compresi alcuni reduci di Salò, le chiedevano la ragione dell’allontanamento dal solco tracciato dall’ex inquilino di Palazzo Marino —. I morti non hanno colore. Sono stati tanti i giovani che non avevano consapevolezza della battaglia che combattevano. È prevista solo questa cerimonia. Non ho altro in agenda».
Il mancato gesto di pietà per i cosiddetti vinti appare riconducibile a motivi familiari. Paolo Brichetto Arnaboldi, padre del sindaco ed ex deportato a Dachau, venne insignito di medaglia d’argento alla Resistenza. Il suo passato, sempre tenuto riservato dai congiunti, emerse dopo il corteo organizzato dall’Anpi per l’ultimo 25 Aprile. La Moratti che, in piena campagna elettorale, spingeva la carrozzina sulla quale sedeva l’anziano genitore, fu insultata da molti manifestanti.
E PROPRIO su quest’episodio si incentra il commento all’accaduto di ieri rilasciato dal vicepresidente dell’Anpi. «Avevamo visto il papà del sindaco in piazza come ex partigiano e deportato — ha scandito Antonio Pizzinato —. È naturale che la Moratti onori questi aspetti».
«Addolora che il sindaco abbia fatto un così grave passo indietro sulla strada della pacificazione nazionale — ha argomentato, invece, Alessandra Mussolini —. Non è ignorando la storia di migliaia di italiani che si aiuta il Paese a sanare le ferite ancora aperte della guerra civile».