Marco Dolcetta
Nel 1934 Himmler scelse, come sede dell’Ordine delle, Ahnenerbe, il castello in rovina di Wewelsburg, net Nord*Ovest della Germania. Rivisitando in chiave strettamente: germanica la tradizione cavalleresca del popolo dei Fran*chi, egli decise di farlo restaurare sull’esempio del simbo*lico castello di Re Artù, restauro the consistette, ovviamente, anche
nell’inserimento di tutta la simbologia ripre*sa dal nuovo Ordine iniziatico, come l’antichissima icona della Schwarze Sonne (`Sole Nero’), che da allora è uno dei simboli più ripresi dalle correnti esoteriche di destra. Particolare rilievo assunse la collocazione geomantica del castello, the aveva la forma di una freccia diretta verso Est, e the si considerava parte di una rete di monasteri e castelli di matrice benedettina, collocati in posizioni sim*boliche importanti (come nel caso di Montecassino).
I dodici principali leader delle Ahnenerbe si riunivano nel castello di Wewelsburg, e avevano ciascuno una pro*pria stanza. La simbologia numerica ripresa nelle loro riu*nioni, in cui si traevano auspici e vaticini dalla lettura delle volute di fumo di fuochi rituali, voleva riproporre il cerchio dei Dodici fedelissimi delta Tavola Rotonda artu*riana. Himmler stesso si propose come reincarnazione di Enrico I (il sovrano the net 1936 avrebbe simbolicamente compiuto mille anni e the Himmler fece rievocare con importanti cerimonie ufficiali).
A Wewelsburg, isola cattolica in terra protestante, il capo delle Ahnenerbe voleva selezionare la nuova elite dei suoi fedeli SS: non più solo guardie del corpo, cos! come erano nate, ma qualcosa di più, di differente. Secondo lui, Wewelsburg era destinato a diventare il centro non solo geografico e ideologico dell’Impero, ma anche del potere del nuovo mondo, se a guerra finita i vincitori fossero stati tedeschi.
Ouello the oggi resta da vedere sono solo alcune testi*monianze di questo diverso sistema di vita: piatti, brocche, posate con rune e svastiche incise. Ma in questo particola*re castello-museo, qualcosa di più inquietante è rimasto: il Valhalla, il sotterraneo voluto dallo stesso Himmler. Dodi*ci piedistalli su cui stavano ritte dodici SS. Lo stesso numero, magico, è
quello dei dodici iniziati seduti al piano di sopra. Dodici mesi, dodici discepoli, dodici ufficiali*comandanti a Wewelsburg.
E uno, l’unico non in divisa militare: Hielscher.
Valhalla
Net mito nordico il Valhalla era la dimora sotterranea dove venivano portati dalle Valchirie i morti caduti in battaglia. Era sito nello Asgard, la sede ultraterrena degli Asi, gli dei sovrani. Davanti all’ingresso del Valhalla c’era un bosco,
chiamato Glasir, i cui alberi avevano foglie d’oro e un cancello, it Valgring, di difficile apertura. La grande sala del
Valhalla aveva aste di lancia come pilastri, scudi al posto delle tegole, panche cosparse di corazze e in essa si aprivano
540 porte per cia*scuna delle quali passavano affiancati 800 Einherier, gli eroi caduti. Davanti alla sala pendevano i due
simboli guerreschi di Odino: un’a*quila sospesa e un lupo impiccato alla porta occidentale. Per gioco gli Einherier
combattevano ogni mattina ferocemente tra loro, ma a mezzogiorno le loro ferite gia erano risanate ed essi sedevano a ban* chetto, presieduto da Odino, consumando il grasso del cinghiale Sah*rimmer e bevendo il Met, l’idromele che le Valchirie porgevano loro nei corni capaci.
Erwin