Dalla newsletter di Orioles:
--
La Sicilia e' la regione d'Europa con la piu' densa storia di
giornalismo militante e civile: ben otto giornalisti sono stati uccisi
qui nell'esercizio del loro mestiere. Contemporaneamente, la Sicilia e'
la regione in cui l'informazione ufficiale e' meno pluralista e
articolata: da ben prima di Berlusconi, qui, i media sono soggetti a un
monopolio (Ciancio e soci) sempre piu' pervasivo e assoluto.
Degli otto giornalisti uccisi uno (Mario Francese) era un giornalista
professionista e lavorava per una testata "ufficiale". Uno (Giuseppe
Fava) era giornalista professionista e lavorava per una cooperativa
giornalistica indipendente. Uno (Mauro De Mauro) era professionista e
lavorava per una testata d'opposizione. Tre (Cosimo Cristina, Giuseppe
Spampinato, Beppe Alfano) erano semplici corrispondenti locali, e due di
loro erano pubblicati solo dalla stampa d'opposizione che allora
esisteva. Infine, due (Mauro Rostagno e Peppino Impastato) non venivano
dal giornalismo ma dalla militanza politica e civile, pur essendo stati
uccisi per una precisa attivita' d'informazione. Solo tre su otto,
dunque, erano giornalisti "professionisti" (riconosciuti cioe'
formalmente dalle istituzioni come tali). Solo due su otto lavoravano
per il monopolio, entrambi in posizione isolata ed entrambi
disconosciuti da esso (uno degli editori di Francese mise in dubbio, in
un'intervista, la matrice mafiosa della sua morte; il magistrato del
caso Alfano dovette esercitare pressioni sull'editore per averne
collaborazione).
Tutti i giornalisti uccisi si caratterizzavano per le loro inchieste sui
poteri mafiosi, che viceversa trovavano pochissimo spazio
sull'informazione ufficiale, che in piu' casi appoggio' esplicitamente
componenti del sistema. Questo panorama complessivo ha trovato
opposizioni anche forti - L'Ora, I Siciliani - che tuttavia non sono
riuscite a sopravvivere al monopolio. Quest'ultimo e' riuscito ad
impedire la pluralita' dell'informazione anche nei confronti di testate
nazionali: per esempio Repubblica, indotta ad astenersi dalla cronaca
catanese.
Il monopolio, con tutto cio' che ne consegue sul piano individuale e
professionale, e' dunque oggi la forma normale della pratica
dell'informazione in Sicilia. Questo dato non puo' essere rimosso, a
pena di trasformare ogni dibattito in proposito in un parlar d'altro.
Implica una sostanziale estraneita' del sistema dell'informazione al
progresso democratico della Regione, un silenziamento di fatto dei
giornalisti indipendenti (fisicamente estromessi dal sistema o costretti
ad accettare o il compromesso o l'emarginazione interna), e dunque una
sempre maggiore assuefazione dell'opinione pubblica e della categoria a
questa situazione di "normalita'" non-normale.
Manca dunque in Sicilia un aspetto essenziale della cultura occidentale
ed europea, il controllo dell'opinione pubblica sulle scelte del potere.
Cio' costituisce l'ostacolo principale all'evoluzione civile ed
economica della Regione, subito dopo l'egemonia del sistema
politico-mafioso di cui e' peraltro una delle precondizioni essenziali.
Come si contrasta il monopolio? Innanzitutto, riconoscendolo come tale e
conseguentemente negandogli lo status - che oggi vige - di interlocutore
privilegiato. In secondo luogo, favorendo la crescita di testate locali
alternative. In terzo luogo, stimolando fra i giovani esperienze di
informazione semiprofessionale "dal basso". In quarto luogo, spostando
il baricentro del sistema dell'informazione sulle tecnologie di rete
(internet in primo luogo) e ponendosi consapevolmente l'obiettivo di
collocare la Regione all'avanguardia nel settore.
La non-collaborazione col monopolio e' un valore civile, e si esplica a
diversi livelli. A livello legislativo, evitando di emanare disposizioni
che in qualsiasi maniera lo favoriscano, verificando le disposizioni
vigenti, vigilando contro le agevolazioni di fatto che possano venirgli
fornite da pubblici funzionari. A livello politico, evitando - in quanto
soggetti politici - di affidare al monopolio la diffusione delle proprie
idee e rivolgendosi viceversa alla stampa locale e nazionale libera e
all'internet.
Le testate regionali e locali a carattere professionale sono sempre
state ostacolate da difficolta' pubblicitarie, di accesso al credito, di
diffusione in edicola e di partecipazione ai pubblici incentivi: in
violazione non solo dei principi generali che tutelano formalmente,
nelle Costituzioni italiana ed europea, il pluralismo dell'informazione,
ma anche delle leggi del libero mercato. E' facilmente verificabile
l'esistenza di fatto di ciascuno di questi ostacoli: rarissimi gli
imprenditori siciliani che diano pubblicita' alla stampa indipendente;
rarissima la pubblicita' istituzionale, riservata quasi interamente al
monopolio; il credito bloccato; la stessa diffusione in edicola
ostacolata, e in qualche caso caso del tutto vietata.
Su ciascuna di queste anomalie la politica puo' intervenire:
- verificando la correttezza pubblicitaria e sindacale delle imprese, e
negando qualsiasi beneficio alle inadempienti;
- obbligando tutti gli operatori del settore (dagli editori ai
diffusori) alla rigorosa osservanza delle leggi, a pena di esclusione
da ogni beneficio regionale e, nei casi piu' gravi, fornendo assistenza
legale ai soggetti danneggiati;
- distribuendo con equita' la pubblicita' istituzionale;
- facendosi promotrice di sostegni alle cooperative giornalistiche
indipendenti, verificandone la corretta utilizzazione e trasformandoli
quando possibile in erogazione di servizi tecnici garantiti.
Tecnologie e cultura. E' ormai veramente improprio parlare - sul piano
tecnico - di "nuove" tecnologie. Nel giro di vent'anni, la tecnica dei
computer si e' affermata a livello diffuso, trasformando radicalmente i
meccanismi di produzione e di mercato e producendo una serie di
acquisizioni ulteriori - la piu' nota e' l'internet - che modificano
profondamente le culture dell'intera societa'. Proprio sul piano
culturale, tuttavia, le tecnologie continuano ad essere "nuove", nel
senso che non siamo ancora arrivati a percepirne le estreme - e
liberatorie - conseguenze. E' come se stessimo usando gia' da tempo
l'alfabeto fenicio ma senza avere abolito del tutto i geroglifici, e
senza soprattutto aver compreso come l'alfabeto moderno, riservato a
tutti e non a pochi sacerdoti, renda ormai obsoleti i vecchi inni ai
Faraoni e consenta finalmente alla persona comune di comporre storia,
cultura, scienza e anche canzoni d'amore.
Sotto questo profilo, l'alfabeto fenicio si sviluppo' maggiormente in
regioni periferiche, dove la comunicazione "ufficiale" non aveva
raggiunto la complessita' e prepotenza toccate altrove. La poesia
moderna cosi' nacque in Grecia, e non al centro dei vari imperi. E
oggigiorno non c'e' ragione per cui una regione relativamente povera, e
certo molto deprivata sul piano della comunicazione ufficiale, non possa
invece porsi consapevolmente l'obiettivo di essere fra le prime sul
piano dei nuovi alfabeti. Questo implica un'attenzione eccezionalissima
da parte della politica non solo alle applicazioni "istituzionali"
dell'internet, quanto alle sue potenzialita' culturali che possono dar
luogo a mercati di massa nel giro di pochissimi anni.
* * *
Peppino Impastato, Mauro Rostagno e Giuseppe Fava si distinsero anche
per delle scelte tecnologiche allora molto innovative (la radio, la tv
locale, la fotocomposizione autogestita dai redattori). Furono queste
scelte a dar loro la possibilita' tecnica di operare giornalisticamente
in una situazione che altrimenti sarebbe stata completamente bloccata.
Il loro operare giornalistico, tuttavia, non era caratterizzato solo da
scelte tecniche illuminate ma anche - e soprattutto - da un contenuto
civile, democratico, di liberazione. La tecnologia "svelta" era un
mezzo, ma il fine era la liberta'. Essi intuirono per primi questa
correlazione.
I quotidiani arrancano (in Sicilia piu' che altrove: la gente si difende
dai cattivi giornali non comprandoli), la televisione attraversa una
fase profondissima di ridefinizione in cui l'infotainment (informazione
non distinta dall'enterteinment) sembra il trend principale, negli Stati
Uniti la politica comincia a passare piu' per il video e l'internet che
per il quotidiano e la tv. Nel mondo dell'informazione sta cambiando
tutto, non meno che nel periodo intercorrente fra gli amanuensi e
Gutenberg o fra i manifesti murali e Addison.
Questi cambiamenti lasceranno alla fine ai media eterodiretti solo
nicchie parziali (e di propaganda), e fra i media di massa
sopravviveranno, come informazione reale, quelli che riusciranno a
legarsi, in diverse maniere, al mondo dell'internet. Questo ci spinge a
proporre una precisa attenzione alle forze politiche, e a organizzare
professionalmente qui e ora delle iniziative parziali ma conseguenti. Ma
non dimentichiamo mai che il fine ultimo e' quello dell'estensione
sempre piu' ampia della liberta': liberta' del singolo cittadino di
accedere a informazioni veritiere e opinioni diverse, della societa'
civile di poter sempre contare su opzioni alternative, dei giornalisti
di potersi sempre esprimere liberamente e professionalmente.
Crediamo, con questo, di trovarci inseriti in un filone antico e umano,
del quale i nomi che abbiamo citato prima sono fra i maestri.
Che tanti di questi maestri siano siciliani ci da' orgoglio, certo, ma
anche una particolare responsabilita'. Ad essa noi cerchiamo di
rispondere indicendo questo convegno, e invitando a parteciparvi
attivamente tutti gli amici della voce libera in Sicilia e fuori.