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    Il Calvario di Prodi


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    Lingua biforcuta
    Il Professore a Londra dice una cosa mentre a Roma ne fa un'altra

    Il presidente del Consiglio si è presentato a Londra e ha detto che il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa non si tocca, e che comunque l'Italia dovrà crescere di più. Sinceramente ci sfugge il nesso fra le due affermazioni.

    Badate bene che la tesi per la quale non ci sia sufficiente crescita nella Finanziaria, non l'abbiamo avanzata noi: come si sa noi siamo prevenuti perché condizionati da pregiudizi sbagliati e da malanimo nei confronti del governo. Che l'Italia non cresca lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, di cui noi ci siamo limitati a riportare il parere. Draghi è talmente autorevole in materia e talmente al di sopra da ogni condizionamento politico che alcune forze della maggioranza, evidentemente sensibili a un ordine di preoccupazioni di questo tipo, si sono dette: qua le cose non vanno affatto e ci giochiamo l'osso del collo.



    Tanto che le elezioni in Molise, saranno pure un test limitato, ma chissà perché hanno spaventato il centrosinistra. Ed ecco allora Fassino e Rutelli sostenere che è necessario individuare una sforzo per la crescita, tagliare la spesa pubblica, riformare la previdenza, perché se non ci si assicura lo sviluppo, non c'è niente da ridistribuire. I futuri costituenti del partito democratico, per marcare il punto, si sono inventati la "fase 2" del governo: per i profani, quella che riguarda lo sviluppo e la crescita assenti nella Finanziaria di Tommaso Padoa Schioppa. Il presidente Prodi avrebbe potuto dire: grazie molte, non ci avevo ancora pensato, meno male che ci siete voi, i riformisti, a togliermi le castagne dal fuoco. Invece ha ripetuto più o meno quella che è ormai divenuta la sua famosa frase: "ma siete matti?". Perché di "fase 2" Prodi non vuol sentire proprio parlare. Del resto il programma di governo dell'Unione dice chiaramente che bisogna mungere la vacca grassa anche quando diventa magra, senza preoccuparsi se poi si ammazza, il che significa tassare, senza se e senza ma, tutto quello che c'è da tassare. Noi l'abbiamo letto il programma dell'Unione ed in campagna elettorale lo dicemmo pubblicamente quale era l'idea che veniva proposta dal centrosinistra per governare il Paese. Prodi rispose che eravamo dei bugiardi, e Fassino e Rutelli gli hanno creduto. Ora hanno tempo per capire come stanno veramente le cose. Possono leggersi le boutade sul questionario del fisco riprodotte dal "Corriere della Sera", tipo "il viceministro Visco ha formulato un modello fiscale semplicissimo di due soli capitoli: la voce a dice: quanti soldi hai? La voce b dice: mandaceli". Ridiamo, ma mica tanto a cuor leggero. Allora perché il professore a Londra dice una cosa e a Roma ne fa un'altra?

    Perché magari a Londra Prodi non è seguito dalle sue "guardie del corpo", quelle che il segretario di Rifondazione Giordano gli ha vantato di possedere all'indomani della manifestazione contro la precarietà svolta a Roma. Guardie del corpo che proteggono Prodi e nello stesso tempo lo tengono anche sotto scacco, i custodi dello spirito programmatico dell'Unione più che della persona politica del professore, se non in quanto garante del sacro programma unitario che, sempre come abbiamo rilevato nelle polemiche della campagna elettorale, è sbilanciato, al punto che di riforme non se ne vedono proprio, le tasse invece sì, eccome.

    E possiamo dire tranquillamente che, sulla base di questi presupposti, di riforme non se ne vedranno nemmeno. Il ministro Damiano, preso di mira dalla manifestazione, per la verità aveva solo commesso un solo peccato, ad occhio della sinistra radicale, ma capitale, quale quello di ipotizzare una modifica della "famigerata" legge 30, la legge Biagi, invece di sopprimerla come volevano le guardie di Prodi. Le quali assomigliano un po' alle guardie rosse di Mao, pronte ad indicare al popolo i suoi nemici e, anche se per ora non pretendono di fucilarli, contano almeno di rieducarli. Va detto che ci riescono. Perché dopo gli striscioni ed i toni minacciosi, cosa ha fatto il ministro Damiano? Egli ha forse difeso la possibilità di modificare ed integrare la legge Biagi con qualche ammortizzatore? Manco per sogno. Si è presentato al "Corriere della Sera" e ha detto che lui sta con i giovani precari e che la legge Biagi va distrutta, nemmeno fosse Cartagine. Per cui a gennaio quando si dovrebbe iniziare a discutere della riforma della previdenza, come ha rassicurato Prodi la piazza inglese, la piazza italiana si aspetta di abolire lo scalone e di vedere cancellata la Biagi, come ha annunciato lo stesso Damiano, il quale, a queste condizioni, tornerà popolarissimo ed amatissimo anche da chi sabato lo ha contestato. Del resto nel governo è iniziata la corsa a chi è più capace di conquistarsi consensi a sinistra, tanto che Padoa Schioppa ha perfino scavalcato nelle graduatorie Cofferati. Il vecchio dirigente della Cgil Damiano mica vorrà patire l'onta di vedersi superare nelle simpatie dei suoi da un banchiere?

    Senza troppi giri di parole, a noi tutta questa situazione, che descriviamo con una punta di rassegnata ironia, appare come vera follia autodistruttiva. Intanto perché non è che fra tre mesi gli inglesi e gli osservatori internazionali, e la stessa Unione Europea, che chiedono all'Italia riforme, si dimenticheranno di presentare nuovamente il conto. Poi perché i tormenti del partito democratico se si accompagneranno ad un fallimento delle politiche riformatrici nel governo provocheranno un rigetto immediato del progetto. Rutelli e Fassino, che sono navigati segretari di partito, ci hanno pensato? Che senso ha infatti fare un partito democratico se bisogna supportare politiche di pura impronta massimalista, condizionate per di più dai moti di piazza, come testimonia il forum del ministro di Damiano al "Corriere della Sera"? E può darsi anche che Prodi regga, forte del suo asse con la sinistra radicale e per la pavidità dei nuovi fasulli riformisti * solo Lamberto Dini alza ormai la voce - ma possiamo già sentirci di escludere che possa reggere il Paese. Sulla punta delle baionette delle guardie rosse di Giordano si va a fondo.

    Roma, 7 novembre 2006

    tratto da http://www.pri.it

 

 
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