L'accanimento terapeutico che tiene artificialmente in vita molti giornali e giornaletti italiani, costa 600 milioni di Euro all'anno. Un accanimento costoso per lo stato, e che molti giustificano in nome della democrazia, e della libertà d'espressione. Le tasse dei cittadini verrebbero cioè usate per dare voce a quel ricco panorama di opinioni e contenuti che animano la nostra società. Risposta bella, ma che chiunque legga i giornali, sa essere totalmente falsa. La grande maggioranza di articoli che si leggono sui giornali sono dedicate alle stesse notizie: stessi fatti, stesse parole. A parte le foto, ciò che differenzia i giornali sono le opinioni e le analisi, cioè quegli articoli che fanno emergere la linea editoriale, l'anima e la personalità del giornale. Ebbene, proprio lo spazio dedicato alle opinioni è minimo rispetto al resto. Per quale ragione? Forse mancano le opinioni, ma allora non avrebbe senso sprecare soldi pubblici. O forse le opinioni ci sono, ma vengono castrate dall'intreccio di interessi dietro alle proprietà dei giornali. Della serie: non si può sputare nel piatto in cui si mangia, e se si mangia grazie al Palazzo, evviva il Palazzo. Se si mangia grazie a politici o partiti, evviva pure loro.
Insomma, si tratterebbe di un circolo vizioso alimentato con i soldi pubblici: più i giornali dipendono da soldi esterni, più sono asserviti, meno sono interessanti, meno copie vendono, più soldi hanno bisogno. E chi ci va di mezzo è ovviamente il cittadino, e ben due volte. La prima quando gli vengono sottratte risorse pubbliche senza "giusta causa", la seconda quando in edicola trova giornali senza personalità, clonati. Si potrebbe obiettare che molti giornali prendono posizione politica. Si tratta, in realtà, di giornali militanti dove l'analisi e perfino la verità, sono asserviti alla faziosità tipica dei partiti. Ma cosa succederebbe se finisse il costoso accanimento terapeutico? Innanzitutto 600 milioni di Euro all'anno verrebbero ridati alla collettività. E poi chiuderebbero molti giornali che nessuno legge, altri invece, per reagire, potrebbero unirsi, altri rinnovarsi. Ed altri ancora sorgerebbero. Nuove idee ed opinioni troverebbero spazio. Insomma, libertà