MANIFESTO DEI FEDERALISTI EUROPEI 20)
3 marzo 2010
di Altiero Spinelli
LA STRATEGIA DELL’AZIONE FEDERALISTA
Gli avversari, aperti o velati, dell’unità federale europea, i difensori, sinceri o ipocriti della sovranità nazionali sanno che il giorno in cui sarà data la parola al popolo europeo, il moto verso la federazione diventerà irrefrenabile. Essi perciò resistono accanitamente a questa richiesta e cederanno solo il giorno in cui saranno sotto il doppio fuoco di una possente azione del Congresso del popolo europeo e di un evidente e grave stato di fallimento del vecchio regime.
Né il Congresso del popolo europeo, né i suoi animatori – i federalisti – devono farsi la minima illusione sulla facilità con cui questa battaglia potrà essere vinta.
Il processo di degenerazione del vecchio regime europeo delle sovranità nazionali è ormai continuo ed irreversibile. Ogni giorno che passa infligge ora a questo ora a quel paese una nuova umiliazione diplomatica, mette in pericolo e distrugge l’indipendenza ora questa ora quella economia nazionale, paralizza il progresso sociale di questa o quella nazione, suscita questa o quella rivolta coloniale. I singoli governi nazionali non possono più capovolgere questo corso della storia, ma escogitano ogni giorno nuove misure per trovare nuovi effimeri equilibri e per nascondere a sé e ai loro popoli la malattia mortale che li mina. Ma la contraddizione tra le dimensioni, divenute europee, dei problemi di fronte ai quali la storia ha posto l’Europa tutt’intera, e le dimensioni, rimaste nazionali dei governi che devono affrontarli, continua a serpeggiare, si approfondisce e periodicamente esplode come crisi non più di questo o quello stato ma dell’intero regime degli stati nazionali.
Solo in questi momenti di crisi acuta generale del regime europeo attuale le forze ed i gruppi della conservazione nazionale diventano improvvisamente consapevoli della loro impotenza, incapaci di pensare, di agire, di far prevalere il loro punto di vista; i governanti cercano smarriti una politica di ricambio, che non trovano più sul piano nazionale perché non esiste. Sono questi i momenti più gravi e decisivi in cui il Congresso del popolo europeo, guidato dai federalisti, deve intervenire con tutte le sue forze e con tutta la sua volontà di contestare le pretese degli stati nazionali, per ottenere da questi la prima abdicazione della propria sovranità ed il primo riconoscimento della sovranità del popolo europeo: il suo diritto ad eleggere l’Assemblea Costituente Europea, ed a ratificare con plebiscito la costituzione federale.
Se il Congresso del popolo europeo non sarà sufficientemente forte e risoluto, se si lascerà sedurre dalle promesse dei governi e delle forze politiche nazionali, questi prometteranno di costruire essi stessi l’unità europea, convocheranno a tale scopo conferenze diplomatiche, prepareranno trattati, li presenteranno ai parlamenti nazionali per la ratifica. La battaglia sarà allora necessariamente perduta. Unico fine di questa procedura è infatti di sottrarre alle forze europee il controllo della costruzione europea per metterlo nelle mani dei suoi avversari naturali. Finché la situazione resta drammatica, diplomazie, governi e parlamenti nazionali lasciano credere di sapere e di volere mantenere quel che hanno promesso. Ma non appena il momento critico è passato, rivelano i loro veri intenti: diplomatici ed esperti nazionali si rifiutano di redigere progetti contrari al loro modo consueto di trattare gli affari internazionali; i governi non riescono a mettersi d’accordo; i parlamenti non trovano più maggioranze per amputarsi di una parte importante delle loro prerogative. Come tutte le crisi acute anche quelle del vecchio regime delle sovranità nazionali sono, per loro natura, transitorie. Dopo un breve periodo di tensione, in cui è possibile uscire dal circolo vizioso delle sovranità nazionali, un qualche nuovo equilibrio sociale, economico, diplomatico, militare tende a ricostituirsi entro i vecchi quadri nazionali. Diplomatici, stati maggiori, grandi monopoli e corporazioni, nazionalisti di qualsiasi tinta, riordinano le loro forze intorno allo stato nazionale e ne riprendono il pieno controllo. La crisi del regime europeo non si svolge secondo una linea retta, ma lungo una spirale che, pur degradando sempre più in basso, ritorna tuttavia sempre su se stessa. A periodi di angoscia, di umiliazione, di disordine e di disperazione, fanno seguito periodi effimeri di distensione, di tranquillità, di affari prosperi, di lievi progressi sociali.
La lotta per il popolo europeo non è neanch’essa una serie lineare e progressiva di piccole vittorie parziali. Seguendo il ciclo delle crisi del regime delle sovranità nazionali essa attraversa periodi in cui va contro corrente perché va contro tutte le apparenze del momento. Essa allora non può realizzare, ma solo estendersi, consolidarsi, levare ogni giorno più alta la voce della sua opposizione. Giunge infine il momento critico in cui la sua forza costruttiva, coincidendo con il disordine crescente del vecchio regime europeo, rende possibile la prima e decisiva capitolazione degli stati nazionali. Se questa non ha luogo, la sconfitta è inevitabile, ed i federalisti non hanno altra scelta che ricominciare da capo, con l’ostinazione che viene dalla certezza che non c’è altra via per l’avvenire dell’Europa fuorché quella della federazione.
20) Segue.