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    Predefinito Mosca condanna gli U.S.A. per l'interferenza alle Presidenziali in Nicaragua

    Moscow is ’surprised and concerned’ over the ’undisguised interference’ of the United States in the run-up to Nicaragua’s presidential election, the Foreign Ministry is quoted by RIA Novosti news agency Thursday.

    Mikhail Kamynin, the main spokesman for Russia’s Foreign Ministry, said: “According to information coming from Managua [Nicaragua’s capital], both U.S. officials and numerous funds and NGOs that have settled in the territory of that country are threatening, in case of victory by the Sandinista National Liberation Front, to halt their aid.”

    If Sandinista leader Ortega’s party wins, the U.S. and its organizations are also threatening to “review current agreements and contracts... toughen the migration regime, and deport from U.S. territory Nicaraguans temporarily working there,” the Russian diplomat said.

    Since his term in office, Daniel Ortega, 60, has made two failed bids for the leadership.

    Ortega’s main rival at the upcoming elections, U.S.-educated banker Eduardo Montealegre, claims the former socialist leader, who supported anti-U.S. rebels in the 1980s and nationalized land in the country, has not changed his colors since he was president.

    Kamynin said Russia is convinced that open, universal elections are the key element of any democratic process, and that no obstacles should be put in the way of the Nicaraguan people freely declaring its will.

    The elections will be held on November 5, RIA Novosti reports.


    Lorenzo
    Miles Insulae

  2. #2
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    ghgh cercano una nuova spartizione per zone di influenza?

    Non penso che gli Stati Uniti accettino la provocazione e scambino la "dottrina Monroe" col permesso alla Russia di fare ciò che vuole dei paesi limitrofi.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Tatteo Visualizza Messaggio
    ghgh cercano una nuova spartizione per zone di influenza?

    Non penso che gli Stati Uniti accettino la provocazione e scambino la "dottrina Monroe" col permesso alla Russia di fare ciò che vuole dei paesi limitrofi.
    Un commento acuto. Dopotutto non è scritto da nessuna parte che non si possa fare diplomazia con ironia.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Tatteo Visualizza Messaggio
    ghgh cercano una nuova spartizione per zone di influenza?

    Non penso che gli Stati Uniti accettino la provocazione e scambino la "dottrina Monroe" col permesso alla Russia di fare ciò che vuole dei paesi limitrofi.
    Ho dei dubbi, gli stati ex-sovietici sono ricchi di risorse naturali, il Nicaragua no! Io credo che gli USA manteranno: "L'America agli americani" ed aggiungeranno "Le Repubbliche ex-sovietiche agli americani". Al meno nei loro intenti!

    Miles Insulae

  5. #5
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    Appunto, è quello che dicevo io!

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Lorenzo Visualizza Messaggio
    Ho dei dubbi, gli stati ex-sovietici sono ricchi di risorse naturali, il Nicaragua no! Io credo che gli USA manteranno: "L'America agli americani" ed aggiungeranno "Le Repubbliche ex-sovietiche agli americani". Al meno nei loro intenti!

    Miles Insulae

    Forse più nei loro intenti che nei fatti. Perché l'America Latina sta loro sfuggendo piano piano di mano: ha cominciato Chávez, poi si è accodato Morales, adesso è stato rieletto Lula ecc.
    E nello spazio ex sovietico la Georgia è finora l'unico risultato stabile, perché in Ucraina è tornato Janukovic e Juscenko ha sempre più problemi ed è sempre più ostretto a fare compromessi; le repubbliche asiatiche stanno tornando nell'ovile, alcune fanno il doppio gioco, altre hanno messo alla porta gli americani e le loro basi con tante grazie; in Bielorussia ci hanno provato, ma si è visto con che esito; anche nel Caucaso fanno fatica, perché l'Azerbaigian, quando gli è stato chiesto di mettere a disposizione il territorio come base per uun possibile attacco all'Iran ha nicchiato e in buona sostanza ha detto picche. Nel frattempo Putin stringe accordi economici con Algeria, Pachistan, India, lo stesso Venezuela, Sudan ecc.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Peucezio Visualizza Messaggio
    Forse più nei loro intenti che nei fatti. Perché l'America Latina sta loro sfuggendo piano piano di mano: ha cominciato Chávez, poi si è accodato Morales, adesso è stato rieletto Lula ecc.
    E nello spazio ex sovietico la Georgia è finora l'unico risultato stabile, perché in Ucraina è tornato Janukovic e Juscenko ha sempre più problemi ed è sempre più ostretto a fare compromessi; le repubbliche asiatiche stanno tornando nell'ovile, alcune fanno il doppio gioco, altre hanno messo alla porta gli americani e le loro basi con tante grazie; in Bielorussia ci hanno provato, ma si è visto con che esito; anche nel Caucaso fanno fatica, perché l'Azerbaigian, quando gli è stato chiesto di mettere a disposizione il territorio come base per uun possibile attacco all'Iran ha nicchiato e in buona sostanza ha detto picche. Nel frattempo Putin stringe accordi economici con Algeria, Pachistan, India, lo stesso Venezuela, Sudan ecc.
    Stabile ... mi sembra un parolone. L'unica cosa davvero concreta è la pipeline del BTC che definisce di per se stessa le linee politiche, mettendoli in contrapposizione con la Russia, di quei paesi, Alyev o meno, Saakashvili o meno. E poi la rivoluzione arancione è stato un brutto colpo per Putin, indipendentemente da quanto è stato recuperato portando quel paese su linee di equidistanza, perchè ha fatto fallire i piani della costruzione dello spazio economico eurasiatico. Ora si vuol far entrare l'Ucraina nel WTO e lasciar fuori la Russia, facendo tramontare quasi definitivamente quella possibilità. E l'Ucraina per la Russia era importantissima per la sue industrie aereospaziale e militari, e per le sue capacità tecnologiche.

    Putin ha recuperato, eccome, ma ciò non toglie che gli Stati Uniti, con pochi costi e sforzi, hanno fatto un'opera di disturbo molto efficace.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Peucezio Visualizza Messaggio
    Forse più nei loro intenti che nei fatti. Perché l'America Latina sta loro sfuggendo piano piano di mano: ha cominciato Chávez, poi si è accodato Morales, adesso è stato rieletto Lula ecc.
    E nello spazio ex sovietico la Georgia è finora l'unico risultato stabile, perché in Ucraina è tornato Janukovic e Juscenko ha sempre più problemi ed è sempre più ostretto a fare compromessi; le repubbliche asiatiche stanno tornando nell'ovile, alcune fanno il doppio gioco, altre hanno messo alla porta gli americani e le loro basi con tante grazie; in Bielorussia ci hanno provato, ma si è visto con che esito; anche nel Caucaso fanno fatica, perché l'Azerbaigian, quando gli è stato chiesto di mettere a disposizione il territorio come base per uun possibile attacco all'Iran ha nicchiato e in buona sostanza ha detto picche. Nel frattempo Putin stringe accordi economici con Algeria, Pachistan, India, lo stesso Venezuela, Sudan ecc.
    I rapporti con i paesi ex-sovietici non sono positivi, ma non sono nemmeno negativi per gli USA, eccezionando la Bielorussia, si intende. Tuttavia legami stretti non sono stati creati; il problema e con non ci sono nemmeno rapporti idilliaci fra la Russia e gli altri paesi ex-sovietici, ne è conferma l'attuale stato di tensione fra Russia e Bielorussia, senza dimenticare i problemi con l'Ucraina...

    Miles Insulae

  9. #9
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    Sulla Georgia:

    ...
    Per contro, la Georgia è maturata alla democrazia: forse troppo precocemente, e anche questo preoccupa.
    Al punto che Foreign Policy (l’organo del Carnegie Endowment for International Peace, una fondazione «indipendente» collegata al Dipartimento di Stato) scrive: il presidente georgiano Mikhail Saakashvili «continua a provocare la Russia pensando di aver gli Stati Uniti dietro le spalle. Meglio che ci ripensi». (3)
    Articolo interessante per molti versi.
    Prende le mosse dai fatti di settembre, quando il giovane Saakashvili, nato alla democrazia con la «rivoluzione delle rose», ha arrestato quattro soldati russi sotto l’accusa di spionaggio, minacciando di bloccare la richiesta di Mosca di entrare nell’Organizzazione Internazionale del Commercio (Saakashvili tratta il WTO come cosa sua), e provocando la reazione di Vlad.
    Ammette Foreign Policy: «Questa crisi è stata alimentata anche da Washington».
    E perché mai?
    «Perché la Casa Bianca ha inondato la Georgia di denaro e di lodi, promettendo la sua entrata nella NATO e tacendo di fronte ai sempre più rudi attacchi di Saakashvili contro la Russia».
    Vediamo il denaro.
    Gli USA hanno versato alla Georgia neo-democratica, come «aiuti alla sicurezza», 30,5 milioni di dollari nel 2006, da aggiungere ai 130 milioni dei due anni precedenti: liquidi che sono serviti alla Georgia (paese con 5 milioni di abitanti) ad aumentare le sue spese militari del 143 %.
    A queste cifre si aggiungano i contratti-premio per 295,3 milioni di dollari che Bush ha fatto ottenere alla Georgia nel quadro del «Millennium Challenge Corporation, il programma di Bush che ricompensa i Paesi emergenti che dimostrano una capacità di efficace governo».
    E non c’è dubbio che Saakashvili li meriti i suoi regali.
    Dopotutto, gli americani lo conoscono, ed hanno avuto cura di educarlo al capitalismo: come il nostro Gianni Riotta, si è laureato alla Columbia di New York nel ‘94 con borsa di studio del Dipartimento di Stato, poi ha lavorato nello studio di avvocati «Patterson, Belknap, Webb & Tyler» di New York.
    E un po’ come Riotta è stato messo da Prodi alla testa del TG1, Saakashvili è stato rispedito in patria per scatenare la spontanea rivoluzione delle rose finanziata dalla CIA.


    Ha dunque tutti i titoli per credersi il cagnetto abbaiatore della Casa Bianca, autorizzato ad attaccar briga con Putin per conto del padrone.
    Foreign Policy lo avverte a non eccedere in zelo.
    Non perda di vista, il cagnetto, «il buon senso geografico che fa della Georgia una nazione all’ombra della Russia».
    Ai latrati di Saakashvili, Mosca ha risposto con un «incidente» nell’oleodotto che ha lasciato la Georgia senza gas per qualche giorno in pieno inverno; e con il blocco alle importazioni di vino ed acqua minerale, le due uniche voci attive del commercio georgiano; con l’espulsione di molti georgiani dalla Russia, il che mette in pericolo la sola vera fonte di valuta del Paese, le rimesse del milione di georgiani che lavorano nelle terre del nuovo zar.
    Il buon senso geografico.
    Ma c’è di peggio, ammette il Carnegie Endowment.
    La democrazia georgiana, frutto maturato precocemente, dà segni di marcescenza.
    Che cominciano a dar nell’occhio.
    L’OCSE (europea) e Human Right Watch hanno documentato arbitri giudiziari, corruzione di polizia e l’assassinio di sette detenuti in una «rivolta carceraria» che secondo gli osservatori «è stata inscenata dalle autorità carcerarie».
    Le minoranze etniche armene e azere lamentano discriminazioni.
    Il ministro dell’Interno è stato accusato di assassinio da folle di dimostranti scesi in piazza contro il regime.
    Un noto giornalista televisivo si è dimesso in diretta per protesta contro le pressioni che dice di ricevere dal democratico Saakashvili.
    E ciò proprio nei giorni in cui il democratico era alla Casa Bianca a ricevere le lodi di Bush:
    «E’ un uomo che condivide i miei stessi valori, crede nell’universalità della libertà».
    Difatti la libertà sta prendendo in USA la stessa piega che in Georgia.
    Insomma, avverte Foreign Policy: «Saakashvili non creda a quel che gli dicono a Washington. La retorica e la larghezza americana non lo ingannino: gli stati Uniti non saranno al suo fianco se il suo conflitto con la Russia diventa caldo. La Georgia è nel cortile russo».
    E Bush «ha bisogno del sostegno russo in questioni come la Corea del Nord e l’Iran».


    Lo si è visto nell’ultima riunione del Consiglio di Sicurezza.
    Bush ha avuto bisogno del voto di Mosca sulle sanzioni al Nord-Corea, e lo ha ottenuto solo dopo che gli USA hanno dato il loro placet ad una mozione che interessava Putin: la quale sancisce, con l’autorità dell’ONU, il diritto alla presenza di una forza militare russa nelle province (che la Georgia reclama) dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, abitate da russi e russofoni che vogliono stare sotto Putin, e non sotto il democratico made in USA Saakashvili.
    Insomma, il padrone ha dato uno strattone al guinzaglio del cagnetto abbaiatore.
    Ed ora, la Gazprom minaccia di portare il prezzo del gas che fornisce alla Georgia da 110 dollari al migliaio di metri cubi, a 230: il prezzo praticato non agli amici ex-sovietici, ma ai clienti normali.
    I media anglo-americanio deplorano, ma sospirano: è il mercato, ragazzi.
    Dopotutto, la neodemocrazia georgiana non deve dimenticare «il buon senso geografico», la dura realtà della sua dipendenza geopolitica ed economica.

    Maurizio Blondet
    Quanto mi puzza che il Foreign Policy dica che se il conflitto tra Russia e Georgia divenisse calda, gli Stati Uniti non sarebbero al loro fianco ...

    Da l'arte della guerra:

    18.
    Fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma.
    19.
    Quindi, se sei capace, fingi incapacità; se sei attivo, fingi inattività.
    21.
    Offri al nemico un’esca per attirarlo; fingi disordine fra le truppe, e colpiscilo.
    24.
    Simula inferiorità e incoraggiane l’arroganza.
    35.
    Non comunicare a nessuno il tuo schieramento e la strategia che intendi adottare.

  10. #10
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    concordo con lorenzo riguardo i rapporti non idilliaci con le ex repubbliche, ho notato ciò nelle ex repubbliche dell'asia centrale;è il caso per esempio dell'uzbekistan che dopo non aver rinnovato il contratto agli usa per la base di atterraggio al confine afgano (questione puramente economica), sono state chiuse diverse associazioni legate agli usa, tra cui istituti linguistici....ma allo stesso tempo sta avvenendo la stessa cosa nei riguardi di società finanziarie russe (già avvenne ai tempi dell'alleanza con gli usa riguardo l'importazione delle lada a discapito delle daewoo prodotte in loco) e compagnie impegnate nello sfruttamento di risorse naturali.Stesso discorso per il kirghizistan, che ha acconsentito ad una presenza militare americana solo dietro lauto pagamento e raffreddando i rapporti con mosca.In molte delle ex repubbliche sono i cinesi a far proseliti...vuoi vedere che tra i due litiganti il terzo gode, come già sta avvenendo in alcuni paesi dell'africa?

 

 
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