Dall'ANSA:

MOSCA - Vladimir Putin non si fa scrupolo di bastonare il nemico a terra: inaugurando in pompa magna la lussuosa, ipertecnologica nuova sede del Gru - i servizi segreti militari russi - il leader del Cremlino ha dato addosso, se pure indirettamente, all' 'amico' George Bush, reduce da una cocente disfatta nelle elezioni americane di medio termine. In un discorso degno dei momenti più glaciali della 'guerra fredda', Putin ha chiaramente indicato ai suoi '007' militari chi dovranno tenere d'occhio: "alcuni paesi" che pasticciano con le 'guerre stellari', usano la forza per portare avanti le loro strategie diplomatiche, sfruttano tutti i mezzi, compreso il "monopolio dei mass media globali", per fare i loro interessi a scapito dei partner. Le spie russe devono "tenere accuratamente sotto controllo" quei "paesi che minacciano la stabilità con pratiche unilaterali e illecite e impongono senza tante cerimonie le proprie posizioni ignorando totalmente i legittimi interessi dei loro partner".

Se la definizione risultasse vagamente ambigua, Putin si affretta a precisare: "alcuni paesi che vogliono le mani libere per portare nello spazio armamenti nucleari". Giusto a scanso di equivoci: perché è vero che "restano importantissimi problemi collegati con la proliferazione delle armi di distruzione di massa", una "minaccia globale reale, che tocca in particolare la Russia, dato che le regioni critiche sono vicine ai suoi confini". Anche quelli vanno controllati, per cui "vi chiedo - ha detto ai suoi 'spioni' in divisa - di tenere d'occhio le questioni connesse alle armi nucleari, chimiche, biologiche e alle tecnologie missilistiche". Ma la vera fonte di preoccupazione per il presidente russo è altrove: "Anche se la minaccia di un conflitto globale è ridotta al minimo e il sistema delle relazioni internazionali - concede - garantisce un livello altissimo, inedito di controllo reciproco e di fiducia nella sfera militare, noi vediamo che certe superpotenze non solo non rinunciano ai loro arsenali, palesemente superiori ai livelli necessari per la difesa, ma anzi continuano a perfezionarli".

Attenzione, dunque: anche perché c'é pure "il problema dei mezzi economici, politici, diplomatici, di monopolio dei mass media globali usati da certi paesi per giustificare inopportuni usi della forza". E' difficile credere a una casuale concomitanza di questo 'redde rationem' con la sconfitta repubblicana nel voto di ieri. I sassolini che oggi Putin si è tolto dalla scarpa sono altrettanti macigni lanciati contro la politica estera dell'attuale amministrazione Usa, responsabile secondo gli analisti russi della deludente prestazione dell' 'elefante'. Oggi il presidente della commissione esteri della Duma russa Konstantin Kosaciov ha chiaramente parlato di "un voto di sfiducia nei confronti di George W. Bush", basato sulle sue "sconfitte nel campo della politica estera". Un voto che pone serie ipoteche anche per le presidenziali americane del 2008, "se l'amministrazione attuale non riuscirà a correggere almeno alcuni degli errori commessi". Dello stesso avviso è Serghei Karaganov, capo del 'think-tank' Consiglio per la politica estera e di difesa, per il quale i risultati del midterm americano pongono le basi per un ritiro dal pantano iracheno: "Sarà più facile per i democratici, dato che non hanno nessuna responsabilità nell'invio di truppe americane in Iraq". D'altro canto "la campagna irachena ha diviso la società Usa come non succedeva dai tempi della guerra in Vietnam": se l'ultimo bastione del senato crollerà, "i democratici vinceranno anche le presidenziali del 2008".